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sabato 6 aprile 2013

lo Stato Mafia NON ESISTE: è UNA MINCHIATA.


Lettera aperta al criminologo con l’amore sociale nel cuore

Gentile Professor Nils Christie,

non sono sicuro se riuscirò a farle avere questa lettera, se riuscirò a tradurla in inglese e non so neppure se lei mi risponderà, ma ci provo lo stesso perché mi piacciono le imprese impossibili. Innanzitutto mi presento: sono un “uomo ombra”, così si chiamano fra di loro in Italia gli ergastolani ostativi a qualsiasi beneficio penitenziario.

Sono un “cattivo e colpevole per sempre” destinato a morire in carcere se al mio posto in cella non ci metto qualcun altro, perché sono condannato alla “Pena di Morte Viva”, infatti in Italia una legge prevede che se non parli e non fai condannare qualcun altro al tuo posto, la tua pena non finirà mai e si esclude completamente ogni speranza di reinserimento sociale. Questa condanna è peggiore, più dolorosa e più lunga, della pena di morte, perché è una pena di morte al rallentatore, che ti ammazza lasciandoti vivo.

Professor Nils Christie, un amico sconosciuto, (le amicizie con gli sconosciuti sono le più belle), Tommaso Spazzali, che ha fatto la postfazione al suo libro nella versione italiana, mi ha inviato e donato il suo saggio. L’ho letto in un solo giorno e condivido molto i suoi pensieri e tutto quello che ha scritto. Anch’io penso che la mafia e la criminalità organizzata come tutti i poteri nascono dall’alto e non dal popolo e dai poveracci, ma piuttosto dai potenti e dai ricchi. Poi quando lo Stato-Mafia è in difficoltà manda in catene le persone che ha usato per raggiungere e mantenere il potere. Spesso in Italia sono proprio i mafiosi che urlano di lottare contro la mafia, per far credere che non sono mafiosi. Lo so, non ho prove per dimostrare queste affermazioni, ma io non sono un giudice (e neppure un criminologo) e non ho bisogno di prove perché non devo condannare nessuno, tento solo di pensarla diversamente da come lo Stato-Mafia vuole farmi pensare. Non so cosa accade negli altri Paesi, ma il carcere in Italia non ti vuole solo togliere la libertà, ti vuole anche possedere. Credo che sia impossibile “rieducare” un uomo che ha commesso un crimine se questo non si sente amato e perdonato dalla società.

Professor Nils Christie, a questo punto lei si domanderà perché le sto scrivendo.

Ebbene, sono tanti anni che lotto contro i mulini a vento, quasi da solo, per l’abolizione dell’ergastolo ostativo in Italia. Leggendo il suo libro mi sono fatto un’ idea della sua coscienza sociale e penso che lei non sia d’accordo che una persona possa essere cattiva e colpevole per sempre e murarla viva fino all’ultimo dei suoi giorni, senza neppure la compassione di ucciderla.

Per questo ho pensato di scriverle per chiederle di aiutarmi a fare conoscere all’estero la “Pena di Morte Viva” che esiste in Italia, unico Paese al mondo che se parli esci e se no stai dentro, come nel Medioevo.

Se vuole sapere qualcosa di me e dell’ergastolo ostativo, potrà trovare i miei scritti sul sito www.carmelomusumeci.com, curato dalla figlia che il cuore ha adottato e dal mio angelo (anche i diavoli a volte ne hanno uno).

Le invio un sorriso fra le sbarre

Carmelo Musumeci

Carcere di Padova, marzo 2013

Il Professore Nils Christie, nato a Oslo nel 1928, docente all’Università di Oslo, uno dei più noti criminologi a livello mondiale, ha avuto la mia lettera e mi ha scritto:

Caro Carmelo, innanzitutto grazie per la tua lettera. L'ho ricevuta in un ottimo inglese. Avrei dovuto rispondere molto tempo fa ma ho avuto dei problemi di salute. Ora sto di nuovo bene e mi preparo per un viaggio in Italia.
Dunque il sistema ostativo mi pare orribile. Non riesco a capire come può essere in accordo con le norme e le regole internazionali. Contatterò degli esperti di diritto internazionale e chiederò, poi cercherò di farti avere la loro risposta. Certamente parlerò di questo durante il mio viaggio in Italia.
Indipendentemente da quanto gli esperti possono dire, io voglio dire da uomo normale che questo sistema, per come l'hai descritto, è in contrasto con le regole dei rapporti che le persone normali hanno. Se capisco bene ciò che dici, il sistema ti chiede di dare informazioni su una altra persona, spesso un amico, per avere dei benefici. Nelle torture delle dittature questo sistema è talvolta usato perché uno denunci un altro. Il sistema di cui ho sentito in Italia è come una tortura.


Ho risposto al Professor Nils Cristie:

Le sue parole sono state per me come gocce di vita perché lei mi ha confermato che è moralmente sbagliato il ricatto della delazione in cambio di benefici: scambiare qualcosa o qualcuno per tornare in libertà.

Penso che bisognerebbe uscire dal carcere perché uno lo merita e non certo perché si usa la giustizia per uscire dalla prigione.

Spero con e di cuore di poterla incontrare in carcere nella Redazione di “Ristretti Orizzonti”.

A parte documentarla dell’esistenza in Italia della “Pena di Morte Viva”, ci terrei a parlarle del rivoluzionario e illuminante progetto “Scuola Carcere” dove i cattivi educano al bene i ragazzi.

Questo progetto è stato creato e pensato dalla giornalista, e direttrice storica di “Ristretti Orizzonti”, Ornella Favero.

A mio parere sarebbe un’iniziativa da esportare in tutto il mondo per sconfiggere qualsiasi criminalità.

Il mio cuore aspetta d’incontrarla.

………………………………………..

Commento di Calogero Taverna

Innanzitutto gli elogi più sperticati a Carmelo Musumeci per il suo alato saper scrivere.  Ma subito qualche riserva su quello che scrive.

Sono diventato Hegeliano di ferro. Credo nello Stato Etico. Spesso prendo i LINEAMENTI DI FILOSOFIA DEL DIRITTO, ne leggo qualche pagina; non ci capisco un cazzo e butto via il libro. Ma ora, da vecchio, ho scoperto (o credo di avere scoperto) che Hegel il grande buco nero del diritto quanto allo Stato Moderno l’ha tutto circoscritto anche se non totalmente investigato. Arrivo ad una conclusione: lo STATO-MAFIA non esiste, non può esistere, non è etico. Chi afferma che esiste lo Stato-Mafia dice una minchiata. Può tornare consolatorio, ma è falsità E le falsità non giovano a nessuno, specie a che si reputa (e purtroppo lo è) VITTIMA. L’Italia è uno Stato, uno Stato ETICO, uno Stato con fondamenta inattaccabili.

L’ostatività è un provvedimento che lo Stato in certe circostanze può e deve prendere. L’ostatività in uno stato etico non può mai essere un ricatto: tu mi fai entrare un altro come te qui e io ti levo da qui. Una simile scimmiottatura delle titaniche concezioni giuspubblicistiche italiane (Moro, Buttiglione, per citare i minori)non ha a quanto vedo convinto manco l’arrendevole Nils Cristie che in Italia può venire solo per apprendere.

E allora? Il provvedimento può divenire iniquo nel caso concreto. Ho mille ragioni per sostenere che è ormai oltremodo iniquo nel caso concreto di Alfredo Sole. Ho mille motivi che sia iniquo anche nel caso concreto di Carmelo Musumeci. Se è così – e diamine! è proprio così – il difetto è non nello Stato Etico ma in quei giudici forse non all’apice della loro consorteria che trascurano la attenta vigilanza e non correggono le storture applicative di un istituto provvedimenziale ineccepibile in astratto.

giovedì 4 aprile 2013

Il Castelluccio non è SVEVO

  1. In relazione alle mie polemiche sul Castelluccio di cui sotto, mi impomgo e pongo una domanda: Chi ha ragione?
    Materia per un bel conveg no tra esperti. In gioco c'è l'attendibilità dei nostri richiami turistici per un turismo COLTO. Si spendono, si sprecano soldi per mostre di estranei ed efibici scultorelli dell'alabastrino e non vi sono soldi per il lancio turistico e quindi economico del Paese?... Vengo da Lecce: ho ammirato soffitti a botte in pietra locale. Il Castelluccio ne aveva. Il Castello del centro ne poteva avere. Le razzie di padre Cipolla prima e le indolenze della Soprintendenza dopo se non han fatto tabula rasa poco ci manca. Occorre rifarli quei soffitti a botte. I nostri due castelli sono testimonianze pregevoli dell'architettura medievale. A parte le cervellotiche datazioni, possono e debbono essere oggetto di rivalutazione di quella che è ormai il grande recupero della archeologia medievale. Per la scienza dunque e non per l'interesse di questo o di quello. Il nuovo trionfante movimento delle 5 stelle a Racalmuto spero si faccia carico di un inquietante problema come questo:
 



Spes contra spem


Per il rilancio del Cicolano centrale
 
 
ringrazio innanzitutto coloro che non solo mi hanno letto ma mi hanno onorato con un segno di gradimento
Aggiungo che al signor Sindaco di Pescorocchiano ho rassegnato questo progetto di una associazione culturale assolutamente apolitica e totalmente volontaristica senza alno scopo di lucro. Non concorrente con qualsivoglia analoga inziativa ma aperta e collaborativa.
Sarei grato a QUELLI DEL CICOLANO se volessero dare sin d'ora una loro libera partecipazione e collaborazione inviando un segno di adesione - possibilmente motivata - a questa e-mail:
calogerotaverna@live.it
 
Reiterare che gli scopi che mi prefiggo sono solo di stimolo e di supporto senza nulla avere a pretendere e longi da intenti elettoralistici. Chi mi vuol controllare potrà sempre guardare il mio profilo FB Calogero Taverna, chiedendomi magari la c.d. amicizia per avere cognizione immediata di quanto vado scrivendo in campo culturale e sociale.
 
 
 
A S B
 
Associazione ricerche e studi sulla BARONIA
Pescorocchiano
 
Presidente pro-tempore: dott.ssa Francesca BENEDETTI
 
 
Oggi …………………………….. nei locali ……………………………….. si sono incontrati i soci promotori :
Dott. Calogero Taverna;
Ins. Maria Benedetti;
Ins.   …..
Ins. …………
Ins. ….
………..
…………..
…..
 
Presenziano il Sindaco di Pescorocchiano ……….. e l’assessore ai beni culturali ……
Presiede Carlo Benedetti.
Sentita la relazione introduttiva del dott. Calogero Taverna, dopo ampia discussione, si addiviene alla seguente decisione:
-       si costituisce l’associazione ASB (associazione ricerche e studi sulla Baronia) con sede in Pescorocchiano e si nomina come presidente pro-tempore la dottoressa Francesca Benedetti;
-       le si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento di iniziativa di interesse pubblico e di rilevanza locale;
-       ci si propone di studiare proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché  per il riappropriamento delle strutture a rilevanza culturale storico e archeologico del territorio;
-       in particolare, occorre adoperarsi per la progettazione di incontri per studi specifici;
-       elaborare progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;
-       attivare ogni concertazione per realizzare finalmente quell’Antiquarium di Nerse e Val di Varri, già auspicato oltre un secolo fa dal medico Lugini;
-       acclarare la vera specificità della civiltà Osca di cui alle importantissime epigrafi pubblicate nei CIL di Mommsen;
-       prendere contatti con la compagnia degli Zanni per la messa in scena di commedie dell’antica Roma e di tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana della Baronia, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;
-       utilizzando professionalità di qualcuno dei soci promotori, suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria, nell’ambito dei recentissimi accordi Monti con la BCE.
 
Quanto sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto collaborativo, da qualsiasi parte provenga.
Letto, firmato e sottoscritto.
 
 
 
 
Analoga iniziativa sto tentando con Fiamignano. Ho inviato al blog del comune la proposta sotto significata. E' passato del tempo ma non ho avuto riscontro alcuno. Non è poi detto che le mie iniziative debbano avere consenso immediato. Ma se qualcuno di quelli del Cicolano volesse aderire a quanto propongo sotto, gli sarei molto grato se ne volesse mandarmi una e-mail di adesione all'indirizzo di esordio di questo post.
 


A R S

CICOLI

Associazione ricerche e studi su 

Poggio Poponesco e dintorni

 

FIAMIGNANO

 

Presidente pro-tempore: INS. Gabriella  BENEDETTI

 

 

Oggi …………………………….. nei locali ……………………………….. si sono incontrati i soci promotori :

Dott. Calogero Taverna;

Ins. Maria Benedetti;

Dottor. Antonio Marrucci

Geom. Mario Balduzzi

Ins. Liliana Benedetti

Dott. Albina Troiani

Dottor Massimo

………..

…………..

…..

 

Presenziano il Sindaco di Fiamignano……….. e l’assessore ai beni culturali ……

Presiede geom. Mario Balduzzi.

Sentita la relazione introduttiva del dott. Antonio Marrucci, dopo ampia discussione, si addiviene alla seguente decisione:

-       si costituisce l’associazione ARS-Cicoli  (associazione ricerche e studi su Poggio Poponesco e dintorni) con sede in Fiamignano e si nomina come presidente pro-tempore l’ins. Gabriella Benedetti;

-       le si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento di iniziative di interesse pubblico e di rilevanza locale;

-       ci si propone di studiare proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché  per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storico e archeologico del territorio;

-       in particolare, occorre adoperarsi per la progettazione di incontri per studi specifici;

-       elaborare progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;

-       attivare ogni concertazione per realizzare un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;

-       recuperare la memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche;

-       prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche  per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio)  e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;

-       porre in atto iniziative per la riesumazione del villaggio medievale di Poggio Poponesco, con scavi stratigrafici e con ricostruzioni illustrative nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;

-       salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono come il piano terra dell’imponente scuola media per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma progetti finanziabili dalla Comunità Europea per centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.

 

-       utilizzando professionalità di qualcuno dei soci promotori, suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria, nell’ambito dei recentissimi accordi Monti con la BCE.

 

Quanto sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto collaborativo, da qualsiasi parte provenga.

Letto, firmato e sottoscritto.

Saluto al nuovo Governatore della Banca d'Italia


Pregiatissimo Signor Governatore, dottore Ignazio VISCO,

 

 

Dopo trentun’anni di pensionamento dalla Banca d’Italia, ricevo per la prima volta un gentilissimo biglietto augurale. Me lo invia il novello Governatore dottore Ignazio Visco. Segno anche questo di una mutata visione dirigenziale al vertice della Banca d’Italia. Non sono certo così ingenuo da pensare che si tratti di un atto di personale attestato magari per le mie recenti battaglie di stampa a favore di una rinnovellata e rinnovellabile Banca centrale. Sono sicuro che ormai il mio nome è finito tra gli anonimi e anodini tabulati dei tanti, troppi pensionati di vecchia data. Certo, interruppi il mio rapporto di lavoro subordinato con la Banca d’Italia nel 1982 dopo atteggiamenti a me ostili ed anche ingrati. Non posso avercela, però, con l’Istituzione cui sono indefettibilmente legato, ma con certi uomini di apicale supremezia, sì. Nutrivo un dissidio che portò anche a qualche indispettita decisione non apprezzata all’esterno: non credo che la Banca d’Italia, intemerata nella sostanza quanto a correttezza fiscale, si potesse indurre ad un non esemplare condono tributario se, come superispettore del Secit di Reviglio, non avessi sollevato una grossa questione di elusione tributaria. Portavo con me una competenza di prim’ordine acquisita all’interno del mio Istituto di appartenenza. Tanto da essere segnato dal dottor Sarcinelli come uno dei soli tre validi – a suo avviso – ispettori di Vigilanza.

Era momento cupo nei rivolgimento direttoriale della Banca Centrale ed uomini non proprio eccelsi erano subentrati per i vuoti determinati anche da indebite ingerenze politiche, e, se si vuole, anche da acredini  magistratuali.

Ma veda, signor Governatore, io avevo dato lustro e decoro alla Banca d’Italia: cito mie ispezioni rimaste esemplari: Banca Fabbrocini, Banca Privata Finanziaria,  Cassa di Risparmio di Rimini (perché no?), e soprattutto Cassa di Risparmi di Livorno (e qui certo non fui tenero neppure con colui che poi divenne quello che divenne). Allora, perché il signor Cerciello mi aggirò sino a farmi credere che se andavo al Secit era per conto della BI e quale riconoscimento dei meriti acquisiti sul campo, se una sera prima il dottor Ciancaglini stabiliva che andavo per mia personale scelta e quindi era sin troppo generoso l’istituto se mi accordava soltanto una integrazione del più basso stipendio del mio nuovo Ente ministeriale che si avvaleva della mia professionalità?

Mi dirà – e lo ripeto anch’io – che son faccende personali e tutto sommato insignificanti Ma ripeto queste mie rimostranze solo per affermare che il mio attaccamento all’Istituto ove sono entrato quasi cinquantadue anni fa, non è mai venuto meno. E troppo ho sofferto nel notare devianze che sono solo di singoli uomini e  troppo mi fa male vedere soggetti che sono venuti su dalla Banca d’Italia accordare interviste che sanno di delazione, di allusivi coinvolgimenti e per la mia Vigilanza ispettiva di misconoscimento irriguardoso.

Di sicuro, tanti prima cresciuti e prosperati in BI , ne hanno approfittato per consulenze, entrature, remuneratissimi   collegamenti. Vi è stata una deriva che ha prodotto un non simpatico effetto alone. Mi auguro che Ella appia arginare. Ne ha tutti i tratti di rigore congiunto anche a signorilità.

Le ho inviato una missiva – che stampa e Articolo 21 hanno pubblicato – in ordine alla non saggia chiusura della Filiale di Rieti. Non ha ritenuto di darmi neppure un cenno di ricezione. Ne ha tutto il diritto e non sarò certo io a contestarglielo. Ma guardi che le ragioni che adduco sono valide e scottanti. Vi è stata una gestione del personale che va corretta. Non vedo perché soggetti quali chi scrive, non debbano essere ascoltati: hanno esperienza, integrità, intelligenza, insospettabilità. Tutte doti acquisite in quella vera grande scuola che è una militanza nella carriera direttiva della Banca d’Italia, e che per giunta  trattasi di dirigenti hanno avuto suggello di superiore livello in tanti anni di attività ispettiva della Vigilanza bancaria. E ciò in una fase di grande crescita culturale, giuridica e tecnica, in cui mi vanto di aver dato un originale apporto persino tuttora ricordato ed apprezzato.

Non me ne voglia, signor Governatore per questo mio dire. Faccia dare, per cortesia, uno sguardo a quanto scrivo in ARTICOLO21, nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO: si accorgerà che certo mio livore è contro la profanazione del tempio in cui mi sono formato. E noterà  che la mia stima nei Suoi confronti è massima, anche per certe affinità culturali.

Per le prossime feste Le giungano i miei fervidi auguri. Ma anche l’auspicio che Le consentano di dare il meglio di sé che è sconfinato ed incomparabile.

Calogero Taverna. 

ritornello


Carissimo Alfredo

Ricevo il libro a cura di don Gallo con le tue collaborazioni epistolari e poetiche. Ti rispondo così come viene, di getto, anche se batto sulla tastiera del computer.

Un po’ mi rassomigli nel metter le mani avanti, specie per ciò che riguarda le tue poesie. Ma hai ben presente il tuo valore, diversamente non pubblicheresti un bel nulla. Con me non si può barare molto: per mezzo secolo ho sbarcato il lunario ISPEZIONANDO. Ho quindi deformazioni professionali che mettono talora in gran dispitto persino mia moglie. Ma se dopo 41 anni siamo ancora felicemente sposati vuol dire che il mio è difetto perdonabile.

La tua valenza scrittoria è ormai assodata. Quella poetica resta ancora nel chiuso della platea femminile che ti venera. Se tu avessi potuto seguire i miei lazzi bloggistici (il mio blog si intitola CONTRA OMNIA RACALMUTO) avresti saputo che io se non si tratta di Garcia Lorca non accetto poeti: bella presunzione la mia, no? Sono fatto così e a ottant’anni non ho alcuna voglia di cambiare.

Dicevamo che mi sento ispettore intus et in cute. La nostra intesa nasce circa un paio di anni fa, se non vado errato con questo scambio di lettere:

Inizio modulo

 

Val la pena fare un comitato per chiedere la grazia?
 

Di Calogero Taverna (da Roma)

La lettera
Caro signor Alfredo,
non credo che lei mi conosca ed oltre al fatto che siamo nati entrambi nello stesso paese del sale e dello zolfo non so molto di lei.
Vivo da quasi sessant\'anno fuori di Racalmuto e tanto fuori per professioni, anche indagatrici, che nulla hanno a che vedere col mio paese. Almeno direttamente. Ma Racalmuto atavica ed attuale credo che ormai pochi misteri mi celi per una trentennale ricerca delle verità storiche, scevre di passionalità, ripicche e tartufonerie, quali impietosamente si rivelano consultando archivi,anche quelli segreti dell\'occhioluta polizia indagatrice e referente.
Qualche mese fa scrissi in un commento a qualche querula supponenza paesana di REGALPETRA LIBERA che preti e fustigatori e delatori moraleggianti un pensiero al Cristo morente, che con voce flebile, concede il paradiso al buon ladrone (hodie mecum eris in paradiso) avrebbero dovuto prestare. Per un rimorso, per mancare ancora ad un dovera di cristiano amore per il prossimo, anche per il peccatore rinsavito. Un\'iniziativa per chiedere al signor Presidente Napolitano già ospite racalmutese di concderle la grazia. A dire il vero non facevo il suo nome: per accortezza nei confronti di qualche membro della mia famiglia, ho hatto ricerso ad un\'astuzia letteraria occultatrice. Speravo in una eco fattiva. Nulla. Mi sorge il dubbio che neppure lei sia poi non tanto entusiasta di questa non richiesta attenzione. Se è così, lungi da me la voglia di fare pelosi esibizionismi di amore cristiano (perché assolutamente privo di fedi trascendentali). Seguo Pasolini che fa ironizzare su quel\"lassù\" dovendosi agire per un quaggiù, come dire un paradiso qui ora e subito. Come primo approccio, credo di avere detto troppo. Le dò la mia e-mail: non le mancano certo parole e saggezza per farmi capire quello che dovrei capire e per farmi capire quello che non ho capito. Non per esibizionismi letterari. A quasi ottant\'anni quali velleità pubblicistiche mi posso concedere? Ma forse la voce di un vecchio a Racalmuto può dare qualche frutto buono.
Ho molto affetto per lei, come per ogni mio compaesano non fortunato. Mi rompono quelli che ad ogni piè sospinto dicono che amano il loro paese. Io mi sforzo di amare l\'umanità del mio paese, insomma i racalmutesi tutti. Se la vita non è stata ingrata con me, in un ambiente tanto difficile come Racalmuto la vita spesso è crudele e \"matrigna\".
Buona fortuna (almeno per il futuro) da parte mia, con molta sincerità
Affettuosità
Calogero Taverna
calogerotaverna@live.it
La risposta
Caro signor Calogero,
non ero a conoscenza del suo commento sul sito di “Regalpetra Libera”, dell'intenzione di chiedere la mia grazia al Presidente. Come non essere entusiasta di questa attenzione nei miei confronti. Lo sono! Più di quanto Lei possa immaginare. È vero, non ci conosciamo. Lei manca dal paese da più di sessant'anni, io da ventuno. Ma proprio questa impossibilità di reciproca conoscenza ha reso la sua iniziativa nei miei confronti degna di quella umanità cristiana fine a se stessa; senza scopi di velleità pubblicistiche. Purtroppo non credo che Lei troverà riscontro positivo su quello che propone alla nostra gente. Sì, sono un peccatore rinsavito, ma per la gente resto pur sempre un peccatore. Ci possono essere commenti e critiche positive su ciò che sono oggi, perfino congratulazioni sull'uomo che sono diventato (ne ho ricevute...), ma tutto sommato non costa nulla esprimere un giudizio positivo nei miei confronti. Ma ciò che Lei propone va oltre, chiama la gente a prendere posizione, li responsabilizza a un'iniziativa facilmente preda da quella parte della stampa che vede dovunque del marcio e del falso anche dove l'acqua non può essere più pura. Provi a immaginarsi il titolo: “Il paese di Sciascia reclama un suo mafioso...”. Titoli e commenti di questo genere sporcherebbero un gesto così puro, così cristiano, così pieno di perdono per un compaesano ormai da troppo tempo nelle patrie galere.
Ciononostante se Lei è ancora interessato a provare a trarre fuori dal nostro difficile paese quella parte di senso umano e cristiano disposta a seguirla in questa sua iniziativa, io non potrei che esserne felice.
Commosso per la sua attenzione nei miei confronti, Le mando i miei più sinceri saluti.
Con affetto,
Alfredo Sole
Alfredo Sole
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Vedi le lettere]
 
 

 

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Il personaggio di cui incidentalmente parlo nel mio libro Racalmuto nei Millenni, era figura astratta, metafora. Quello che ho creduto di individuare nei primi nostri contatti epistolari, un fantasma da meglio contornare. Mano mano è venuto fuori un personaggio in cerca d’autore. Il personaggio saresti tu, l’autore dovrei essere io. Teatralità pirandelliana a parte, ecco due “marionette che passione” di Rosso di San Secondo. Tu credi che io sia quello che di sicuro non sono; io credo che tu sia quello in cui tu difficilmente ti riconosceresti. Pensa un po’, se davvero sono il tuo autore, scriverei o farei mettere in scena che il mio personaggio nasce con un DNA che si è forgiato in almeno mezzo millennio con l’imperativo categorico che nessuna mosca deve poter passeggiare impunemente sul suo naso. Che inopinatamente, già tenero padre di una splendida creatura, già marito innamorato di una soave ragazza, già non ancora maggiorenne almeno sotto la vecchia legislazione, già prorompente di irrefrenabile vitalità, pieno di gioia di vivere, si trova forse che sì forse che no immerso in una diabolica tregenda. Gli si dice che avrebbe ucciso chi lo amava più di un figlio. Deve crederci, non lo ricorda, ma il suo clan questo impone, e bisogna ciecamente ubbidire e convincersi anche che davvero l’assassino è lui. Poteva anche essere in momenti di allucinazione  psichedelica, poteva avere fumato ciò che il borghese perbene fuma  quando può farlo nella discrezione altamente protettiva del suo rango. Ma quello, buttato in strada a pochi anni, no. Fuma quando capita se capita appena può. Poi è responsabile? Ma poi ha memoria?

Il mio personaggio è innocente, il crimine equiparabile al parricidio, è solo nel suo inconscio, non l’ha mai commesso, ma lui non sa, sa quello che è doveroso credere. L’assunzione di colpa glie l’hanno imposta e lui succubo, ossequiente, accetta la verità aliena. E poi può anche espiare quella colpa, commetterne altre e ben più gravi e queste sono colpe coscienti, rispettose della legge che contrasta la legge quella stampata su fogli con sigilli di stato. Deve far ritorsione contro le ritorsioni alle prime malefatte che gli si sono accreditate. Ed infine, sta un una auto di morte, della morte che altri dissemina, altri che lui deve accompagnare, far loro di copertura, consentirne la fuga incolume.

Ma questo non dicono le verità processuali e quelle verità dispongono anche di confessioni reiterate nelle supreme aule della giustizia umana. Già, le verità processali? Magari quelle di un Ingroia che ha tanta sicurezza di sé da volerci persino sottoporci al suo dominio presidenziale, anche nell’altro potere: da quello giudiziario a quello governativo.

Torno sula terra. Mi parli dell’avvocatessa. Se tu ti fidi vai avanti. Ebbi a scriverti che io non stimo i legulei. Mi ricordi che devo telefonarle. Mi ricordo che ti avevo detto che non ne avevo voglia. Ma se tu vuoi rimandami il numero e mi precipiterò. Poverina, non la conoso e quindi non giudico. Ma non apprezzo qualcuno dimentico che scatta a far visita appena c’è solfa di pubblicità, perché un ex democristiano poi pdeino ed ora aspirante montiano, insufflato da un certo Tanu e canonizzato da un decrepito facitore di gialli stano montando un intervento parlamentare che non avrà luogo per chiusura della legislatura. Ecco perché non mi piace!.

Se ti vuoi avvalere di un altro legale di maggior fiducia e ti dovessero occorrere contributi finanziari, sappi che sono qui pronto a venirti incontro. Basta un cenno.

Mi aggancio quindi alla parte finale della lettera di accompagno al libro. Ti dico, esulto per le attese positive che sentenze di cassazione ti stanno suggerendo. Temo che il coinvolgimento diretto possa farti prendere degli abbagli. Affidati qui ai professionisti, agli avvocati insomma, a chi terzo ma competente può agire in serenità e senza passionali sbandamenti.

Mi hai ben capito e quindi non mi dilungo.

Ti abbraccio paternamente Calogero Taverna

martedì 2 aprile 2013

Scrivono tomi sul Hamasutra ..ma credono che qualle cosa sia orizzontale. Sbagliano perché non l'hanno mai vista!

Vigilia di Pasuqa, Pasqua, pasquetta. Mi trovo a Lecce. Miro mirabilia barocche, ho qualche disgusto per un momdo al femminile, troppo basso in giù, con barilotti per arti imi. Piccola Firenze del Sud la leccense città, ragazze poco in fiore. Il Sud non è femminilmente attraente. Ai vecchi piace il parlare fiorito, ma anche il guatare ebbro di memorie peccaminose sepolte.
La politica latitata. Quando torno a Roma se ne parla. Napolitano ha steccato in malo modo; Ferrara dice che è stato uno schiaffo a Bersani. Forse ha ragione. A mio avviso è stato solo un momento di insana satiriasi senile. Non ha molto tempo per stare al Colle, diversamente avrei invitato il mio amico Totò Petrotto ad invitare quei giovinastri che lui molto autorevolmente ha contribuito per dar loro un posto a Palazzo Madama o a Montecitorio, per un impeachiment. Siamo sicuramente praeter constitutionem ma per me contra constitutionem. Avesse poi chiamato colloboratori affidabili. No! solo compagni di antica data. Comunciamo con Violante. Ecco il presidente della camera che ha requisito palazzi circostanti con una serie di maneggi finanziari, magari con un suocero un tempo importante! Chi come me ha bazzicato Bankitalia, Secit ed anche alta direzione bancaria non si fa turlupinare. Prima o poi riesce a catechizzare uni di questi assatanati di giusgizia pregressa e gli fa scrivere cone fece con Garavini inconsuete interpellanze da brividi. Domandate a Tremonti e allo stesso Berlusconi. Forse loro non sanno chi c'era dietro Garavini. Certo, Tommaso Fulfaro, oggi il satrapo di ARTICOLO 21! Ma dietro entrambi? A Garavavini non si può più chiedere.
Onida, corte costituzionale, stravolgimenti di leggi basilari. Con la modifica del titolo V della costituzione è stato straziato il concetto di interesse nazionale. Certo quella fu colpa di Bassanini. Ma dopo, su quella via, hanno stravolto la legge bancaria e sembra che nessuno se ne sia accorto. Per il vecchio art.1, tutto il mondo bancario e parabancario doveva avere presente che agivano "per funzioni di interesse pubblico" non per obiettivi di "sana e prudente gestione", insomma per servire al bene comune non per locupletare al massimo (ed oggi manco qiello sanno fare). Queste cose a questa commisione ultra costituzionale chi gliele dice? Onida? perché questo nostalgico presidente della repubblica non ci metteva ad esempio il costituzionalista LUCIANI, perché non lo conosce o perché pur conoscendolo e dovendolo pure ammirare sa bene che non è gradito ai poteri forti?
Una siffatta commissione ha bisogno di sapientissimi in materia di diritto amministraivo. Pitruzzella di Palermo? Orsù via. Questo o quello per me pari sono? Cuffaro va bene? Alfano e C.?, la calata a Roma delle scuole siciliane di Birritteri da Giorgenti e di Pitrzzella da Palermo. Vogliono nomi tosti gravitanti sulla Sicilia non ingroiana? il terribile prof. Riccardo Virgilio, che contra omnia continua ad essere a capo ddel CGA o un avvocato amministrativista che non mette nel suo studio una spaurita nipotina per mancanza di figli, parlo dell'avvocato RUBINO.
Presidente, i suoi consiglieri la disorientano e per l'inziativa sua, credo per una ripicca senile contro Bersani, secondo Ferrara, la cosa è disdicevole.
L'altra commisione non la conosco, sono disinformato sui nomi Mi dicono che il novello VICEDIRETTORE GENERALE della Banca d'Italia è fra gli eletti. Ma signor Presidente, lei fu bravo a far giubilare la Tarantola e ad aprire il vasco al mio quasi compagno Visco (nulla a che fare con l'altro Visco). Ma non sa che novelli vice direttori, capi della vigilanza etc della BI sono degli implumi innocenti candidi bambinelli che sanno solo cose scolastiche. Per il resto, è notte fonda. Scrivono tutto sul Kamasutra, ma credono che quella cosa sia orizzontale per la semplice ragione che non l'hanno mai vista. E per di più non accettano consigli da chi quella cosa l'ha vista l'ha stravista e forse ci si è divertito sopra come si comviene ad ogni buon cavaliere. Quanto al Direttore generale pare che addirittira Lei lo voglia fare PRIMO MINISTRO. Se avverrà, mi divertirò a snocciolare i,l poema sui DERIVATI. Mi farò così spiegare che c'entra la Bnaca d'Italia con il (per ora mancato) crack MPS.

lunedì 1 aprile 2013

Resipiscenza ministeriale

Carissimo Salvatore Petrotto
come sai io ti vorrei di nuovo sindaco. Mi pare che a Racalmuto già stradomini l'agone elettorale. Appoggi chi credo stellarmente lontano da te per cultura, sensibilità politica, impegno sociale,
Ad un simile mio sogno osta uno di quei beceri impedimenti, poggianti su risibilissime accuse, indegne di un paese civile.
A disporre un siffatto iniquo e forsennato veto è chi, nell'area di un transeunte governo tecnocratico, dovrebbe pur pensare alle divagazioni liquidatorie quadramilionare della propria prole.
Credo, comunque, che oggi puoi vantare ascendenze su certi nuovi eletti parlamentari. Costoro, possono avere le migliori intenzioni di questo mondo, ma senza adeguati supporti tecnici e professionali, finiranno con lo stentare almeno nei primi tempi.
Tramite tuo io mi offro per taluni suggerimenti altamente professionali, qui a Roma. Credo che non faccia fatica a credere che non chiedo nulla in cambio. Come persona sto oltremodo a posto e dovrei godermi, come tentato di impormi da un insolente caudatario di un certo fiero, la mia pensione: correggo le mie pensioni. In una cosa concordo con costui: lui la pensione non l'avrà mai, grillini o non grillini al governo: la nuova Italia post-finanziaria, comunitaria, di beneficenza pesionistica non ne potrà più fare: Cu à avutu à avutu, cu à datu à datu. Il pane quotidiano ognuno (di loro) se lo dovrà scuttari juornu pi jornu. Grillo, d'improvviso, multimilionario di suo, non penso che pensi minimamente di sovvertire il feroce capitalismo moderno: lui al massimo pensa (o dice) di moralizzarlo.
Inizierei con te, con il tuo emblamatico caso. Spingere, costringere il ministro degli Interni ad un atto di resipiscenza, un atto di autotutela: revocare l'iniquo scioglimento del comune di Racalmuto. Restituire subito l'amministrazione al popolo, ai racalmutesi, farli votare. A chi? a chi vogliono e se vogliono come vorrebbero il loro amato ed odiato sindaco Petrotto, che sia possibile a costui mettersi in lizza, senza ministeriali ostacoli inibenti, antidemocratici oltre che iniqui, oltre che ingiustificati e ingiustificabili. L'unico addebito che forse ti potrebbero formulare è avere qualche volta fumato uno spinello. Colpa? Incriminino quasi tutta l'Italia dei cittadini al di sotto dei cinquant'anni,
 

domenica 31 marzo 2013

Napolitano -- Sutor ne ultra crepidam

Dalla malinconica Roma alla solare Lecce il  viaggio è lungo e all'una e qualcosa di sabato trenta marzo siamo tra i minacciosi monti dell'Irpinia ed è arduo  captare un buon giornale radio che ci riempia di saggezza politica ascoltando il signor presidente della Repubblica.
Chi mi conosce e mi sopporta, sa bene ch sono ipotatticamente circolare nel mio scrivere, ma codesto signor presidente mi sopravanza quanto a lungaggini inespressive. Ma dove vuole arrivare mi chiedo e mi ripeto. Buio all'orizzonte. Di solito nella mia circolarità faccio scoccare una velocissima saetta che arriva di un  balzo al dunque. Napolitano finisce di parlare e resto in sospeso. Ah! Finalmente capisco. Non si dimette. Che peccato!
Accusa? Si rammarica? Ammonisce? Col suo stile desueto è tutto immerso nel millennio scorso. Al nuovo millennio non può dire più nulla. E' rimasto in mezzo al guato nel secolo scorso. Certo quasi tutti lo plaudono e lui ci crede. Lo corbellano e lui finge di non accorgersene. Io sono nessuno per dargli il minimo fastidio. Quel marpione di Berlusconi all'improvviso gli si è associato; spera così di potere avere una residua voce nelle stanze del potere e costringere le prosciugatissime banche a consentirgli di superare il gap tra la scadenza del suo immane indebitamento aziendale e l'assorbimento da parte dei capitali finanziari vaganti che in Italia battezzano insipientemente come "denaro sporco" e oltre tevere si ha un IOR sconcertato per questa imprevista orgia del poverello argentino.
Mi ricordo un Napolitano alle prese con la tegola della caduta del muro di Berlino. Il PCI aveva intestato ai Paesi satelliti un mare di immobili. Questi liberatisi da Mosca e passati di un colpo al capitalismo più ringhioso possibile, credettero davvero che quei succulenti patrimoni immobiliari fossero loro. Napolitano ministro delle finanze di via delle botteghe oscure era un pesce fuor d'acqua. L'on. Varese Antoni parlò con me per qualche consiglio risolutore. Ora Napolitano costituisce una doppia commissione di estranei (la centralità del parlamento gli avrebbe gridato contro Ingrao, un po' meno vecchio). Mi sa un po' di golpe. Ma Napolitano davvero capirebbe qualcosa sulle traversie dello spread italiano? Penso di no, son sicuro di no. Si gridò a Della Valle: SUTOR, NE ULTRA CREPIDAM. Appunto!