mercoledì 6 luglio 2016

mia corrispondenza con Casarrubea sul caso Messana

 
28 luglio 16.24.49
 
 
 
 
 

Un lungo discorso che debbo correggere essendomi scappati
tanti errori  per la mia solita imperizia
informatica, insinuando una mia proposta. Racalmuto è la patria di Sciascia,
una Fondazione si erge a suo nome. Mi piacerebbe che Lei potesse presiedere un incontro
per la chiarificazione del ruolo e se vi sono delle colpe del compaesano
racalmutese Ettore Messana, magari per stabilire se gli deve dedicare una
strada in commemorazione oppure no, per comprovata indegnità. E mi PIACEREBBE
CHE NELLA fondazione vI SI ISTITUISSE UNA SORTA DI SEMINARIO PER RICERCHE
STORICHE NON PRECONCETTE DA LEI PRESIEDUTO. PENSO A GIOVANI CHE POTREBBERO
ANDARE A STUDIARE LE CARTE DELLA nara quali lei meritevolmente illustra nel suo
LUPARA NERA (e credo altrove). E non mi dispiacerebbe che vi partecipasse anche
la Cernigoi, sempreché desista dalle non provate accuse contro il Messana. 
  
28 luglio 21.34.10
 

Nel caso tagli prima di leggere. Ma questo è un mio post
pubblico che in qualche modo intendo segnalarle: 

 E’ la seconda volta
che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel
lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del
1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Banca Privata Finanziaria
che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata,
contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 6 della vecchia
legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il
Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno
l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona
era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta
la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le
cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un
convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la Cernigoi che fa il bis.
Le avevo scritto: 
 6 giugno 18.17.40
 

 lei dovrebbe essere
l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore
generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande
personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la
smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza
operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo
non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici
fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. 
 
 

 Le avevo scritto
molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta del mio
caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così
osa irridermi (e contraddirmi): 
 
 

 La Nuova Alabarda 20
giugno • 
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
 
 
 

 Ho ricevuto negli
ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa"
di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore
Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. 

 In effetti ho avuto
modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di
guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho
indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno
rinfrescare la memoria su questa persona. 
 
 

 Com’è noto, il 6/4/41
l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di
Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di
comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto
il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e
successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. 

 Il nome di Messana
risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla
Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War
Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto
originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551
Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di
documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo”
dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri;
terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di
civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di
denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli
4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice
militare jugoslavo del 1944”. 

Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana
dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura
di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796,
III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica”
condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio
Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima
citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot
(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a
pene minori. 

 Messana e gli altri
furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da
loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate
dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. 

Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni passaggi. 

“Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti. 

 Durante la sua
permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad
effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. 

 Ma anche qui, così
come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni
senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di
pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata
in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore
Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista
ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei
confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. 
 
 

 A fronte di tutto ciò
ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso
sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui
donne e bambini e ferendone molte altre. 

“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il
capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano,
con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla
mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di
Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo
cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si
concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di
essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. 

Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS
Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri
(Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda”
di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli
organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu
ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della
Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione
del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in
dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne
il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri
stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto
al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”;
Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come
pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in
contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di
rapinare una vettura automobile”. 

Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in
modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i
riflettori”. 

Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda”
Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti
statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. 

Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a
offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di FB. Diversamente da lei
si è invece comportato quel gran signore e profondo studioso del prof.
Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me. Calogero Taverna 
 
 
 
 
 
 
 
 
29 luglio 21.06.03
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Caro Calogero, cose vere, cose false e cose meno vere.
Ricordo il Ruffini nel 1945/46. Magari qualcuno ad Agrigento aveva attentato
alla vita del principesco vescovo Peruzzo (addirittura un frate a Santa Stefano
Quisquina). Si pensava che primate di Sicilia dovesse essere proprio il
Peruzzo, invece il papa mandò Ruffini. Figurati se posso avere stima e fiducia
nei papi e in papa Pacelli in particolare. Ma era chiaro che l'America, la
mafia, Portella, Giuliano non ci entravano per nulla. Mie ricerche
nell'archivio vaticano segreto mi portano molto lontano. Quanto al connubio
Pacelli-America nulla di più falso di quello che leggo. Pacelli aveva un
religioso terrore dei comunisti. Iniziò la sua crociata con il microfono di Dio
(padre Lombardi) e la peregrinatio Mariae. Divertente la pagina di Sciascia nelle
Parrocchie in proposito. Eppure proprio la settimana scorsa sfogliando un
faldone del SIS seconda sezione all'ACS di Roma leggo tutto un carteggio su
questa storia qui. Gli americani volevano un gemellaggio America-Vaticano nella
lotta al Comunismo. Pacelli si oppose sdegnosamente. Peraltro non amava il
capitalismo massonico e sionista di Washington. Il sostituto Montini sospinse
il Della Torre dell'Osservatore Romano a scrivere una trentina di frasi
piuttosto ambigue quanto ad anticomunismo. Vi si palesava addirittura della
simpatia. Successe un finimondo. Etc. Quello che aggiungo io è questo: con
tanta dovizia di documenti e prove storiche perché continuare a crogiolarsi
nell'orgia dei luoghi comuni di quel tempo del primo dopoguerra degli anni '40.
Mi fa piacere che anche lo stesso prof. Casarrubea mi scriva che occorre un
salto di qualità nella ricostruzione storica del secolo scorso, specie alla
luce delle nuove possibilità di ricerca e dei nuovi strumenti anche
informatici, della ricostruzione del recente quadro storico (tutto ancora a
definire).. 
 
 
 
 
 
 
 
 
1 agosto 18.24.05
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI
 

 Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. 

 Per il sanguigno
grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava
giubilato: 
 
 

 A) Perché c’era da
domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera
facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti,
cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a
freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula
ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta
mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura
iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte
misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di
far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il
giorno dopo fu assassinato …» 
 
 
 
 
 
 
 
 

B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una
nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa:
"Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…» 
 
 

C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.» 
 
 
 
 
 
 

Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana del
1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del
1947. 
 
 

 Sono mesi che
scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie.
Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel
terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia
che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza
Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi;
poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente,
dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20. Ci
dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso
ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare
a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere
stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si
sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e formulò contro il giovane
trentunenne commissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con
Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e
proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato
redditiero racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato
Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure
strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto. 

 Analogo discorso per
quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di
Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero
in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente
, il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE. 

 Nel 1934 dopo 15 anni
– troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi
pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono
rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia
militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un
“commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un
ufficiale dell’esercito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a
premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il
nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con
l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti.
Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della
N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da
parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex
giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando
generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno. 
 
 
 

 Ma noi abbiamo
cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del
giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci
sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue
polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il
quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per
la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE
RIVOLUZIONARIA. 
 
 
 [segue]
 
 
 
 
 
 
 
 
 
4 agosto 16.41.53
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei
fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.
Questa qui non è una intollerabile mistificazione? 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE
IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA,
L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI 
 
 
 
 

 L ’ANPI domenica 14
ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo
assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza
della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una
corona sotto la lapide che lo ricorda. 
 
 

 Giovanni Orcel è una
delle figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario
generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte urbane e lotte
delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel
fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto collegamento con
Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del
1920. 
 
 

 Orcel viene
assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati
15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine
fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad
ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della
prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro
dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana
negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di
polizia in Sicilia negli anni 1945! 
 
 

 Entrambi i delitti,
inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti. 
 
 

 Su Giovanni Orcel
leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in
Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di
Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista”
e in numerosi altri scritti. 
 
 

 Il libro di Giovanni
Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano.
1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni. 
 
 

 Il logo del
referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue
di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana
e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra politica, in assenza
di opposizione vera, stanno di fatto abolendo. 
 
 
 5 agosto 0.04.31
 
 
 

il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni
Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva
accanto a sé? 
 
 
5 agosto 18.45.11
 
 
 
 
 

Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i
subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di Cesare in poi.
Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano molto esperta. Le foto di
Messana in giro si contano sulle dita di una mano e lei ne ha beccato una. E'
possibile sapere di quale archivio fa parte? 
 
 
 
 
 
 
 
 

di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana. Purtroppo
nel cambiare CASA MANDATOTUTTO AL MACERO.LA RABBIA!!! 
 
 
 
 
 
 
 
 
6 agosto 15.33.31
 
 
 
 
 
 
 
 
 
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
 

 Dopo i tumulti di
Riesi 
 
 

 Truppe rientrano a
Riesi 
 Lo stato dei feriti
 

 Un sottotenente
ucciso 

 CALTANISSETTA 10
notte. 
 
 

 Finalmente, stamane
dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una
relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava
concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti,
mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da
due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i
contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella. 

 Stamane però all’alba
quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si
squagliarono di sangue. 

 Immediatamente si
prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo. 

 Secondo le notizie
segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario
Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che
i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi
regna una certa calma. 

 Stamane qualche
negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti
serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi
vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai
feriti. 

 I morti accertati
finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti. 

 Fra i militari sono
stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da
Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola. 

 Il deputato
provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente.
Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trapi, inviato
appositamente per procedere ad una inchiesta. 

 L’on. Pasqualino
Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e
promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti
problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per
Riesi, per fare opera pacificatrice. 

 In città ha fatto
impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura
mantiene il massimo riserbo. 

 Pare che il Calì sia
accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i
contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora
sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel
nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo.
L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un
anarchico e disertore della Regia Marina. 
 --------------
 
 
 

 Questo il
completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del
Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e
soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del
Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale
di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi
che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo
voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre
idee persino quali si calano nella inflessibile storia. 

 Fede politica,
attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni
storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle
calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco
quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre
del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo
in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere
un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il
solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere: 

“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi
del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria
che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che
manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa
con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto,
ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato
criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo
inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!” 

Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non
può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata
come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu cotretto ad una
serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare
condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio
ormai storico e quindi lo si piuò dileggiare come più fa comodo. 

 E no! E lo dico a
tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla
Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un
altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et
similia. 

 La famiglia Messana
c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali per questa
martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr. Uff. comm. di
SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore Messana da
Racalmuto, il paese di Sciascia. 

 E’ in corso ancora
una indegna lite che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato
presso i costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto
costosissimi tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile
dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire
l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non puo vivere
coniugalmente con una disendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di
Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in
piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma bandito
Giuliano di Montelepre. 
 
 

 E costoro, codesti
detrattori vogliono almeno procedere ad un ravvedimento operoso, ad una
resipisenza specie ora che vengono a galla mari di documenti non tanto
giustificativi del Messana quanto comprovanti senza ombra di dubbio che al
Messana non possono appiopparsi le infamie che artatamente e in modo martellato
stanno facendo circolare. 
 
 
 
 
7 agosto 0.23.43
 
 
 
 
 
 
 
 
 

GENT.MO professore.non ho modo di far recapitare alla
Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze Ove Ella avesse possibilità
di avere un qualche modo e sempre che volesse adoperarsi in una faccenda che
non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La ringrazio comunque con i
miei deferentVedo adesso che la signorina Cernigoi cerca di infilzarmi con la
sua femminea alabarda. Intanto non sa che il prof. Casarrubea si è disociato
dalla querula goriziana. 

 Attacca tanto il
siciliano Messana e poi si scandalizza che in Sicilia chiamarsi Lillo è cosa
usuale. Ma per una titina è ben comprensibile che il tutto si fermi nelle foibe
triestine. Non solo quello di cui si scandalizza la signorina goriziana ma
molto altro ho scritto a difesa del buon nome di Messana, con ferrea
documentazione che frantuma le ampollosità documentaristiche della trentaduenne
sposata. Il tasco torto non sa cos'è? non sa nulla di mafia? Mi ha tagliato
tutti i canali di comunicazione e quindi non ho potuto farle avere questa mia
ultima fatica che la chiama (in negativo) in causa. Vedrà quando affronterò la
faccenda della sua Lubiana. Trascrivo sotto tutto quello che mi dice sperando
che mi denunci, visto che qualche familiare del Messana la potrebbe denunciare
penalmente e perseguirla civilmente. La smetta di dare apodittici giudizi
basandosi su fasulli documenti. Quanta alla fasullità o incongruenza delle
carte che cita ho già molto pubblicato nel mio CONTRA OMNIA RACALMUTO e molto
pubblicherò ancora, non mi fermo alla prima taverna. E così forse le ho
giustificato il mio cognome dato che quanto al mio diminutivo di Calogero,
Lillo appunto, tale nomen trova nella dessa titini rigetti. 
 -------------
 
 
 
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 La Nuova Alabarda
 

 MA CHE GLI FACCIO,
AGLI UOMINI? 

 Dopo avere attizzato gli
appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine Melchiorre
Gerbino, da un paio di mesi sono oggetto di invio di messaggi che oscillano tra
l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo Taverna"
(come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro) e che con
questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a difensore
sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui operato
all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che ho
recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali
conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento
alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il
sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di
"signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non
corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per
sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina"
non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di
messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche
con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di "disporre"
di un "canale riservato" (veramente la messaggistica è disponibile a
tutti sulla mia pagina personale...) nei quali vorrebbe dimostrare che
Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di Messana. Per sminuire la
credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino, presumo, del quale non
riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come "tal Carnigoi (sic)
triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia)
che 

 "la Cernigoi si
basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare
l'Italia". 

 Curioso termine
"fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che contiene i
documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana occupata
diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per dare più
forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra (come
denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato anche da
una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di Trieste,
amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma: 

 "Non può credere
(Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta
onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse
infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in
quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non
può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra". 

 Ciò che io credo è
del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel 1954,
quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al
torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario
Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS. 

 Alla fine, dopo avere
accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani",
Taverna conclude nel seguente squisito modo: 

 "Porto il tasco
torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me
sono artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro
il Gr. Uff. dottore Ettore Messana". 

 Cosa sia il
"tasco torto" è cosa per me incomprensibile, però mi duole constatare
che i toni del "signorino" Lillo Taverna ricordano in modo
inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino. Taverna ci "infilza",
Gerbino ci molla "calci in culo" (cito). 

 Bene, i documenti
sono pubblici e disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne
dica Taverna, i verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti
italiani, se Taverna ritiene che l'occupazione fascista della provincia di
Lubiana non sia stato un crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa
supporre che le sue polemiche non siano innescate tanto per amore della verità,
quanto per volontà di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla
storia. E rimando al mittente le accuse di "antitalianità",
"antipatriottismo" eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno
più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia riducendola ad una dittatura
imperialista e sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa. 
 
 
   7 agosto 12.28.16
 
 
 
 
 

Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro, come si
suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni dei documenti che
riabilitano Messana. In fondo a chi, com un minimo di serietà fa una ricerca,
solo i documenti interessano, perchè sono quelli che necessitano alla
formulazione di un giudizio, o alla sua riformulazione. Mi creda, il resto
conta poco. 
 
 
 
 
 
 
 
 
7 agosto 17.04.28
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Gentilissimo Professore, non sono per niente d'accordo. Io i
documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti. Questi documenti e gli
altri non riabilitano il Messana per il semplìce fatto che non c'è nulla da
riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette fonti che falsando
documenti, accantonandone altri evitando di completare le ricerche
archivistiche, storiche e persino giornalistiche, trascurando sentenze passate
in giudicato hanno calunniato il Messana. Provato che il Messana nel 1919 non
fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra e peggio, che diciamo il
primo maggio del 1947 non era "capo del banditismo siciliano" (sue
parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali calunnie ne sono derivati
gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una: o le fonti - come ho
cercato in tutti i modi di farle ravvedere - rettificano le loro calunniose
condanne, o saranno i competenti tribunali a stabilire la verità dei fatti con
le conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene tranquillamente con la sua
testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa signora Giovanna Messana
può importare dei calunniatori . Credo che la signora stia preparando le carte
per passarle al suo avvocato romano nel prossimo settembre. Intelligenti pauca. 
 
 
 
 
 
 
 
 
9 agosto 15.59.38
 
 
 

 Eppure io resto là,
inchiodato alla mia sicilitudine, ai miei scoramenti, alle mie ombre, ai miei
dolori ma anche ai miei siciliani sapori, alle mie siciliane brame, al mio
essere LILLO, al mio risibile diminutivo: cosa può capirne la goriziana
Cernigoi, tutta arroganza incolta, sapienza del nulla, né storica né atta a
comprendere il diverso da sé. La mia CASTA DIVA sta altrove, nei sogni dei
cieli dell'assurdo nei peccaminosi pascoli dei monti selenici, nel profondo del
vulcano etneo. Bellini o mio Bellini, non dirglielo alla Cernigoi, quella non
sa sognare, sa adagiarsi solo sugli aculei vindici di slavi repressi.Se un
giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO SANTINO, ha voglia di
infilare in uno articolo come questo: 
 
 
 
 

 Centro Siciliano di
Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus 
 
 
 
 
 
 

 La strage di Portella
della Ginestra 
 
 
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 Umberto Santino
 
 
 
 
 
 
 

 La strage di Portella
della Ginestra 
 
 

 uno svolazzo del
tipo; 
 
 

 l .... nome di
[Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo
stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50
feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo
politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli
attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e
feriti ..... 
 
 
 
 

 allora vien voglia di
chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le sentenze
giudiziarie, le condanne ? la legittimazione dell'addebito infamante? 
 
 
 
 

 Ma avreste la
sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li Causi,
peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso dal suo
furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul declinante
questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le protezioni
del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai colpi del
bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad essere molto
probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che allora la CIA non
fosse già operante. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 Noi siamo andati a
rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo
trovato che possa coinvolgere il Messana per codesti efferati crimini di Riesi
del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a scoprire che nel 1919 la
questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un distaccamento presso la
Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione del prefetto Guadagnini. Questi
fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto circostanziato al suo Ministero.
L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma. Anche qui
nulla che possa buttare ombre sul Messana. Semplicemente del tutto ignorato per
la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in quel groviglio di tristi
vicende. 
 
 
 
 

 Eccovi quel rapporto:
leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste trovare per aggredire il
Messana. Diciamo subito: NULLA 
 
 

 E pure vi diamo le
coordinate per andare a controllare presso l ACS di Roma 
 
 
 
 
 
 

 Non so se avete
notato la richiedente: è la signora Giovanna Messana, la solerte nipote del
questore Messana appunto. Se voi detrattori non fate quel passo indietro,
quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non può sottrarsi all'onere
di perseguirvi per via legale. 
11 agosto 15.41.03
 
 
 

Comincia da qui la mia difesa ad oltranza di Ettore Messana
in ordine alle calunniose insinuazioni dei tempi calamitosi del bandito
Giuliano . Messana ha coraggio da vendere, libertà di pensiero; in una
relazione ufficiale, estremamente delicata, che può segnare la fine di una
carriera - ed infatti ebbe delle spiacevoli conseguenze - ecco che qui denuncia
nientemeno gli americani che foraggiano le espressioni delinquenziali di
Sicilia, l'EVIS anche. Chiedo ai detrattori del Messana: avete avuto mai sotto
mano questo documento genuino, custodito all'ACS di Roma? Cosa ne dite? Non
sbriciola le vostre calunnie? Non è documento valido? 
 
 
[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]
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