giovedì 13 giugno 2013

Ulisse colpevole, Penelope assolta per insufficienza di prove


Lei: ammetto i divorzi ma non i disimpegni o pause riflessive , fesserie secondo me per cambiar minestra,


Non mi sono spiegato. Eventualmente il complesso di Edipo ce lo avresti tu. Ma so che tu non ce l'hai. Io ho invece il complesso di Ulisse.

Lei: che finalmente arriva ad itaca dopo venti anni di girovagare dalla sua amata Penelope

la notte non dorme, ih! Ih!


Se l'amava non la lasciava in pasto ad un paio i centinaia di Proci, che essendo re piuttosto muscolosi e ardenti non credo che glieabbiano perdonata alla casta Penelope: con tutti quei prestanti uomini in casa non penso proprio che qualche sfizio non se lo sia levato.

Lei: ed ha fatto bene ah! ah! ah! ah!

venti anni sono tanti ....



ad onore del vero, dice l'Odissea che ogni Procio aveva una dozzina di giovanissime schiave appresso. Ma io dico un motivo di più per Penelope di provare anche lei come l'amore fisico è sempre una gran cosa anche per la donna e anche senza amore. Una tantum però.

Lei: ma loro la volevano per impadronirsi del regno

di Itaca

i furboni

e Ulisse li fa secchi tutti e fa bene

Calogero Taverna: non sta tutto nell'Odissea. Là anzi è detto che Penelope era donna di rigidi costumi che si faceva rispettare. Io non ci credo. Perché non credo al rispetto come dissi.

Lei: punti di vista.


Ma qui è giunto il momento che io faccia ammenda della mia irriverenza cversol’Odissea:

Fra essi iniziò a parlare la saggia Penelope:

«Straniero, ti farò ancora questa breve domanda:

per chi il dolce sonno lo prende, anche se affitto,.

Ma un dio a me diede anche un immenso dolore:

perché di giorno i sazio piangendo tra gemiti,

vedendo in casa il lavoro mio e delle ancelle,

ma quando viene la notte e il sonno prende tutti

e acute ansie mi straziano in lagrime.

[…]

Così il mio animo è qua e là per due vie,

i miei beni, le serve e la grande dimora dall’alto soffitto,

rispettando il letto nuziale ea voce del popolo,

o seguire, ormai, tra gli Achei, il migliore

che in casa, offrendo doni infiniti, mi chide.

Mio figlio, finché era ancora bambino, e senza giudizio,

non mi faceva sposare lasciare la casa nuziale.

Ma ora che è grande ed è giunta alla prima giovinezza,

persino mi prega di lasciare la casa,

angustiato dai beni che gli Achei gli divorano. »


Troviamo sublime questo dire di donna, assennata, umana e dolente. Sì vittima anche allora della dissennatezza maschile; Ulisse girovaga per assecondare la sua insaziabile sete di sapere, conoscere, per un suo diletto astratto, di vaga cultura, Ma moglie e figlio penano assai e per una stoltezza di un maschio scriteriato, vagulo, senza onore, privo di scrupoli per il mancato rispetto dei legami familiari liberamente scelti. Il mio maschilismo traballa.

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