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sabato 10 dicembre 2022

 

Entrai in Banca d'Italia il 1° febbraio 1960, vincitore di concorso di gruppo A, per intenderci, allora come segretario in esperimento.  A febbraio e non a gennaio perché dovevano dare una busta sotto banco   non tassata per il precedente anno e non volevano che ne beneficiassimo subito noi neo assunti. Feci rapida carriera sino al grado di direttore. Fui l'ispettore capo-misione nella liquidanda Banca Privata Fianziaria di Sindona per intenderci, in effetti dell'IOR e DC ed altri. Il mio rapporto ispettivo fece esclamare al Governatore Carli: ecco finalmente un rapporto che si capisce. Stavo subissando il mio concorrente in carrera Enzo De Sario, buon'anima. Ma essendo lui un predestinato ed io, spaurito uomo del SUD -  Racalmuto (Ag) dovevo essere derubricato. A me un incarico di rango inferiore alla  C.R. di Rimini. A De Sario la reggenza nientemeno che della Banca di Calvi.  Io retrocessi, a dire il vero non seppi brillare quando mi nominarono membro della commissione di esami per il passaaggio da segretario a sottocapoufficio. Arista e Capriccioli per vaio motivi mi osteggiavano ritenendomi un seguace del giubilato Zoffoli. Intanto era scoppiata la grana degli assegni ICCRI delle casse di risparmio capitanate dal milanese Giordano dell'Amore. Quello strano traffico passava per la Casa di Risparmio di Rimini. Quel demonio del mio collaboratore dott. Lucio Veneziani l'aveva intercettato e me l’aveva fatto verbalizzare e censurare. C'era da fare rapporto alle Autorità Giudiziarie. Non si poteva. Saltava l'equilibrio tra poteri dello Stato. Il Governatore non poteva e non volle fare rapporto, avvalendosi delle sue  facoltà discrezionali.

 

Il sottoscritto si ribellò ma all'interno della BI. La BI con acredine da parte del subentrato Ciampi, con sofferta partecipazione da parte di Sarcinelli mi rese innocuo mandandomi al SECIT. Là allora mi vendicai spiccando un accertamento per evasione fiscale, perché la BI non aveva rispettato l’art. 19 di allora che imponeva il recupero delle spese di vigilanza  ga carico delle stesse banche ispezionate. Ergo spese non deducibili perchè non inerenti. Uno scandaloso condono fiscale di Ciampi chiuse la partita. Io iniziai a pensare ad altro. Ma quella è vicenda mia personale.

 

Col seno di poi in questa mia perdurante senectus ammetto che io sbagliavo e la BI aveva ragione. Il Governatore non è il sostituto procuratore. Ecco perché oggi grido alo scandalo per quelle esiziali esternazioni persino su Report che tutti conosciamo.

Solo chiedo più rigore. Licenziamento subito e se si fa chiasso galera per rivelazione di segreti di Stato. Se ora stiamo a destra - io sono di estrema sinistra - forse giustizia potrà essere fatta. Penso al martirio del governatore Fazio. Dott. Calogero Taverna

Entrai in Banca d'Italia il 1° febbraio 1960, vincitore di concorso di gruppo A, per intenderci, allora come segretario in esperimento.  A febbraio e non a gennaio perché dovevano dare una busta sotto banco   non tassata per il precedente anno e non volevano che ne beneficiassimo subito noi neo assunti. Feci rapida carriera sino al grado di direttore. Fui l'ispettore capo-misione nella liquidanda Banca Privata Fianziaria di Sindona per intenderci, in effetti dell'IOR e DC ed altri. Il mio rapporto ispettivo fece esclamare al Governatore Carli: ecco finalmente un rapporto che si capisce. Stavo subissando il mio concorrente in carrera Enzo De Sario, buon'anima. Ma essendo lui un predestinato ed io, spaurito uomo del SUD -  Racalmuto (Ag) dovevo essere derubricato. A me un incarico di rango inferiore alla  C.R. di Rimini. A De Sario la reggenza nientemeno che della Banca di Calvi.  Io retrocessi, a dire il vero non seppi brillare quando mi nominarono membro della commissione di esami per il passaaggio da segretario a sottocapoufficio. Arista e Capriccioli per vaio motivi mi osteggiavano ritenendomi un seguace del giubilato Zoffoli. Intanto era scoppiata la grana degli assegni ICCRI delle casse di risparmio capitanate dal milanese Giordano dell'Amore. Quello strano traffico passava per la Casa di Risparmio di Rimini. Quel demonio del mio collaboratore dott. Lucio Veneziani l'aveva intercettato e me l’aveva fatto verbalizzare e censurare. C'era da fare rapporto alle Autorità Giudiziarie. Non si poteva. Saltava l'equilibrio tra poteri dello Stato. Il Governatore non poteva e non volle fare rapporto, avvalendosi delle sue  facoltà discrezionali.

 

Il sottoscrito si ribellò ma all'interno della BI. La BI con acredine da parte del subentrato Ciampi, con sofferta partecipazione da parte di Sarcinelli mi rese innocuo mandndmi al SECIT. Là allora mi vendicai spiccando un accertamento per evasione fiscale, perché la BI non aveva rispettato l’art. 19 di allora che imponeva il recupero delle spese di vigilanza  ga carico delle stesse banche ispezionate. Ergo spese non deducibili perché non inerenti. Uno scandaloso condono fiscale di Ciampi chiuse la partita. Io iniziai a pensare ad altro. Ma quella è vicenda mia personale.

 

Col senno di poi in questa mia perdurante senectus ammetto che io sbagliavo e la BI aveva ragione. Il Governatore non è il sostituto procuratore. Ecco perché oggi grido alo scandalo per quelle esiziali esternazioni persino su Report che tutti conosciamo.

Solo chiedo più rigore. Licenziamento subito e se si fa chiasso galera per rivelazione di segreti di Stato. Se ora stiamo a destra - io sono di estrema sinistra - forse giustizia potrà essere fatta. Penso al martirio del governatore Fazio. Dott. Calogero Taverna

 

 "Giuseppe Bellavia Messana -Non scrive chi fu il mandante dell'omicidio del Sindaco Grillo"


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Non scrive e cioè io, "povero microstorico", non scrivo chi fu il mandante dell'omicidio del Sindaco Grillo". Come faccio a scrivere cose che tutti a Racalmuto ed a Montedoro ignorano? Nessuno sa chi è il sindaco Grillo. Noi vecchi racalmutesi sappiamo bene chi fu il medico don Lillì Grillo, fu anche mio medico di famiglia alla fine degli anni Quaranta. Ma don Lillì Grillo è morto nel suo letto benvoluto e rispettato- Ho l'impressione che sia la bischerata di uno non di 'oscura' progenie ma di illegittima progenie, di qualcuno nato da una virgo in capillis, ma non altrove che neppure sa chi l'ha fecondata, secondo la versione di qualche veridico Messana. Noi non ci crediamo. Le nostre ricerche archivistiche lo escludono. Ma per il Desso noi raffazzoniamo bischerate. Purtroppo per me queste frenetiche elucubrazioni per eguagliarci tutti, non le ha più pubblicate, salvo errore ed omissione, Carbone. Pare siano state permesse da certi sali di argento di Cutaia&Vassallo, di cui non dispongo. Peccato: sa le querele!

Perché tanta acredine nei miei confronti? Forse per il fatto che nel vecchio ristorante Taibi ebbe a servirci conciato da servizievole cameriere, a me ad al mio commensale il barone, davvero, Furfaro. Mi preme sancire che i Taverna dal 1554 non si sono mai fatti marchiare con i fatidici Dn (don) Da (donna), fieri tutti di essere onesti lavoratori,talora contadini, talaltra merciai, sino a me ed ai miei nipoti ed ai figli dei miei nipoti,. tutti concepirti in talami regolari, tutti con lo stesso cognome del 1554, tutti nobilitati dal battesimo e dal matrimonio in chiesa, senza matrimoni clandestini o in articulo mortis, o dopo e pasticciati riconoscimenti. Se un titolo potrei esibire tra quelli al merito della Repubblica di Cavaliere uffcuìian, beh, io fiero dei miei lombi proletari, da bandiera rossa, l'ho giammai sbandierato, Quanto ai galantuomini del mio paese, un invito pressante a gustarsi la voce lu Cani di Don Miliu, in Occhio di Capra del nostro laudatissimo Leonardo Sciascia.

E allora? allora si dà il caso che dopo qualche decennio il Desso mi aggancia per supportarlo in un micro museo da lui ideato. Aveva materiale archeologico e museale che avrebbe ereditato dalla nobile e titolata famiglia Messana. Ebbì a dargli ascolto, sinché mi sollecita a fare chiarezze su un omicidio di Stato, un omicidio in cui tanti insospettabili racalmutesi potevano finire alla gogna di Report o trasmissioni similari. A spizzichi e bocconi m parla di carte processuali segrete di cui era venuto in possesso dalla madre adottiva, una Messana, sposata Bellavia. Sento puzza di ricatto e un calcio nel culo lo sferrai a modo mio con l'ira che mi germina dal mio noto caratteraccio. Aggiungo che erano i tempi in cui fervevano le mie ricerche per comprovare la assoluta estraneità di Ettore Giuseppe Tancredi Messana alle accuse dell'onorevole comunista Li Causi, accuse calunniose dilatate da Malgrado Tutto del 6 febbraio 2003.

Preoccupato il Desso che io potessi tramite Donna Giovanna Messana, nipote genuina di Ettore Messana, minargli il campo di quel suo progetto volto ad acquisire la titolarità patrimoniale dei beni della famiglia Messana, corre dalla signora Giovanna Messana per screditarmi ed anzi farsi riconoscere anche dall'erede di Ettore Messana il titolo di legittimo membro della nobile prosapia Mesanaa. Progetto invero che gli è andato in porto credo nel 2021,. allorché poté appioppare a racalmutesi facoltosi beni immobili cospicui.

Donna Giovanna Messana. conoscendomi ben bene, ed apprezzando le mire doti morali e professionali, seccamente lo congeda.

Da qui una furia maniacale avverso la mia persona e quindi anche avverso la famiglia di Ettore Messana, arrivando alle sorelle Mirabelli, in particolare a Donna Sofia Mirabelli che ebbe a sposare don Clemente Messana, il padre del celberrimo e meritevole questore.

Non si ferma lì, aggancia Sali d'argento e se ne serve per le sue maniacali esternazioni. Stanchi quelli di Sali d'Argento, aggancia Pietro Carbone di Archivio e pensamenti. Se ne serve persino per reclamizzare una tela proveniente dalla chiesa arcipretale di Castrofilippo, servita da un prelato che stando al LIBER IN QUO ADNOTATA SUNT NOMINA ET COGNOMINA etc della Matrice potebbe essere il n° 442 D. (niente Mons.) IgnazioTulumello di Luigi Collegio dei SS: Agostino e Tommaso, confessore ordinario di questo Collegio di Maria Arciprete di Castrofilippo. - Obiit die 13 Maii 1897.-
Dico al mio amico Piero Carbone : stai attento perché rischi penali per ricettazione o favoreggiameno stanno dietro l'angolo. Finché pubblichi la baccareddra che non vale niente, transeat. Ma se è altro io me ne preoccuperei Stiano attenti quelli che hanno comprato a basso prezzo case, immobili, terreni ed altro per non venire implicati in evasione a dir poco delle imposte di successione. Quanto alla storia della miserevole lpiduccia nella gloriosa tomba dei prischi Messana e da ultima Elettra Messana, lascio qui correre, perché de minimis non curat praetor.

venerdì 9 dicembre 2022

 "Giuseppe Bellavia Messana: - Lo storiagrafo non racconta i fatti di Lubiana, né parla del processo Franco-Tinebra. Non racconta come è morta la madre di Donna Giovanna Messana e di quello che ha fatto alla sua zia Elena.

Le congiure di famiglia non fanno mai comodo e non fanno storia, forse."
(da archivio e pensamenti che succhia da Sali di argento)

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Nessuna difficoltà a dichiararlo: sì, quell'ignorantone di "storiografo "sono io, e me ne vanto per giunta: sono l'ex ispettore capo missione della Vigilanza sulle aziende di credito della BI. e il temutissimo ex superispettore del SECIT di Reviglio, Dott. Calogero Tavenna figlio legittimo e naturale di Giuseppe Taverna, quello del negozio tessuti della demolita piazzetta di Racalmuto.

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Quanto a Lubiana no vi dovrò ubriacare con tutto un profluvio di carte riservate pubblicate, inchieste, intervitse, liti con Malgrado Tutto, con Casarrubea. con la litigiosa Cernigoi, col mio parente Gigi Restivo, con l'ex sindaco di Sutera - anico di Enzo Sardo - tal Gero Difrancesco; ignaro di quanto aveva pubblicato sulla favore dell'antifascismo di Ettore Messana a pag. 128 del suo Storie scordate, ebbe a scatenarsi contro il sottoscritto che sosteneva e sostiene la estraneità di Ettore Giuseppe Tancredi Messana nell'eccidio di Riesi.

Quanto al processo Franco-Tinebra, se riferito ala esecuzione mafiosa di un tal Grllo (come il Desso dice dopo), è vero non ne ho parlato. Il procsso ancora mi è del tutto ignoto. Se invece il Desso confuse con Baldassare Tinebra, beh! non è di mia competenza. Sciascia, E.N. Messana e soprattutto il grande Tanu Savatteri ne ha fatto un magistrale romanzo "La congiura dei loquaci". Spero che l'intervistatore, se non ho capito male, Cutaia che se la rideva sotto i baffi quando il Desso ironizzava sulle mie inettitudini storicistiche, ora mi abbia prosciolto.

Quanto alla tresca avverso Elettra Messana (il Desso ne parla dopo), in effetti dichiaro la mia totale reticenza. Non sono un guardone e per me cu futti futti Diu pirduna a tutti, anche agli incestuosi ... e poi le arditezze tra primi cugini, che sono una novità? specie tra i galantuomini a Racalmuto. Beati loro.

Trascuro del tutto gli strali calunniosi contro la grande dama romana,mia amica perché solennemente mi ha sollevato dall'incarico di loro difensore d'ufficio. In effetti, io non sono né avvocato, né storico, solo semplice superispettore della Banca d'Italia e Secit.

giovedì 8 dicembre 2022

 dom 17:45

Hai inviato

E' solo il risultato delle mie ricerche. effimero e transeunte. Esaustivo? Assolutamente no! Limitiamoci al nostro casus belli. Mi riferisco al povero cocu Girolamo II Del Carretto croce e delizia di scrittori alla Sciascia o di fertili ed eccellenti narratori della stazza tua ed ora di Vito Catalano il nipote senior per eccellenza di L. Sciascia. Da spiegare perché Beatrice Ventimiglia Del Carretto fa scrivere nel cartiglio della tomba del marito che aveva nel 1625 24 anni quando ne aveva cinque di più . Da spiegare sopratutto cosa avvenne con il processo di investitura del figlio di Girolamo, Giovanni V del Carretto. Il padre fa testamento nel 1621 a 24 anni, nomina erede nella contea il figlioletto Giovanni di appena tre anni. Nel 1623 le pratiche di investitura. Investito allora della contea di Racalmuto a decorrere dal 1621. Il processo di investitura ufficialmente sancisce la data del 1621, retroattivamente e quando Girolamo era ancora vivo. L'inghippo va spiegato. Come? Acquisendo il ponderoso carteggio dell'investitura di Giovanni V del Carretto che trovasi nell'Archivio di Stato di Palermo - Protonotaro del Regno- Processo di investiture alle apposte buste. E chi lo fa? Non c'è più il compianto prof. Giuseppe Nalbone che pagando di tasca sua acquisisce tanti processi di investitura della contea di Racalmuto. E chi poi decripta copia, studia quella ardua documentazione? Il dott. Calogero Taverna ha 88 anni e finalmente renderà l'anima a Dio. Occorre un gruppo di studi e ricerche a livello universitario ed interdisciplinare che faccia tutto questo. Una semipubblica fondazione, ed a Racalmuto ce n'è una sola con le occorrenti autorizzazioni, la Fondazione Leonardo Sciascia che vive di sussidi e sovvenzioni dello Stato, della Ragione e del Comune. Già il Comune. Quel comune che mi sta tartassando con recuperi di balzelli comunali risalentl al 2013, per ora. Quasi dieci anni fa. Applicando visure catastali improprie. Ora per allora e spesso allora per ora. Srrafottendosene del fatto che spesso il catasta andava per i cavoli suoi. Nel mio caso ad esempio hanno invertito core per abitazione, per cui quasi duemila metri quadrati di prato sono diventati villino e il villino prato. C'è voluta la grande capacita di mio fratello ingegnere e del suo ancor più bravo fiscalista di Grotte per costringere finalmente il Catasto a mettere a posto le cose. Vi lascio immaginare nel frattempo il gravame tributario che spetta al comune, che frattanto chiede e poi se il contribuente ha ragione sono prontissimi a rettificare. E se il contribuente non è in grado di far valere le sue ragioni che sono tanto complessi per cui occorre una superprofessionalità? o peggio se il contribuente è morto? Eppure il comune dopo 9 anni manda ad un inesistente domicilio l'avviso di accertamento che ovviamente torna indietro. Ancora non si sa dove mandare accertamenti retroattivi a chi giace in un qualsiasi cimitero magari non sottoposto alla tardiva soffocante regolamentazione del Comune di Racalmuto. E son passati dieci anni. E le decadenze tributarie quinquennali? Qui siamo alla pelle dello zigrino. Il comune di Racalmuto ha teorizzato che la decorrenza parte dalla data della scadenza dell'obbligo deila dichiarazione. E se questo obbligo non c'era? e se questa presunta inadempienza è stata constata per l'anno prima ? e se era stata contestata? Nessun problema. Si è sbagliato e il comune benevolmente, senza manco chiedere scusa, rettifica. E se c'era stata contestazione ed il Comune l'aveva acquisita e non aveva ribattuto? Niente da fare: il comune di Racalmuto ha teorizzato, sulla base di non si sa quali argomentazioni, che ii silenzio-assenso in cui costoro sono incappati non esiste. Anzi esiste per Racalmuto il SILENZIO-DISSENSO. Intanto si recuperano sulla carta carta milioni e milioni di euro che verranno mai recuperati ed il bilancio del Comune va in pareggio se non addirittura va in attivo. E con questi presunti introiti, il comune può elargire fondi ala Fondazione Sciascia che è pubblica quando si tratta di incassare ma è privata, anzi amministrata dalla Famiglia quando c'è da spendere! Ora se i soldi miei delle tasse serviranno per opere di cultura ed umanitarie son felice di pagarle. Ma se devono servire per riesumare una lettera di non so quanti anni fa relativa e ad un vecchio premio Strega in cui Sciascia volle preferire Pasolini a Bevilacqua , beh! Francamente vomito! E figurarsi: l'opposizione del consiglio comunale non viene neppure informata; dicono: il bilancio della Fondazione è top secret, Sia chiaro io non ce l'ho con nessuno. Anzi se talune personalità della cultura e taluni componenti della famiglia Sciascia si accollano l'onere della gestione della complicata Fondazione, per me ben vengano, ma non devono conculcare fondazione. Devono aprirsi alla collettività locale che in parte li finanzia. Soprattutto dico essere 'invasivi', spingersi in ardite attività culturali, investire, insomma, creare occasione di lavoro, arricchire la storia del paese con ricerche archivistiche e conseguenti apporti culturali e scientifici nel campo storico. Se si dovesse escludere l'invasivo Cavallaro perché così vuole Catalano, mi perdonino. io vomito. Per avere citato Catalano mi vogliono querelare, come a suo tempo, Aldo Scimè stava procedendo per le vie legali per chiedere 500 milioni di vecchie lire ,perché avevo detto che mi rompeva l'anima la tresca con la bagascia del Nisseno, cosa ormai morta e sepolta ,beh! me la rido. In fin dei conti sono il dispiacente, quello di CONTRA OMNIA RACALMUTO . Ad 88 son quel che sono residuato.
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Calogero

Buona sera Lillo. Queste vicende sono pubblicate a stampa?
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Calogero

Ovviamente quelle storiche dei del Carretto.
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Hai inviato

Sì!Un fottio. In vari modi e in molteplici sedi.. Se tramte google vai in contra omnia racalmuto quelle vicende sono rivoltate come un pedalino. Credo che saranno un migliaio di post. Di certo bisogna avere umiltà e pazienza e costanza. Sfogliare l'indice e barcamenarvisi, Siccome poi a me contributi per stampare libri non me li dà nessuno, me li batto io, ne faccio un cd, lo porto d Cerrito di Canicatti e quello si limita a stampare il mio dattiloscritto con tutte le marronate che compio essendo un inguardabile dattilografo. Sono usciti tre volumi in totale settecento pagine che quindi superano di molto le 333 pagine del tuo accadde all'alba, quando in verità nelle calende di maggio di quel 1622 non accadde nulla di straordinario nel CASRUM carrettesco di Piazza Castello. Anch'io ho cercato di scrivere un romanzo. E' lungo quanto Il Conte di Racalmuto di Viio Catalano. Si intitola La Donna del Mossad, sottotito il Caso Sindona. Vi intrufolo scelleratezze eroiche a dire il vero u sali nell'alta finanza bancaria, Ho rasentato la pornografia e mia moglie mi ha vietato di diffonderla. Vendite complessive,due copie comprate nella cartolibreria di San Gregorrio da Giuseppe Bellavia e qui mi fermi che credeva di trovarvi chissà che cosa per ricattarmi Credo che sia rimasto deluso. Il testo di questa stampa da dischetto è RACALMUTO ANTICA, Credo se vai da Cerrito lui le copie o ce l'ha o può stamparli. Io non regalo più p niente a nesuno e non vendo niente e per niente. Calogero Taverna. '
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Hai inviato

Scusami ma questo mio post non riguarda te. nviato solo per conoscenza. Il destinatario à Silvano Messina
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Hai inviato

Cioè, ti avevo confuso con Silvano Messina con cui èin corso un contrasto. Per quanto riguarda le mie pubblicazioni la situazione à quella sopra significata, Per te posso fare una eccezione, In gennaio mio fratello Angelo torna a Racalmuto. Vi potete incontra e lui in via del tutto eccezionale ti può darti in omaggio i tre libri storici. Buona notte.
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Calogero

Sarà allora uno scambio "alla pari". Anche io ho 3 libri su Montedoro, la quarta pubblicazione è al momento esaurita.
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Hai inviato

Spero che facciate un altro cambio, quello delle pennette.
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Calogero

Fatemi sapere quando arriva Angelo così concordiamo l'incontro.
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Hai inviato

Ancora non lo ha stabilitp. Penso a Gennaio. Ma tanto siete in contatto intrernet- Ciao
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Calogero

Si, Angelo mi sta fornendo notizie dal "vostro" archivio parrocchiale, molto utili per conoscere le origini Racalmutesi dei miei antenati Messana e Alfano. Grazie.
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Scusami Calogero. Sto facendo delle ricerche storiche. Sai nulla di un processo Vizzini-Franco? Sai nulla di un connesso delitto Grillo, forse dottore? Grazie e scusami se ti ho disturbato.
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Calogero

Ciao Lillo. Mai sentito di queste persone. A presto.
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Hai inviato

e DIRE CHE DOVREBBE COINVOLGERE LA MINIERA DI gIBILLINI ( IO DICO gIBILLINI=prchécosì sta scritto negli antichi diplomiDovrei correggere ma non miva Mi riesce difficile per questioni di vista Purtroppo ho 88 anni. Eper converso n mene frega nient, T auguro una felice gornata
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Calogero

Ciao Lillo. Di Gibellini so che venne gestita da don Calò Vizzini, ma non conosco altro se non che realizzò il primo pozzo verticale che porta il suo nome.
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Hai inviato

Io so anche altro. Per esempio l'micidio di Baldssare Tinebra del libro la congiura dei loquaci di Gaetano Savatteri è tutto collegato alla miniera di Gibillini ed alla gestione fascista del Vizzini, Vicenda che è esemplare di un delitto di alta mafia. L'italo-americano Franco sposato Francesca Messana (la nota zia Ciccina) dovette essere socio vostro, degli Alfano, i amministratore. Dovrei appurare.
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Calogero

A memoria ricordo che la proprietà era Alfano e Licata di Montedoro. Vi erano parti dei Falletta e Tulumello. Ma dovrei vedere quello che ho trovato nel Fondo Miniere in Archivio di Stato.
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Hai inviato

Bene! Grazie. Credo che sei ben cosciente ce scavando nelle vicende di Gibillini ( il Castrum Gibillinrum, mai Gibellinorum) vengono fuori mefitici effluvi mafiosi, e che razza di mafia, Vizzini appunto.
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Hai inviato

Ma dimmi che c'enra Caloiru Volpe l'onorevole sottosegretario con Gibillini? e con Caluzzu Marsala?
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Calogero

Caloiro Volpe divente importante subito dopo la caduta del regime. Si da molto da fare, assieme a suo padre( primo sindaco eletto di Montedoro) e legato con la mafia americana del cugino boss Santo Volpe. Nel 1952 Volpe diventa presidente dell' EZI , Ente zolfo italiani. Così c'entra in tutte le miniere!
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Calogero

Caluzzu Marsala è il cognato di tuo cugino Lilli Falci. Il figlio Alessandro fece un tentativo, come erede Alfano, di avere assegnati i fabbricati della miniera al momento del rilascio da parte dell'EMS.
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Calogero
Marito di Tanuzza.
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Hai inviato

Subentra la zza Caluzzeddra della grande famiglia degli Alfano, dell'aristocrazia nontedorese insomma. Come tale signora abbia sposato mio zio lu zzi Nicu Dio solo lo sa, Io non lo so. La zza Caluzze' poi ebbe a soffrire per essersi abbassata al livello di un racarmutisi della mia famiglia, non poveracci ma neppure galantuomini. Mio bisnonno Caliddru Fanci (FALCI) invece di fare l contadino si dedicò al piccolo commercio nella fiorente Racalmuto. Si sollevò socialmente ma non arrivò mai all'altezza di avere una putia tutta sua. Ci riusci il figlio Nicola a Montedoro per impulso di una Alfano. La zza Caluzze', specie per il suo tremendo lupus al naso, era diventata un santa, ed a me ragazzino così appariva. Era una santa sì ma pervicacemente montedorese. Non poteva farne a meno, considerava i racarmutisi gente di razza inferiore. Fece sposare il suo unico figlio maschio ad una sua cugina di nome Grazia di cognome Alfano. Io ebbi a conoscerla alla fine degli anni quaranta; davvero una vamp, poi ingrassò molto. Ai figli inculcò un pregiudizio sugli aborriti racalmutesi. La zza' Caluzze' però prima aveva impedito alla figlia primogenita di sposare un racalmutese, di nome ovviamente Calogero, mio zio Liddru, primo cugino della figlia, non tanto per i vincoli di parentela ma semplicemente perché racalmutese. La figlia poi deperì per amore e finì melanconica e triste, vergine ischeletrita. Mio zio sposò una racalmutese ma non fu felice.
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Calogero

Tanta storie di famiglia intrecciate tra loro.
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E soprattutto questo amore odio verso gli immigrati racalmutesi a Montedoro.
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Calogero

Penso vi siamo stati sempre ottimi rapporti di vicinato.io padre in miniera aveva tanti colleghi/amici di Racalmuto dei quali mi parlava spesso. Non dimenticherò mai quando morì Filippo Villa, giovanisso compagno di lavoro presso l'officina.
Visualizzato da Calogero Messana alle 18:27
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