martedì 24 marzo 2015

MUKUL

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Lillo Taverna La dicono nenia araba, me la vietano perché nenia araba; mi dicono che mina le radici civili mie perché nenia araba; mi dicono che è nenia di bimbe novenni violate; mi dicono che devo espllerla da Bovo, dicono che cielo e terra sono cristiani ed è profanarli se ascolto questa nenia araba. Non so convinermi, anche se il mio vicono fascista mi frastorna le orecchie. Lillo Taverna Mukul è un mio amico. Del Bangladesh. Fervente maomettano. Prega non so quante volte al giorno, rivolto alla Mecca. Si pulisce in continuazione. Non so mai riuscito a fargli mangiare la buona salsiccia racalmutese, né altri insaccati e tampoco una bella bistecca di maiale. Il formaggio solo se glielo grattugio. E lui si fa un pasticcio insopportabile: spaghetti, tonno in scatola, possibilmente sugo di pomodoro e sopra formaggio tanto ma grattugiato. L'alcool non l'annusa neppure, ho sudato sette camicie per fargli gustare un bitter analcolico. Eppure dategli una cazzola in mano e un filo a piombo e statene certi che il soffitto della scuola media di Racalmuto rimane saldo fino alla notte dei tempi. Voi mi dite che lo devo cacciar via. E' maomettano e quindi mi inquina le mie radici (inesistenti) religiose, la mia civiltà. Sta sulla terra che sarebbe solo nostra sotto un cielo che non gli apparterrebbe. Scusatemi. Non vi capisco. Io mai vorrò che il mio amico maomettano venga rispedito in Bangladesh sol perché no mangia carne di porco e non beve vino e perché chiama Allah quello che da bambino mi fu sempre detto chiamarsi Padre Eterno, che sta anche all'ingresso del paese e anziché recitare il Padre Nostro magari in un latino tutto storpiato recita versetti coranici in una lingua che a dire il vero manco lui capisce.
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