giovedì 14 gennaio 2016

Le turbolenze del dopo guerra sfiorano la vita del circolo, ma molto marginalmente. Certe aggressioni del popolo sono rivolte contro il Circolo Unione. Nel Mutuo Soccorso  si cerca di far sorgere una cooperativa di consumo. Il Comm. Angelo Nalbone, gli avv. Emanuele Cavallaro e Vincenzo Vella, il comm. Giuseppe Bartolotta e poi Giuseppe Sciascia, Salvatore Alfieri, Carmelo Sferrazza, Salvatore Morreale, Calogero Volpe, Vincenzo Burruano Alfano e Baldassare Tinebra ne sono gli ispiratori. Non ci risulta che l'iniziativa abbia però avuta molta fortuna.
Solo qualche nota conclusiva ci pare doverosa.
Dal 1893 al 1965 abbiamo contato settecento sedici soci: settecentosedici famiglie racalmutesi che in settantadue anni sono state coinvolte nelle vicende del Mutuo Soccorso. Altri nomi, altri nuclei familiari si sono aggiunti dal 1965 ad oggi. Tolto qualche esponente troppo egemone o qualche altro troppo umile, tutta la cittadinanza racalmutese ha legami con il nostro Circolo. Un circolo sapiente ed irriverente, distaccato e partecipe, fiero - forse un tantinello razzista - ma calato appieno nella vita sociale del paese, la cui scansione storica da un secolo a questa parte ha riverberi sul peculiare sodalizio di Mutuo Soccorso. Un punto di incontro e di scontro che si colloca tra la spinta snobistica del nobile Circolo unione e l'ormai acquietata turbolenza sociale del Circolo Zolfatai e Salinai, un'altra realtà storica di Racalmuto di grande momento e dignità.

Censimento del 1822

n.° cens.
Cognome
Nome
stato
anni
titolo
1206
ALESSI ED ALFANO
ALESSANDRO
figlio
28
DON
1207
ALESSI ED ALFANO
GIAMBATTISTA


DON
3675
AMATO
ANGELO


DON
317
AMELLA
NICOLO’


NOTAIO
3114
AMICO
FEDELE


DON
3112
AMICO
LUDOVICO
figlio
28
DON
5799
BAERI
IGNAZIO
figlio
30
Dr. D.
2032
BORZELLINO
FRANCESCO
LIBERO

DON
327
BRUTTO MARTORELLI
GIAIMO
figlio
23
DON
328
BRUTTO MARTORELLI
GIULIO
figlio
18
DON
326
BRUTTO MARTORELLI
GIUSEPPE ELIA
figlio
36
DON
324
BRUTTO MARTORELLI
SALVADORE


DON
3812
BUSUITO
LUIGI


Dr. D.
1866
DI CARO
ROSARIO


DON
1857
FARRAUTO
FRANCESCO


DON
1357
FARRAUTO
GASPARE


DON
1371
FUCA'
CALOGERO
figlio
29
DON
1369
FUCA'
CALOGERO


DON
1373
FUCA'
GAETANO
figlio
22
DON
1379
FUCA'
GIUSEPPE


DON
1375
FUCA'
NICOLO'


DON
1374
FUCA'
PASQUALE
figlio
20
DON
1450
GAMBUTO
GIORGIO
figlio
39
DON
2330
GINO
ALESSANDRO


DON
419
GRILLO
GIROLAMO


BARONE
1817
GRILLO  BORGHESE
FRANCESCO


DON
1813
GRILLO BELMONTE
RAFFAELE


DON
417
GRILLO CELLAURO
RAFFAELE


Dr. D.  LIBERO
415
GRILLO CELLAURO
RAFFAELE
LIBERO

DON
3672
GRILLO CHIACHIO'
CALOGERO


DON
1135
GRILLO ED ALESSI
ANTONINO


DON
425
GRILLO ED ALESSI
GAETANO


DON
2325
GRILLO MARTORANA
GIROLAMO


DON
2062
LO BRUTTO
GIACHINO


DON
1392
LO PRESTI ed AVARELLO
GIOVANNI
VEDOVO

DON
4479
MANTIONE
AGOSTINO


Dr. D:
136
MARRA
FRANCESCO


DR.
272
MATRONA
FRANCESCO
VED.

DON
374
MATRONA
GIUSEPPE


DON
5174
PICONE
GIUSEPPE


DON
1367
PLATANIA
VINCENZO


DON
2300
RIZZO
VINCENZO


DON
2935
SALVO MINORE (di)
CALOGERO


DON
3408
SAVATTERI
RAFFAELE


DON
83
SCIASCIA
ANTONINO
figlio
24
DON
3617
SCIBETTA
FRANCESCO
figlio
17
DON
3616
SCIBETTA
GASPARE
figlio
22
DON
2588
SCIBETTA
GIOVANNI
figlio
17
DON
3615
SCIBETTA
GIOVANNI
figlio
26
DON
3613
SCIBETTA
GIUSEPPE LETIZIA

DON
2585
SCIBETTA
LUIGI


Dr. D.
222
TORNABENE
VINCENZO
figlio
22
DON
3310
TROISI
NICOLO'


DON
513
TULUMELLO
GIOVANNI


DON
491
TULUMELLO
LUIGI


BARONE
541
TULUMELLO B.NE
GIUSEPPE SAVERIO


BARONE DON
562
VINCI
NICOLO' DON


NOTARO
3558
VINCI
VINCENZO


DON


ARCHIVIO DI STATO DI AGRIGENTO
Consultazione del luglio 1993
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Inventario n. 18 - fascicolo n. 42


DELEGAZIONE DI PUBBLICA SICUREZZA IN RACALMUTO - N.  157 - Riscontro alla Nota N. 419 Gabinetto, del 13 Giugno 1876 - OGGETTO: Intorno al reclamo della Società di mutuo soccorso degli operai, in Racalmuto.
Ill.mo Signore Signor Prefetto della Provincia di Girgenti.

Racalmuto addì 14 giugno 1876.

Prima ch'io imprenda ad informare la S.V. Ill.ma sulle cose esposte nel reclamo della Società, in oggetto indicata, non sarà inutile lo accennare alle fasi, che subirono i partiti Minicipali, in Racalmuto, a datare dall'anno 1860 a tutt'oggi.
Anteriormente alla rivoluzione dell'anno 1860, primeggiava in Racalmuto la famiglia Farrauto, e pel prestigio, che esercitava su questa popolazione detta famiglia, sebbene di principii alquanto retrogradi, continuò pure ad avere ogni ingerenza in questa Amministrazione Comunale, fino all'anno 1862.
Man mano che la famiglia Farrauto, dall'anno 1860 all'anno 1862, era andata perdendo di prestigio per l'opposizione, che le veniva facendo la famiglia Matrona, in allora composta di sette fratelli, la quale conoscendo che vi sarebbe stato il suo tornaconto a secondare il governo nazionale già instaurato anche in queste provincie, cercava di entrare a far parte di questa Amministrazione Comunale. E da quì incominciarono i rancori e gli odii tra le dette due famiglie.
Il territorio del Comune di Racalmuto, come in tutti gli altri territorii dei Comuni di Sicilia, nell'anno 1862, era scorazzato dalle bande dei renitenti e dei disertori delle due classi di leva militare degli anni 1860 e 1861, ed a queste unitisi i latitanti per reati comuni, nel settembre 1862, invasero questo paese commettendo atti vandalici, che non è mestieri ch'io rammenti alla S.V. Ill.ma.

Non potrei dire con certezza, se per quella influenza, che ancora esercitava la famiglia Farrauto o per qual altra ragione, il Comandante della truppa, che venne spedito in Racalmuto, per quella circostanza, fece eseguire l'arresto dei fratelli Matrona, come ritenuti complici nei fatti del Settembre 1862.- Ma chiarita presto la loro innocenza, vennero quasi subito lasciati liberi. In proseguo poi vennero arrestati taluni della famiglia Farrauto, e qualche aderente di quella, per lo stesso titolo pel quale furono arrestati i Matrona. Anche questi ultimi arrestati, dopo un lungo tempo, vennero ridonati a libertà, perchè quanto loro si attribuiva, non potè essere provato nelle vie giudiziarie.
In appresso le due famiglie Matrona e Ferrauto vennero tra loro a conciliazione, e per tal modo, ben presto riuscirono ad acquistare, in Racalmuto una certa supremazia, da riuscire cosa facile l'entrare a far parte di questa Amministrazione Comunale insieme ad altri loro aderenti, ciò che continuò ad essere fino a tutt'oggi, e fino a tutto l'anno 1874 senza incontrare ostacolo di sorta, se si eccettuano le guerricciole e gli screzii, che si andavano manifestando tra il partito Matrona, che così chiameremo sin d'ora, e l'altro che andava accentuandosi, capitanato dal Barone Sig.r Luigi Tulumello, giovine di qualche ingegno, e ricco per censo, ma di poca esperienza nelle vicende dei partiti sì politici, che amministrativi.
Questi screzi si andavano manifestando per la ragione, che in paese si facevano serpeggiare dei lamenti contro l'Amministrazione Comunale, per la gravezza delle imposte comunali.
Le cose andiedero prendendo più vaste proporzioni, nei primi mesi dell'anno 1875, ed allorquando per altre piccole differenze sorte tra i socii dell'unico Casino di Compagnia, di cui facevano parte quasi tutti i civili di Racalmuto, senza distinzione di colore tanto politico, quanto amministrativo, una porzione di detti socii, aderenti al partito del Tulumello, tra i quali il Sig.r Giuseppe Matrona fratello dell'attuale Sindaco, si staccarono da detto Casino di Compagnia, e ne fondarono un'altro, che ora conta una quantità abbastanza rilevante di socii.- Quì le ire e gli odii tra questi due partiti si accrebbero e ne nacque una completa rottura.
Intanto si avvicinavano le elezioni parziali amministrative dell'anno 1875, ed ognuno dei due partiti si adoperava per riportare la vittoria a proprio favore.
In questo stato di cose, oltrecché gli animi erano esacerbati; un proclama datato da Racalmuto, e pubblicato nel giornale, che viene in luce a Palermo, L'Amico del Popolo, venne ad aggiungere fiamma a fiamma. Perchè poi la S.V.Ill.ma ossa apprezzare la sostanza di quel proclama, sebbene io sia persuaso, che non le giungerà nuovo, pure quì unito glielo trasmetto contenuto nel suddetto Giornale, come pure unisco altri due giornali nei quali trovansi le repliche a quel proclama.
Le Elezioni Amministrative ebbero il loro compimento, e riuscirono in senso favorevole al partito del Matrona.
Questo proclama ebbe per conseguenza una sfida a duello, sfida che faceva l'attuale Sindaco Sig.r Cavalier Gaspare Matrona al Barone Sig.r Luigi Tulumello, creduto dapprima autore di quel proclama. Quel duello poi non ebbe il suo effetto, poichè rimase sospeso dopo essersi ricorso allo espediente di un giurì d'onore, di cui io non conosco il vero tenore, non essendomi riuscito di trovarne un'esemplare.
In quella circostanza il Sindaco Sig.r Matrona, a mezzo dei suoi aderenti, fece sentire alla Società di mutuo soccorso degli Operai in Racalmuto, che sarebbe stato suo compito smentire per le stampe le cose contenute in quel proclama a carico dello stesso Sindaco e dell'intera Rappresentanza Comunale. Detta Società anziché aderire a quella proposta, fece come suo quel proclama, e quindi la Società stessa invitò il Sig.r Sindaco Matrona, come socio onorario a giustificarsi delle accuse, che gli erano state fatte per quel proclama.
Questo procedere della Società Operaia diede luogo ad una scena, che in seno alla Società stessa fece il Sig.r Matrona Napoleone altro fratello del lodato Sig. Sindaco. La scena fu questa: il medesimo Sig.r Napoleone Matrona recatosi alla sede della Società ov'erano radunati i socii, o furono fatti radunare a bella posta, e colà appostrofò con termini non troppo convenienti i socii, che vi si trovavano, facendoli aspra rampogna di quanto avevano operato verso il fratello di lui Gaspare Matrona.





Dopo, che il novello partito del Tolumello si era più scopertamente manifestato l'anno scorso, massime per varii articoli pubblicati per i giornali, e dopo la fondazione del nuovo Casino di Compagnia, come sopra si è accennato, e finalmente dopo tutti gli altri fatti superiormente accennati che precedettero, accompagnarono e susseguirono le Elezioni Amministrative di detto anno, i componenti la Società Operaja, sembrava a quanto aseriscono gli avversari di questa e del partito del Tulumello, che facesse mostra d'imporsi all'altro partito, ciò che si volle desumere dal vedersi alcuni socii di quella Società passeggiare innanzi il vecchio Casino di Compagnia, in modo alquanto burbanzoso. Per contrapporsi a questo fatto, il partito del Matrona valendosi di un nucleo di persone dipendenti ed affezionate al partito stesso, la sera del 27 Agosto 1875, detto nucleo di persone si mise a passeggiare avanti il nuovo Casino di Compagnia, in modo di motteggiare e quasi provocare i socii di detto Casino, che colà trovavansi raunati. Di questo fatto se ne portò lamento a questo Delegato di P.a S.a Sig.r Macaluso, ma al dire di coloro che portarono tali lagnanze a quel funzionario, questi non ne avrebbe fatto verun conto, contegno questo del Delegato Sig.r Macalsuo, che si vorrebbe attribuire a troppa deferenza verso il Sindaco Sig.r Matrona Cavalier Gaspare. E siccome il fatto anzidetto sembrava essere stato stabilito doversi rinnovare la successiva sera del 28 detto mese, perciò alcuni socii del nuovo Casino, per evitare quell'inconveniente, che avrebbe potuto avere delle triste conseguenze, questa volta anziché rivolgersi al delegato di P.a S.a, si presentarono al locale Pretore, e questi fattone parola al Delegato ed al Comandante la Stazione dei Carabinieri Reali, perché cercassero di prevenire ed impedire al caso, che si rinnovasse quell'inconveniente, che avrebbe potuto compremettere l'ordine pubblico, ciò valse a scongiurare, che un tal fatto si rinnovasse la sera del 28 di detto mese.
Ed è per questo, che in quel reclamo è detto, che l'Autorità giudiziaria, e la pubblica opinione seppedro rendere piena giustizia.
Tutto quanto sopra ho esposto, non è che il risultato delle informazioni che ho potuto procurarmi da persone, che possono meritare qualche fiducia, e dico qualche fiducia, poiché è cosa assai difficile, trovare in un paese qual è Racalmuto, persone totalmente indipendenti da poter avere notizie esatte e spassionate, diviso, com'è, in due partiti, che sono formati dal ceto ristretto delle persone civili, in confronto della massa ignorante dei campagnoli e dei zolfataj, che compone la popolazione di questo Comune.
Da ultimo aggiungerò che le cose esposte nel ricorso, che quì unito ritorno alla S.V. Ill.ma, non fanno che riprodurre i sentimenti, da cui è animato il partito del Tulumello, partito, che cerca tutti i mezzi, onde vedere sciolto l'attuale Consiglio Comunale, sperando con questo mezzo di rompere l'attuale maggioranza del Consiglio stesso, senza far questione sulla scelta del Sindaco, con la veduta, come tutto giorno va ripetendo detto partito, di far economie sul Bilancio Comunale, e senza essere alieni, a queste condizioni di riconciliarsi col partito contrario, conciliazione, a parer mio, che potrebbe realizzarsi, quando a mezzo di persone autorevoli, potesse ottenersi una sincera ripacificazione tra il Sig.r Giuseppe Matrona ed i suoi fratelli; poiché una volta, che il Sig.r Giuseppe Matrona si staccasse dal suo partito, sarebbe cosa facilissima far scomparire le divisioni, che affliggono questo paese, poiché il ripetuto Sig.r Giuseppe Matrona può ritenersi il capo del partito a cui appartiene, tanto più, che il Tulumello è da parecchi mesi, che ha preso stanza in Palermo insieme alla sua famiglia, e non si sa, almeno per ora, che abbia intenzione di ritornare in Racalmuto. Certa cosa poi si è, che una più attenta e ben ordinata Amministrazione, esclusa ogni idea di personalità e di partito, potrebbe vantaggiare di molto la finanza comunale, ciò che non andrebbe disgiunto dall'utilità, che ne risentirebbero questi Amministrati, e tutto ciò non toglierebbe al Sig.r Sindaco cavalier Gaspare Matrona, tutto quel merito, che ha nell'aver rialzato le condizioni morali di questo paese, nell'aver non poco contribuito, col concorso di tutto il ceto civile, a vantaggiare le condizioni della pubblica sicurezza in questo Comune, messe in confronto, coi tempi, che precedettero la sua ingerenza nell'Amministrazione Comunale, e finalmente coll'aver cercato di rendere lustro e decoro al paese col compiere varie opere pubbliche, che i suoi predecessori avevano iniziate.
Il Delegato
A. Coppetelli


Prefettura di Girgenti - Gabinetto - n. 419 sub
minuta

A S. E. il
Ministro dell'interno
             Roma
OGGETTO: Ricorso della Societa' Operaja di Racalmuto contro quel Municipio.

Anche a questa Prefettura la Società Operaja di Racalmuto fece pervenire in addietro vari ricorsi contro quel Municipio lagnandosi di essere da esso osteggiata.
Però non si è potuto prendere dei provvedimenti perché le querimonie furono sempre generiche non imputando ai reggitori di quel comune fatti pei quali potesse l'Autorità legittimamente intervenire.
E' una verità che il Sindaco Cav. Gaspare Matrona, la sua famiglia influentissima e i suoi amici e partitanti vedano di cattivo occhio quella Società, mentre nel 1873 contribuirono invece a darle vita e sostegno; ma la ragione non istà minimamente nel proposito di osteggiare le idee liberali né precludere la via alle libere associazioni, ma sibbene trova la sua spiegazione naturale nel fatto che la Società stessa ha disertato dal partito dei Matrona per militare sotto le bandiere del loro antagonista Barone Luigi Tulumello il quale se ne vale come di strumento per creare imbarazzo all'attuale Amministrazione alla quale vorrebbe subentrare.
Messi così in chiaro i rapporti esistenti fra la Società ed il Comune si ha la spiegazione del movente del generico ricorso che si restituisce.
IL PREFETTO.   



APPUNTI SPARSI SUI
 NALBONE

Dall'Archivio Centrale dello Stato - Roma - 'R. Commissariato Civile per la Sicilia' - Busta 108 fasc. 1

8 novembre 1897 - «.. i fatti denunciati con i due esposti anonimi [cfr. fotocopie accluse] sono risultati del tutto infondati ... dunque ... non era il caso di comprendere quel Comune [Racalmuto] tra quelli di ispezionare a preferenza» F.to Il Ministro Commissario di Palermo - Al Prefetto di Girgenti.

«Girgenti 26 ottobre 1696 - Prefettura - Gabinetto n. 1149 - Risposta nota 9 settembre scorso n. 6241.
Reclamo anonimo contro l'Amm. Com.le di Racalmuto- Relazione al Comm. Civ. Palermo.

«L'accluso ricorso anonimo attacca il Sindaco Barone Tulumello chiamandolo capo onorario del carcere di S. Vito reduce dalle patrie galere. Sono delle espressioni che si possono dire soltanto nascondendosi sotto l'impunità dell'anonimo. Il Barone Tulumello Sindaco e Consigliere Provinciale, è persona degna di rispetto, stimato dalla grande maggioranza dei suoi concittadini che gli hanno ripetutamente confermato la fiducia eleggendolo loro capo e rappresentante.
«Si afferma soltanto ch'egli, 14 anni or sono, fu fatto segno di una calunniosa imputazione, ma che ciò si deve attribuire ad una tenebrosa organizzazione del partito di maggioranza del tempo, il quale, vedendo nella fermezza di carattere e nella invidiata posizione del B.ne Tulumello una continua minaccia alla sua esistenza, aveva cercato sempre, in varie occasioni di pregiudicarne la specchiata reputazione. Che la trama fu sventata e l'innocenza del B.ne venne provata per le deposizioni anche del conte Tomajo allora Prefetto di questa Provincia e del Comm. Vinci Orlando Presidente della Corte di Assise. Il delatore ch'era uno dei più pericolosi malfattori del Paese e che era stato arrestato quale autore di assassinio venne condannato all'ergastolo.
«In quanto all'addebito che si fa ai funzionari governativi di Racalmuto, e cioè che permettono essi che la giustizia sia affidata ai Scimè, Sciascia, e Conte, mi risulta che i funzionari si mantengono all'altezza della loro missione e non tollererebbero influenze locali. In proposito posso anzi aggiungere che lo Scimè è un ammonito, e da quella Autorità di P.S. è stato ora arrestato insieme a molti altri per maffia e manutengolismo.
«Da questo provvedimento io credo che il reclamante anonimo dovrebbe essere contento e non dolersi più delle Autorità che, secondo lui, lasciano compiere alla maffia le sue gesta.
«Non risulta poi vero che la famiglia dell'assessore Bartolotta cav. Giuseppe, abbia nello scorso inverno, aperto macello bovino e che alla famiglia medesima siano stati sequestrati animali di origine furtiva. Risulterebbe solo che un fratello del cav. Bartolotta venuto a conoscenza che nella sua mandria si trovavano due buoi di provenienza furtiva, li consegnò spontaneamente all'arma dei R,li Carabinieri. La Camera del Consiglio del Tribunale di Catania dichiarò per questo fatto non luogo a procedimento penale.
«Quanto all'arresto del sig. Busuito avv.to Angelo, fratello dell'assessore, sò che il pibblico ministero chiese d'ufficio non luogo a procedimento penale pel reato di oltraggio all'Arma dei reali Carabinieri e che il Tribunale pronunziò sentenza conforme alle conclusioni del Pubblico Ministero.
«Ma questi sono fatti estranei all'Amministrazione comunale, non riguardando i suoi componenti
«Il Maresciallo dei reali carabinieri sig. Sedda Giovanni è compare del Sindaco di Racalmuto ma non risulta che il sindaco suaccennato abbia indotto i due funzionari ad occultare deu reati, come pretende l'anonimo. Il detto Maresciallo è già stato traslocato a  Piazza Armerina, e con ciò dovrebbe essere cessata ogni causa di malcontento negli avversari del Sindaco.
«Per quanto riguarda l'Ospedale Civille, mi pregio manifestare a V.E. che il defunto Martino Ferdinando lasciava, morendo, per testamento e allo scopo di costruire un ospedale lire seimila di rendita pubblica, 53 azioni della Banca d'Italia ed i due terzi di una miniera in via di esaurimento. Con queste risorse la Fidecommissaria ha fatto costruire l'ospedale che andrà in funzione il 1° gennaio 1897 con 12 letti.
«L'Amministrazione non è affidata ad un piazziaiolo, come dicesi nel reclamo ma ai Commissari Parroco Tirone, avv. Tulumello Salvatore, Martorana Luigi, designati dal testatore.
«Il Tesoriere sig. Sferlazza Gaspare presta l'opera sua gratuitamente.
« Non è vero che sia stato accresciuto il numero degli impiegati  comunali poichè l'attuale amministrazione li ha ridotti da sette a cinque. I medici condotti sono due e percepiscono l'annuo compenso di lit. 400 ciascuno. Le quattro guardie campestri percepiscono L. 60 mensili, ma gli inservienti sono due .
«A chiarimento degli appunti che riguardano la conduttura dell'acqua potabile "Fico", la costruzione delle strade ed il dazio di consumo, mi riporto a quanto esposi nel mio rapporto del 12 luglio u.s. n. 757- Gabinetto.»
Il Prefetto [F.to illeggibile]


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Girgenti - 12 luglio . 1686 - Gabinetto Prefettura n. 757 - risposta a nota 4 giugno 1216 - Al Ministro Commissario Civile per la Sicilia.
[Archivio Centrale dello Stato - R. Cammissariato Civile per la Sicilia - Busta 108]
«In occasione della chiusura delle minier,e per cui migliaia di operai rimasero privi di lavoro nel settembre del 1895, si recarono a Racalmuto il Comandante del XII Corpo d'Armata gen.le Mirri e il Prefetto della Provincia Comm. Annaratone, i quali in vista della miseria invadente e allo scopo di evitare disordini, eccitarono quella Giunta Municipale di procurare lavoro ai disoccupati. Poichè il Municipio non aveva fondi disponibili, i suddetti funzionari autorizzarono il Consiglio comunale di contrarre, in una seduta d'urgenza, un mutuo di lire 10.000 con la Banca d'Italia, ciò che fu fatto con cambiale notoria del settembre 1895, pagata completamente nel gennnaio 1896.
«...... eccitarono il Municipio a dare pronta esecuzione al progetto per la conduttura dell'acqua Fico [...] la cui spesa prevista era di Lire ventisemila circa [..] siccome dovevano impiegarsi migliaia di zolfatari disoccupati per un tratto di circa 2.500 metri.
« [....] Si chiese l'opera degli ingegneri Busuito, Terrana e Lo Presti  [......] mediante contributo di lire cinque al giorno ciascuno.
«[....]
«Il tronco Montedoro-Racalmuto è una strada comunale obbligatoria [...] deliberata mediante progetto del Genio Civile [.....] sin da 24 anni or sono e la cui percorrenza è di 12 chilometri.
«[......] dai naturali di Racalmuto veniva pagata la prestazione d'opera per 17 mila lire all'anno. Il malcontento per questa imposizione era generale. L'Amministrazione comunale attuale abolì nel 1890 la prestazione in parola
«[.......]
«L'appalto - mediante 'animosa asta pubblica' rimase aggiudicato al Sig. Romano Vincenzo col ribasso del 15% e col pagamento in cartelle al tasso del 5%.
«Richiese la costruzione di 24 ponticelli e la spesa di Lit. 52.000.
«Anche i lavori per lo spandimento della breccia allo stradale Grotte-Racalmuto-Castrofilippo furono iniziati dal Consiglio Comunale allo scopo di dar lavoro agli operai disoccupati.
«In quanto allo appunto fatto alle guardie municipali circa l'accompagnamento del sindaco, fratelli e assessori [...] furono impartiti ordini di garantire la persona del Sindaco Cav. Uff. Tulumello Luigi e dei componenti la di costui famiglia, sia perchè il primo è stato diverse volte minacciato di vita sia perchè la famiglia Tulumello è la più cospicua del paese.
«Quanto agli addebiti fatti alla guardia comunale Martorelli [...] furono sporte due querele, per ingiuria una e per minacce  semplici l'altra. Ma le querele in parola furono ritirate dalle parti [...]
«Circa gli addebiti fatti al Vice Pretore Sig. Tulumello Salvatore e Sindaco Sig. Tulumello Luigi [...] entrambi sono stati per ben tre voltericonfermati nelle cariche.
«Il Vice Pretore è Vice Presidente della Commissione per la Ricchezza Mobile, Presidente della Commissione dell'Ospedale Civico locale, Tesoriere del Collegio di Maria.
«Lo assegno che vuolsi si corrisponda ai nominati Messana ed Alba è un pretto mendacio, in quantoché il Messana Calogero è un individuo che ha minacciato di vita la persona del Sindaco, e l'Alba è morto.
«Il dazio consumo [....] fu assunto in economia dal Comune. La direzione al sig. Orcel Francesco [...] la gestione dal Consigliere Comunale Calogero Sferrazza, persona proba e idonea.
«[.........]
«Non risulta fondata l'asserzione gratuita che il sindaco sia circondato dalla mafia. E' tanto vero che [...] il ripetuto Messana Calogero, quantunque suo cugino [...] non ha potuto ottenere impiego di sorta. [...] è ricorso alle minacce di sopra cennate.
«[...]
«Il Direttore di dette scuole sig. Chiodo è stato dal Ministro fregiato della medaglia quale benemerito della istruzione pubblica.
«Quanto alla maestra La Rocca, che si vuole supplente, risulta essere stata nominata regolarmente titolare con deliberazione approvata dalla Superiore Autorità Scolastica.
«Circa il Teatro [.....] il contegno del pubblico risulta essere stato irreprensibile.
«Nor risulta che il Pinò e il Tinebra siano dal municipio mantenuti agli studi [.....] Il Pinò [...] a Palermo esercita il mestiere di rivenditore di salgemma ed ora [quello] di calzolaio. Il Tinebra è in effetti studente di medicina, ma si appartiene a famiglia agiata del luogo.
«Quanto al Lumia Eugenio [prestò l'opera di revisore delle liste].
«Il sig. Rao segretario comunale, è persona stimata.
«il Baeri, ch'è figlio di un Consigliere comunale, intendeva tenere per sè tutto l'introito dell'Ufficio [della Conciliazione]. Il segretario comunale fece lagnanze al Consiglio, ed allora per l'intervento di comuni amici, venne stabilito con convenzione privata che il Segretario avrebbe ceduto tutti i proventi della Conciliazione al baeri, purchè questi avesse a lui corrisposto un assegno di sole 25 lire mensili.
«[...]
«[Costruzione serbatorio d'acqua in contrada S. Croce:] il Denaro fu solamente adibito dall'ingegnere  come capomastro per i lavori di finimento.
«L'illuminazione del paese, stante che l'appaltatore Ciappina era fallito [...] fu assunta in economia. [...] I fanali si mantengono accesi fino all'ora determinata e giusta le consuetudini di tutti i piccoli paesi della Sicilia.
«Non risulta che i sigg.ri Busuito dr. Carmelo Salvatore, Nalbone cav. Giuseppe, Romano cav. dr. Salvatore siano gli speculatori di appalti. Costoro si designano come persone superiori ad ogni sospetto e vivono di professione e di rendire proprie.
«L'assessore dell'Annona è il sig. Alfano Salvatore. Nell'assenza di costui fu incaricato del ramo di servizio l'assessore Bartolotta cav, Giuseppe il quale, affermasi, non pensò mai di fare stipulare convenzioni tra i pastai del luogo, con la comminatoria di una multa di lire cento. tra i negozianti di pasta vi fu in quell'epoca una specie di concorrenza forzata dalla gelosia di mestiere, che cessò subito avendone gli stessi negozianti risentiti i danni.
«[.......] le quattro firme sono apocrife, giusta regolare dichiarazione dei pretesi firmatari.»
Il reggente la Prefettura

[Mi riprometto di acquisire fotocopia della citata documentazione, n.d.r.]


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 Opere Pie - 3- 195 - 2

28.12.1896 - Racalmuto O P - Legato Franco - Bilancio 1897
«Fidecommissaria del legato di maritaggio del Canonico Diego Franco da Racalmuto.
Fidecommissari:
1) Cavallaro dr. Luigi - Presidente
2) Tulumello Giuseppe - Fidecommissario
3) Franco Gaspare -               "       "
4) Nalbone Angelo -          "       "


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[Nella mia ricerca sul Mutuo Soccorso di Racalmuto appare come socio al n. 131 NALBONE ANGELO di Luigi (ammesso con delibera del 9 aprile 1907].
 « Personalità di spicco e notabili chiedono - e naturalmente,      
        ottengono - di far parte del Mutuo Soccorso. Il 9 aprile del     
        1907 è la volta del cav. Angelo Nalbone fu Luigi. Il 28          
        febbraio 1908 entra una triade eccellente: L'avv. Emmanuele      
        Cavallaro, l'avv. Giovanni Scibetta e il Cav. Luigi Tulumello.!  
        Ruotano, ora più che mai, attorno al circolo interessi  ed       
        operatori dell'industria zolfifera.»

« Il consiglio approva e subito passa ad un altro argomento,    
        stavolta un p•' frivolo. Leggesi in quella stessa delibera (19    
        maggio 1894): «Susseguentemente a ciò ricorrendo la festa di     
        Maria SS. del Monte, ad evitare che lo accalcarsi dei Soci nel   
        balcone della Società a fine di vedere lo spettacolo della       
        festa potrebbe dar luogo a qualche disgrazia, decreta: nei       
        giorni 26 e 27 maggio l'apertura di esso balcone si tenga        
        chiuso,non essendo bastantemente solido.»  
        «Il successivo 24 maggio, in consiglio il presidente Tulumello "fa       
        osservare che nelle trattative di affitto del locale della       
        Società, si stabilì che il Sig. Nalbone Angelo si fosse          
        servito del balcone di detto locale durante il periodo della     
        festa di Maria SS. del Monte per godersi dello spettacolo        
        pirotecnico, ed espone al Consiglio l'istanza di esso sig.       
        Nalbone per aversi il cennato balcone secondo fu stabilito. Il   
        Consiglio ad unanimità per alzata e seduta delibera:             
        concedersi il balcone semprecché venga dal Sig. Nalbone fatto    
        riparare.»

«L'anteguerra scorreva a Racalmuto piuttosto serenamente.         
        Qualche problema per l'emigrazione. Tante preoccupazioni ma      
        limitate ai ceti miseri che per• non risultano molto estesi      
        sia per una discreta agricoltura, sia per le industrie           
        estrattive locali. Certo, le grandi famiglie di un tempo si      
        sono consunte (Matrona e Tulumello, in testa) ma altre vi        
        subentrano più mercantili, imprenditoriali e dedite              
        all'esercizio di professioni (legali, mediche e                  
        farmaceutiche). Hanno la testa sulle spalle, mostrano qualche    
        grettezza ma tutto sommato sono operose e dinamiche.           
        Nalbone, i Grillo, gli Alaimo, i Bartolotta, i Caratozzolo,     
        Falletti, i Burruano, i Romano, i Cavallaro sono ora il          
        'Gotha' paesano. Non  pu• dirsi che il Mutuo Soccorso ne sia     
        in qualche modo l'espressione. Il loro ritrovo è altrove.      
        'galantuomini' di paese si ritrovano al Circolo Unione.    
        Negli anni che precedono la grande guerra del '15-'18, pure      
        nell'estrema periferia del Meridione, anche a Racalmuto pu•      
        registrarsi una qualche eco della imperversante 'belle           
        époque'. Al circolo, gli organi di vertice (presidenti           
        Calogero VOLPE e Francesco CARATOZZOLO) hanno il loro bel da     
        fare per disciplinare il 'carnevale del 1914'. Il 17 febbraio    
        si verbalizza: «Dietro progetto e domanda di diversi soci, per   
        il divertimento in questo sodalizio per le feste di carnevale,   
        il presidente propone all'amministrazione di fare una            
        commissione per il mantenimento dell'ordine interno, e di        
        tutto quello che occorre. Si dà facoltà di nominare la           
        commissione al V. Presidente sig. Martorana Pietro, V.            
        Presidente Signor Rosina Giuseppe ed il Presidente Caratozzolo   
        Francesco.»  Redattore del documento risulta il segretario        
        Calogero PUMA. »


 «Continuando a consultare i verbali, cogliamo un'eco di quei      
        tempi difficili. Il 21 marzo del 1920 viene approvata           
        all'unanimità  la proposta di far «sorgere la Cooperativa di     
        consumo.»  A tal proposito si elegge una commissione composta     
        dai signori «Comm. Angelo Nalbone, avv. Emmanuele Cavallaro,     
        avv. Vincenzo Vella, Mattina Gaetano, Comm. dott. Bartolotta     
        Giuseppe, Sciascia Giuseppe di Giuseppe, Alfieri Salvatore,      
        Sferrazza Carmelo, Morreale Salvatore, Volpe Calogero, Tinebra   
        Baldassare, Vincenzo Burruano Alfano.» Compito di quei signori   
        era quello di compilare «statuto e regolamento di detta          
        cooperativa». Di quella cooperativa noi non sappiamo altro. Ci   
        incuriosisce l'assortimento di personalità, uomini ed            
        indirizzi politici non proprio bene amalgamato che si annida     
        nella cennata commissione. Per ben comprendere quel che          
        diciamo, ci permettiamo di riportare fedelmente i rapporti     
        di polizia e prefetizi di eventi clamorosi avvenuti              
        nell'agosto del 1920 in Racalmuto. Taluni dei personaggi della   
        istituenda cooperativa racalmutese vi sono additati con nome e   
        cognome e per partecipazione diretta o per ispirazione occulta   
        di un sommovimento di popolo, alla cui testa rinveniamo alcune   
        celeberrime figure femminili del paese. Non se ne voglia al      
        povero cronista se ha avuto la ventura di riesumare antiche      
        carte del Ministero degli Interni. Quel che riportiamo è        
        leggibile nell'Archivio Centrale dello Stato (cfr. MI-1920       
        busta n. 89). Del resto trattasi di episodi simpatici ed          
        esaltanti. Gli eredi, possono comunque esserne, oggi, fieri.     
        Erano pur sempre dei protagonisti. E di veramente infamante -    
        a distanza di tanto tempo - non è rinvenible alcunché. 
        Le avvisaglie della rivolta d'estate della popolazione           
        racalmutese si hanno in un diffuso malcontento degli zolfatai.   
        Il telegramma prefettizio n. 4113 dell'8 luglio 1919 informa     
        il Ministero dell'Interno che «in Racalmuto centro minerario     
        tutti zolfatai scioperarono scopo protesta contro caro-viveri    
        ed iniziarono dimostrazione tosto sedata pronto intervento       
        quel funzionario. Seguito promessa attuazione nuovo calmiere     
        scioperanti si sciolsero.» L'anno dopo, la faccenda si           
        complica. Per tre giorni (dal 14 al 17 luglio 1920) si hanno -   
        precisa un telegramma della solita prefettura agrigentina -      
       «®dimostrazioni ostili amministrazione comunale Racalmuto,        
        togliendosi a pretesto insufficienza e cattiva distribuzione     
    oposto dalla lista di opposizione a quella           
        ufficiale, lo proclama a Vice Segretario di questo Sodalizio     
        ad unanimit….                             ò                   !  
        ®2ø Il consiglio Direttivo ad unanimit…, compresi i controlli    
        aventi diritto di voto, ritenuto che il giornale _L'AVANTI_      
        non risponde alle esigenze delleà mandato in luogo finchéli,     
        che reggono il nostro Sodalizio, propone la soppressione di       »
   
        Vi è subito un altro dispaccio al Ministero per segnalare che    
        proprio quel diciassette luglio del 1920 una «colonna di circa   
        tremila dimostranti tentò di saccheggiare e incendiare           
        magazzino fave comm. Narbone (sic!) un maggiorente               
        dell'amministrazione comunale». Il prefetto Nannetti soggiunge   
        di avere chiesto al «Comm. Mori <che> sia colà <cioè a           
        Racalmuto> inviato oggi stesso parte nucleo carabinieri          
        servizio rinforzo». La faccenda ha un corso che indispettisce    
        l'on. Abisso. Il Ministero chiede una prima delucidazione al     
        prefetto di Girgenti che tra l'amaro ed il velenoso così         
        replica il 19 luglio: «on. Abisso che prima era un mio non       
        desiderato laudatore sotto tutti i rapporti, oggi, per suo       
        tornaconto politico, pare abbia cambiato giudizio <...> <E       
        tanto perché a Racalmuto> procedono accertamenti con arresto     
        responsabili, ciò che non si vorrebbe dai partigiani on.         
        Abisso, militanti partito avverso amministrazione comunale,      
        contro cui disordini furono promossi sotto pretesto deficienza   
        servizi approvvigionamento per i quali purtroppo si attraversa   
        un periodo di difficoltà non avendosi rifornimento stabile e     
        non riuscendo che, a stento, con grano requisito di produzione   
        locale, soddisfare giornalmente bisogni popolazione.»  
        I partigiani del'on. Abisso, avversari del Nalbone ed altri      
        componenti dell'amministrazione comunale, erano personaggi       
        eccellenti nella scena politica e sociale di Racalmuto. L'on.    
        Abisso, per difenderli, lancia un'interrogazione parlamentare,   
        a risposta scritta, il 7 agosto del 1920. Il prefetto è          
        costretto a difendersi. L'iniziale sicumera scema ed ora         
        chiarisce che «V. Commissario Micucci fu da me fatto             
        sostituire con Allisio e Mazzora perché Pro Sindaco Racalmuto    
        era fisso nell'idea che funzionario fosse stato influenzato      
        dai suoi avversari, circostanza questa che dimostra              
        infondatezza accusa on. Abisso. Quanto al tenente presidente     
        gruppo requisizione, egli ha affermato non aver mai detto le      
        parole attribuitegli da commissione zolfatai presentatasi 15 dec.       
        mese a quell'ufficio p.s.- Ha pure affermato non avere mai       
        ricevuto denunzie per vendite clandestine di grano a prezzi      
        superiori ai prescritti.» Certo, l'on. Abisso era stato          
        perentorio e sferzante nella sua interrogazione parlamentare,    
        preludendo allo stle della sua successiva avventura fascista,    
        che, invero, sarà alquanto controversa, più che altro a motivo   
        della sfuggente figura di un suo congiunto, il farmacista        
        Frisia.                                                      
        L'onorevole voleva sapere, senza mezzi termini, quali            
        provvedimenti intendeva prendere il Ministero «contro quei       
        funzionari che nel loro impudente partigiano contegno            
        <avevano> provocato gravi tumulti nel comune di Racalmuto». La   
        cronistoria di quei gravi tumulti possiamo 'gustarla'            
        rispolverando i documenti ministeriali.                         
        Telegramma 10417 da Girgenti 5.8.920: partenza ore 21.45        
        arrivo 6 1,30 - Min. Interni   
        «Dal prefetto di Catania è stato trasmesso telegramma ieri di    
        codesto Ministero 17583 relativo interrogazione On. Abisso       
        contro contegno  funzionari ai quali imputa tumulti              
        verificatisi Racalmuto dal 14 al 16 decorso luglio. - Premesso   
        che disordini Racalmuto ebbero inizio improvvisamente e che      
        malcontento per deficienza approvvigionamento servì per          
        pretesto avversari amministrazione comunale per abbatterla       
        costringendo pro-sindaco dott. ALAIMO a dimettersi, escludo      
        che unico funzionario in luogo Domenico Micucci all'inizio dei   
        disordini e gli altri V. Commissario Allisio Carlo e dott.       
        Marzani Francesco, colà mandati giorno 15 per sostituirlo        
        perch‚ pro-sindaco ne dimostrò convenienza, abbiano provocato    
        essi i tumulti. Devesi anzi ai funzionari P.S. se i disordini    
        furono arginati e vinti senza conseguenze per le persone.»  
        Segue 'dettagliata' del 23.                                    
        «Aggiungo per quel conto che dovesse farsene e allo scopo di     
        essere il più possibilmente preciso su ogni circostanza che il   
        15 luglio Commissione zolfatari, contadini ed operai             
        presentossi ufficio P.S. Racalmuto reclamando sostituzione       
        tenente quel gruppo requisizione cereali che dicevano non aver   
        dato corso denuncia avuta vendita grano prezzo lire 170 al       
        quintale e che alle rimostranze popolazione avrebbe risposto     
        "mangiate patate". In proposito riferii subito presidente        
        Commissione Provinciale requisizione per provvedimenti caso.     
        Presidente dispose inchiesta ma ancora non conoscesi risultato   
        che perciò riservomi comunicare avendo fatto speciale            
        sollecitazione. - Prefetto Nannetti -» 
        In contemporanea, la Prefettura di Girgenti  ragguaglia il       
        Ministero su quelli che definisce 'disordini di Racalmuto'.      
        Eccone, con puntuale fedeltà, il testo, che ad alcuni            
        racalmutesi pu• ancor oggi tornare sgradito.    
        «Trascrivo - esordisce il prefetto Nannetti - il rapporto        
        presentatomi da quel V. Commissario di P.S. "Con riferimento a   
        precedente corrispondenza telegrafica, pregiomi riferire alla    
        S.V. Ill.ma che in questo Comune serpeggiava un forte            
        malcontento per la deficienza degli sfarinati. 
        "La mattina del 14 corrente un gruppo di circa 300 persone,     
        all'arrivo di due autocarri carichi di pasta, li circondavano    
        per impedire che la pasta venisse depositata nel magazzino        
        consorziale per tema di possibili sottrazioni. Intervenuto il    
        V. Commissario sig. Domenico Micucci, detta pasta venne          
        depositata in questo ufficio di P.S.
        "Nel frattempo si raccolsero circa 200 persone, che,            
        precedute dalla bandiera nazionale, si avviarono presso          
        l'abitazione del pro-sindaco con grida di abbasso, reclamando    
        le di lui dimissioni. Contro l'abitazione del pro-sindaco vennero lanciati sassi      
        che frantumarono i vetri di tutte le invetriate.  
        "Però, per l'intervento del V. Commissario Sig. Micucci, la     
        folla desistette da altre violenze e si diresse verso la casa    
        comunale con minaccia di saccheggiarla se il pro-sindaco non     
        si fosse dimesso.
        "Poco dopo il dott. Alaimo fece sapere che egli aveva già       
        presentate le proprie dimissioni e la folla ritorn• in piazza    
        continuando a protestare per la scarsa distribuzione degli       
        sfarinati. Indi, mercè l'esortazione del predetto funzionario,   
        i dimostranti si sciolsero.  
        "Il quindici successivo, si ebbe altro tentativo di             
        dimostrazione, che, senza incidenti, venne sciolta.
        "La sera del 16, alle ore 20 e 15, essendosi ad arte            
        propalata la notizia che l'ill.mo signor Prefetto non aveva      
        accettate le dimissioni del pro-sindaco e trattenuto a           
        Girgenti, in segno di punizione, il V. Commissario sig.          
        Micucci, in Piazza Umberto 1° s'improvvisò una dimostrazione     
        con grida 'Abbasso l'amministrazione comunale!', e per           
        l'abolizione del tesseramento al mulino per la macinazione del   
        grano. I dimostranti percorsero la Via Garibaldi, frantumando    
        molti vetri delle abitazioni private, non esclusi quelli di      
        quell'Ufficio di P.S.; e mentre lo scrivente parlamentava con     
        il Presidente del gruppo della requisizione grano, sig.          
        Tenente Veniero Giuseppe, per un componimento conforme ai        
        desiderata della popolazione, parte dei dimostranti si avviò     
        alla casa del comm. sig. Angelo NALBONE e, quivi, dopo avergli   
        frantumato tutti i vetri, scassinarono la porta di un            
        magazzino sottostante all'abitazione dello stesso e vi           
        appiccarono incendio, per cui, il comm. Nalbone, per             
        richiamare l'attenzione della forza, cominciò a sparare colpi    
        d'arma da fuoco.                                             
        "Recatomi sul posto con i pochi militari dell'arma presenti,    
        dopo aver subito fugati i dimostranti, mi diedi con l'ausilio    
        anche dei vicini di casa Nalbone, a fare opera di spegnimento.   
        Durante le quali operazioni i dimostranti si riversarono verso   
        l'abitazione del pro-sindaco, ove, oltre di avergli frantumato   
        altri pochi vetri rimasti intatti il giorno avanti, gli          
        devastarono la villetta prospiciente all'abitazione, gli         
        abbatterono parte della ringhiera di ferro che cingeva la        
        villetta dalla parte della strada e tutta quella laterale che    
        divide la villetta dal cortile d'ingresso. Tentarono pure di     
        forzare il portone di entrata, di scassinare la porta del        
        magazzino con cereali e quella della cantina, che                
        resistettero, rubandogli due paia di colombi, cagionandogli un   
        danno complessivo di L. 2.000.-      
       "Durante tale vandalismo il Prosindaco cominci• a sparare       
        colpi d'arma da fuoco per                                        
        fare ivi accorrere la forza in di lui                            
        soccorso, ed in seguito ai quali colpi mi recai subito in        
        luogo con i militari dell'arma, ma il furore popolare aveva      
        già compiuto la sua opera, e, dopo non pochi superati stenti     
        si riuscì a fare gradatamente allontanare la folla.
        "Dalle indagini successivamente svolte si è potuto stabilire    
        che la causale dei disordini non è stato solamente il            
        malcontento per la deficienza degli sfarinati ma l'influenza     
        politico-amministrativa locale dei maggiorenti del partito       
        contrario, per rovesciare l'amministrazione comunale.  
        "Accertata la responsabilità degli esecutori dei lamentati      
        danneggiamenti, si è proceduto all'arresto di Macaluso           
        Leonardo di Calogero, di Rizzo Eduardo fu Vincenzo, di Rizzo     
        Francesca di Pietro, di Ippolito Stefana di Gaetano, di          
        Scibetta Luigia fu Luigi e Ansaldo Giovanna fu Mariano. E        
        denunciati, per la loro irreperibilità, i nominati Grego         
        Giuseppe di Vincenzo, Cacciato Pietro d'Ignoti, Chiodo           
        Giuseppe fu Calogero, Campanella Salvatore fu Antonio, Cino      
        Francesco fu Calogero, fratelli Giuseppe e Luigi Lo Bue e        
        Giuseppe Castelli d'Ignoti, siccome tutti esecutori materiali;   
        e denunciati inoltre per istigazione il comm. Giuseppe           
        Bartolotta fu Luigi, l'avv. Emmanuele Cavallaro fu Felice,       
        Luigi Messana di Emilio, Alfonso Vinci di Giuseppe, Nicolo'      
        Sferrazza di Carmelo, Nestore Falletto fu Luigi, Francesco       
        Caratozzolo fu Felice e l'avv. Calogero Picone Chiodo fu         
        Giuseppe". «Il Prefetto Nannetti.»
        Quelle suffragette in formato paesano e racalmutese destano la   
        nostra più viva simpatia. Alla testa di quel codazzo             
        manzoniano, tutto preso  dal pane e la farina per la             
        popolazione, erano donne fiere, irrituali, imperiose,            
        ardenti e passionarie. Ombre fluttuanti nelle memorie della      
        nostra infanzia. Annidda la Pisciara o Carmela l'Acqualora       
        erano come loro se non loro. In una Racalmuto maschilista,       
        prevenuta contro le donne, un p•' codina, quegli esempi di        
        ribellismo femminile sono eccezioni, ma pur sempre               
        casi di ammirevole ribellismo. »
 
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Da "Annuario d'Italia - Calendario generale del Regno " - 1896 II pag. 318 ss.ù
Mandamento di Racalmuto.
«[..............] Cereali (negoz.): [.........] Nalbone F.lli.
« [..........] Miniere di zolfo (Eserc..):[.........] Nalbone F.lli.

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Archivio  Centrale di Stato  - Roma - "Commissione Parlamentare d'inchiesta - 1875-76"

«Vi è una lettera di Nalbone Francesco di Racalmuto - rimessa al Prefetto di Girgenti e quindi non figutante agli atti - contro il Sindaco di Racalmuto - cfr. Fascicolo 5 - sf. 3 lettera N - n. 1»

«Fascicolo 11 sott. 8 - Appunti degli interrogatori tenuti dalla sottocommissione nella città di Racalmuto nel giorno 21 Dicembre 1875 - Sezione della Giunta Comm. Vrga Sen. ff. da presidente, Alasia, Consigliere di Stato, Cav. Luigi Gravina Deputato - Testimoni uditi:
1) Gaspare Matrona - Sindaco
2) Enrico Micali-Freri Pretore
3) Delegato di Pubblica Sicurezza
4) Bonfanti Antonio Maresciallo Carab.
5) Dr. Diego Scibetti Troise
6) Carlo Lupi
7) Giuseppe Grillo.
[V. acclusa fotocopia]
[Cfr. Fascicolo 66 per la trascrizione del resoconto stenografico]

Fascicolo 2
[Archivio Centrale dello Stato - Giunta per l'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia 1875, Scatola 7 fascicolo 5 - sf. 2[sottofascicolo 2] lettera A   n. 13]
 "inchiesta - Lettera Anonima [n. 13] 1875 [Fascicolo 5- sf. 2- 13]


«Signori Presidenti e componenti la Commissione d'inchiesta - Canicattì.
«Uno solo è il tema del giorno, il sindaco di Racalmuto. E' una anomalia quello, un anacronismo , un controsenso che per adempiere ad un'opera eminentemente patriottica, bisogna ad ogni costo scalzare. Avanti adunque, dietro vi sta l'abisso.
«Avvezzo l'integerrimoad un arbitrio il più sconfinato ed a vederci tacere e soffrire non comprendeva che quando si è all'orlo del precipizio ed una calamità ci minaccia; quando le prepotenze, gli arbitrii, le vendette ed i balzelli han raggiunto il favoloso e l'ingiusto; quando il denaro del popolo  trovasi impudicamente scialacquato e le centinaia di migliaia spariscono come lampi; quando un comune floridissimo batte alle porte della bancarotta; quando la libertà è un mito e le votazioni avvengono nel modo, simile alla fiera proposta dell'assassino, il quale appuntando il coltello alla gola ti dice o la borsa o la vita, l'uomo libero, indipendente ed onesto non deve restarsene indifferente, né temere le basse calunnie. I nemici dell'ordine gridano e s'impongono, quando gli onesti tacciono e tremano; quindi è che generosi cittadini sorsero per protestare ed opporsi a che le iniquità finiscano, ed il denaro del pubblico cessi una volta di essere il patrimonio di una ..  casta.
«Alcuni lodarono l'attuale stendardo tenutosi da undici anni dall'integerrimo Sindaco Matrona triste avanzo della più efferata tirannide, ma quello è lo stendardo che si è imposto con la minaccia, colle violenze e colle vendette. E' lo stendardo che ha partorito il medio Evo in permanenza, prepotenze, vessazioni ed angherie di ogni sorta con una franchezza tale da mostrare che giustizia non esiste. e si vive senza governo. E' lo stendardo che pospone la pubblica istruzione allo spirito di parte, si rimossero abilissimi professori Farrauto, capitano, Chiodo, Zambuto, perchè  ebbero il coraggio di seguire l'impulso della propria coscienza, e  negare il voto ai suoi affiliati; fu l'ill.mo che al professore provetto e direttore di quelle scuole Sig. cappadoro in un giorno di Venerdì Santo ed innanzi ad un pubblico ebbe l'ardire d'insultarlo ed opprimerlo dicendo che  non lo schiaffeggiava per non lordarsi le mani. Imbecille di professore! dovevi conoscere che il funzionario, il quale si fa superiore alla legge e la calpesta è un ingiusto aggressore. E' lo stendardo sotto il quale i delitti si sono aumentati e di giorno in giorno aumentano; pascoli abusivi, furti campestri, grassazioni dentro e fuori dell'abitato, omicidi anche nella pubblica piazza. Signori dello stendardo siate sinceri e veridici, per come ogni cittadino deve esserlo, e diteci: a chi il popolo ne addebita la colpa? quali cause ne adduce? quali rimedii propone? E' lo stendardo che di precipizio in precipizio ha rovinato la ricchezza pubblica e la privata ancora.  E' lo stendardo che ha oberato di pesi civici un comune di speciale floridezza, sino a condurlo alla disperazione, dando tasse esorbitantemente aumentate che di anno in anno si aumentano e sempre infuccienti. E' lo stendardo che ha imposto un'imposizione grave, insostenibile, estrema.
«Ma vorrà porsi un argine a tanto torrente? Non lo sperammo quando 22 civili notabili tutti presentatisi in massa a reclamare, nulla ottennero sin'ora. Quando una dimostrazione seria, preconcetta, imponente, feroce di diciotto ammoniti, chiamati uno per uno e guidati dalla guardia campestre Vinci e fratello, servitore del Sindaco ed ai quali si fan passeggiare e fermare, dinanzi il nuovo casino, strisciando i piedi e provocando ad una guerra civile, si vela sotto l'aspetto d'ubbriachezza.
«Qundo, mentre i Racalmutesi lavorano pesantemente, come una mandria d'Iloti, o pagano una enorme tassa di sangue per la strada da giorni aperta Racalmuto-Montedoro, un'altra se ne intende aprire, Racalmuto-Favara, capricciosa, vessatoria ed ingiusta, e tuttoché legalmente dichiarata non necessaria, né di pubblica utilità, come dall'Ufficio prefettizio 30 aprile 1870, si ritorna su di essa e si approva, favorendo l'interesse dell'Ill.mo alla di cui casa di campagnatrovasi esclusivamente destinata. Quando, tuttoché si è giustificato che il Consiglio Comunale in Racalmutonon si radunava che sempre in seconda convocazione, ed i tre fratelli Matrona dispongono di vistoso patrimonio di quel Comune, pure non si è riparato. Quando nella relazione del valente  professor Ragusa, il quale palesa che in Racalmuto non osservò che scuro , non si vuol vedere una dimostrazione di popolo tutto ufficialmente invitato che non prese parte in odio al Sindaco. Quando .... basta, l'animo si commuove, e minaccia di trasmodare la lingua: infreniamola per ora a prudenza.
«Or allora che questi, quando ci parlano tutti nell'anima, si ha mille ragioni di credere che quel Sindaco sarà confermato. Ebbene Sigg.ri della Commissione in questo caso altro non resterà all' Ill.mo che sulle orme dell'amabil suo fratel cugino Giuseppe geraci Matrona Sindaco di Castrofilippo, il quale si suicidò in prigione, chiamarci uno per uno in sefreteria e trucidarci.
«Persuadetevi, Signori, finché l'ammonizione ed il domicilio coatto non saranno a lui applicati, Racalmuto avvilito e depauperato non avrà pace giammai.»


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[Archivio Centrale dello Stato - Giunta per l'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia 1875, SCATOLA 7 FASCICOLO 5 - sf. 2 LETTERA  "A" n. 15]

da Racalmuto, 20 dicembre 1875 (anonimo)
«Illustrissimi Signori Onorevoli
Componenti la Commissione
d'inchiesta parlamentare
Canicattì

«Illustrissimi Signori,
«Racalmuto, che in questi ultimi tempi dà lo spettacolo di un anormale stato, stava ansante appettando una visita delle Signorie loro ill.mi per dare una forma  di esistenza che fosse conforme a giustizia, alla riparazione ed alla concordia secondo le promesse potenti inaugurate dal nostro Augusto Sovrano .
«E però l'allarme si rincrudelisce nel venire a conoscenza che le loro Signorie hanno preso altra rotta, lasciando Racalmuto. S'addolora dippiù sentendo che ga chiamato una Commissione scelta dal seno d'un partito che vuole a forza imporsi con violenze, con prepotenze e con illegalità e ch'è in urto alle ispirazioni pubbliche. L'ultima cronaca del paese è bastante delineata dalla stampa, che per ultimo risultato pose al silenzio i nemici pubblici.
«Dei reclami si sono presentati alle Autorità superiori della Provincia, senza risultati. Signori Onorevoli! Racalmuto per più versi non è paese che merita essere abbandonato! ...E' perciò pubblica anzia [sic] di far sentire i proprii lamenti alla Commissione d'inchiesta Dalle Signorie loro bene rappresentata; e si è sicuri che si convincerebbero che sotto la vernice di un lusinghiero quadro, esistono piaghe cancerrose per Racalmuto che solo la loro sennata Autorità potrebbe sanare.
«Si chiede quindi che fossero chiamati cittadini di qualunque gradazione; meno  fratelli Matrona, Cammillo Picataggi, Alfonso Farrauto, Giuseppe Grillo Cavallaro, Carlo Lupi, fratelli Salvatore e Michiele Mantia, Arciprete, Michiele Alaimo, Gioachino Savatteri, ed impiegati tutti comunali, i quali hanno saputo collidersi e colludersi in più o in meno; e formano i gaudenti dell'azienda Comunale.
«Con ogni sicurezza allora le SS.LL.II. si potrebbero fare giusta es adequata [sic] immagine delle condizioni attuali lacrimevoli del paese, per promuoversi gli opportuni e giusti provvedimenti.
«Si spera giustizia.
«Racalmuto 20 Dicembre 1875»

Nella "Rubricella" contenuta nella Scatola 7[Renato GRISPO- L'Archivio della Giunta per l'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia - Inventario - Cappelli Editore 1969 porta [5] - L'archivio usa questo testo per inventario, ma la numerazione non corrisponde alle scatole] e che riguarda le "petizioni", alla lettera  N risulta la seguente annotazione che ci porta se non all'autore, almeno all'ispiratore delle precedenti lettere non firmate:
«                                                                N.ro ordine
«Nalbone Francesco                       1             "al prefetto di Girgenti"

e nell' «Elenco dei Reclami e petizioni» [Stessa scatola 7, stesso fascicolo 5, ma sottofascicolo 3, elenco ben diverso dalla Rubrucella p.c.] vine meglio precisato come così di seguito:
1 Nalbone Francesco di Racalmuto      «Reclamo contro il Sindaco di Racalmuto»



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