mercoledì 17 dicembre 2014

Verre, Cicerone e Benigni

Vi fu un tempo in cui un tal Cicerone che molto aveva rubato con i suoi governatorati se la prese, senza arrivare a fondo, contro un tal Verre che invero a noi siciliani ce la la mise molto nel sedere. Quel Cicerone aveva prima sghignazzato: oh quanto merito dare alla Sicilia che per prima insegnò ai romani quano è bello dominare i popoli. Poi vi fu la falsa donazione di Costantino e le cose peggiorarono. Cicerone si preparò per un processo come quelo che si sta imbastendo a Roma contro Capitale Mafia. Sapeva che mai avrebbe pronunciato quelle orazioni: gli si potevano rivolgere contro- Ma pare che incavolato Verre ebbe a gridre nel'Agorà che ora mi pare neritevolmente Marino vuole tutta restiruirci: ma cosa pretende da me codesto Cicerone? In fin dei conti che ho fatto? di quel che ho preso UN TERZO a Cesare che mi ha dato il posto, un terzo all'Erario - che quello vuole incassare e basta - e un terzo per me che oltretutto mi tocca subire un inframante processo per avere servito la Patria e se voglio evitare il peggio mi tocca andarmene in esilio .In effetti all'epoca non c'era Hamhameth- Cinismo il mio? certo! Ma non sono rincoglionito tanto da farmi frastornare nè dal francescanesimo di papa Cicciu né dalla sacra auri fames di un tal guitto toscano, divenuto predicatore patentato di santa romana chiesa.

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