lunedì 8 dicembre 2014

QUESTA E' LA VERA RACALMUTO, né letteraria, né sciasciana. e neppure un crocicchio di congiurati loquaci. E' la mia della Racalmuto e guai a chi me la tocca.

Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
martedì 26 novembre 2013
il canonico padre Calogero Curto da Racalmuto e il Bene Comune
 Il canonico sac. Calogero don Curto nasce a Racalmuto il 18/4/1929. Viene ordinato sacerdote nella arabescata cattedrale di Agrigento dal principesco vescovo Peruzzo il 29 giugno del 1955. Trasla la sua abitazione dal pian del Monte nell'erta stradetta che porta su alla salita della Stazione ferroviaria. Di fronte alla sua casa d'infanzia  stanziava il Maresciallo Craveri. Col figlioletto giocava il piccolo lillo, sempre soave, gioioso, amabile, affabile. I suoi genitori probi laboriosi, rispettosi e rispettati lo vigilavano con particolare amore. Di fianco una Madonna la più miracolosa Signora di marmaru vegliava su tutti, proteggeva. Prese il pio fanciullino Lilluzzu e lo mise in seminario, nel freddo casermone dei Chiaramonte, nella camerata di Sant'Ermogene. Il freddo da quella agghiacciante montagna di Cammarata gelava le ossa. Ma Lilluzzu, ora il sem. minore Calogero Curto era robusto, non pativa anche se il cibo era poco. I genitori con mezzi di fortuna, con un carretto tirato da un mulo noleggiato insieme agli altri genitori dei tanti altri seminaristi di Racalmuto, rischiando  sequestri e denunce, portavano i sacchi di farina presa al mercato nero. Tanti erano i compagnetti seminaristi di Lillo Curto.  Di quel suo tempo credo sia rimasto solo lui. Devoto a santi, fedele alla sua verace vocazione, dedito al culto della Madonna, alla dolce madonnina della istoriata Cappella. Lui la mattina presto non dormiva, non chiudeva gli occhi. Quella querula campanella delle ore 5 non urtava il suo sistema nervoso, come per gli altri, per quelli che non resistendo buttarono la tunichetta con quell'orrendo cappello alle ortiche.
Fatto sacerdote successe nella parrocchia di San Giuliano all'ormai estenuato mons. Picone il 1°/1/1966, e da quel dì sempre là pacioso ma fervido, educatore e solerte. Generoso e generoso ancora Patri Curtu è prete di cuore, di tanto cuore. Si differenzia. Sa voler bene. Gli si legano i fedeli, gli vogliono bene. Piccola la sua comunità parrocchiale, ma gli è devota. E lui resta in quell'ex chiesa conventuale che poi non è vero che abbia dato satanico vigore ereticale all'inventato da Sciascia fra Diego La Matina, finito bruciato - ma lo dice Sciascia - a S. Elmo a Palermo. Di eresie patri Curtu nun ssi nni cammara. Ha la sua fede: è cristallina, non filosofica e neppure satura di scrupoli e di mistiche voglie ascendenti nei cieli anzi tempo come qualche suo dirimpettaio si palesa ed ama anche essere. A San Giuliano, movimenti ereticali non ve ne stanno, non ve ne sono mai stati da che c'è lui il canonico don Calogero Curto. Non vi bazzicano quelle diavolerie woityliane  dei catacuminali, i kikas li alberga il nuovo parroco egemone nella sconsacrata chiesa di san Sebastiano.
Ora padre Curto è preso dal dramma della cittadinanza, dal dramma amministrativo, dai cataclismi che giornalisti alquanto cinici hanno determinato. Si sono inventate infiltrazioni al comune, hanno fatto privare dei diritti costituzionali la popolazione più sana , più fedele, più laboriosa di Sicilia almeno. Certe faide ormai in esausta prescrizione venticinquennale, le hanno fatto assurgere ad epidemia sociale del giorno d'oggi, a dominio del genio del male, hanno unto tutto di color mafia. E La comunità crolla tra carichi fiscali immani, tra commissariamenti neghittosi ed insipienti prosciugatori di pane e lavoro. I confratelli sacerdoti hanno dentro il solito acume del compromesso, del  fingere di non vedere, del credere all'avvento del male politico, al sapersi barcamenare insomma. Padre Curto, invece no! Con la sua stentoria voce le grida tutte, con sincerità, senza tornacontismi.
A futura memoria alleghiamo qui un suo atto di contestazione civica, lineare, senza letteratura, ma radicata nel reale, nel concreto in cerca del BENE COMUNE.

domenica 13 marzo 2011
Sac. Don Calogero Curto, La popolazione è stanca …
Ai Sigg.
Presidente del Consiglio Comunale, Dott. Salvatore Milioto
Sindaco di Racalmuto Prof. Salvatore Petrotto
Comandante della Stazione dei Carabinieri Maresciallo Alessandro Costa
Arciprete di Racalmuto Don Diego Martorana
Come Sacerdote anziano, e non potendo essere presente al Consiglio Comunale Straordinario, sento il bisogno di esprimere il mio pensiero per quanto riguarda la situazione attuale della Nostra Comunità. Don Diego, prendendo la parola, parla di coscienza, e noi come coscienza comune ci dovremmo impegnare ed attuare affinchè la nostra Comunità riprenda il verso giusto, lasciandosi alle spalle tutte le male azioni di quest’ultimo periodo. Il dialogo è fondamentale per costruire un mondo migliore,
e pertanto le diverse istituzioni quali quella civile, ecclesiastica e di ordine pubblico hanno il dovere di comunicare e collaborare fianco a fianco per il bene comune e per far crescere in meglio ed in armonia, serenità e pace la nostra bella Comunità. Voglio portare un esempio che mi narrò Mons. Fasola a Favara nel 1960, e cioè uniti si porta avanti questa bella barca come il carro di S. Rosalia a Palermo tirato dai buoi, ma se ognuno va per conto proprio il carro rimane fermo e non ha alcuna possibilità futura.
Un altro punto è ascoltare, imparare a rispettare le proprie opinioni e quelle degli altri senza sopraffarsi. Ma usare il buon senso sempre nell’ottica del bene comune perché altrimenti si gira sempre in tondo e non si riesce mai a concludere nulla. Inoltre la popolazione è stanca … stanca delle difficoltà che deve affrontare … stanca di essere alla continua ricerca di lavoro in questo triste momento in cui la disoccupazione è crescente. Questo disagio porta all’aumento della criminalità. Diamo ai giovani la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Ma quando a loro manca la buona scelta quale altra possibilità rimane????? Pensiamo a loro!!!!!!!

 Canonico  Sac. Don Calogero Curto
Pubblicato da Calogero Taverna a 20:16  QUESTA E' LA VERA RACALMUTO, né letteraria, né sciasciana. e neppure un crocicchio di congiurati loquaci. E' la mia della Racalmuto e guai a chi me la tocca.
 

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