domenica 13 gennaio 2013

Il santuario della Madonna del Monte ed il suo archivio

 
 
Per merito di don Luigi Mattina – pio rettore di fine e di inizio millennio – sono ancora consultabili le carte della pia congregazione di Maria SS.ma del Monte: coeva con la venuta del miracolosissimo
simulacro, questa storica cofraternita merita rispetto e comunque attenzione. Nota ultimamente come litigiosa consorteria, esosa nell’esazione del fugace affitto delle sedie – ha perso stima tra i fedeli racalmutesi e la recente diffidenza delle autorità religiose verso organismi “laici” ha segnato il suo irreversibile declino.
Noi di Ecclesia vogliamo, invece, ricordare il meritevole sodalizio. Lo impone, se non altro, la sua vetustà.
Era il 1543, l’undici luglio della prima Indizione; mons. Pietro di Tagliavia e d’Aragona svolge la sua visita pastorale a Racalmuto, come d’obbligo dopo il Concilio di Trento. Se ne stende un verbale che trovasi custodito encomiabilmente presso l’Archivio Vescovile di Agrigento – Sacre Visite. In dettaglio viene quindi tramandato (cfr. c. 191 e 192) che l’Ordinario, quanto di famiglia nobile ben si sa, delega il suo collaboratore agrigentino don Bartolomeo de Perinis ad ispezionare la chiesa – si badi bene al nome ed alla data – di Santa Maria del Monte, che interessa i controlli diocesani soprattutto per la sua confraternita. Val la pena di riportare testualmente il passo:
«Successive reverendus don Bartolomeus de Perinis, utriusque iuris doctus vicarius generalis dicti revv.mi visitavit ecclesiam Sancte Marie de Monte, in qua est confraternitas, cuius confraternitatis rectores sunt: magister Petrus Cachaturi (rectius Cacciatore), Petrus Vaccari, Mirardus de Agrò et Adarius Fanara et ipsimet sunt gubernatores; habent uncias quatuor, terenos viginti sex in redditibus super diversis prediis et iussi sunt traddere legitimum unventarium dictorum reddituum. Eorum capellanus est presbiter Antoninus Sferraza, qui habet uncias duas a dictis confratribus et ipse tenetur in dicta ecclesia celebrare in qualibet edomeda missas tres, hoc est: singulis diebus dominis et festis, que sunt de precepto, in diebus mercurii et veneris et dicere officium cun confratribus; et in ea visitavit altare, quod invenit satis integrum cum altarecto integro, vidit calicem cum sua patena argenti et iussit refici patena. Vidit corporalia et alia iocalia et bona, que inventa sunt sicut in alia iuliana.» [1]
La documentazione che don Luigi Mattina custodisce con intelligente prudenza ci porta al 1874, con un salto dunque, di 331 anni. Ora, le leggi eversive dello stato sabaudo hanno determinato sconquassi per idiozia predace: pochi beni permangono e tante tasse incombono.
Un quinterno, liso ma ancora in discrete condizioni, riporta nella copertina a stampa per i caratteri della Spamperia di Salvatore Montes di Girgenti:
PROVINCIA di Girgenti                                                                                    ESERCIZIO 1874

Circondario di Girgenti

Comune di Racalmuto
 

BILANCIO

DELLE RENDITE E SPESE

DEL PIO ISTITUTO

Denominato CONGREGAZIONE DI MARIA SS.MA DEL MONTE

per l’Esercizio 1874
 
Al suo interno, diviso per titoli e categorie, abbiamo un dettagliato bilancio delle entrate e delle uscite. Stralciamo:
Capitolo I – Entrate ordinarie – Fitti di case, edifizi, molini.
1.     da mastro Luigi Mulè per fitto di una bottega sita in questa pubblica piazza contigua quella di d. Gaetano Savatteri ed Eredi della fu  baronessa d. Grazia Licata vedova Tulumello per atto di fitto del 17 agosto 1869 presso noataro Michele Angelo Alaimo ove furono concesse le debite subaste e per anni sei dal 1 settembre 1869 a tutto agosto 1875 per la pigione annua di lire 197,72;
2.     da Calogero Agrò fu Angelo per fitto verbale di una casa terrana sita in questo Comune quatiere Piano del Castello confinante com il giardino degli eredi di d. Salvatore Brutto, oggi mastro Giuseppe Bonomo e sotto le camere del detto Agrò e via del SS.mo Cuore di Gesù per l’annua piggione di lire 4,02;
3.     da Nicolò Rosina per fitto verbaledi altra casa terrana, sita in questo comune quartiere del Monte, contigua la casa di detto Rosina, case di Pasquale Rotolo e strada pubblica, pervenuto alla confraternità dal fu barone d. Girolamo Grillo per testamentodepositato in notaro d. Bartolomeo Alfano a di 11 novembre 1834 per la piggione annua di L. 38,25
4.     da Calogero Puma fu Salvatore per fitto di altra casa terrana giusta l’atto del notaro Alaimo di questa il giorno 9 dicembre 1873 per la piggione annua di lire 28 e centesimi venticinque (L. 28,25); detta casa pervenuta alla confraternita dal detto barone Grillo e per atto di testamento depositato come sopra.


[1] ) Ne diamo qui la traduzione dal latino: «Successivamente il reverendo signor don Bartolomeo de Perinis, dottore in entrambi i rami del diritto e vicario generale del detto reverendissimo vescovo, visitò la chiesa di Santa Maria del Monte, in cui opera una confraternita, di cui sono rettori mastro Pietro Cacciatore, Pietro Vaccari, Mirardo di Agrò e Addario Fanara ed al contempo ne sono i governatori. Hanno proventi per 4 once e 26 tarì per redditi sopra diverse proprietà. Sono tenuti a redifere un regolare inventario di tali redditi. Il loro cappellano è il sacerdote Antonino Sferrazza, che riscuote dai confrati du eonce ed è tenuto a celebrare in detta chiesa tre messe la settimana, cioè a dire: tutte le domeniche e le festività che sono di precetto ed anche il mercoledì ed il venerdì; è altresì tenuto a recitare l’officio con i confrati. Nella chiesa visitò l’altare che trovò integro come integro trovò l’altaretto; ispezionò il calice con la sua patena di argento ed ordinò che la patena fosse rifatta. Ispezionò i corporali e gli altri giogali che trovò in buono stato, come fu precisato nell’altra giuliana.»

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