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venerdì 24 marzo 2017

Abbiamo visto che per Sciascia:"a ricordo dei vecchi, una disgrazia simile non era frequente nelle saline, nelle zolfare questi crolli spesso avvengono, raramente nelle saline". Eppure è toccato a noi smentire in quelache modo il grande Sciascia. Piluccando nell'archivio parrocchiale della Matrice avemmo mod di appurare che il primo morto in miniera finito negli annali paesani fu un salinaio all'inizio del Secolo dei Lumi.
Scrivemmo in testi di un qualche successo - Racalmi...to nei millenni e la Signoria Racalmutese dei Del Carretto- questa rievocazione::
Dopo quelle testimonianze (che pare riguardino un’attività che partendo dall'anno 180 d.C. si protrae sino al IV secolo d.C.) si fa un salto di oltre quindici secoli per avere notizie certe su una presenza mineraria racalmutese: risale all'inizio del Settecento una nota negli archivi parrocchiali della Matrice che ha attinenza con le miniere. Sotto la data del 22 ottobre 1706 il cappellano dell'epoca registra un infortunio sul lavoro: Giacomo Giangreco Cifirri, di 34 anni, sposato con la sig.a Nicola, periva sotto una valanga di salgemma, mentre scavava dentro una miniera di sale. Il giovane minatore veniva sepolto nella Matrice. «In fovea salinae, ob ruinam salis repentinam, defunctus est», è la malinconica annotazione in latino. Il Giangreco Cifirri moriva dunque nella caverna di una salina, per il repentino crollo di massi di sale.

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