giovedì 22 settembre 2016

Pietro D'Asaro

Che commedia l'arte! Sì, la commedia dell'arte. Lo danno per gran pittore magari cieco di un occhio, perché a quell'epoca guerci e guercini zoppi e malconci andavan di moda e si sfregiavano nominalisticamente per fare più impressione.
Ovvio, sparlo di codesto Pietro D'Asaro che ora manco a Racalmuto lo vorrebbero far nascere, ma di certo morto e sepolto a Santa Maria in una tomba con dipinti altrui.
A ben vedere solo dieci quadri che li danno quasi sicuri di Pietro D'Asaro ed io spesso ne ho forte dubbio, sconci. brutti e sgangherati quali sono con arti contorti per imperizia pittorica, con sfondi sfondati, con angioletti senza pisello e con madonne alla sagrestana, senza architetture, privi di mobilità, con calvizie deturpanti e con pretonzoli bassotti, con corpi attorcigliati con cromature impuberi, co belle ceste di frutta (sì quelle belle, il contatto fisico faceva aggio sulla insipienza pittorica) ma tra schiere angeliche nebulose e facendomi esclamare: ma dove siamo? La Sacra Famiglia di Canicattì ha torri e campanili surreali, non per scelta come adesso.




Caravaggio, Pietro D'Asaro, Calvesi e Racalmuto
 
 
 
 
Questo libro di
MAURIZIO CALVESI, Le realtà di Caravaggio - Einaudi 1990
è introvabile.
Sul mercato secondario per ora vi è un solo esemplare al costo di 50 euro, più spese.
L'autore è davvero una autorità su Caravaggio.
Per noi racalmutesi il libro ha una grande importanza perché vi si parla  di Pietro d'Asaro e vi parla in modo colto, originale, a prima vista si direbbe approfondito.
Non sono un competente, ma mi lascia perplesso un giudizio come il seguente:
" ... Pietro d'Asaro da Racalmuto, un artista  siciliano toccato da Caravaggio anche nello stile, a suo modo luministico in versione 'povera' e popolare, di umile impronta poetica".
Metto da canto il mio campanilismo  qui pizzicato da una critica estetica  alquanto riduttiva. Personalmente, peraltro, sarei ancor più drastico nel giudicare questo mio paesano di cui non si sa l'anno di nascita mentre certo è quello di morte, 11 giugno 1647.
Il Calvesi quindi dirotta in note araldiche sui Del Carretto e scende nello snocciolare discendenze e parentele di quel  Cardinale Giannettino Doria, quello celebre che per ovviare alla peste famosa di Palermo detronizzò da padrona e regina di Palermo Santa Nina e socia per consacrare come Padrona e Regina santa Rosalia, facendone poi un gran commercio con le presunte reliquie. Ma sono excursus non pertinenti volti più che altro per captare interessi lucrativi.
Sembrerebbero più puntuali i cenni biografici del Racalmutensis, ma noi storciamo il muso su questo volere un D'Asaro che alla fine del '500 da Racalmuto va a studiare pittura a Genova e a Roma e "forse anche a Milano". Abbiamo scandagliato l'archivio parrocchiale di Racalmuto ove la presenza in loco di  questo chierico 'coniugatus' di cui dubito che davvero fosse cieco di un occhio, risulta pressoché costante.
Ora l'acuto padre Adamo di Caltanissetta me lo mostra "infelix" a tarda età. Stento molto a seguire questo grande studioso, autore tra l'altro di una illuminante e colta storia su Delia. Pietro d'Asaro, compagno di seminario di un medico racalmutese piuttosto noto, Marco Antonio Alaimo. poté entrare nelle grazie dei potentissimi padri gesuiti palermitani che così gli commissionario un quadro "realistico  ma tradizionale" di santa Rosalia ai tempi della famosa peste e da là commissioni a spiovere ovvio nell'ambito della corte cardinalizia del tempo.
A Racalmuto quindi il "clericus coniugatus,  si compra a San Francesco una tomba sborsando tante once addirittura per corredare la cappella funeraria con un quadro dipinto da altri. Dal 1626 almeno non fu "infelix" ("commodus" scrive padre Fedele da San Biagio) sotto il profilo economìco, e non lo fu sotto quello morale (risulta euforico nei vari testamenti e soprattutto nel falsare i suoi "riveli" come dire l'attuale dichiarazione dei redditi.) 
Il Calvesi, poi, dall'alto della sua autorevolezza parla di influenze ovvio del Caravaggio, e del Laureti e quindi del Paleotti. Boh! Se lo dice lui, noi ci accodiamo. Dà per certo l'influsso del Caravaggio citando la Natura Morta in calce al dipinto del Carmine, la 'Sacra Famiglia con Sant'Anna' opera che si attribuisce al Monocolo in modo poco convincente.
 
 
 
Francescani, cappuccini e carmelitani i committenti principali del''Asaro per il Calvesi. Omette ad esempio gli Agostiniani dell'ordine centuripino, forse perché non molto blasonati: eppure questi avrebbero commissionato o  ospitato la prima opera di Asaro, firmata e datata, un San Giuliano molto mal conservato e peggio restaurato.
Ma a caval donato non si guarda in bocca. Eccoci regalata una pagina
aulica di autore di fama mondiale. Non cerchiamo il pelo nell'uovo. Questo è  un buon uovo per l'oleografica raffigurazione della vita artistica del mio paese, Racalmuto (senza altri orpelli) e molto può servirci per le nostre vocazioni turistiche. Plaudenti quindi ringraziamo il buon Calvesi  che ci esalta nel suo sommo trattato caravaggesco.
 

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