giovedì 13 marzo 2014

Tutta qui la rivoluzione operaia degli illuminati signorotti delle miniere del Pantano

ora ca ti lavuriasti quannu ti lu minti lu cacciuttiedru, mi rimproverò mia nonna per il fatto che essendomi laureato ormai mi dovevo mettere in cappello e non potevo più usare il caratteristico tascu che porto ancora. Ma niente più stivaletti con i ferri alle estremità, tacco e punta, per non consumarli. Da tempo dismesso il mantello a ruota, ora andavo in partò e se in lutto niente più, tutta nera, la camicia ma una bella fascia scura nella manica del cappotto  o della giacca non me la levava nessuno. Sulle porte del parentato stretto a lutto la farfalla nera vi si inchiodava. Certo era passato un secolo da quando l'antenato di Tanu Savatteri, notaio massone, predicava al Mutuo Soccorso come con l'avvento dei Savoia dovevano vestire gli zolfatai. Appena torno a Roma pubblico quelle pagine sulla novella moda operaia racalmutese. Era come dismettere una divisa da schiavi borbonici e indossarne un 'altra da schiavi crispini. Tutta qui la rivoluzione operaia degli illuminati signorotti delle miniere del Pantano

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