lunedì 31 luglio 2017

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Cacciato onirico arrabbiato fimminaro ingabbiato nella soffitta del Salone Mulé. Anela libertà, ricchezza, sollazzi, affetti che gli erano stati negati nella sua pubertà. Capovolge Racalmuto, rinnega i suoi santi e le sue madonne, rifugge dalle paesane nenie mariane. E' già ardito, blasfemo, lunare. Rivolta intima, maschile, apostata, sornione, metafisico, cromatico con la sua corda genialmente ...folle. Anche per Lui, Racalmuto è paese da non amare. Avrà successo, avrà donne, avrà denari ... ma tutto brucerà. Tutto donato
al suo demone, il demone della sua superna bizzarria.
Per dissacrare consacra. Consacra anche se stesso quale versione migliore del dio bigotto. Parlammo. Parla. Mi spiegava l'ineffabile. Il suo onirico mondo. Irriverente, devoto per convenienza. Uomo libero, volato nel suo sulfureo mondo. Senza pianti, mai in lacrime. Altero. Quasi saccente. Eravamo a Porta di Ponte in quei chioschi strani agrigentini piccoli ma con ampia corte verde, floreale. Mi accennava ad
una sua arcana ricchezza; tanti tantissimi parti pittorici ammassati in un misterioso magazzeno. I mercanti li avrebbero voluti a cinque milioni di lire l'uno. Lui non poteva essere povero. L'indigenza, le tante umiliazioni della sua pubertà racalmutese tutte sotterrate. Passò poco tempo e Gianpiero Cacciato, pittore sommo racalmutese. terminò la sua umana esistenza. Ascese nel cielo dei geni creativi e folli, maliardi e dannati.
Calogero Taverna

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