venerdì 16 gennaio 2015

Vozzaro e Vriccico; arabi e bizantini

Tralascio un po' Fra Diego e ho da reiterare due verifiche archeologiche, una lungo la traiettoria Sud Est e l'altra lungo quella Nord Est.
 
A Sud Est della eretica grotta mi incontro per l'ennesima volta con la Fontana del Vozzaro di cui qui in foto. Vozzaro era un'antica "ingiuria" di una famiglia notabile di Racalmuto. Negli atti notarili racalmutesi che sono cose molto più serie di quelle di cui dispone il indaco Messana di Montedoro, questa contrada viene citata sino alla noia e da tempi immemorabili.
 
Ho sempre pensato, ho scritto, ho reclamizzato nel mio LE PARROCCHIE DI GIRGENTI di una diecina di anni fa che si tratterebbe di un reperto arabo, forse saraceno dei tempi di Federico II, nel qual caso potrei dare un supporto a quelli  che  vorrebbero sveve le presenze antropologiche nei dintorni del Castelluccio (ma non mi dicano che il Castelluccio è svevo: il VATICANO SI OPPONE).
Questa fontana (o quel che sia) sopravvive ancora per merito di Giacomino Bellocchio (Lombardo). Doveva fare il tecnico del Comune ma preferiva fare il cacciatore, Così, a caccia chiusa, si imbatté in un bulldozer  che stava radendo al suolo  questa doppia abbrivatura; dava fastidio ad un noto parsimonioso agricoltore  racalmutese, peraltro molto attivo in DC, in Comune, e nell'assunzione di parenti a frotte come LSU.
 
Quel  che fa piangere, ma credo non ridere, è  che di questa  importante testimonianza dell'archeologia medievale racalmutese non vi è traccia  nel Piano Regolatore del 1980 e dovrò vedere cosa c'è di protettivo nel nuovo, in eterno itinere burocratico, già da un anno giacente a Palermo. Ho l'impressione che non vi sia nulla, forse una marpionesca estensione di quel vincolo capzioso che si è appiccicato a quel Castello che si contrabbanda quale SVEVO, anziché banalmente chiaramontano (sì,  come quello di Piazza Castello).
 
Ne vorrei una qualche recinzione, una inventariazione, qualche studio ricognitivo
- tralasciando la doverosa ricerca stratigrafica tutto attorno. Ma si sa: Agrigento pensa solo ai greci.
 
L'altro itinerario mi porta giù dopo la fontana del Ferraro (oggi prosciugata per latitanti lavori di manutenzione, pur con tutto quel sovraccarico di dipendenti comunali ad alta professionalità, ma
 a tempo determinato). E così arrivo  in un canneto quasi impraticabile.
 
Fui quasi felice nella rappresentazione delle Parrocchie di Girgenti. Lì, la presenza di una necropoli è sfacciatamente evidente.
 
 
Qualche mia foto qui, che non troverete in nessuna delle tante locali bacheche dei miei compaesani, al momento frenetici nel barattare la loro millenaria cultura per  qualche centinaio di migliaia di  euro che si dovrebbero spillare da un immondo inciucio con Grotte.
 
Beh, qui nessun vincolo, nessuna protezione, tutto negletto, abbandonato ai margini di questa grande turlupinatura che è stata la FORESTALE racalmutese.  Niente nel vecchio PRG del 1980;  sicuramente nulla in quello migrante tra l'ufficio tecnico rinnovato di Racalmuto e l'oberata sacca burocratica della Regione a Palermo.
Cosa debbo fare per attirare un po' di attenzione? Qualcuno mi potrebbe dare una mano per
 la conservazione, se non lo studio, di questa necropoli che credo bizantina,  giacente sulle balze al caolino del Ferraro adiacente alla contrada Vriccicu
 
?  
 

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