domenica 14 gennaio 2018

Flora Sicana alla Noce di Sciascia

E' un po' storta ma solo provando e riprovandoci sono riuscito a diffondere questa pagina di fiori sicani che il Linneo di Racalmuto dottor Salvo dice che sarebbero state invece "introdotte per rimboschimento o a scopo ornamentale". Non ci giurerei! E così la mefitica Racalmuto solfifera e salina si sarebbe resa agghindata e odorosa  con peonie, giaggioli, zinnie, mirti, miopori, tigli ed anche agavi quelli che rendono talora spettrali la Curma e Gargilata. Sarà! .



 Spiego bene agli altri quello che per me non ho capito. Prima mi è successo con la speculazione in cambi di Sindona; mi sa che ora mi stia succedendo con la flora. Io ero fermo a Botticelli.
 


Ma va a vedere le "coincidenze", così sto per dare sussiegoso scientifismo a questa coloritura vagamente erotica di uno Sciascia contemplativo dall’alto della sua disadorna "robba" della Noce.

 "... E dalle villeggiature di quella grande famiglia [gli arricchiti Matrona n.d.r.] è rimasto favoloso ricordo: delle feste delle colazioni sull'erba in cui tra i lini e gli argenti, nel profumo delle magnolie, e luminose  e profumate come magnolie, donne di mai più vista  bellezza splendevano ; delle carrozze  dorate e stemmate; dei cavalli, dei cavalieri, dei lacchè, degli stallieri, dei cuochi"

Certo qualche residuale riverbero rondista.  Per descrivere "un giardino pieno di rare piante, di ombrosi recessi, di fontane  ..  e la vegetazione si addensa, il verde si fa intenso: e ci sono grandi alberi che i contadini chiamano 'di bellu vidiri',  con disprezzo; cioè belli a vedersi ma inutili: il corbezzolo, il caccamo, qualche varietà di ficus. E ci sono gli orti. E queste sono le oasi, nella gran calura del giorno; né manca a darne l'illusione , la palma. La 'palma de oro y el azul sereno’: e questo verso di Mochado, palma d'oro in campo azzurro, è diventato per me una specie di araldico simbolo del luogo".

 

Che è come dire Racalmuto e mi chiedo e domando perché non mutare così  l'osceno stemma attuale. Ed è questa qui una mia insolente postulazione a sindaci presenti o futuri così come quella di elidere le toponomastiche infami e sostituirle con gli onori ai grandi figli indigeni alla Ettore Messana. 

Calogero Taverna

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