venerdì 2 settembre 2016

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Museo archeologico regionale di Agrigento

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Museo archeologico regionale Pietro Griffo
Agrigent Museum Innenhof.jpg
TipoArcheologia
StatoItalia Italia
LocalitàAgrigento
Sito web
Coordinate: 37°17′48″N 13°35′20″E / 37.296667°N 13.588889°E37.296667; 13.588889 (Mappa)
Il Museo archeologico regionale "Pietro Griffo" di Agrigento raccoglie le collezioni di materiali archeologici statali, civiche e diocesane, e costituisce un insieme organico e di particolare importanza per la comprensione della storia della città di Agrigento e del suo territorio. L'architettura e l'assetto museografico si devono all'architetto Franco Minissi[1]


Sale[modifica | modifica wikitesto]


Torso di guerriero (480-475 a.C.)

Phiale del 430 a.C. ca.: l'attore Euiaon vestito da Perseo
Sala I
Sala con documentazione cartografica e il repertorio delle fonti antiche.
Sala II
Materiale pre-protostorico, relativo alle culture di Serraferlicchio, eneolitica, di Monserrato e Cannatello, dell'età del bronzo, e di Sant'Angelo Muxaro, dell'età del ferro (notevole il vaso a staffa miceneo, proveniente da Cannatello); inoltre, materiali geloi più arcaici (Palma di Montechiaro e Licata), ivi collocati con lo scopo di far seguire il processo di penetrazione della cultura greca (ossia dell'acculturazione al mondo greco) tra le culture indigene, tra l'epoca della fondazione di Gela e quella d'Agrigento. Infine, materiali dalla necropoli di Montelusa, con le tombe più antiche sinora note d'Agrigento.
Sala III
Ospita le collezioni ceramiche già nel Museo Civico e la collezione Giudice (materiali non tutti di provenienza agrigentina), con vasi dalle necropoli saccheggiate nell'Ottocento, oltre a materiali di recente rinvenimento. Il capolavoro della sezione è senza dubbio il cratere a fondo bianco con Perseo in procinto di liberare Andromeda (450 a.C.).
Sala IV
Ospita il materiale architettonico proveniente dai diversi santuari: oltre alla transizione dalla moda arcaica dei rivestimenti fittili a quella in pietra d'età classica, il visitatore potrà facilmente apprezzare, confrontando le gronde con teste leonine, le differenze stilistiche e cronologiche fra i templi da cui sono state recuperate le trabeazioni.
Sala V
Raccoglie i materiali votivi dei santuari agrigentini. Vi si riconoscono tipi di statuette arcaiche di divinità ed offerenti ispirate ai modelli gelesi. Un tipico oggetto votivo dai santuari delle divinità ctonie agrigentine è il busto fittile con polos (una particolare acconciatura) – sviluppo verosimilmente delle caratteristiche maschere arcaiche – raffigurante Kore, con ricca tipologia che dalla prima età classica raggiunge l'ellenismo (fra queste va segnalato un tipo di busto anticonico della dea). Oltre alle statuette e ai busti, occorre ricordare prodotti vascolari caratteristici d'Agrigento, come i bracieri con l'orlo decorato a stampiglia con scene figurate e motivi decorativi, mentre tipici dei culti demetriaci d'Agrigento sono i vasi multipli composti da anello (per recare il vaso sulla testa) con vasetti sovrapposti (kernoi).
Sala VI
Vi sono conservati materiali dell’Olympeion, con il colossale Telamone dell'Olympeion ricostruito nella parete di fondo, e tre altre teste di Telamone, il guerriero a tutto tondo in marmo (pertinente con tutta verosimiglianza alla decorazione frontonale), e il plastico con l'ipotesi di ricostruzione del tempio.
Sala VII (seminterrato)
Materiali del cosiddetto Quartiere ellenistico-romano. Oltre a sezioni stratigrafiche e materiali d'uso e decorativi (si notino i frammenti d'affresco in II stile) recuperati nello scavo delle case, vi si conservano gli emblemata distaccati dalle pavimentazioni musive.
Sala VIII (seminterrato)
Contiene il materiale epigrafico: fra questo vanno ricordate le poche epigrafi monumentali d'Agrigento greca, pertinenti perlopiù a sepolture.
Sala IX
Contiene il medagliere con le monete argentee d'Agrigento del V secolo a.C. con il tipo dell'aquila al diritto e del granchio, simbolo del fiume Akragas, al rovescio, oltre a monete più tarde della città e di altri centri sicelioti, e monete medievali, provenienti da scavi o da ritrovamenti fortuiti di singoli esemplari o di tesoretti.
Sala X
Ospita l’Efebo di Agrigento, piccolo capolavoro dello stile severo nella variante locale, dalle superfici morbide e lisce (470 a.C.).
Sala XI
Dedicata alle necropoli agrigentine di recente esplorazione, dalla fase arcaica a quella tardo-antica; vi sono anche esposti sarcofagi a vasca (VI secolo a.C.) e ad altare (V secolo a.C.) d'epoca greca, e sarcofagi romani del II e III secolo.
Sale XII e XIII
Le sezioni successive, relative al territorio, si articolano secondo le partizioni antiche e moderne. I materiali pre-protostorici del retroterra agrigentino, fra i quali i più significativi sono quelli della celebre necropoli di Sant'Angelo Muxaro (identificata con la mitica Camico, sede del re Cocalo e teatro delle gesta siciliane di Minosse e Dedalo).
Sale XIV, XVI e XVII
Contiene materiali dalle necropoli indigene coeve a quelle greche delle provincia di Agrigento e di quella di Caltanissetta.
Sala XV
Vi si conserva il cratere attico a figure rosse con Amazzonomachia proveniente da Gela (450 a.C.).
Sala XVIII
Vi è la raccolta dei cosiddetti materiali di seconda scelta.
chiostro
Materiale architettonico ellenistico-romano; nella chiesa sedile di ginnasio con epigrafe greca.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ http://architetti.san.beniculturali.it/web/architetti/progetti/scheda-progetti?p_p_id=56_INSTANCE_hIz4&articleId=16612&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=10304&viewMode=normal

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Griffo Pietro, Museo archeologico regionale - Il Museo Archeologico Regionale di Agrigento, Roma, 1987.
  • Giovanni Pugliese Carratelli, Graziella Fiorentini, Agrigento. Museo archeologico, Musei di Sicilia, Palermo, Novecento, 1992.

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