lunedì 12 gennaio 2015

Lettera a Malgrado Tutto: fine di una baruffa chiazzotta tra me e il computo dottore Mimmo il grottese?

Mi accorgo che si è aggrumata qui tanta di quella mia materia grezza da dare uno spettacolo indecente. Da vetero comunista faccio l'autocritica. Quando cado in polemica entro in ebollizione dadaista con svolazzi niccciani alla Zarathustra (già, così parlò Zarathustra). Ipotassi sino alo spasimo, immaginificità debordante. Avendo oltre ottant'anni, essendo ormai decrepito ottuagenario, come piacevolmente mi insolentisce l'avvocato Burruano da Racalmuto, credo di avere diritto ad essere arteriosclerotico incontestabile. Di solito non aggredisco nessuno per primo, ma se mi toccano dove è il mio debole, nella mia anarchica autostima, erompo incontenibile.
Mi pare che ne abbia fatto le spese il dignitoso e compunto dottore Mimmo Butera. Francamente non riesco ad inquadrarlo: dovesse essere il regista che una volta incontrai presso lo studio di Turiddru Bellavia - mio equipollente grottesco - faccio il pentito e gli chiedo asintatticamente scusa, se dovesse gradire.
Tra Malgrado Tutto e me dovrebbe essere noto che non corre buon sangue. Vecchia storia. Risale ad una trentina di anni fa quando la buonanima - dei morti si dice così - di Nicu Petrotto mi aggredì sull'allora diverso foglio  per una questione di giummo fascista che avevo appiccicato a Leonardo Sciascia in un estraneo foglietto dell'azione cattolica di Racalmuto. Reagii e grintosamente ma con lungo scritto che non mi venne accettato da Malgrado Tutto. Iniziò allora la mia personale baruffa con il pur valente giornaletto he all'epoca mi pareva la voce della Famiglia, in versione NOCINA.
Un paio di mesi fa, il dottore Alfano, tra una mirabile foto e l'altra,  non sapendo che scrivere, tirò fuori una battuta di Sciascia sardonicamente protesa ad approvare il congiungimento di Racalmuto con Grotte: un paradosso come l'altro di un beffardo Sciascia. Celiando mi sdegnai: mai io racalmutese da mille e più generazioni avrei accettato di finire tra i branchi lupeschi della Grotte di borbonica e fascista denigrazione.
Ma passai altrove dal faceto al serio, sollevando questioni molte antiche e perniciose sulla mia Racalmuto. Non essendo né scrittore né storico, né letterato ma modesto uomo di banca aduso a vigilanza creditizia e magari ad ispezioni avverso la grande evasione come tentò il socialista Reviglio, lamento l'insania del c.d. paese della ragione nel soppesare la serietà dei suoi problemi economici, sociali ed anche etici. Dopo 40 anni di mala gestio abbiamo voragini di debiti (sia pure occultati da enormità di crediti certi liquidi ed esigibili)che per il momento hanno due sbocchi plateali di negatività: la supertassazione (dalla monnezza alle varie e surrettizie imposte patrimoniali territoriali) e il sovraccarico  insostenibile nella compagine impiegatizia municipale. In tale contesto, la storiella se congiungerci o meno con Grotte in nome di Sciascia si smunge sino a divenire vacua. Se Grotte vuol farsi carico della metà del nostro gap debitorio ben venga con noi. Ma si sa quanto è profonda la sionistica propensione al risparmio dei bravi grottesi. Altro che superiorità di Racalmuto, paese dal cicaleccio sovrabbondante  tra l'agorà e il BS, sotto il fumante sguardo della iperrealista statua agnelliana di Sciascia.
Quindi a questo punto vogliamo accorciare questa dissennata baruffa chiazzotta tra me e Mimmo il grottese? Non è una cosa seria.  

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