martedì 16 luglio 2013

Guicciardini, Moravia, prof. Palumbo, Sciascia e il suo Guttuso

negli anni 70 Moravia ebbe a definire il "qualunquismo" una forma di degenerazione e di putrefazione attraverso i secoli del "particulare" guicciardiniano". Con tale la definizione mi pare che lo scrittore della Noia fraintenda il vero significato etico del 'particulare ' di G. Non sarebbe male una discussione più approfondita al riguardo-
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  • A Maria Grazia Parisi piace questo elemento.
  • Calogero Taverna Mi rifugio in Sciascia ; mi avvalgo di alcuni suoi paradossi che a prima vista non dovrebbero entrarci con Guicciardini. Io invece mi intestardisco che sì. "Lionel Trilling .. saggio su Anna Karenina ... abbiamo infine che la sua coscienza e lo spirit più di quanto lo sia la rappresentazione nel suo insieme.o dell'uomo è sempre alla mercé di cose contingenti e banali, il suo senso appassionato che il contingente e il banale sono della più grande importanza ... Comprendere lo spirito incondizionato non è così difficile, ma non vi è nulla di più raro che il comprendere lo spirito quale esiste nelle condizioni ineluttabili creategli dal contingente e dal banale." Concetto preso a prestito e vivificato dallo Sciascia di Cruciverba, a commento di Guttuso. Da ammirare nella 'Crocifissione' e nella 'Fuga dall'Etna' (e non solo nella storia di Guttuso) "qualosa di diverso dalla usuale estrazione del PARTICOLARE; e ne vien fuori che ogni parte è maggiore del tutto, cioè che ogni parte è vicina alla vita" Si deve cioè "operare, idealmente, una 'scomposizione', cioè una deduzione, non una riduzione, del contingente dall'assoluto, del momento quotidiano dal momento storico, ella vita che si fa dalla vita
  • Calogero Taverna della vita che si fa dalla vita - storicamente, ideologicamente - fatta."

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