martedì 25 giugno 2013

Calogero Taverna Quando si dà il potere e si lesina con la remunerazione s'inventa un altro più agguerrito corrotto.

Calogero Taverna Quando si dà il potere e si lesina con la remunerazione s'inventa un altro più agguerrito corrotto.


Sto ripetendo in modo ora petulante questo mio improvvisato aforisma.
Perché?
Mi va di rispondere con un "cuntu" come faceva Carminu lu Luongu quando alla Curma ci portava una laceddra d'acqua che ci doveva servire d'estate per tutta la giornata. Igiene assicurato? non me ne ricordo tanto. Solo che noi carusi eravamo pieni di coccia.

S'arriscunta e ssa rappresenta ca na vota c'era un signuri piamuntisi molto bravo. Si chiamava Reviglio ed era il 1981. Era socialista, ma cosa strana, era anche onesto. Al suo setvizio Piermartino al cui servizio si prestava un giovanotto; costui si chiamava Tremonti.

Questo gran signore piemontese fu fatto ministro delle Finanze quando quel ministero c'era ed era autonomo rispetto agli altri due ministeri economici: stava nel giusto mezzo, tra quello del tesoro (egemone) e quello del Bilancio(minore).
Voleva stroncare due cose: i grandi evasori e la grande corruzione nel settore delle tasse. Più che di corruzione bisognava parlare più appropriatamente di concussione.

Ingenuo alquanto come capita ai grandi gentiluomini, Reviglio pensò che si poteva costituire una task force tutta di super tecnici e di grandi esperti specie nel settore delle indagini e perseguire quello che si sussurrava essere un estero contro estero in giallo e uno scambio persino volgare, alla paesana che si diceva diffuso tra gli uffici dell'uno e dell'altro tipo di imposte.

Cercò di arruolare alti magistrati (penali, civili, amministrativi e persino avvocati di Stato), tecnici provenienti dalla Banca d'Italia, consiglieri di stato e altissimi dirigenti della corte dei conti.

Ebbe subito degli intralci: gli si approvava l'iniziativa, ma i sindacati ministeriali (bipartizan) pretesero che la metà dovevano essere alti funzionari del Ministero e rincarò la dose la Guardia di Finanza: ex ufficiali in pensione dovevano farne parte.

La bella idea si snaturò in partenza: in fin dei conti era come affidare l'agnello al lupo.

Io venni reclutato da esterno quale ispettore qualificato della vigilanza sulle aziende di credito della Banca d'Italia. Vivaddio avevo ispezionato la Banca Privata Finanziaria del caso Sindona e mi ascrivo tanti meriti per avere fatto scoppiare appunto il caso Sindona.

Per accontentare Reviglio si posero in atto quelli che io ironicamente battezzai come i punti qualità. Dovevamo andare a ispezionare gli uffici principali delle imposte dirette per stroncare le eventuali grandi corruzioni.

Andai con altro collega a ispezionare un grande ufficio vicino Milano. Lo spionaggio interno ci preannunciò. Fu anche un bene perché vi provammo il preposto. Un bell'uomo sulla cinquantina, alto prestante, elegantissimo, favella pronta e piacevole. Mi mostra il suo "cedolino": in effetti veniva pagato pochissimo, meno quasi di quello che la mia gentilissima contestatrice è disposta a dare al prossimo sindaco di Racalmuto. Mi dice: come faccio, lo sa lei quanto costa l'affitto qui..? (in effetti era una enormità, più di due terzi di quello che il ministero gli erogava per un mese di alta direzione di un Ufficio cui dipendeva l'alta industria del luogo). Io sono costretto a viaggiare da Milano - aggiungeva quasi con le lagrime agli occhi - perché non ce la faccio a stare qui in questa città lombarda più cara della carissima Milano. Ed altre lagrimevole cose. Mi stavo muovendo a pietà e quasi gli davo qualche centone in elemosina, quando sbracciandosi finì col mostrare un paio di Rolex d'oro autentici. Vidi poi che se ne tornava a Milano su una sua mercedes guidata da un autista personale.

Ora ad un funzionario di tal fatta che se aveva voglia si alzava una mattina e decideva di affossare una grande industria solo perché gli era tornato antipatico il DG, lo stato gli elemosinava lo stipendio. Una follia. Quello invero arricchiva facendo i concordati a Milano mentre il suo collega arricchiva facendo i concordati a Varese o a Brescia. . Nostri paesani sono diventati facoltosi, all'improvviso, dal nulla con stipendi da fame, quasi come Grillo che divenuto disoccupato dalla Rai, può in breve tempo divenire facoltosissimo con un semplice blog Io ce ne ho due e non riesco ad incassare manco un euro. Ci rimetto solo.

Lo stato deve remunerare secondo il rendimento, in relazione all'incarico e alla delicatezza dell'incarico. Prima condizione per avere funzionari onesti. Condizione necessaria questa ... ma non sufficiente. C'è pure il potente che non si accontenta del molto  .. vuole anche il moltissimo. In tal caso bastano investigazioni sulle possidenze immobiliari e tesori vari non giustificabili. La galera, per me va bene.

Ma la parabola significa:  Quando si dà il potere e si lesina con la remunerazione s'inventa un altro più agguerrito corrotto.

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