lunedì 22 dicembre 2014

studi sciasciani controcorrente

domenica 5 gennaio 2014

A proposito dell'albero genealogico di Sciascia

 

Venni ieri stuzzicato da un mio acre anche se stimato critico, che forse ripiccato da un mio non entusiastico appunto su un suo "romanzo storico" sulla Racalmuto dell'Ottocento, cerca come si suol dire ogni pelo nel mio brodo letterario.

Ha certo facile gioco essendo i miei interessi di ottantantenne fatto di distratti excursus nei campi più impensabili con brillantii anche genialoidi ma anche con pietosi smarrimenti propri di un ultravecchio con feroce labilità mnemonica.

Resta però il fatto che sul mio paese - che come ormai tanti sanno adoro - mai scriverò profanazioni romanzesche piene di misture alla Willian Galt, come dire inzuppate di  tutto e il contrario di tutto.

 

Si tratta della provenienza da Bompensiero del "del nonno di sua nonna" di Leonardo Sciascia. Non è da oggi che scrivo che questa faccenda genealogica che Leonardo Sciascia intrufola in Occhio di Capra è una fandonia.

Data la gravità dell'assunto, cerco intanto di ripercorre questo mio cammino contestativo.    

 Scrivevo il lunedì del 7 ottobre 2013:

Mi sono trovato non so come non so quando (ma almeno quindici anni fa) [ma mi sbagliavo: in effetti leggo nella lettera che sotto riproduco che era stata la stessa vedova Sciascia a farmelo avere, dice lei per correggere le mie ricerche] questo schizzo autografo dell'albero genealogico di LEONARDO SCIASCIA


 




 Ma si dava il fatto che almeno una quindicina di anni fa avevo redatto un antico albero genealogico del grande scrittore racalmutese, come da tracciato dattiloscritto di cui sopra. L'avevo potuto redigere in base alle carte della Matrice che Sciascia ignorava. Tanto quindi strideva con la candida raffigurazione dei suoi antenati di cui al citato autografo.  Cercai di parlarne con la Vedova. Apriti cielo, mi sono beccato persino una diffida (come si potrà leggere sotto). Ma anche qui amo dire amicus Plato, sed magis veritas.

 


 




 Sciascia dice dunque che il "nonno di sua nonna" era di Bompensiero. Sua nonna era ANNA SCIASCIA; Leonardo ne ignora l'ascendenza, la Vedova pure; noi volendo potremmo ripercorrere anche codesta ascendenza, ma sinora non l'abbiamo fatto. Pensiamo che tra quel Leonardo e quella nonna di Sciascia ci fossero vincoli di parentela data l'omonimia. Ma fare ipotesi è sempre azzardato. Chi fosse dunque il nonno di quella nonna è al momento ignorato e come Leonardo Sciascia abbia potuto scrivere che proveniva da Bompensiero sarebbe stata faccenda da indagare, senonché perentoriamente la volitiva Vedova ci ha scritto che si era trattato di un "lapsus memoriae" perché la verità vera era che si trattava del "nonno di suo nonno". Noi crediamo alla Vedova e quindi possiamo guazzare nel nostro brodo.
 
Il "nonno di quel nonno" si chiamava Calogero e nel 1802 aveva sposato Francesca Scibetta.  Proveniva da Bompensiero? a noi risulta di no.
 
Andando a ritroso abbiamo che codesto Calogero nasce da
 


Leonardo Sciascia
mastro sposa il 7.1.1754
Innocenza Alfano
di m.° Bartolomeo e Caterina
e muore il 31.8.1801
 

 

 


 
 
che a sua volta era nato da:
 


Giovanni Sciascia
mastro sposa il 29.9.1726
Anna Scibetta
di m.° Stefano e fu Anna Rizzo
e muore a 68 anni il 28.3.1766

 

 


 
 
che a sua volta era nato da
 


 Leonardo Sciascia
[nato attorno al 1670]
e
Vincenza Quagliato
di Agrigento
sposatisi prima del 1726


 

 
 
Così siamo arrivati al NONNO del NONNO del NONNO di Leonardo Sciascia che dai documenti, secondo la riproduzione che ripubblichiamo, dimorava in quel di Agrigento, parrocchia di San Petro, documento datato 1697. Ci pare di poter dire a questo punto CVD matematicamente parlando. Non è così? può darsi. Ma ci dovrebbe venire contestato carte e documenti alla mano, non in base a supposizioni o a pretese incongruenze temporali. Perché diversamente a noi ci vien fatto di pensare che come sempre si vuole scrivere e romanzare la storia di Racalmuto con "cervellotiche congetture".
Noi avevamo rassegnato per un controllo le nostre ricerche storiche alla famiglia Sciascia come da nota che sotto trascriviamo. Sdegnosamente siano stati contestati. Per lor signori eravamo incappati un "errori di ricerca". Come si è visto, siamo stati diffidati dall'usare le minute  autografe sciasciane che ci venivano mostrate a rettifica dei nostri errori e per nient'altro. Noi allora non ci siamo rimasti convinti dei nostri "errori di ricerca", figurarsi ora per la penna di qualche nostro astioso critico.  



L'ANTICO ALBERO GENEALOGICO RACALMUTESE DI LEONARDO SCIASCIA
 
 
di Calogero taverna
Leonardo Sciascia, scrittore essenziale e di irriducibili pudori e ritegni, ebbe insolite espressioni  di trepido legame per Racalmuto: «Isola nell'isola,  - annota in Occhio di Capra [1]- come ogni paese siciliano di mare o di montagna, di desolata pianura o di amena collina, la mia terra, la mia Sicilia, è Racalmuto, in provincia di Agrigento.» E - vezzo in lui raro - indulge in quell'aureo libretto a cenni autobiografici ed a richiami ancestrali. Sapido, arcano, ammiccante ed ironico, sa Sciascia fermarsi  «... all'Isola-paese: a Racalmuto (Rahal-maut, villaggio morto, per gli arabi: e pare gli abbiano dato questo nome perché desolato da una pestilenza) [dove] sono nato sessantaquattro anni addietro; e mai me ne sono distaccato, anche se per periodi più o meno lunghi (lunghi non più di tre mesi) ne sono stato lontano».  Il suo essere scrittore di razza  lo porta ad aureolare di trasfigurante malia la nota anagrafica: «Mi pare di sapere di quel paese molto di più di quel che la mia memoria ha registrato e di quel che dalla memoria altrui mi è stato trasmessa: un che di trasognato, di visionario, di cui non soltanto affiora - in sprazzi, in frammenti - quella che nel luogo fu vita vissuta per quel breve ramo genealogico della mia famiglia che mi è dato conoscere ( e tutto finisce, nel risalire il tempo, a un Leonardo Sciascia, nonno di mio nonno, che nei primi dell'Ottocento venne a Racalmuto dal vicino paese di Bompensiere per esercitarvi il mestiere di conciatore di pelli), ma anche tutta la storia del paese dagli arabi in poi.» «..la mia residenza -  continua Sciascia in Occhio di Capra -  qui, quella residenza che di molto precede la nascita, è cominciata con gli arabi. Del resto, c'è il mio nome: che è tra quelli che Michele Amari registra come arabi, e finiscono con l'esser tanti da contraddire la sua tesi di fondo che la Sicilia sia stata araba ma non , per dirla approssimativamente, arabizzata (e il nome, fino alla metà del secolo scorso, nelle anagrafi parrocchiali, non gratuitamente, ma per esigenza fonetica, veniva così trascritto: Xaxa).
Lo spunto di essere originario di un paese vicino - ma irriso dai racalmutesi - affascina talmente lo scrittore da ritornarci su (a pag. 95): «Venire dal Naduri era come venire da una sperduta contrada di campagna: essere dunque zotici e sprovveduti. Quasi peggio dei milocchesi . Dal Naduri è venuto a Racalmuto il nonno di mio nonno, Leonardo Sciascia: da contadino che era stato, A Racalmuto intraprese il mestiere di conciatore di pelli, pure commerciandole.»
 
Non so chi abbia fornito  i surriferiti dati genealogici a Leonardo Sciascia. Mi pare che vada esclusa una diretta consultazione delle 'anagrafi parrocchiali' della Matrice di Racalmuto. Per quel che mi consta - e credo di avere ormai raggiunto una certa dimestichezza coi libri parrocchiali racalmutesi - il nonno del nonno di Leonardo Sciascia non si chiamava Leonardo, bensì Calogero: era figlio di mastro Leonardo, era racalmutese già da almeno quattro generazioni, mastro e pio - risulta un solerte confratello della Congregazione dell'opera della Misericordia di S. Raffaele Arcangelo dell'Itria (la 'Mastranza') - nacque a Racalmuto nel 1776 e  nel censimento del 1822 vi risiede  con la moglie Francesca Scibetta - figlia di m.° Pasquale e Calogera Nalbone - e ben otto figli tra i quali Pasquale, il nonno del padre di Leonardo Sciascia , che all'epoca aveva tredici anni e al quale era stato dato evidentemente il nome del nonno materno.
Una famiglia di "mastri" - categoria tipica della classe piccolo-borghese della Racalmuto feudale -  quella degli SCIASCIA che affonda le sue radici locali nel fine secolo diciassettesimo. Ma procediamo con ordine.
I libri parrocchiali della Matrice di Racalmuto (battesimi e qualche matrimonio) datano - con grossi salti - a partire dal 1564: nel quarantennio di fine '500  riesco ad individuare un Vincenzo XAXA (proprio come scrive Leonardo Sciascia), sposato con Margarita e padre di Jacobo (n. il 18.5.1582), di Alberto (n. l'8.8.1585), di Antonio (n. il 16.1.1587), Francesco (n. il 23.12.1587) e di Nardo (n. il 20.9.1593). Altro fuoco è quello di Filippo Xaxa, sposato con Maruzza e padre di Marta (n. il 5.9.1584), Francesco (n. il 2.11.1592) e Lauria (n. il 4.12.1593).
Nel Seicento gli Sciascia di Racalmuto si diradano e, per un certo periodo, spariscono del tutto. Nel censimento del 1660 abbiamo un solo nucleo familiare: quello della vedova Antonina XAXA. Nel successivo censimento del 1663 non ci riesce più di rintracciare nessuno della famiglia Sciascia nella terra di Racalmuto.  La vedova Sciascia  era una vicina di casa di Soro Francesca La Matina, la sfortunata madre di Fra' Diego La Matina ed abitava, nei pressi della Matrice, vicino l'abitazione di Benedetto Nalbone e di Liberanto Taverna, tre nomi che per una sorta di cabala tre secoli dopo si sarebbero interessati, con diverso titolo e con dislivelli qualitativi, del frate giustiziato a Palermo nel 1658.
Antonina Xaxa, l'ultima del ceppo Sciascia prima della grande peste del 1671,  cessò di vivere il 18 ottobre 1662; da tempo era vedova di Alberto Xaxa. Accompagnata da don Mariano Agrò fu sepolta nella chiesa di Santa Maria di Gesù.
Tra il 1655 e il 1658 si era estinta un'altra famiglia Sciascia, ma questa proveniva da Delia. All'età di ottantanni moriva Giacomo XIAXA (una variazione parrocchiale del prestigioso cognome) e veniva sepolto, il 23 luglio 1655, nella chiesa di s. Giuliano. La moglie, Filippa, lo seguiva nell'ultima dimora il 14 aprile 1658 a settantanni. Povera, però, fulminata da una 'morte improvvisa', aveva sepoltura 'gratis' a S. Sebastiano. Senza sacramenti dunque, ma si era «communicata in Paschate». Due figlie di questi Sciascia 'della Delia' si erano sposati a Racalmuto:  Angela, il 6 agosto 1651, con Angelo Ferrauto di Francesco e della quondam Catarina; Caterina, il 28 aprile 1653, con MIchele Cozzo, figlio del fu Giuseppe Cozzo e della vivente Beatrice.
All'inizio del secolo gli Sciascia racalmutesi non erano pochi: un Filippo sposato con Angela battezza un bambino di nome Giuseppe il 15 settembre 1601; un Nardo coniugato con Beatrice battezza un figlio chiamato Filippo il 21 aprile 1600. Angela Sciascia, figlia di Giacomo Sciascia, viene diligentemente registrata tra gli ottemperanti al precetto pasquale del 1643. Giacomo Sciascia aveva sposato in seconde nozze, il 20 maggio 1623, Filippa, a sua volta vedova di Lisi Nohara.
Un Giuseppe Sciascia può permettersi di seppellire, il 7 settembre 1636, un proprio figlioletto, Giovanni,   nella chiesa del Monte, segno di prestigio e benessere. A quel tempo prosperava anche la famiglia di Francesco Sciascia (XAXA), la cui presenza di rileva dagli atti di morte del 1636 (un figlioletto di nome Isidoro viene sepolto presso i carmelitani il 31 luglio del 1636).
Ignoro il perché dei tanti Sciascia, operanti ed operosi nella prima metà del Seicento, non sia rimasto nessuno secondo il 'rivelo' del 1666. Nella successiva funesta peste che decimò Racalmuto di oltre un quarto della popolazione, gli Sciascia sono del tutto assenti dal nostro paese. Vi ritornano, però, subito dopo: se oriundi o appartenenti a nuovi ceppi di paesi lontani, non sappiamo.
Da quelli che Leonardo Sciascia chiama 'anagrafi parrocchiali', rilevo un Gaspare Sciascia  incluso tra i 'battezzati' (al n.° 1263) dei libri parrocchiali del decennio 1677-1686  (ed a partire da questa data il cognome è scritto correttamente come ai tempi attuali: una piccola inesattezza dunque quella dello scrittore che vorrebbe il suo cognome storpiato dai preti in XAXA  'fino alla metà del secolo scorso'). Una Francesca Sciascia, figlia di Gerlando e 'Hieronima' Sciascia, viene battezzata il 7 aprile 1685. Ma sappiamo di certo che il primo antenato di Leonardo Sciascia, di cui vi sia cenno nei registri parrocchiali racalmutesi, di un 'mastro' e - guarda caso - si chiamava Leonardo. E' un dato che ricaviamo dall'atto di matrimonio di un sicuro antenato di Leonardo Sciascia: mastro Giovanni Sciascia che il 29 settembre 1726 si coniugava con Anna Scibetta, figlia di mastro Stefano Scibetta e della defunta Rosa Anna Rizzo di Racalmuto.
In quell'importante atto di matrimonio leggiamo che Giovanni Sciascia era figlio di «fu m.° Leonardo e Vincenza Quagliato vivente, olim jugati Civitatis Agrigenti et Parochiae s. Petri». Non abbiamo avuto modo di acclarare questa notizia presso i libri della parrocchia di s. Pietro di Agrigento. Lì, certamente, si risolverebbero i dubbi sull'origine di quel Giovanni Sciascia e cioè se anche lui era agrigentino come la mamma - ma non ci pare - o se agrigentino era il padre Leonardo.
Si dà il caso che risulta avere un fondamento di verità quanto ebbe a dichiararci una lucidissima nonagenaria zia di Leonardo Sciascia , che ci accordò una simpaticissima intervista. La ancor bella anziana signora ci parlò di un'origine agrigentina del nucleo familiare di Leonardo Sciascia, anche se ravvicinata alla fine del secolo scorso.
Eccone una parziale trascrizione dell'intervista, fatta nel luglio del 1993:
 
Voce della zia «..nuh! ..ora mio nonno si chiamava Calogero.... chiddu Leonardo... ora chissu discindiva di una famiglia di Agrigento... unn'è ca mi pozzu ricordari  di chiddi vecchi --- Chiddi chhiù vecchi di mia!
E mmi diciva ca un biaggiu ma patri.. cci diciva cca so nannu sichiamava Sciascia Pasquali comu Sciascia lu patri di chissu Leonardu.....
'Ma patri Pasquali Sciascia era figliu di Caliddu .... Ora chisso Pasquale Sciascia, ma patri, era figliu di Caliddu ... lu zi Nardu lu fratellu di mio nonno.
Ma patri ca si chiamava Pasquali Sciascia ... so patri si chiamava Caliddu .. e lu patri di ma nannu Caliddu si chiamava Pasquali ed era di  la parti di Agrigento .. Ora chissu nonno di ma patri si chiamava Pasquali, comu ci dicu iu, dici ca discinniva di barunatu... ora chistu Nardu,  lu frati  di ma nannu, erano capumastri di li mineri, quannu spirmintaru li mineri, era capumastri di li mineri
Ora chissu ma zzì Nardu stava a lu Munti unni stava la maestra Sciascia e c'era ma zza' Marietta Sciascia, ca pua si marità cu uno ca si chiamava Pippinu Sciascia...
Iddi stavanu dduocu .. nastri stavamu a la parti di ccà ncapu .. Quannu mi spusavu iu a lu Carminu .... Ma patri stava a la Madonna di La Rocca.  Però nni trattavamu.... echi ristà chistu Nardu, chistu chi murì ...e  ogni tantu quannu  c'eranu certi occasioni... L'urtimu viaggiu ccu chissu secunnu cuscinu Leonardo Sciascia  nni vittimu nni mma' zza' Marietta., la maestra Sciascia ... ca murì lu maritu....
[Precisazione di un familiare presente:]  «E' la sorella del padre di Leonardo Sciascia. La zza Marietta. La zza'  Marietta e lu padri di Leonardo, lu zzì Pasqualino erano fratello e sorella. [Chiarimento della figlia:]  Ma nanno era Pasquale e lu patri di chissu Leonardo Sciascia era Pasquali. Eranu figli di frati.»
[ Continua la zia intervistata] «.. po' chissu ma nannu Caliddu  lu purturu  ccà, nilla provincia di Agrigentu, .. nun ricordu chissu paesi  come si chiamava -- chissu ma nannu Caliddu... ed era capumastru comu ora li chiamamu 'ngegnera .. pi sfruttari lo zolfo. Ma nannu aviva novantasettanni -- murì nel 1921  [era del 1824, Agrò]. Lu zi nardu badava ccà e chissu ma nannu furistieri ... Ma nannu aviva la passioni di la caccia .... C'era però sempri lu filiddu di la religioni: ma nannu  era religiosu ... A novantasettianni si nni jva a la Matrici a vidisi la missa ..Lu zzi' Nardu nun mi lu pozzu ricirdari ...ma nannu era accussì..» 
 
La ricostruzione della zia di Leonardo Sciascia qualche perplessità in noi la suscita: stando ai diligenti archivisti preti della matrice non abbiamo dubbi sul seguente succedersi generazionale:
 
 



 Leonardo Sciascia

[nato attorno al 1670]

e

Vincenza Quagliato

di Agrigento

sposatisi prima del 1726
 
 
 
 
 
 



Giovanni Siascia

mastro sposa il 29.9.1726

Anna Scibetta

di m.° Stefano e fu Anna Rizzo

e muore a 68 anni il 28.3.1766
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



Leonardo Sciascia

mastro sposa il 7.1.1754

Innocenza Alfano

di m.° Bartolomeo e Caterina

e muore il 31.8.1801

 
 
 
 
 
 
 
 



Calogero Sciascia

mastro sposa il 24.2.1802

Francesca Scibetta

 di m.° Pasquale e Calogera Nalbone
 
 
 
 
 
 



Pasquale Sciascia

nasce il 26.8.1810

muore il 12.9.1879

mastro, sposa

Angela Alfieri
 
 
 
 
 



Leonardo Sciascia

 sposa il 25.10.1884

Anna Sciascia
 
 
 
 



Pasquale Sciascia

nasce il 27.1.1887

il 27.3.1920 fa gli sponsali

e l'8.3.1920 sposa

Genoveffa Giuseppina Martorelli

di Giuseppe e Rosalia Fantauzzo
 
 
 
 
 
 
 



Leonardo Sciascia

scrittore

nato a Racalmuto l'8.1.1921
 
 

[1] Leonardo Sciascia - Occhio di Capra, Adelphi, Milano 1990, pag. 11.
 
 
 

 
 

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