venerdì 23 settembre 2016

da Ornella Pennacchioni.
ISLAND di LEI.
Preparati Afrodite. Sali l’acqua. Via dallo stato liquido dell’ammollo eterno. Vai, femmina androgina pregna di lui, ordinata a lui senza che nessuno sappia. Sposa per procura dal velo ormai fluido dal ritardo, dalle guance di porpora, gli occhi di maggio, un bouquet di gerani rossi. Sali. Corri a grandi falcat...e l'ultima onda. Rabbercia l’acqua con le mani per non inciampare sull’appuntamento che non avrai. Sistema il velo che il sole sta salendo e diverrà nuovamente mare. Niente velo, neanche di sale. Dai corri, salta Afrodite sull’ippocampo d’oro, vittima d’un ritardo, bella di una malia. Non provarci, ma provaci. Ed è luce di un’alba prenotata che scende nel fondo oscurato d’una superstite, per restarci, simile ad una lampara. Nelle notti di silenzio ordinato dalla morale ordinaria, quella che censura anche il mito rifritto della dea dell’amore, annegherò il corredo nuziale. Giuro. Giuro. Giuro

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