sabato 9 maggio 2015

adversus lecchinum iuvinem

Mirabili ragguagli, critiche ficcanti, elevato senso civico ... purtroppo con i riflettori puntati su quella che certo l'immenso poeta della Magna Greca diceve "la più bella città dei mortali". Spendere epiteti analoghi per la città cadente di oggi significherebbe friggere il nulla come ormai è solo vezzo di qualche veniduenne lecchino regalpettrese. Si riaccenderà mai la Citalena su Racalmuto? Chi mi ragguaglierà qui a Roma sulle follie della paranoica gente del sale dello zolfo e del caciummo? Sì è vero! ben cinque voci di informatico pregio sgorgano dalla mia terra, dalla mia Racalmuto sempre colta, ironica e discreta sia pure assurdamente spesso rassegnata. Ma sono cinque voci che o non san nulla di Racalmuto o hanno interessi alieni. Chi passa dal battesimo sciasciano alla cresima vascia che tenta di invadere campi più che monopolizzati dai vari Grandangolo e compagni, chi ormai si accontenta di fare da fievole eco alla dattilografica voce storica del vecchio di famiglia e semmai quando proprio ciò diviene impellente alla esangue opposizione che qualcuna sempre di famiglia cerca di tessere a larghe maglie nel palazzo Matrona, chi è troppo alato poeta per parlare di monnezza e di cimitero privato degli innaffiatoi dei fiori domenicali, chi come me se ne sta divertito a Roma e cerca ora di umiliare la pia visionaria di maggiukore o il caglio bovimo o magari il manuel romano o magari la pingue signora grottesca alle prese col rinnovo di tessere romane oppure l'agnus parvus che d'un tratto si mette a belare in latino. Resta TRS98 e il suo gigantesco Nicolò Giangreco. Spero in lui, credo in lui. Mi prometta in cambio dei tanti elogi che gli ho dispensato (innatuali in un tipo come me) di esere un po' meno foresto e più minuzioso nel ragguagliarci sulle piccole cose di questo nostro borgo natio,di questa Racalmuto che ritonernebbe un grande paese se si liberasse finalmente del fastidoso ed espanso culto sciasciano. Già Sciascia "in nessun modo amava Racalmuto". Non vedo perché i Racalmutesi non debbano ricambiargli il loro sentimento di "mortal noia". Scrissi una volta e ripeto ancora: come Sciacia si rese facoltoso parlando male di questo paese " mé libero, né giusto, solo folle", noi racalmutesi dobbamo cercare di sbrogliare la matassa del nostri gravi problemi economici . ... parlando bene di lui". Ma senza guerre di religione però, caro sindaco Messana! Una lapide in flex ben ri presta a grffiti di geniali dopati della notte.

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