domenica 11 ottobre 2015

Fortunato il trattore, ma lo sfortunato son io, l'avventore

Fortunato  il trattore, ma lo sfortunato son io, l'avventore.
Oggi splendida domenica romana, classico giorno delle conclamate ottobrate di Roma. Al centro per mezzogiorno con mia moglie. Girovaghiamo di qua girovaghiamo di là. Mia moglie mi spinge in una chiesa non per culto ma per cultura. Le tante splendide cappelle funerarie. Il CAVALIER D'ARPINO ci sta e ci sta pure Federico Barocci, per non parlare di Rubens. E se vado in sagrestia vi trovo pure Pietro da Cortona. Un quadro c'era ed era di Caravaggio ma dice il cartiglio che ora è solo copia di un certo non so chi dato che il quadro è finito nei musei vaticani. Ovviamente parlo di S. Maria in Vallicella che tutti dicono Chiesa Nuova.
Girando e gironzolando ho voglia di un locale selettivo come se io fossi Marino (ma io pago di tasca mia).  Giro al largo del Pantheon e accedo ad un locale un tempo preferito da politici bipartizan. Ricordo quando insieme ci stavano Andreatta Bassanini e pezzi da novanta fascisti. Una volta vi approdò Zanda. Io non odio la casta e quindi mi piace vederli mentre mangiano. Rispettano il galateo ma poi non son diversi da noi miseri romani.

Per questione anche di dieta, decidiamo di limitarci ad un primo al  dolce e basta. Scartiamo un piatto da 60 euro a cranio sol perché vi sarebbe stato uno spruzzo di tartufo bianco di Alba. Preferiamo un piatto sempre con tartufo ma nero: 20 euro a cranio. Da bere? domanda il cameriere. Minerale liscia, precisa mia moglie. E il vino? Non beviamo. Ma vogliamo brindare: uno spruzzo per uno! Come? Bianco o rosso? Rosso precisiamo. Ci porta una bottiglia già aperta e per metà vuota e ci mesce uno spruzzo subito bloccato per lei ed un altro appena più alto per me. Non più di un quartino per entrambi. Ordiniamo il primo. Subito portano un cestino di pane che essendo domenica mi pare persino ammuffito.  Dimenticavo,  finiamo in un angolino perché non c'era posto. E mia moglie comincia a strillare per gli spifferi (odia le correnti). Ci stringiamo al tavolo accanto e quando arrivano i signori che avevano prenotato dobbiamo far largo. Per un ristorante di gran nome non mi pare il massimo del confort.
Finito il primo passiamo al dolce. Porzioni sovrabbondanti ma alla fine disgustose almeno per me che ne lascio una metà. Il conto, per favore. Vi mostro qui la ricevuta fiscale per dirvi che sono schietto e sincero. Metteteci la mancia e così due primi scarsi e due dolci espansi costano180 mila delle vecchie lire. Non batto ciglio ed esco. Invece di ammirare lo splendido luogo di tutti gli dei romani, controllo. Mi fan pagare 12.000 lire per del pane che manco ho toccato. Il cestino se lo sono ripreso indietro intonso. La bottiglia di acqua minerale di casa peraltro ignota: 10.000 lire. I due primi piatti: 40 €, giusto. I maledetti dolci trentasei mila lire. Ma non è questo che  volevo sottolineare: i due spuzzi di vino sfusi: sedici euro. Se prendevo la bottiglia dunque me ne andavo a sessantaquattro euro, il doppio di quella bottiglia dello scandalo Marino. Ma è roba da scandalo? Il giornalista de la Repubblica non si mette una macina al collo per avere turlupinato i suoi settecentomila lettori. Che materia di scandalo c'è? Non è mai stato lui in un ristorante medio (e Fortunato, tale è) e non sa i prezzi che qui girano?. Marino finché non si dimette senza appello è pur sempre il Sindaco della doppia importante capitale ROMA, capitale di questa nostra Italia e capitale di quel papa cicciu che una ne fa e mille ne scatascia. Marino per non pesare sulle casse del Comune con doverose spese di rappresentanza ha da andare alla Charitas? Già, meglio i suoi predecessori ai quali gli osti non solo non gli facevano prezzi esosi ma gli abbonavano cena pranzo e colazione. Mi raccontano di Cossiga: da ridere. Tanto poi arrivava la commessa comunale e persino la lauta mancia (al sindaco) ci scappava. 

 

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