venerdì 16 giugno 2017

Lillo Taverna io sono siciliano da sempre; direi: se non addirittura presicano, sicano senza dubbiio. La mia cultura è quella della Magna Grecia. Due secoli e mezzo di dominazione araba hanno lasciato un segno profondo. Spesso e volentieri mi sento arabo e vorrei la sirena della moschea anziché il frastuonio delle campane come diveva a suo tempo un grande antenato racalmutese. Mio nonno a 37 anni è stato strappato dalla moglie e dai figli per andare a conquistare Trento e Trieste di cui non gliene fregava niente. Dopo manco un mese, passato nelle allucinanti doline slovene, la sua famosa brigata Catanzaro non seppe dire altro che era un 'disperso' e negli annali d'Italia risulta ancora così. L'Italia ingrata manco un cippo ove andere a deporre un fiore vuol consentirmi. E dovrei essere fiero di essere un 'cittadino italiano'? Me ne vergogno e vi odio patroti dei miei stivali con tutti questi latinismi. Il cielo è di Dio, il sottosuolo dello Stato, la superficie abitabile quasi tutta appartiene al c.d. Demanio. Una cosa davvero demoniaca che ci fanno pagare a carissimo prezzo. Sono solo un cittadino del mondo, e tutti gli esseri umani sono miei fratelli, come me cittadini del mondo. Il razzismo americano mi fa schifo. In Italia denatalità e senescenza progressiva stanno spopolando questo vostro sacro suolo. IUS si scrive IUS, il latino ignorava la lettera J più o meno lunga. Chiunque, di qualsiasi religione, di qualsiasi colore, di qualsiasi statura decide di stabilirsi in questa regione non più sovrana ma passata sotto il dominio UE sia il benvenuto. Dovrebbe bastare una semplice istanza, neppure artificiosa ed invece della residenza dovrebbe avere la 'cittadinanza'. E non devrebbe neppure aspettare 10 anni: si sappia che poi oltre al trascorrere del tempo si devono dimostrare ricchezze, buste paga e l'ira di Dio. Provare per credere. Non coglioniamoci signori. Negare una cittadinanza ad un essere umano è rubare un lembo di cielo al Buon Dio! Calogero Taverna

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