giovedì 5 gennaio 2017

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 Lillo Taverna Eravamo alla fine del 1950; siamo nel teatrino della sagrestia della Matrice di Racalmuto. Foto di gruppo della filodrammatica fresca di recita del parrochiale testo HO UCCISO MIO FIGLIO, una lagrimevole rappresentazione del dramma di un padre che essendosì opposto alla vocazione religiosa del figlio lo vede depravarsi sino alla prematura morte. Tutti al maschile, le donne all'epoca non potevano recitare almeno nei teatrini di chiesa. Protagonista Guido Picone: è lui che portò un giradischì con cui suonare il preludio della Traviata. Era il punto in cui il fedele servo rammenta la morte della mamma di quel figlio sciagurato: " quando la signora Elena era prossima a morire, mi chiamò vicino a sè e mi disse Beppe mio caro Beppe .." Stridulo il Preludio rendeva toccante il malcerto recitare del fedele servo che ora qui posa, non ricordo più il nome. Vedo però all'angolo mio fratello Giacamo che davvero era un gran bel giovanotto all'epoca, con folta chioma. Al centro, seduto il regista: Gino Caprera per me; la famiglia oggi mi ha aggredito dicendo che debbo chiamarlo GINO CAPRARA- Ma il suo nome d'arte all'epoca era GINO CAPRERA e tale è per me rimasto, frizzante coinvolgente abile regista. Vedo il mio coetaneo Angelo Morreale, da tempo tra i più. Vedo Pino Agrò il figlio 'ucciso dal padre' in senso metaforico d'intende. Vedo Cosimo La Rocca attore dilettante davvero brillante. E tanti altri di cui non ricordo il viso o il nome. Manca l'arciprete Casuccio che consentiva siffatto uso del suo teatrino. Arcigno ed austero com'era non si direbbe eppure sucecsse. Non vedo l'impresario teatrale improvvksato Giuggiu Di Falco di recente deceduto. Aveva comprato di tasca sua tutta la tela delle quinte, l'aveva comprata da mio padre che allora teneva alla Piazzetta un negozietto di tessuti. In questa foto di gruppo non ci sto con la mia risibile veste talare da seminarista minore. Che tempi! Calogero Taverna
 

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