martedì 19 luglio 2016


Ciao Calogero,


è sempre un piacere per me leggerti. Con la tua ironia mi regali sempre un sorriso. Specialmente quel: “noi parliamo greco e non di Greco...”.


Sì, hai ragione. Per risponderti avrei bisogno del mio computer che nel frattempo sta marcendo nel magazzino del carcere. Chiedere al direttore? L'ultima volta mi disse che il computer era pronto: “è giù, in settimana ti verrà dato”. Da allora è passato un anno. La mia è stata una “vittoria di Pirro” quando mi rivolsi al Magistrato di Sorveglianza. Mi diede ragione e seppure l'ordinanza del magistrato è vincolante, qui si sono fatte beffe della sua autorità. Tale è il loro potere. Ho smesso di chiedere, perchè quel: “stiamo provvedendo” era diventato un insulto alla mia seppur poca intelligenza. Il no posso impugnarlo, lo “stiamo provvedendo” non ho modo di impugnarlo. Perciò, puoi adire tutti i tribunali del mondo, perchè qui di computer non se ne parla.
Mi piacerebbe discettare con te di filosofia in modo ampio, ma sono costretto a una “filosofia ristretta”.
Proprio lui, Michel Foucault, mi ha istruito sulla parresia: “Discorso e verità nella Grecia antica”.
Sì, si possono distinguere due tipi di parresia. Una di senso dispregiativo, non molto lontana da “chiacchiera”, come hai evidenziato tu ne parla anche Platone, come una caratterizzazione della cattiva costituzione democratica. Certo, non bisogna dimenticare che Platone fu vittima della sua parresia rischiando la vita a Siracusa. Per ben due volte. Sì, il suo intento era mettere in atto ciò che predicava nella Repubblica, ma ciò non toglie il fatto che usò la parresia con il tiranno. Perciò è meglio il silenzio meditativo.


Si potrebbe pensare che il parresiastes dice ciò che egli pensa sia la verità e non ciò che è realmente vero. Foucault ci dice che non è solo che il parresiastes è sincero nel dire qual è la sua opinione, è che la sua opinione è anche la verità. Una caratteristica della parresia è dunque che c'è sempre in essa una esatta coincidenza tra opinione e verità. Da Cartesio in poi la coincidenza tra opinione e verità è ottenuta entro una certa esperienza mentale evidenziale. Per i greci, invece, questa coincidenza tra opinione e verità ha luogo in una attività verbale. Diversamente dalla retorica che come sappiamo usa tutte le sue armi, tropi, topas, etc. per convincere, la parresia, invece, è diretta, chiara e senza giochi di parole. Non vuole convincere nessuno il parresistas, vuole solamente dire le cose come stanno anche a rischio della propria vita, nella forma più estrema. Perchè credere che sia la verità quello che dice? Credo che per i greci era impensabile che qualcuno rischiasse così tanto se non per dire ciò che è vero. Non si mette la vita in gioco per una menzogna. Contrariamente da quanto accade oggi, no? Basta leggere la tragedia di Euripide per comprendere a pieno il significato della parresia, in tutte le sua sfumature.


Se oggi preferiamo le astuzie di Ulisse alla parresia non è certo perchè dal V dc si è persa la parola parresia, ma perchè è meno rischioso e c'è sempre un guadagno materiale. Quando Alcibiade si apprestava a diventare il primo fra gli ateniesi tutti lo lusingavano nel tentativo di ottenere i suoi favori (pratica di cui oggi si è diventati “maestri”). Socrate rischia di subire le ire di Alcibiade quando nel suo “parlar chiaro” gli dice che prima di governare Atene deve essere capace di prendersi cura di se stesso. A quanto pare non lo riteneva idoneo a quel grande ruolo.
Non abbiamo perso solo la parresia, abbiamo perso molto di più, la retorica, l'eristica, insomma, l'arte del saper parlare bene e anche la filosofia in generale non gode di ottima salute. Abbiamo perso l'uomo pensante per costruire l'uomo che produce e non serve certo la parresia per questo.
Vorrei continuare il nostro discorso filosofico ma non posso consegnare al sito tanti fogli da trascrivere. Se poi ci metti anche che ho una pessima calligrafia...


Spero che il tuo “censore” o asino ragliante riesca a capire di che parliamo, chissà, potrebbe imparare qualcosa.


Un abbraccio


Alfredo

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