Andrea Finocchiaro Aprile
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Andrea Finocchiaro Aprile | |
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Deputato dell'Assemblea Costituente | |
Gruppo parlamentare | Misto |
Collegio | XXX (Palermo) |
Incarichi parlamentari | |
Membro della Commissione per la Costituzione e della Seconda Sottocommissione | |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislature | XXIV, XXV, XXVI. |
Gruppo parlamentare | gruppo demosociale |
Collegio | (Palermo) |
Incarichi parlamentari | |
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Dati generali | |
Partito politico | Movimento per l'Indipendenza della Sicilia |
Titolo di studio | dottore in giurisprudenza |
Professione | avvocato |
Indice
[nascondi]Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Figlio di Camillo Finocchiaro Aprile, fu politico liberale e più volte ministro e in particolare fu Ministro di grazia e giustizia del governo Fortis. Proveniva da una famiglia della borghesia palermitana. Il padre, anch'egli avvocato, fu uno dei padri del Risorgimento siciliano ed entrò a Palermo con Garibaldi, La madre era la nobildonna siciliana Giovanna SartorioAndrea Finocchiaro Aprile era fratello dell'On. Emanuele, ingegnere palermitano.
Fu anche docente di "storia del diritto" all'università di Ferrara e dal 1912 a Siena.
La politica prima del fascismo[modifica | modifica wikitesto]
Iniziò la propria attività politica con l'elezione a deputato alla Camera nel 1913 come liberale, seguendo le orme paterne. Rieletto nel 1919 alla Camera con la lista demosociale, fu nominato sottosegretario alla Guerra nel governo Nitti I fino al 1920 e alle Finanze nel governo Nitti II. Rieletto nel 1921, si oppose da massone al nascente regime fascista, e nel 1924 preferì candidarsi si presentò nelle liste dell'Unione nazionale di Giovanni Amendola, piuttosto che nel listone fascista e non fu rieletto[1]. Si ritirò nel 1925 dalla politica attiva e tornò all'avvocatura, esercitando a Roma[2].Nel 1936 manifestò il proprio consenso alla guerra d'Etiopia e all'unione dell'Albania all'Italia. La sua figura in questo periodo appare controversa. Probabilmente l'episodio più oscuro della sua carriera fu quando, negli anni trenta, avrebbe denunziato, nel tentativo di far assegnare a sé l'incarico di direttore del Banco di Sicilia, l'allora dirigente Giuseppe dell'Oro perché ebreo. La denunzia non ebbe però gli effetti sperati. In realtà Andrea Finocchiaro Aprile non lo aveva contrastato in quanto ebreo, ma perché, come altre persone non ebree che denunciò all'epoca, praticava l'usura[senza fonte]
L'indipendentismo siciliano[modifica | modifica wikitesto]
Nell'inverno 1942 prese contatti con esponenti della politica siciliana prefascista. Ritornò ufficialmente in politica nel giugno 1943, pochi giorni prima dello sbarco degli alleati in Sicilia, lanciando a Palermo un appello con un Comitato d'Azione alla resistenza passiva contro l'Italia fascista, comitato che diventerà il nucleo originario del Movimento Indipendentista Siciliano. Mantenne anche stretti contatti con i servizi segreti sia inglesi sia americani, ufficialmente per cercare l'appoggio di queste nazioni per creare una confederazione di stati italiani, europei e mediterranei. Autorizzò la nascita dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS). Nel 1944 scampò ad un attentato nel corso di una manifestazione organizzata dal Movimento Indipendentista Siciliano a Regalbuto (EN) ma, nello stesso anno, fu arrestato per ordine del governo Bonomi. Il MIS nel 1944 arrivò a contare quasi mezzo milione d'iscritti. Ritornò libero nel 1945 ma, nell'ottobre dello stesso anno, fu nuovamente arrestato insieme al suo braccio destro Antonino Varvaro ed inviato al confino politico a Ponza dove rimase sino al marzo del 1946[3].Nel 1946 fu eletto deputato all'Assemblea Costituente nelle liste del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia. Nel 1947 il sodalizio con Varvaro si dissolse per gravi divergenze sulla concezione del MIS. Il segretario voleva che il movimento assumesse una posizione politica ben precisa, nella fattispecie a sinistra, mentre Finocchiaro Aprile lo considerava trasversale a qualsiasi ideologia. Nel III congresso nazionale di Taormina, Varvaro fu espulso dal MIS[4] anche a causa delle pressioni della frangia di "destra" (Tasca-Carcaci)[5].
Nel maggio 1947 fu eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana[6], ma si dimise nel 1948, per affrontare nuovamente le urne per le prime elezioni del Parlamento Repubblicano, ma non risultò eletto; decise pertanto di lasciare il MIS che - dopo aver perso ogni rappresentanza parlamentare nazionale - nel 1951 si sciolse.
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