venerdì 5 giugno 2015

Il preservativo di Poggio Poponesco

IL PRESERVATIVO A POGGIOPOPONESCO PERDURA.



Quelli del Cicolano, quei duemilaecinquecento fanatici del loro Fiamignano, solo il centro lassù (le frazioni no!) mi... hanno creduto una meteora vociante e mi hanno sbattuto fuori cosi volendo quei quattro insulsi amici al bar.
Oggi sono stato a quel bar: non è poi male e mi sono fatto servire da uno di quei quattro. Naturalmente ero in incognito altrimenti quel biondino mi serviva un veleno più tossico di quello che il mossad di sicuro propinò al siculo Sindona.



Sono dovuto andare a piedi da Santa Lucia sin lassù in quella che chiamano Madonna del Poggio non disponendo di macchina e non sapendo guidare. E ad 81 anni sono omai fuori tempo massimo.



Sono cinque chilometri all'andata (e 5 al ritorno che sono molti per me perché fan dieci ma mio cognato in esordio di rientro mi prelevò con la sua potente auto e mi salvò dal collasso cardiaco).
Lassù è davvero un incanto. C'era un tempo un convento di cappuccini e quelli volevano godersi almeno la natura. Fiori a profusione. Un mandarlo aveva mandorle già non più minnulicchi quali manco a Racalmuto adesso ci stanno. Vi stanno pure profunati satareddri che avevo odorato nella mia prima infanzia alla Curma e poi al Castelluccio e quindi ora al Serrone (li chiaman timo ma non ci giurerei sulla esattezza del termine), ed eravamo a milleduecento metri d'altezza. Credo che la corona montuosa che salvaguarda quelle altitudini da venti del nord consente agli spifferi che arrivano dal mare di Roma di espandere lì la macchia mediterranea. E fiori e fiorellini violacei e gialli e in mezzo fan capolino vezzosi petali bianchi. In fondo il lago del Salto e radente la superstrada che so essere stata imbastita dai famosi cavalieri etnei.
E proprio per difendere l'opera autostradale di costoro hanno rosicchiato fondi europei per imbavagliare quel singolare patrimonio dell'umanità, il castrum medievale di Poggio Poponesco con uno sconcio preservativo fallico che avevo stigmatizzato prima con la



compiacenza di Quelli del Cicolano e poi con la  loro ira spinta sino alla mia defenestrazione.
Torno ora sul posto del delitto. Con la mia rudimentale camera incorporata in un cellulare di poco conto scatto foto su foto e comincio a proporvele. Si può imbragare un mirabile posto come codesto pagus medievale sotto un imponente castello? I carabinieri sono tanto incolti da non sollevare eccezioni in rapporti dovuti per obbligo d'ufficio? Il Cumune di Fiamignano, il suo sindaco il suo ufficio tecnico nulla ebbero a eccepire prima e nulla hanno da dire ora dopo sei mesi dalla chiusura del cantiere, ora che la mirabolante erba sotto quello sconcio telone non è ancora venuta fuori (e mai credo verrà fuori)? I Beni Culturali reatini e Romani nulla hanno da dire? La Forestale tanto pignola con i deboli ignora ed occulta? La procura della Repubblica di Rieti è tanto oberata di lavoro da non avere tempo per aprire un fascicolo contro codesta vituperazione dell'ambiente, dei valori archeologici del Cicolano, della Storia e delle vocazioni turistiche?



Quelli del Cicolano non se ne danno più per intesi. A loro è bastato cacciar fuori casa il ciclone Taverna, m il ciclone Taverna è tornato, ha preso un toast in quel bar dei soliti quattro insulsi amici; quel muliebre sedicente dottore in arti antiche, quel macellaio dal fetido furgone traslante una pala del Seicento dalla Canonica di un prete polacco in quel di Santa Lucia per consegnarla alle inesperte mani di giovincelli al primo anno dell'accademia del restauro, previo foraggiamento delle fondazioni reatine (quando si poteva), e quel lacchè del sindaco a nome molto meridionale e quell'altro di cui non ricordo il nome che osò persino minacciarmi nei miei canali riservati di FB?  
Calogero Taverna





 

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