sabato 9 novembre 2013

Questione di monnezza .. che c'entra la poltica a Racalmuto?

Nel caos delle mie carte, caos per mia indisposizione personale ed  anche per questo andirivieni con faldoni tra Racalmuto e Roma e tra Roma e Racalmuto, mi trovo queste fotocopie che non decripto molto bene. Mi pare che si tratti della monnezza di Racalmuto. Se sbaglio fa lo stesso, sempre della stessa cosa si tratta. Si tratta infatti del regolamento della raccolta dei rifiuti solidi urbani in quel di Racalmuto.Pensavo che non ci fosse nessuna regolamentazione sulla materia, per cui suonavo a tutta birra.  Mi pare invece che i cosiddetti politici immacolati, dimentichi perché una coscienza tranquilla è figlia di cattiva memoria, ci hanno cucinato per le feste. Guardate quante sedute; non sai però chi - m,a statene  certi che data la pagnotta che si incassava - ci stavano tutti. Io qui metto due due pagine; la prima perché ci segnala queste benedette sedute consiliari e i tempi  in cui sono avvenute, la seconda perché porta un articolo 20 che legittima il comune, il dottor Lauricella, le azionarie mangiasoldi agrigentine a tartassarci sin dal  20 dell'anno dopo come dire entro cinque più uno degli anni successivi. Non attaccatevi al foglio che vi propino perché quello che vi dico è corretto a prescindere dal foglio suddetto. Sta in ordine sparso nel Regolamento. E vi sta in malo modo, sapete perché? Perché dal 1993 al 9 giugno del 1995 professionisti locali avvocati ingegneri archeologi no profit in eterno tenutari di pro lochi di fondazioni medici commercianti agricoltori pensionati et similia se la sono palleggiata la monnezza. Ma così facendo correvano il rischio di scocciante cacciata  a metà 1995 e in fretta e furia prendono la prima bozza di regolamento monnezzaro e la approvano nicodemicamente. Nessun mai ne sapeva qualcosa: solo la segretaria comunale poverina che ho fatto stare su un letto di locuste quando le chiedevo questo benedetto regolamento e non sapeva non poteva non voleva darmelo. Solo che quel regolamento prevedeva incombenze e adempimenti annuali. Nessuno ne speva niente; siamo così vissuti in un ventennio di oscuramento legale monnezzaro. Ma non è che poi i commissari ci abbiano capito molto. Il dottor Galeani è persona ammodo. Una preghiera però gli rivolgo: non parli ad alta voce a scolaresche dicendo cose che amanuensi subito raccolgono trascrivono a modo loro e pubblicano in esclusiva. Se incorre in qualche topica, faccia delle buone smentite. Impari da Berlusconi. In tutta questa faccenda come possono affermare che la colpa è degli accidiosi dirigenti comunali. E no, dottore Galeni guardi che anche per lei può scattare la culpa in vigilando.
Ma poi nel regolamento erano previsti limiti e agevolazioni e appesantimenti che si collegavano ad una contestuale "perimetrazione". Tutti abbiamo sempre pesato che quella perimetrazione non esisteva.. Ma pare che sia uscita fuori. L'ex sindaco Petrotto in un paio d'ore molto loquaci ha spiegato a me e soprattutto a mio fratello che il disegno perimetrale della appostazione di cassonetti da cui si dipartivano le distanze di 500 metri o mille metri o di più, vi era e quindi anche la disciplina che prevedeva monezza per case di campana, oneri a cui si sono sottratti tutti sindaci compresi. Ma la perimetrazione c'era e non c'era; ci si era dimenticati o si era voluto dimenticare di pubblicarla. Come se non ci fosse insomma e così tutti bboni e cueti. Solo che vi fu un'altra piacevolezza.

All'improvviso - dicono, per volere di Cuffaro - il comune decide di non gestire più in proprio la monnezza ma di affidarla ad una azionaria collettiva di cui però assumeva una bella partecipazione. Il comune diveniva socio, partecipava alle riunioni assembleari codeterminava assunzioni milionarie  (in euro) e approvava bilanci ove il sovraccarico di appalti molto munifici faceva  diventar rosso il capo contabile. Certo:tutti lo capiamo; il comune ci perdeva ma i politici del comune ci guadagnavano vacazioni, incarichi speciali, influenze che contano, venalità insomma. Mi si dice che tre consiglieri di sinistra la mattina erano determinati a non votare qualla delibera di svendita della monnezza all'azionaria agrigentina e il pomeriggio per ordine di partito anche loro finirono concordi a consegnarci alla vorace costituenda azionaria.
Cose alquanto complicare a dire il vero. Cose da dipanare. Cose che hanno finito con l'invio di cartelle esattoriali per migliaia di euro all'anno nei confronti di disastrati commercianti e poi hanno fatto sì che l'IMU in due anni si triplicasse. Cose ardue. Aggiungasi che abbiamo contratto tanti di quei debiti non onorati che ci hanno portato ad una spalmatura per cui credo per dieci anni tributariamente Racalmuto non potrà più vedersi lustru.


Cose difficili, vero? Sì. E potete voi credere che tutti questi schianti economici e sociali siano da affibbiare solo a quella trentina di persone che sgomente non si sono dimesse nell'aprile dell'anno scorso? E potete davvero credere che bastano quattro onesti ragazzotti e cinque simpatiche signorinelle per uscire fuori da siffatta cancrena politica economica e sociale dovuta soprattutto alla ventina di anni di mala gestio comunale? E in vent'anni di riffe  o di raffe mezzo paese si è seduto o fatto sedere negli scranni di sala Matrona. Tutti colpevoli, nessuno colpevole? No. Ma non è col pianto greco che risolviamo gli ardui problemi comunali, non è affidandoci ai residui professionisti del luogo, vaganti da uno schieramento politico all'altro, che nni putiemmi vidiri lustru! Non è con i piagnistei di questo o di quello che lo sappiamo bene cercano di ovviare al fallimento della loro vita con una poltroncina magari ora riduttivamente pagata per contrazione demografica, per cercare di avviarci sulla strada della resurrezione;  e consentitemi: non è con gli assordanti squittii di chi girando film vuole pure catechizzarci. E allora? C'è sempre la divina provvidenza che provvederà. Intanto andate a pagare per i precorsi sei anni gli arretrati evasi della monnezza con le soprattasse  gli interessi e gli aggi "collegati".

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