lunedì 22 dicembre 2014

CALOGERO RESTIVO: ERBA MALIGNA

Chi poeta non è e incontra chi poeta lo è, tenero, ispirato, virgiliano, bucolico, rappreso nelle eterne fantasie di una infanzia trascorsa tutta in un borgo antico e contadino, quale CALOGERO RESTIVO, da Racalmuto, cosa può dire se non sommessamente compenetrarsi, sentire concorde, rivivere insieme. L'ERBA è MALIGNA dice Calogero Restivo, ormai incanutito in terre lontane, molto più apriche, inebrianti per odor di zagara e per mari omerici ricamati dagli erbosi sassi del infelice Polifemo, accecato dall'astuta malizia del greco  Odisseo
Ma tanto non inquina il fragile animo di Calogero Restivo, Monodico, riservato di lingua, aggetiva con sagace pudore. Chi come me tende alla debordante ipotssi, s'inchina riverente a tanta efficace parsimonia espressiva.
Ma scatta qui e là l'arditezza dell'immagine. Lui è pudico, noi no! Ci mette dentro frenesia pensare a sirene a cavallo di invisibili onde che ci ammiccano paradisi  non ancora inventati. Per lui il contadino è sordo a lusinghe, oppresso dall'erba maligna che gli inonda i suoi asfittici prati, Da maledire la pioggia, l'ultima piogia inondande di vacua gramigna le tisiche vigne dell'ingrata campagna. Lui col villico rimanda l'ascolto dei canti quando nella calma di fine raccolto il cielo si stella ancor quando non si spegne il tramonto. E così stiamo violentando la luccicante pagina virgiliana di questo grande poeta, Calogero Restivo nato in quel di Racalmuto, non ancora inquinato dai mari di Aci Trezza o dagli ubertosi declivi di Riposto.  [segue]

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