sabato 29 novembre 2014

NE’ CASALVECCHIO NE’ SANTA MARIA

[Articoletto n.° 13]
NE’ CASALVECCHIO  NE’ SANTA MARIA
di Calogero Taverna

Le origini di Racalmuto sono pervicamente incrostate da due falsi storici, peraltro in contrasto fra loro. Da un lato, si indica Racalmuto insediato a Casalvecchio con questo improbabile toponimo in lingua volgare sin dai tempi post-arabi; dall’altro, si vuole il centro sito nei pressi di Santa Maria per volontà di Roberto Malconvenant, sin dal 1108.

Per il primo falso, la più antica testimonianza che siamo riusciti ad individuare risale al 1869, quando un tal prof. Amato Amati raccoglieva l’imbeccata che a tal proposito gli forniva il sindaco di Racalmuto di quel tempo, che crediamo essere stato il notaro Michele Angelo Alaimo (cfr. DIZIONARIO COROGRAFICO DELL'ITALIA a cura  del prof. Amato AMATI - Milano -Vallardi, 1869). Vi si legge: « Antica è l'origine di Racalmuto: il suo nome è di origine arabica. Fu distrutto dalla peste del '300, indi nel ripopolarsi non occupò il luogo primitivo, che si trova ora alla distanza di un chilometro, e si chiama Casalvecchio.» La notizia viene, per esplicita ammissione, riecheggiata dal nostro Tinebra-Martorana, che invero non ha la pretesa di dare ragguagli incontrovertibili. P. Girolamo M. Morreale S.J. - ricercatore serio e da noi particolarmente apprezzato - si lascia purtroppo andare in arbitrarie congetture nella sua storia di “Maria SS. del Monte di Racalmuto” [pag. 24] e tenta di accreditare la tesi secondo la quale «cessata la peste [del 1355] i Racalmutesi superstiti non tornarono più nelle loro antiche abitazioni, ma attirati dall’acqua del Raffo costruirono le nuove case nei dintorni; il paese abbandonato ed il territorio circostante ebbero il nome di Casalvecchio». Ma a  intorbidare del tutto le acque è stato - a nostro avviso - L’Assessorato Turismo Comunicazioni e Trasporti della Regione Sicilia che nel n.° 39  del 22 dicembre 1991 de “L’Amico del Popolo” propina infondatezze su Racalmuto come la seguente «Distrutto Casalvecchio, come riferisce Michele Amari, il nuovo centro abitato venne spostato di alcuni chilometri e dagli Arabi venne denominato Rahal Maut...». Il passo dell’Amari non è citato ed è quindi impossibile chiarirne la fondatezza. Noi crediamo che ci si rifersca alla Storia dei Muslmani, vol. II, pag. 64. Se è così, l’arbitrio è totale. Vi si parla, sì, di CASTEL VECCHIO ma è località a quattro miglia da Agrigento, chiamata Raqqâdah (Sonnolenta). Comunque la si giri, non mi sembra proprio che Racalmuto c’entri proprio. Come nulla ha a che fare - almeno secondo me - con Casalvecchio. Ritrovamenti archeologici provano magari indediamenti greci e romani in quelle parti. Nulla di arabo fiinora risulta. Men che meno reperti attestanti presenze abitative collocabili nel Basso Medio-Evo. L’arcidiacono  Bertando Du Mazel, che ebbe a fare censimenti nel 1375 (29 marzo) proprio a Racalmuto, nella documentazione rimessa ad Avignone, attesta l’esistenza di un centro abitato (appena 136 “fuochi” in case per la gran parte coperte di paglia)  che appaiono sparse nei dintorni della fortezza, quella che noi racalmutesi chiamiamo “lu Cannuni”.

L’altro plateale falso è l’erezione di una chiesa nel 1108 là dove oggi stanno i ruderi di Santa Maria di Gesù. E qui la colpa è tutta dei canonici agrigentini, protesi ad accaparrarsi talune rendite racalmutesi, sotto il nome di Santa Margherita. Su loro interessate segnalazioni, il PIRRI, attorno al 1641, ebbe a scrivere: “antiquissimum est templum olim majus S. Margaritae V. ab oppido ad 3. lapidis jactum, anno 1108, de licentia Episc. Agrig. à Roberto Malconvenant  domino illius agri extructum...” (pag. 758 delle Notizie della Chiesa Agrigentina). A tre lanci di pietra da Racalmuto sorge un’antichissima chiesa che un tempo era quella maggiore, fabbricata nel 1108, su licenza del vescovo di Agrigento,  da Roberto Malconvenant, signore di quel territorio, attesta dunque l’abate netino. Solo che la notizia si basa su documenti dell’Archivio Capitolare di Agrigento, che, in base a studi del 1961, si riferiscono ad altra località, molto probabilmente sita nei pressi di S. Margherita Belice, come più dettagliamente vedremo in seguito.


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