domenica 12 gennaio 2014

Io? sono forse io?=

L'altra sera il dottore Totò Picone, dall'alto della sua statura, mi incalza:  ..... allora, prima domanda, chi è Calogero Taverna? 'nna parola, mi dico. Ma non sono fesso rispondo ad effetto: un racalmutese di dieci generazioni. Come dire, non rispondere. Volevo controbattere: quando? a nove anni, quando andavo a dottrina cristiana dalle signorina Nalbone e stranamente mi turbavo a sentire l'angelica voce della Finestrella, o i suoi occhi ispirati nel cantar messa, e il suo personale femminile che ammaliandomi e turbandomi non riuscivo a spiegarmelo; o quando a vent'anni venni insuultato dal vigile Ruggeri mandatomi dalla mamma di Dinu Casucciu con un  falso cascavaddru in mano, mentre i miei tre sodali (Viciu, Liddru e Nnaziu, ma quest'ultimo con qualche coraggio) se la squagliavano dalla sede della Democrazia Cristiana di la "rcipreti" inteso ccippiettu? Etc. Etc. Ma ora chi sono? Potevo rispondere che sostanzialmente mi identifico con un mio personaggio, l'investigatore della Donna del  Mossad, il mio sfortunatissimo romanzetto a sfondo spionistico? No, di certo. perché? giudicate voi:


L’avvocato Pujades accentuò i suoi tic nervosi. Si fece rilasciare un mandato ampio e pieno. Si accomiatò di mala grazia dallo scrittore amico e si precipitò in tribunale. Meluccio tornò a dimensioni normali, si sentì uomo ormai vecchio come capita a tutti i settantenni.  Non era paura la sua, solo angoscia, avvilimento, avversione per tutto quanto sa di stato, di potere, di procure, di capitani e di avvocati, anche. Li avvertì come nemici ed ebbe in uggia anche la vita. A passi lenti, bolso e vecchio si incamminò per le scalette che conducevano su, al seminario. La sera agrigentina sapeva di morte, quasi un preludio funebre. L’uomo, questa misera cosa con empiti di onnipotenza subito in cenere. A Meluccio cessò la voglia di lotta … rintanarsi nell’ospizio dei del Carretto ora era l’unico suo desiderio, emergeva l’infanzia, quando si sentiva protetto dal corpo della madre, sotto al rifugio, per ripararsi dalle bombe che dal cielo piovevano nella guerra del Quaranta. “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”, la polvere del mercoledì delle ceneri quale saggissimo simbolo! - in questo era profondamente cattolico, cupo, senza speranza, dannato all’inferno. Non per nulla amava proclamarsi: cattolico non credente.

 

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