lunedì 5 maggio 2014

Uscii dal primo nihil ottant'anni fa, tra giorni allo spirare di questa settimana il ciclo dell'effervescenza esistenziale si chiude. Ieri mattina in quello che chiamano giorno del Signore un preavviso del secondo punto di questo mio segmento tra i due limiti del nulla mi è giunto intriso di verità e realismo. L'unica dote che senza pudori oso ammettere, l'intelligenza, mi porta oggi a dare il commiato a tanti spettri: illusioni, ardori, sospiri, enfasi, gioioso tedio, provocazioni, insolenze, brame, elogi propiziatori, abbracci, dediche, erotici soffi, infingarde bugie. Se a qualcuno se a qualcuna ho fatto del male, se vuole mi perdoni, infinita è stata la mia malafede. Non sono né angelo, né demone, solo un piccolo magari dall'epa sovrabbondante che ha provato gusto a fare la scimmia di Zaratustra, del superuomo insomma. Avendo capacità scrittorie e vivida intelligenza, la mimesi non mi tornò ardua. Ma Venerdì prossimo, scoccando l'ora del mio ottantesimo genetliaco, giunge l'ora del ritiro, della quiescenza. Ho molto irriso e molto mi sono compiaciuto. Non mi pento. Un solo rammarico: nostalgia di un certo profumo di una terra lontana e bigia.

Uscii dal primo nihil ottant'anni fa, tra giorni allo spirare di questa settimana il ciclo dell'effervescenza esistenziale  si chiude. Ieri mattina in quello che chiamano giorno del Signore un preavviso del secondo punto di questo mio segmento tra i due limiti del nulla  mi è giunto intriso di verità e realismo. L'unica dote che senza pudori oso ammettere, l'intelligenza, mi porta oggi a dare il commiato a tanti spettri:  illusioni, ardori, sospiri, enfasi, gioioso tedio, provocazioni, insolenze, brame, elogi propiziatori, abbracci, dediche, erotici soffi, infingarde bugie. Se a qualcuno se a qualcuna ho fatto del male, se vuole mi perdoni, infinita è stata la mia malafede. Non sono né angelo, né demone, solo un piccolo magari dall'epa sovrabbondante che ha provato gusto a fare la scimmia di Zaratustra, del superuomo insomma. Avendo capacità scrittorie e vivida intelligenza, la mimesi non mi tornò ardua. Ma Venerdì prossimo, scoccando l'ora del mio ottantesimo genetliaco, giunge l'ora del ritiro, della quiescenza. Ho molto irriso e molto mi sono compiaciuto. Non mi pento. Un solo rammarico: nostalgia di un certo profumo di una terra lontana e bigia.

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