sabato 3 novembre 2012

REMEO – DISSI UNA VOLTA …..

E stavolta sono davvero d’accordo con te. Toto corde. Anche se forse, nelle tue intenzioni, ci sono anch’io nel gruppo dei dannati. Ma, a me, della vicenda personale poco mi importa: per essere ormai fuori tempo massimo per età, per pensione, per posizione raggiunta, per ambizioncelle recondite, per ambiti flirt. Non suggo latte francese.
 Di Racalmuto, meglio dei racalmutesi, mi importa invece molto. Ho peregrinato per l’Italia per non apprendere qualcosa e rendermi conto che il mio paese non vola in alto per insipienza dei suoi uomini migliori e ciò mi fa specie. Quando mi si dice che qualcuno favorisce qualche altro con trucchi nelle licitazioni private per poche migliaia di euro e penso ai grandi crack bancari, qualcuno dei quali da me seppellito, mi vien … da piangere. Quando mi si dice che qualche mio compaesano di mezza età – magari per fottere meglio – qualche spinello se lo fa, penso ai grandi big della finanza o dell’industria da me qualche volta praticati; costoro non ci andavano certo leggeri in certe cose. Eppure furono grandissimi, come si diceva allora, ingegneri finanziari, o supremi manager. Io Racalmuto ce l’ho nel sangue perché ci sono nato, vi ho passato la mia gioventù, perché mio nonno contadino quando tentava di passare dalla categoria dei “viddani” a quella dei “mitateri”, essendo riuscito a comprarsi una mula, per Trento e Trieste, di cui non gliene fregava niente, ci rimise la pelle a 37 anni, a Caporetto. Considerato disperso non ha una tomba su cui gettare un fiore, io letterato a lui analfabeta (sapeva fare solo la firma), né a Racalmuto i “galantuomini” soprattutto imboscati, hanno ritenuto di ricordarlo non dico intestandogli una via (che quella va riservata ad incolumi militi franchisti), ma almeno una lapide collettiva, magari in quel guerresco (e brutto) cimelio di piazza Castello.
Vedi, io sono del popolino e amo i sindaci popolani come Canicattì, Sardo, Petrotto Uno, Restivo, Petrotto Due. Dimmi quello che vuoi, ma lo Stato, la Regione, la Provincia, il Comune, ogni organo pubblico insomma ha delle ragioni che l’umana ragione non comprende ed ha una morale che la morale comune non approva. Pena: il governo dei tecnocrati alla Monti. 
Contenti voi, contenti tutti. Caro, non facciamo la figura dei capponi di Renzo. Ho scritto sull’Ici, ho scritto sull’ICI-IMU. Sono passato inosservato. Ma ora qualche avvocato mi dice che qualcuno già corre da lui per certo insopportabile bruciore nel retrostante.
Dovremmo unirci per far fronte comune contro l’invadenza romana e far valere la nostra abilità nelle cose di legge (Sciascia, Picone, Giancani, Cavallaro, Marchese, Gigi Restivo ed anche (soprattutto) Lillo Mattina, … quanto ad acume togato Racalmuto eccelle). Racalmuto non si può sciogliere perché “manca il fatto”. Il sillogismo della Triade è da zero tagliato in filosofia aristotelica. “A Racalmuto viene martellata una egemone FAMIGLIA MAFIOSA; sindaci e giunta e consiglieri non hanno vigilato (non usi però a delinquere perché assolti) ERGO a Racalmuto - potenti ed impotenti, colpevoli ed innocenti, altolocati e povero cristi - tutti MAFIOSI, TUTTI INFILTRATI; TUTTI INDEGNI DI AUTOAMMINISTRARSI.
Calogero Taverna

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