giovedì 7 novembre 2013

Leggere il post scriptum



A proposito di CUCCHI: medice damna te ipsum

Gentilissima  professoressa Giovanna Lauricella, credo di saper bene chi Ella è, signora rispettabilissima, saggia e sagace, appartenente ad una famiglia racalmutese (con radici anche a Grotte) che ha fatto in loco storia e meritevolmente. In atto è anche una maître à penser. In un certo senso è carica di responsabilità. Fa opinione e opinione pubblica. Mi dispiace dunque se dovesse indulgere ad idola fori o theatri del momento.
Questo è uno Stato di profonda cultura giuridica, è un buono Stato: ha saputo conquistarsi un posto di preminenza negli ardui campi dell'economia globale e ha ora prestigio civico nel mondo. E non sempre fu così. Lasci stare i demagoghi del presente che aggrediscono laidamente una grande signora quale la Cancellieri, grand commis di questo nostro grande Stato e l'aggrediscono con infamie che come credo di avere dimostrato non la riguardano. La storia delle buone uscite è vera ma riguarda tanti, tantissimi a cominciare da chi, costretto a lasciare anzitempo uno scranno sindacale, spolpa la residua liquidità comunale.
Se atto incivile vi fu, è quello di avere fatto morire Cucchi, averlo bastonato, e tante colpe hanno medici disinvolti che mi pare stiano anche pagando la giusta pena. Lo Stato, quello che la Cancellieri serve degnamente, non c'entra. La Cancellieri sta anzi cercando, nei limiti del possibile, di evitare crudeltà come quelle commesse contro Cucchi. Se abbiamo bisogno di colpevoli da mettere alla gogna attacchiamo i medici, questa italica casta che di colpe ce ne ha tante, salvando sempre quei medici missionari che devono avere il massimo rispetto.  Attacchiamo quei questurini che credono ancora di potere usare strumenti medievali di correzione, ma di grazia non attacchiamo chi (in questo caso una gran donna) cerca di fare del suo meglio, di avere pietà, di compiere un nobile atto umanitario.

 Peccato che questa diabolica infame incivile gogna toglierà di mezzo una sensibile ministra dello Stato, una donna ministra (da preferire sempre a maschi ministri che si guardano bene dal cadere in ingenui atti di umanità non produttivi di consensi elettorali). Io  ne sono particolarmente addolorato perché speravo con questa sensibile Ministra di affrontare il caso del nostro compaesano Alfredo Sole relegato in regime durissimo del 4 bis nell’apparentemente moderno carcere di OPERA. Là vi stanno i mafiosi più crudeli, ma là vi sta anche il nostro compaesano Alfredo Sole tenuto ad un duro regime perché OSTATIVO.
Come può essere Alfredo ostativo quando sta in carcere appunto durissimo da 22 anni; che cosa ne può più sapere della mafia racalmutese, degli nfiltrati che hanno spinto la Cancellieri a firmare dopo una notte insonne un decreto di scioglimento per mafia del nostro Comune? Ora che abbiamo Angelo Alfano, il nostro comune è stato messo ancora in regime di quarantena politica e non è venuto a Racalmuto per vedere come veramente sta il suo pur pingue bacino di consenso elettorale. Debbo preferire Alfano alla Cancellieri?
C'entra tutto questo con le carceri? C’entra perché non ho voglia alcuna di sfracellare una degna signora che si induce a concedere un  legittimo alleviamento di pena  per evitare un suicidio sol perché qualche altro è stato massacrato da questurini criminali e giubilato da medici distratti.
Ad Opera ove langue Alfredo di Racalmuto, privato pure di un computer che gli servirebbe per la sua brillante tesi – già, perché Alfredo è prossimo alla laurea in filosofia e Le dico che di filosofia ne sa più di me e di Lei e potrebbe anche insegnarla - hanno ultimamente per quello che voi volete (la pena uguale per tutti) tradotto un signore napoletano (credo ricco); faceva il magistrato; l'hanno beccato con le mani nel sacco, pare che fosse "colluso". In quell'ambiente l'hanno portato alla disperazione per cui tentò seriamente il suicidio. A lui l'hanno salvato, ma lì è rimasto perché non ha trovato una donna guardasigilli che si preoccupi delle varie diverse fragilità psicologiche. Dovresti essere contenti: il suicidio carcerario uguale per tutti perché la liggi è liggi, ricchi o poveri che si sia.
Lei gentilissima professoressa  sa e comprende. Sa che certe prediche in bocca a dei calunniatori che hanno magari sulla coscienza morti precoci di concorrenti da loro calunniati, o forse ne ha avuto lo scotto persino familiare, non vanno assecondati. Io l'ho scritto e qui lo ripeto: non temo carceri quindi il problema non mi tocca. Ma volevo dire attenzione: tante persone degnissime possono a Racalmuto venire coinvolte e non sarebbe bello che venissero associati a carceri colmi di drogati, violentatori, malfattori incalliti, omicidi. Se dovessero trovare Ministre comprensive, umane, io applaudirei. E credo che Lei non possa essere in disaccordo con me.

Non si accodi quindi a questi mestatori grillleschi. Non si accodi qualche medico che tanto stimo: Quando si parla di Cucchi e vedo medici alzare la bandiera del egalitarismo carcerario, ho voglia di gridargli: medice damna te ipsum.
POST SCRIPTUM
Scrissi tanto - qui ora ho corretto alcuni dei tanti miei rifusi. Ho avuto tre giubilazioni. La destinataria dandomi, con sottofondo beffardo, dell'aulico, fa la nobile padrona di casa e passa oltre. Ma un "patologo clinico" non sopporta le mie frecciate a signori medici e cafonescamente si mette a fare il goliarda per tradurre il mio cognome in latino maccheronico. Purtroppo per lui, oltre allora a rivendicare la nobiltà di miei similari patronimici (vivo a Roma), dovrei avvertirlo che a portare nomi di città e di grossi paese magari del messinese si corre il rischio andando a ritroso nei libri della Matrice di Racalmuto -  tanti favaresi da noi discendono - che ne derivi l'ignominia di essere stati marrani come dire ebrei in fuga per quella faccenda spagnola della cacia di chi non aveva limpieza de sangre. Quanto all'altra signora dall'equivoco argomentare, ho solo da aggiungere che le mie sono pensose e non auliche argomentazioni, i suoi sono li valuto femminei punti di vista, come dire puntini lievi non degni della cura del pretore. De minimis non curat praetor.
S'intende che tutto per me è stucchevolmente salottiero. Quando scrivevo non avevo ricevuto la lettera di Alfredo Sole. Uscendo di casa, l'ultima lettera l'ho trovata e già qui pubblicata. Non mi resta che confermare quanto in premessa. Allora la voglia di prendere professoresse patologi clinici e signore della buona società favarese e mandare tutti e tutte le  pietose del momento là dove ...  è davvero irresistibile

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