lunedì 28 luglio 2014

Reinventiamoci la festa del Monte


   
Castronovo, Racalmuto, Madonna del Monte, Sciascia e Grotte

Il  noto giornalista racalmutese Gaetano Savatteri ha modo di annotare: "sarà ... Eugenio Napoleone Messana, nel 1978, a rimettere mano al dramma storico del Caroselli, riadattandolo dalla lingua un po' troppo forbita del padre Bonaventura...": Moderno modo "forbito" per stroncare la prosa del padre francescano Bonaventura Caruselli della siciliana LUCCA SICULA. Si è detto invece che a noi il padre Carosello piace per come scrive, un ulteriore motivo per essere ancora una volta semplicemente "contra" (CONTRA OMNIA RACALMUTO). E il dramma non ci piace né nella versione vernacola del Messana, forse magari perché parente del Savatteri, né in quella di Macaluso-Carbone. Dopo che l'ingegnere Angelo Taverna - e nessun altro ingegnere - ha trovato la copia delle belle e magari forbite coroncine, in un dialetto che è quasi una lingua, del Catalanotto, forse bene sarebbe  musicare quelle fonti genuine della Venuta della Madonna del Monte e recitarle a mo' di sacro balletto.

La festa del Monte, diciamolo francamente, è scesa di empito religioso. Sarà per penuria di mezzi finanziari, sarà per la sempre più tediosa  nostra accidia, si trascina spesso tra vuoti di spettacolo che nulla hanno più a che vedere con quanto Sciascia sublimava: "festa rissosa... fiesta finalmente per tutti, rossa fiesta, urlante grappolo di gioia". Sarà - dirà qualcuno - che ormai in una Racalmuto viminalmente e duplicemente marchiata come terra d'infiltrai, di gioire non c'è voglia e la bella immagine del grappolo gaudente si è persino spenta nella memoria collettiva di questo gran paese.

A me invece vien voglia di gridare: reinventiamoci la bella festa del Monte, la nostra "pampilonia" sciasciana.  Facciamone con un simbolo di resurrezione civile morale ed anche economica.
Sappiamo pur tutti che nessuna Vergine Maria volle in un pomeriggio di maggio propendere per una Racalmuto, pia e decova quanto si vuole, ad una Castronovo che altrettanto pia e devota era: Dice bene Sciascia: "è inquietante la considerazione sulla scelta della Madonna [che] tra i regalpetresi (= racalmutesi) ha voluto fermarsi, la popolazione di Castronovo essendo in egual misura fatta di uomini onesti e di delinquenti, di intelligenti e di imbecilli".

Dalle mi ricerche emerge che se una statua si comprava a Palermo e a Racalmuto si voleva portare, la via obbligata era via mare. Non posso escludere che altrettanto avvenisse per le statue marmoree che i Barresi avessero voluto portare a Castronovo. Da Palermo a Portoempedocle e da qui a Racalmuto, Grotte, Passo Fonduto e Castronovo era il più agevole e sicuro percorso per quei tempi. Se una Madonna dovette passare per Racalmuto, nulla esclude che più che i futuri conti del Carretto, fosse il terribile domicellus Chiaramonte a fissarne la dimora in Racalmuto, casalis ora cum castro molto più redditizio della decaduta Castronovo. Ma se vogliamo datare l'evento sotto i Del Carretto, molto mi aiuta nella mia congettura il racalmutese "signor Vinci" che penso qualche anno prima del 1856 ebbe a scrivere:  " impegnati i bovi, e dando la caccia per trasportare detto Simulacro, li due d'innanzi si inginocchiarono, e li quattro di dietro per parte d'andare verso li Grotte, per poi portarsi a Passo Fonduto, si portarono indietro, ed il carro colla suddetta Immagine si sprofondò, quanto non poterono più sollevarlo con tutte le forze umane". 

Noi non è' che abbiamo capito bene la dinamica del portento, ma ci va di pensare che per il buon signor Vinci, forse laico e massone, il miracolo si riduceva ad un affossamento della barozza, direbbe Sciascia, affossamento che mi va di pensare essere avvenuto a Passo Fonduto, a mezza stratda tra Racalmuto e Castronovo. Res derelicta? non proprio ma poté essere facile gioco al violento signor barone Ercole del Carretto sequestrare la statua magari facendo un doveroso rimborso spese.

Se così, o magari se così congetturabile, allora ricostruiamo l'evento arricchendolo di elementi rappacificatori tra noi racalmutesi pentiti dell'imbroglio e i castronovesi che avrebbero diritto a qualcosa di più di un rimborso spese erogato per giunta agli svaniti lor signori della famiglia Barresi.


 A fine maggio ridiscendiamo la Madonna da quel troppo alto e monarchico altare, mettiamoci la bella copia della statua, e portiamo la Madonna a Castronovo per quaranta giorni. Quindi riportiamola a Racalmuto facendola anche passare per Grotte e così riparare alle insolenze di Sciascia che non volle farvi fare sosta a un re Borbone con la scusa che "a li grutti ci su li lupi", o a quell'onta mussoliniana che manco volle fermarsi un istante alla stazione ferroviaria di Grotte tanta era la voglia di venire di gran prescia a farsi osannare presso la nostra più graziosa stazione.

I due percorsi, andare e venire per e da Castronovo, facendo magari un tratto in treno, da Aragona a Racalmuto. con sindaci in fascia tricolore, vescovi, canonici, monsignori e persino diaconi coniugati, bande e coroncine cantate, quale evento folkloristico sarebbe, quale richiamo turistico, e per chi ci crede quale risveglio religioso.



 


 Pubblicato da  Calogero Taverna     a  16:23    Un ulteriore atto di proterva presunzione il nostr...
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