domenica 5 luglio 2015

Calogero Restivo, maestro del saper narrare

Calogero Restivo, maestro del saper narrare


Lumache al sugo da far fortuna finché forse troppo grasse forse quindi cimiteriali,  prima creano fortuna, dopo determinano la rovina. Tutto in un piccolo centro, negli albori della novella democrazia, nel nostro fragile borgo natio, a Racalmuto, quello senza fronzoli letterari, senza sublimazioni parrocchiali. Ci piace tanto questa Racalmuto fragile, nevrotica, dimessa; maniaca, suggestiva, normale che pennella un grande della penna castigata colta limata scorrevole narrante di questo grande racalmutese di questo maestro del saper narrare Calogero Restivo.

Calogero Restivo è un uomo di scuola EMIGRATO a 14 anni  sia pure nel nisseno o nel catanese e comunque non inquinato da quella falsa cultura, arrogante. saccente, ripetitiva, insulsa, racalmerese che oggi tanto ci angustia, ci indispettisce, ci annoia,  ci frastorna. Una cultura - quella - epigonale secreta dalla figliolina selvatica del melanconico nichilista albero nocino.

Vi si contrappone questo autentico figlio della trepida civiltà contadina racalmutese che è il professore Calogero Restivo, docente emerito nelle terre del Verga, sicilianissimo dunque, senza germaniche intrusioni pirandelliane o toscanismi rondisti, lasciando da parte gli ipotattici inquinamenti dei locali della terra della ragione che svolazzano nel nulla credendosi persino poeti sommi o narratori d'avanguardia.

Adamantino, melamconico, virilmente romantico Calogero Restivo ha stile, musicalità, ispirazione, tattilità da sapido narratore, da ammaliante rievocatore di tempi modi uomini miserie e gioie di un piccolo non dimenticato mondo antico. Ci avvince senza violentarci, ci  trasporta live, melodicamente nei nostri ancestrali meandri della memoria, forse quella preistorica, non ancora inquinata da questo nuovo mondo millenario che rigurgita corrotti valori del millennio scorso rifiutati dall'incipiente novello millennio brancolante nel nulla creativo, sulle macerie del tutto antico, rinnegato.

Calogero Restivo è forse un conservatore, non rinnega quanto del passato donnette cerebrali dichiarano magari retrogrado. Vi è la vivifica malinconia del ricordo che trasla l'antico nel nuovo con continuità che sa di miracolo.

La Racalmuto di oggi, turbolenta, occidua, dall'avvenire isterilito, dall'orizzonte fugato, dalle miniere chiuse, dalle guerre neglette, dalle case collabenti, dalle dicerie frastornanti, dalla letteratura instristita, dal  premio a Grassonelli, dalla cinematografia esausta, ha una sua voce narrante solo in questo esule dal nome e cognome priscamente indigeno: Calogero Restivo. Apprezziamolo, riscopriamolo, plaudiamolo, ringraziamolo.

Calogero Taverna

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Ed eccovi in anteprima un gran bel racconto di Calogero Restivo, una rivisitazione trepida e romantica di un momento topico della mirabile palingenesi storica (meglio microstorica) della Racalmuto di Sciascia ( meglio delle   Parrocchie di Regalpetra sciasciane)




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