martedì 19 aprile 2016


Faccio subito ammenda: il signor Sindaco avv. Emilio Messaana al raduno nell'(af)Fondazioni di sabato scorso non c'era, né parlò Lasciò solo la sua CMC appendice (ma pare per poco) che ovvio sproloquiò. Quel POPO di roba falsa e bugiarda persino nel titolo dominò. Taluno si disse essere volato non so da quale cima alpina per osannare chi ormai non c'è più. Sciascia oggi non lo conosce più nessuno.



Esibisco qui una paginetta di un groviglio di parrocchie in un inesistente paese quod dicitur Regalpetra. Racalmuto ai sensi del codice canonico era monoparrocchiale, salvo una infelice interruzione attorno al 1620. Invero prima tre poi quattro e per una breve parentesi 5 parrocchie furono poco edificanti vicende ma degli anni trenta del millennio scorso.



Incipit: quel 1645 anno di gran peste a Racalmuto è tutta una allucinazione storica del poco storico Leonardo Sciascia. A sua difesa penso che voleva dire 1625. Un banale rifuso dunque? E Sciascia nelle tante successive edizioni del suo fortunatissimo libello non se ne accorse mai?  Sabato scorso persino un giudice di Caltanissetta non aveva nulla da fare e venne qui in viale della Vittoria ad osannare il grande fallace della storia locale. Ci regalò persino un inno alla gloria ad un notorio avvinazzato leguleio.



Sciascia quindi ha le traveggole: ci vuol far credere che in quella (inesistente peste) una metà "della popolazione fu falcidiata". Invero già nel 1570 "Racalmuto contava 5.279 abitanti" (Calogero Taverna - Racalmuto nei Millenni, pag. 148, ma è testo che la afFondazione disconosce per l'avara povertà (di spirito) catalana  e il comune succube disdegna)

Caro Sciascia, il "terzo Girolamo non andò a cacciarsi in una congiura contro la sovranità di don Filippo IV". Bellamente lo confonde con suo padre, quel Giovanni V di cui alle cronache anche del D'Auria.

Codesto Girolamo terzo sopravvive addirittura al figlio Giuseppe e visse sino al 9 marzo 1710 (Bibliografia? C. Taverna: la signoria racalmutese dei del Carretto, passim: Non vale? Non fa niente!!!)



Puttanata sostenere che "l'investitura passava ai marchesi di Sant' Elia" e posso affermare che è una tua fandonia sostenere che "fu grande riforma quella che i Sant'Elia fecero centocinquant'anni addietro, divisero il feudo in lotti, stabilirono un censo non gravoso, la piccola proprietà nacque , litigiosa e feroce". Caro Sciascia anche qui la tua maldicenza contro di noi racalmutesi veraci non si acquieta. Ma storicamente asserisci panzane: allora eri amico dell'arciprete Casuccio. L'Arciprete teneva ancora in sacristia una bella memoria difensiva  a favore di suo padre, mastru Liddru Casuccio cultore di pirreri a Fra Paolo. Era memoria del celebre avvocato Xerri. Vi avresti letto i termini della faccenda dei Sant'Elia e ci avresti dispensato da una simile castroneria storica che purtroppo quel POPO di cultura storica di sabato scorsa continua a martellarci.






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