lunedì 30 novembre 2015

giovedì 5 novembre 2015

appunti qua e là

lunedì 7 gennaio 2013

RACALMUTESI VERI QUI A RACALMUTO VENERATI, A ROMA CROCIFISSI. Fatti e misfatti DOCUMENTATI della Racalmuto prefascista e protofascista


MI ACCORGO CHE QUESTO (LUNGHISSIMO) POST CHE AVEVO BUTTATO LI' NELLA SPERANZA CHE FRA UN SECOLO QUALCUNO INCURIOSITO VI DESSE UNO SQUARDO, MI RISULTA INVECE DISCRETAMENTE CONSULTATO. SI TRATTAVA DI APPUNTI RACCOLTI ALLA RINFUSA E SENZA SPOLVERIO NE' STILISTICO NE' CONCETTUALE. VOLEVA SOLO ESSERE UNO SBERLEFFO ALL'UFFICIO VOLPINO DI RACALMUTO CHE NON SO PERCHE' HA VOGLIA DI SABOTARMI.
LO CONFESSO VOLEVO ANCHE ESSERE RETICENTE PER NON ESSERE CAPACE DI SPIFFERARE DAVVERO FATTI E MISFATTI DI PERSONAGGI CHE IN PAESE SONO SUBLIMATI E NEGLI ARCHIVI ROMANI VENGONO INVECE CROCIFISSI. CHI HA RAGIONE? COME STORICO DOVREI PRONUNCIARMI, COME RACALMUTESE HO L'OBBLIGO DELL'OMERTIVO SILENZIO.
SIA COME SIA, SENTO ORA ALMENO L'OBBLIGO DI EMENDARE DAI DOPPIONI QUESTI MIEI APPUNTI E DARE QUALCHE SFORBICIATA A NOTIZIE SU CHI MAGARI OGGI E' STATO CASSATO DAI RICORDI, PER PUDORE FAMILIARE.


Nelle nostre ricerche a Roma, di racalmutesi finiti negli schedari di polizia durante il fascismo troviamo:

1) Vella Vincenzo;

2)  Vella Diego;

3) Picone Chiodo Calogero;

4) Sacerdoti Edmondo;

5) Messana Everardo.

Ma dei cinque sudetti nominativi i veri racalmutesti sono tre (Vella Vincenzo, Picone Chiodo Calogero e Messana Everardo), nessuno viene schedato in quanto comunista, e i due schedati (Picone Chiodo Calogero e Messana Everardo) hanno poco di politico.

Vella Vincenzo, è personaggio di risalto durante i Fasci siciliani, è attivo nell’era prefascista e rientra nei ranghi durante il fascismo. Schedato già dalla questura di Girgenti sin dal primo settembre del 1896, ne è “radiato” l’8 aprile 1936 «tenuto conto della buona condotta e delle prove di ravvedimento» ed essendosi «espresso in senso favorevole al Governo nazionale.»

Nel 1893 si era lanciato nell’agone politico a capo del movimento contadino e zolfataio del luogo, con cipiglio e furore. Agì anche fuori di Racalmuto: lo troviamo impigliato nella repressione dei moti rivoluzionari dei Fasci in quel di Milena. Ecco quel che ci racconta Arturo Petix: «Nel pomeriggio del 27 luglio del 1893, a Milocca, in casa del contadino Luigi Schillaci, posta nella robba Valenti (oggi via Gioberti) si riuniva un gruppo di contadini con lo scopo di costituirsi in fascio dei lavoratori. [...] A quella riunione furono presenti l’Avvocato Vincenzo Vella, presidente del fascio dei lavoratori di Racalmuto e l’insegnante Rinaldo Di Napoli, presidente di quello di Grotte (ASCL, Carp. n. 9, Pubbl. Sicur., lettera del 2 agosto 1893).»( 12). Abbiamo sopra fornito alcuni dati del fascicolo sul Vella dell’Archivio Centrale dello Stato. Li integriamo qui trascrivendo quant’altro vi è annotato.N.° 16434 - Prefettura di Girgenti, comune di Racalmuto - Vella Vincenzo fu Giuseppe e della Vincenza Tinebra nato in Racalmuto il 17 ottobre 1868, residente a Racalmuto mandamento della Provincia di Girgenti.- Laureato in giurisprudenza - celibe - Socialista rivoluzionario - statura 1,58 - corporatura robusta, capelli castano scuri, viso oblungo, fronte alta, occhi castani, naso giusto, barba alla mefistofele e di colore castana scura, mento tondo, bocca regolare, espressione fisionomica satirica, abigliamento (sic) abituale, veste decente in nero.

«Riscuote nell’opinione pubblica fama di fanatico stravagante. Di carattere volubile. Di educazione limitata, in quanto che si appartiene a famiglia di esercenti miniere. Di corta intelligenza. Di coltura scarsissima. Ha compiuto gli studi nel liceo ed il corso di università in legge. Non possiede titoli accademici. E’ lavoratore fiacco. Ritrae i mezzi di sostentamento dalla poca proprietà lasciata alla famiglia dall’Avv. Tinebra Vincenzo. Frequenta la compagnia dei pochi affiliati al partito socialista di questo  Comune e dei Comuni di Grotte ed Aragona. Mal si comporta nei suoi doveri con la famiglia, di cui dovrebbe essere il sostegno, causa la morte del padre, trascurandola completamente. Non gli sono state affidate cariche amministrative e politiche. E’ iscritto al partito socialista rivoluzionario. Non ha precedentemente appartenuto ad altro partito.

«Ha molta influenza nel partito socialista locale, di cui è il capo e di cui fa il promotore. La sua influenza è circoscritta al luogo dove risiede. E’ stato in corrispondenza epistolare con i componenti il comitato centrale socialista di Palermo, con l’avv. Maniscalco direttore della Giustizia Sociale, coi nominativi Rao Gaetano, Presidente del disciolto fascio dei lavoratori di Canicattì, Di Napoli Rinaldo Presidente del disciolto fascio di Grotte, coll’onorevole Colajanni e col presidente della Federazione Regionale Socialista Lombarda. Non è stato, nè è in relazione epistolare con individui del partito all’Estero. Presentemente è in relazione epistolare col Direttore del periodico ‘La Riscossa’ di Palermo, il presidente del Comitato Regionale della Federazione Socialista Ligure, coi sudetti Di Napoli e Rao, col Direttore del periodico ‘La Lotta di classe’, e dicesi in relazione epistolare con Bosco Garibaldi e l’on. De Felice.

«Non ha dimorato all’estero, nè vi riportò condanne, e non ne fu esplulso. - Ha appertunuto al disciolto fascio dei lavoratori di Racalmuto, con la carica di Presidente. Presentemente non appartiene ad alcuna associazione sovversiva di mutuo soccorso o di altro genere. Durante il 1893 ha collaborato ai periodici sovversivi ‘La Lotta di Classe’ e ‘La Giustizia Sociale’. Di tanto in tanto spedisce corrispondenze alla ‘Riscossa’, ed alla ‘Lotta di Classe’.

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«Riceve i periodici ‘La lotta di classe’ e ‘la Riscossa’ ed opuscoli editi a cura del Comitato Regionale della Federazione socialista Ligure. Fa propaganda fra gli esercenti arti e mestieri, con poco profitto. E’ capace tenere conferenze. Ne ha tenute nel 1893, nel locale di questo disciolto fascio dei lavoratori, e nel domicilio di qualche socialista di qui. - Verso le autorità tiene un contegno sprezzante. Non ha preso parte a manifestazioni del partito cui è ascritto a mezzo della stampa firmando cioè manifesti, programmetti. Ma ha preso parte in occasione della dimostrazione organizzata in questa Stazione ferroviaria il 2 Novembre 1893, al passaggio dell’on. Colajanni, nella quale circostanza il fanatismo dei dimostranti raggiunse il colmo, intervenne la forza pubblica, fu percosso il Deputato di P.S. del tempo, malmenati il Maresciallo ed i militi.

«Nelle elezioni ammimistrative di Racalmuto del 1905 è stato eletto consigliere comunale. »

[Aggiunta in calce la posteriore data: Girgenti 14 gennaio 1908 - il prefetto Mario Rebucci].

«Prefettura di Girgenti - Cenno biografico del 20 ottobre 1913 - Andatura attempata. - Gode nell’opinione pubblica fama di uomo di poco carattere e di nessuna serietà. D’intelligenza ed educazione medie, è mordace ed aggressivo, quando scrive per i giornali, tanto che ha un frasario tutto suo speciale, fatto di volgare turpiloquio, appunto perché nelle lotte sia politiche che amministrative non sa fare a meno di attaccare in modo triviale le persone degli avversari, invece di combattere le idee. E’ laureato in legge, ma la sua cultura non va oltre gli studi fatti e le molte pubblicazioni socialiste lette e ben poco ben assimilate. Di natura fiacca, lavora lo stretto necessario, approfittando di quello che ricava dalla poca proprietà immobiliare a lui lasciata da un suo avo. Tenace nelle lotte, ma non nel carattere, egli varia di continuo e con molta leggerezza di relazioni politiche e di amicizie personali, a seconda della convenienza e dell’opportunità del momento, non si può dire quindi egli abbia in ciò una direttiva sicura, per quanto inclini nella scelta verso gli elementi sovversivi o politicamente esaltati. Si deve a tale sua malleabilità di carattere ed azione se egli sia stato consigliere comunale ed anche assessore supplente. Nella presente lotta politica, egli, transigendo con la sua condotta passata, ha stretto relazione con persone, altra volta attaccate fino all’insulto, per appoggiare la candidatura socialista dell’Avv. Marchesano. Nel biennio 1893-1894 - egli dette pensiero ed azione ai moti convulsionarii dei ‘fasci’ ed ebbe perciò il suo quarto d’ora di influenza e di popolarità, fra gli elementi sovversivi di allora; ma sopravvenuta la repressione egli ritornò quello di prima, anzi fu lì lì per essere inviato a domicilio coatto, a termini dell’art. 3 della legge 19 luglio 1894.  [..] Successivamente egli si occupò dei suoi affari privati per cui fece dimora a Delia ed a Casteltermini. Nel presente fa qualche pubblicazione sui giornali della provincia a carattere sovversivo; fa come può, ma con scarso profitto, propaganda fra gli operai ed è presidente della lega di miglioramento tra gli zolfatai di Racalmuto.

«E’ capace di parlare al pubblico, ma non di tenere conferenze vere e proprie, ciò quindi ha fatto sempre che se ne sia presentata l’occasione; in lui però più che la facilità di parola è comune il turpiloquio, che, in fondo, tradisce la sua origine volgare. Però nel passato tenne verso l’autorità un contegno altero e sprezzante; ora però si mostra remissivo e rispettoso. Ma ha preso parte a vere e proprie pubbliche manifestazioni di carattere del partito. Nel 1893 intervenne in manifestazioni più o meno violente e, successivamente, in un pubblico spettacolo si lasciò andare a qualche atto inconsulto. Mai fu sottoposto alla pregiudiziale ammonizione e fu solo proposto, ma non assegnato, a domicilio coatto. Non ha subito condanne, ma ha i seguenti precedenti penali. Il 1° settembre 1893 fu arrestato in Milocca per istigazione a delinquere; a 7 maggio 1894 fu assolto dal Tribunale di Girgenti dall’imputazione di violenza e resistenza ad agenti della forza pubblica; a 19 maggio 1894 la camera di consiglio di Girgenti disse non luogo per l’imputazione di tentativo di fare insorgere gli abitanti del regno contro i poteri dello stato. Nello assieme il Vella, per quanto sempre relativamente temibile, non è più il sovversivo di una volta e non è più da ritenersi un socialista veramente combattivo, perché, in fondo, non riesce a farsi pigliare sul serio da alcuno. L’età, il male cronico di cui è affetto e qualche debito hanno fiaccato e piegato il suo carattere, naturalmente a ciò disposto, ed oggi si aggioga al carro di taluni conservatori, liberali d’occasione, con la stessa facilità con la quale si metterebbe loro contro, se gli tornasse opportuno, data anche la sua venalità.»

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«Relazione Prefettura: Dall’elenco allegato al n.° 16085 del 3.7.1911 risulta pericoloso. - Girgenti 1912: N.° 1128 del 23.4.1912 - E’ stato rieletto Consigliere Comunale di Racalmuto e poscia nominato assessore. Non tiene più contegno sprezzante con le autorità e si è mostrato favorevole al Governo per la guerra in Libia - Professa sempre idee socialiste e viene pertanto vigilato.»

 

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«Prefettura: 27 11.1925 - Professa tuttora principi socialisti e non tralascia occasione per fare propaganda antifascista. E’ attentamente sorvegliato. - Prefettura: 21.1.1929. - In data 2.12.1926 venne diffidato ai sensi dell’art. 166 legge P.S. In atto serba regolare condotta morale e politica mantenendosi estraneo ad ogni manifestazione contraria all’attuale Regime. Prefettura: 3.7.1931 - .. socialista rivoluzionario. Continua a tenere buona condotta politica, dedicandosi esclusivamente alla sua professione di avvocato. I suoi atteggiamenti nei riguardi del Regime sono favorevoli e mostra in apparenza di essersi ravveduto. Però non si ritiene opportuno, almeno per ora, di proporlo per la radiazione dallo schedario dei sovversivi, e si continua a esercitare su di lui assidua vigilanza. - Prefettura: 21.2.1933 - Risiede a Racalmuto, dove esercita la professione di procuratore legale presso quella pretura. Non spiega alcuna attività politica e tiene atteggiamento favorevole al Regime. Viene sempre sorvegliato non avendo dato prove sicure di ravvedimento. - Prefettura: 22.12.1934 - Non ha dato luogo a rilievi in linea politica, e nei riguardi del Regime si mostra apparentemente favorevole. Viene vigilato. - Prefettura: 25.9.1935 - Durante il terzo trimestre del corrente anno non ha dato luogo a rilievi con la sua condotta politica. Viene vigilato.» (13)

 


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Quanto a Vella Dante Nunziato fu Giuseppe, nato a Racalmuto il 3 marzo 1908, abbiamo fornito in precedenza i dati dello schedario centrale che lo riguardano.  Appartenente ad una famiglia di anarchici di Grotte, i suoi legami con Racalmuto sono del tutto accidentali e di mera anagrafe. La madre era una Pedalino Di Rosa, sorella di quello che è stato un affermato notaio di Milano, e discreto verseggiatore in dialetto. Il Pedalino, come si è detto, brigò tanto nel 1930 per farsi riconoscere i meriti di essere stato tra i sansepolcristi del 1919. Il 27 dicembre 1937, il suo nome però viene associato sia pure molto casualmente con quello dell’anarchico Dante Nunziato Vella di cui è zio materno. Il prefetto G. Marzano esclude ogni favoreggiamento, ma si dà il caso che da allora il Pedalino ha qualche screzio col fascismo. Oggi, la figlia tiene a rivendicare un passato (inesistente) antifascista del padre. Ciò ha sorpreso i redattori del locale foglio di Racalmuto Malgrado tutto, che avevano - ed a ragione - visto il Pedalino come un antesignano del fascismo.

 

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La schedatura di Picone Chiodo Calogero (14) fa emergere una figura che comunque la si giri difficilmente può venire riportata nell’ambito dell’antifascismo. Trattasi, piuttosto, di un avventuriero che opera ai margini della truffa. Certo, siamo in pieno contrasto con la idealizzazione che la lettura locale (il citato libro del Messana e Malgrado tutto) hanno di recente sfornato. Latrscrizione dei dati d’archivio chiarisce meglio l’assunto.

«Picone Chiodo Calogero fu Giuseppe e fu Munisteri Pinò Ignazia, nato a Racalmuto il 17 aprile 1884, qui abitante (Milano), avvocato - 1,68 circa. - Avuta da Agrigento il 14/7/1932 n.° 33032 - 1° gennaio 1930:  Cartolina postale di Picone Chiodo all’avv. Sincero Rugarli, corso Umbero I°, 26 Roma. Si parla di libri e di abbonamenti a riviste. La questura di Roma definisce il Rugarli ‘noto socialista schedato’. Non sa nulla sul Picone Chiodo. - 27 febbraio 1930 - Consolato generale di Nizza - Riceve una lettera dall’avv. C. Picone Chiodo Via Tritone 201: Roma 24 febbraio 1930: ‘Ricevo il suo pregiato invito a presentarmi nella Regia Cancelleria per comunicazione che mi riguarda. Trovomi in Italia nostra da circa 15 giorni. Sarei grato a V.S. se volesse farmi conoscere l’oggetto dell’invito, non dovendo più venire a Nizza ..’   

  «Questura di Roma n. 023885 del 2 aprile 1930: C. Calogero Picone Chiodo .. con recapito presso il notaio Schillaci Guido. - Regia Questura di Roma da quella di Agrigento: Il 16.3.1904 dall’Amministrazione Comunale di Racalmuto il Picone venne incaricato dello insegnamento nella quinta classe elementare e tale incarico tenne sino alla fine del 1907. Laureatosi in legge, nell’ottobre 1907 si recò a New York per accompagnarvi una sorella, e a mezzo di un suo parente, che colà risiedeva da parecchi anni, cercò fortuna facendo il pubblicista, ma non ebbe successo, e l’anno successivo ritornò in patria riprendendo, nel luglio del 1908, l’insegnamento elementare, che tenne sino al febbraio del 1912. Durante la sua permanenza a Racalmuto, esercitò, saltuariamente, anche la professione di avvocato. Nel 1912 si trasferì a Milano, dove, il 26.2.1914, sposò certa Matilde Margherita Ochert da Monaco.

«In seguito a tale matrimonio, e dopo breve permanenza a Monaco, ottenne la rappresentanza di alcune fabbriche tedesche di colori. Durante la guerra fu prima soldato di artiglieria a Messina, e poi Ufficiale presso il distretto militare di Agrigento, ove disimpegnò la carica di aiutante maggiore. Ultimati gli obblighi militari ritornò con la famiglia a Milano, occupandosi nuovamente di colori. Nei primi del 1922, si trasferì a Rovato (Brescia) e nel novembre dello stesso anno ritornò stabilmente a Milano, dove aprì uno studio legale in Via Col di Lana 3, recandosi ad abitare al Viale Ticinese n.° 3.

«Nei primi del 1929 si recò a Parigi allo scopo, come si disse, di pubblicare alcuni libri e di occuparsi di studi spiritici. Già in Italia il Picone aveva pubblicato un libro di sociologia criminale, un altro sul bolscevismo, un opuscoletto della biblioteca Vallardi sulla cambiale, ed un libro di spiritismo intitolato ‘La verità spiritualistica’.

«Ultimamente, da Roma, ha inviato ai conoscenti un biglietto di partecipazione dell’apertura di uno studio legale. Durante la sua permanenza a Racalmuto professò teorie socialiste, ma senza accanimento. Si vuole che a Milano contasse numerose relazioni nell’ambiente socialista. Il predetto risulta di temperamento nervoso, eccitabile, ma oltremodo pavido.

«La Questura di Milano ha comunicato che il Picone ha risieduto in quella città dal 1913 al 1928, epoca in cui si recò all’estero, senza dar luogo a rilievi in linea politica e mantenendo contegno indifferente nei riguardi del Regime.

«Questura di Roma: 8 luglio 1930 - L’avv. Picone Chiodo Calogero è pertito ieri per Monaco di Baviera accompagnato dalla moglie Ockert Matilde fu Adolfo e dai figli Giuseppe, Ignazio ed Isabella.

«27.5.1932- Viene riferito da fonte fiduciaria che il segnalato Picone Chiodo Calogero, avvocato, residente a Parigi al n.° 203 Bld. Voltaire, continua a svolgere attiva propaganda contro il Regime, trattando e criticando violentemente questioni relative al Regime. Benchè apparentemente voglia far credere di non interessarsi di politica, la sua azione è notoriamente dannosa, perché svolta fra elementi intellettuali.

«1° luglio 1932 Prefetto di Agrigento: Risulta di buona condotta morale ed a suo carico non risultano precedenti e pendenze morali. Egli non ha in questi atti precedenti politici, ma è notorio che nel suo Comune di origine professava idee socialiste. Il Picone si allontanò da Racalmuto una prima volta nel 1914, e in un secondo tempo nel 1923. Il 14.2.1914 contrasse matrimonio con certa Occhert Matilde.
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RAPPORTI PRFETTIZI SU VELLA VINCENZO
«N.° 16434 - Prefettura di Girgenti, comune di Racalmuto - Vella Vincenzo fu Giuseppe e della Vincenza Tinebra nato in Racalmuto il 17 ottobre 1868, residente a Racalmuto mandamento della Provincia di Girgenti.- Laureato in giurisprudenza - celibe - Socialista rivoluzionario - statura 1,58 - corporatura robusta, capelli castano scuri, viso oblungo, fronte alta, occhi castani, naso giusto, barba alla mefistofele e di colore castana scura, mento tondo, bocca regolare, espressione fisionomica satirica, abigliamento (sic) abituale, veste decente in nero.

«Riscuote nell’opinione pubblica fama di fanatico stravagante. Di carattere volubile. Di educazione limitata, in quanto che si appartiene a famiglia di esercenti miniere. Di corta intelligenza. Di coltura scarsissima. Ha compiuto gli studi nel liceo ed il corso di università in legge. Non possiede titoli accademici. E’ lavoratore fiacco. Ritrae i mezzi di sostentamento dalla poca proprietà lasciata alla famiglia dall’Avv. Tinebra Vincenzo. Frequenta la compagnia dei pochi affiliati al partito socialista di questo  Comune e dei Comuni di Grotte ed Aragona. Mal si comporta nei suoi doveri con la famiglia, di cui dovrebbe essere il sostegno, causa la morte del padre, trascurandola completamente. Non gli sono state affidate cariche amministrative e politiche. E’ iscritto al partito socialista rivoluzionario. Non ha precedentemente appartenuto ad altro partito.

«Ha molta influenza nel partito socialista locale, di cui è il capo e di cui fa il promotore. La sua influenza è circoscritta al luogo dove risiede. E’ stato in corrispondenza epistolare con i componenti il comitato centrale socialista di Palermo, con l’avv. Maniscalco direttore della Giustizia Sociale, coi nominativi Rao Gaetano, Presidente del disciolto fascio dei lavoratori di Canicattì, Di Napoli Rinaldo Presidente del disciolto fascio di Grotte, coll’onorevole Colajanni e col presidente della Federazione Regionale Socialista Lombarda. Non è stato, nè è in relazione epistolare con individui del partito all’Estero. Presentemente è in relazione epistolare col Direttore del periodico ‘La Riscossa’ di Palermo, il presidente del Comitato Regionale della Federazione Socialista Ligure, coi sudetti Di Napoli e Rao, col Direttore del periodico ‘La Lotta di classe’, e dicesi in relazione epistolare con Bosco Garibaldi e l’on. De Felice.

«Non ha dimorato all’estero, nè vi riportò condanne, e non ne fu esplulso. - Ha appertunuto al disciolto fascio dei lavoratori di Racalmuto, con la carica di Presidente. Presentemente non appartiene ad alcuna associazione sovversiva di mutuo soccorso o di altro genere. Durante il 1893 ha collaborato ai periodici sovversivi ‘La Lotta di Classe’ e ‘La Giustizia Sociale’. Di tanto in tanto spedisce corrispondenze alla ‘Riscossa’, ed alla ‘Lotta di Classe’.

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«Riceve i periodici ‘La lotta di classe’ e ‘la Riscossa’ ed opuscoli editi a cura del Comitato Regionale della Federazione socialista Ligure. Fa propaganda fra gli esercenti arti e mestieri, con poco profitto. E’ capace tenere conferenze. Ne ha tenute nel 1893, nel locale di questo disciolto fascio dei lavoratori, e nel domicilio di qualche socialista di qui. - Verso le autorità tiene un contegno sprezzante. Non ha preso parte a manifestazioni del partito cui è ascritto a mezzo della stampa firmando cioè manifesti, programmetti. Ma ha preso parte in occasione della dimostrazione organizzata in questa Stazione ferroviaria il 2 Novembre 1893, al passaggio dell’on. Colajanni, nella quale circostanza il fanatismo dei dimostranti raggiunse il colmo, intervenne la forza pubblica, fu percosso il Deputato di P.S. del tempo, malmenati il Maresciallo ed i militi.

«Nelle elezioni ammimistrative di Racalmuto del 1905 è stato eletto consigliere comunale. »

[Aggiunta in calce la posteriore data: Girgenti 14 gennaio 1908 - il prefetto Mario Rebucci].

«Prefettura di Girgenti - Cenno biografico del 20 ottobre 1913 - Andatura attempata. - Gode nell’opinione pubblica fama di uomodi poco carattere e di nessuna serietà. D’intelligenza ed educazione medie, è mordace ed aggressivo, quando scrive per i giornali, tanto che ha un frasario tutto suo speciale, fatto di volgare turpiloquio, appunto perché nelle lotte sia politiche che amministrative non sa fare a meno di attaccare in modo triviale le persone degli avversari, invece di combattere le idee. E’ laureato in legge, ma la sua cultura non va oltre gli studi fatti e le molte pubblicazioni socialiste lette e ben poco ben assimilate. Di natura fiacca, lavora lo stretto necessario, approfittando di quello che ricava dalla poca proprietà immobiliare a lui lasciata da un suo avo. Tenace nelle lotte, ma non nel carattere, egli varia di continuo e con molta leggerezza di relazioni politiche e di amicizie personali, a seconda della convenienza e dell’opportunità del momento, non si può dire quindi egli abbia in ciò una direttiva sicura, per quanto inclini nella scelta verso gli elementi sovversivi o politicamente esaltati. Si deve a tale sua malleabilità di carattere ed azione se egli sia stato consigliere comunale ed anche assessore supplente. Nella presente lotta politica, egli, transigendo con la sua condotta passata, ha stretto relazione con persone, altra volta attaccate fino all’insulto, per appoggiare la candidatura socialista dell’Avv. Marchesano. Nel biennio 1893-1894 - egli dette pensiero ed azione ai moti convulsionarii dei ‘fasci’ ed ebbe perciò il suo quarto d’ora di influenza e di popolarità, fra gli elementi sovversivi di allora; ma sopravvenuta la repressione egli ritornò quello di prima, anzi fu lì lì per essere inviato a domicilio coatto, a termini dell’art. 3 della legge 19 luglio 1894.  [..] Successivamente egli si occupò dei suoi affari privati per cui fece dimora a Delia ed a Casteltermini. Nel presente fa qualche pubblicazione sui giornali della provincia a carattere sovversivo; fa come può, ma con scarso profitto, propaganda fra gli operai ed è presidente della lega di miglioramento tra gli zolfatai di Racalmuto.

«E’ capace di parlare al pubblico, ma non di tenere conferenze vere e proprie, ciò quindi ha fatto sempre che se ne sia presentata l’occasione; in lui però più che la facilità di parola è comune il turpiloquio, che, in fondo, tradisce la sua origine volgare. Peò passato tenne verso l’autorità un contegno altero e sprezzante; ora però si mostra remissivo e rispettoso. Ma ha preso parte a vere e proprie pubbliche manifestazioni di carattere del partito. Nel 1893 intervenne in manifestazioni più o meno violente e, successivamente, in un pubblico spettacolo si lasciò andare a qualche atto inconsulto. Mai fu sottoposto alla pregiudiziale ammonizione e fu solo proposto, ma non assegnato, a domicilio coatto. Non ha subito condanne, ma ha i seguenti precedenti penali. Il 1° settembre 1893 fu arrestato in Milocca per istigazione a delinquere; a 7 maggio 1894 fu assolto dal Tribunale di Girgenti dall’imputazione di violenza e resistenza ad agenti della forza pubblica; a 19 maggio 1894 la camera di consiglio di Girgenti disse non luogo per l’imputazione di tentativo di fare insorgere gli abitanti del regno contro i poteri dello stato. Nello assieme il Vella, per quanto sempre relativamente temibile, non è più il sovversivo di una volta e non è più da ritenersi un socialista veramente combattivo, perché, in fondo, non riesce a farsi pigliare sul serio da alcuno. L’età, il male cronico di cui è affetto e qualche debito hanno fiaccato e piegato il suo carattere, naturalmente a ciò disposto, ed oggi si aggioga al carro di taluni conservatori, liberali d’occasione, con la stessa facilità con la quale si metterebbe loro contro, se gli tornasse opportuno, data anche la sua venalità.»

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«Relazione Prefettura: Dall’elenco allegato al n.° 16085 del 3.7.1911 risulta pericoloso. - Girgenti 1912: N.° 1128 del 23.4.1912 - E’ stato rieletto Consigliere Comunale di Racalmuto e poscia nominato assessore. Non tiene più contegno sprezzante con le autorità e si è mostrato favorevole al Governo per la guerra in Libia - Professa sempre idee socialiste e viene pertanto vigilato.»

 

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«Prefettura: 27 11.1925 - Professa tuttora principi socialisti e non tralascia occasione per fare propaganda antifascista. E’ attentamente sorvegliato. - Prefettura: 21.1.1929. - In data 2.12.1926 venne diffidato ai sensi dell’art. 166 legge P.S. In atto serba regolare condotta morale e politica mantenendosi estraneo ad ogni manifestazione contraria all’attuale Regime. Prefettura: 3.7.1931 - .. socialista rivoluzionario. Continua a tenere buona condotta politica, dedicandosi esclusivamente alla sua professione di avvocato. I suoi atteggiamenti nei riguardi del Regime sono favorevoli e mostra in apparenza di essersi ravveduto. Però non si ritiene opportuno, almeno per ora, di proporlo per la radiazione dallo schedario dei sovversivi, e si continua a esercitare su di lui assidua vigilanza. - Prefettura: 21.2.1933 - Risiede a Racalmuto, dove esercita la professione di procuratore legale presso quella pretura. Non spiega alcuna attività politica e tiene atteggiamento favorevole al Regime. Viene sempre sorvegliato non avendo dato prove sicure di ravvedimento. - Prefettura: 22.12.1934 - Non ha dato luogo a rilievi in linea politica, e nei riguardi del Regime si mostra apparentemente favorevole. Viene vigilato. - Prefettura: 25.9.1935 - Durante il terzo trimestre del corrente anno non ha dato luogo a rilievi con la sua condotta politica. Viene vigilato.» (13)

 

 

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Quanto a Vella Dante Nunziato fu Giuseppe, nato a Racalmuto il 3 marzo 1908, abbiamo fornito in precedenza i dati dello schedario centrale che lo riguardano.  Appartenente ad una famiglia di anarchici di Grotte, i suoi legami con Racalmuto sono del tutto accidentali e di mera anagrafe. La madre era una Pedalino Di Rosa, sorella di quello che è stato un affermato notaio di Milano, e discreto verseggiatore in dialetto. Il Pedalino, come si è detto, brigò tanto nel 1930 per farsi riconoscere i meriti di essere stato tra i sansepolcristi del 1919. Il 27 dicembre 1937, il suo nome però viene associato sia pure molto casualmente con quello dell’anarchico Dante Nunziato Vella di cui è zio materno. Il prefetto G. Marzano esclude ogni favoreggiamento, ma si dà il caso che da allora il Pedalino ha qualche screzio col fascismo. Oggi, la figlia tiene a rivendicare un passato (inesistente) antifascista del padre. Ciò ha sorpreso i redattori del locale foglio di Racalmuto Malgrado tutto, che avevano - ed a ragione - visto il Pedalino come un antesignano del fascismo.

 

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Riportiamo acriticamente nostre vecchie trascrizioni o rielaborazioni: vi sono reiterazioni. Le lasciamo anche per attestare che questo non è uno studio storico. Carte ed indicazioni d'archivio valgano solo per il mio futuro emulo che avrà diritto di trattarmi come io ho trattato i miei predessori microstorici (e magari anche sommi calligrafi); dal profondo dell'ADE non me ne adonterò, anzi: quod erat in votis.
La schedatura di Picone Chiodo Calogero (14) fa emergere una figura che comunque la si giri difficilmente può venire riportata nell’ambito dell’antifascismo. Trattasi, piuttosto, di un avventuriero che opera ai margini dell'ammesso. Certo, siamo in pieno contrasto con la idealizzazione che la lettura locale (il citato libro del Messana e Malgrado tutto) hanno di recente sfornato. La trascrizione dei dati d’archivio chiarisce meglio l’assunto.

«Picone Chiodo Calogero fu Giuseppe e fu Munisteri Pinò Ignazia, nato a Racalmuto il 17 aprile 1884, qui abitante (Milano), avvocato - 1,68 circa. - Avuta da Agrigento il 14/7/1932 n.° 33032 - 1° gennaio 1930:  Cartolina postale di Picone Chiodo all’avv. Sincero Rugarli, corso Umbero I°, 26 Roma. Si parla di libri e di abbonamenti a riviste. La questura di Roma definisce il Rugarli ‘noto socialista schedato’. Non sa nulla sul Picone Chiodo. - 27 febbraio 1930 - Consolato generale di Nizza - Riceve una lettera dall’avv. C. Picone Chiodo Via Tritone 201: Roma 24 febbraio 1930: ‘Ricevo il suo pregiato invito a presentarmi nella Regia Cancelleria per comunicazione che mi riguarda. Trovomi in Italia nostra da circa 15 giorni. Sarei grato a V.S. se volesse farmi conoscere l’oggetto dell’invito, non dovendo più venire a Nizza ..’   

  «Questura di Roma n. 023885 del 2 aprile 1930: C. Calogero Picone Chiodo .. con recapito presso il notaio Schillaci Guido. - Regia Questura di Roma da quella di Agrigento: Il 16.3.1904 dall’Amministrazione Comunale di Racalmuto il Picone venne incaricato dello insegnamento nella quinta classe elementare e tale incarico tenne sino alla fine del 1907. Laureatosi in legge, nell’ottobre 1907 si recò a New York per accompagnarvi una sorella, e a mezzo di un suo parente, che colà risiedeva da parecchi anni, cercò fortuna facendo il pubblicista, ma non ebbe successo, e l’anno successivo ritornò in patria riprendendo, nel luglio del 1908, l’insegnamento elementare, che tenne sino al febbraio del 1912. Durante la sua permanenza a Racalmuto, esercitò, saltuariamente, anche la professione di avvocato. Nel 1912 si trasferì a Milano, dove, il 26.2.1914, sposò certa Matilde Margherita Ochert da Monaco.

«In seguito a tale matrimonio, e dopo breve permanenza a Monaco, ottenne la rappresentanza di alcune fabbriche tedesche di colori. Durante la guerra fu prima soldato di artiglieria a Messina, e poi Ufficiale presso il distretto militare di Agrigento, ove disimpegnò la carica di aiutante maggiore. Ultimati gli obblighi militari ritornò con la famiglia a Milano, occupandosi nuovamente di colori. Nei primi del 1922, si trasferì a Rovato (Brescia) e nel novembre dello stesso anno ritornò stabilmente a Milano, dove aprì uno studio legale in Via Col di Lana 3, recandosi ad abitare al Viale Ticinese n.° 3.

«Nei primi del 1929 si recò a Parigi allo scopo, come si disse, di pubblicare alcuni libri e di occuparsi di studi spiritici. Già in Italia il Picone aveva pubblicato un libro di sociologia criminale, un altro sul bolscevismo, un opuscoletto della biblioteca Vallardi sulla cambiale, ed un libro di spiritismo intitolato ‘La verità spiritualistica’.

«Ultimamente, da Roma, ha inviato ai conoscenti un biglietto di partecipazione dell’apertura di uno studio legale. Durante la sua permanenza a Racalmuto professò teorie socialiste, ma senza accanimento. Si vuole che a Milano contasse numerose relazioni nell’ambiente socialista. Il predetto risulta di temperamento nervoso, eccitabile, ma oltremodo pavido.

«La Questura di Milano ha comunicato che il Picone ha risieduto in quella città dal 1913 al 1928, epoca in cui si recò all’estero, senza dar luogo a rilievi in linea politica e mantenendo contegno indifferente nei riguardi del Regime.

«Questura di Roma: 8 luglio 1930 - L’avv. Picone Chiodo Calogero è pertito ieri per Monaco di Baviera accompagnato dalla moglie Ockert Matilde fu Adolfo e dai figli Giuseppe, Ignazio ed Isabella.

«27.5.1932- Viene riferito da fonte fiduciaria che il segnalato Picone Chiodo Calogero, avvocato, residente a Parigi al n.° 203 Bld. Voltaire, continua a svolgere attiva propaganda contro il Regime, trattando e criticando violentemente questioni relative al Regime. Benchè apparentemente voglia far credere di non interessarsi di politica, la sua azione è notoriamente dannosa, perché svolta fra elementi intellettuali.

«1° luglio 1932 Prefetto di Agrigento: Risulta di buona condotta morale ed a suo carico non risultano precedenti e pendenze morali. Egli non ha in questi atti precedenti politici, ma è notorio che nel suo Comune di origine professava idee socialiste. Il Picone si allontanò da Racalmuto una prima volta nel 1914, e in un secondo tempo nel 1923. Il 14.2.1914 contrasse matrimonio con certa Occhert Matilde.

«Ambasciata Parigi del 26.9.1932: Si riscontra la nota di codesto Ministero, nella quale l’avv. Picone Chiodo è qualificato ‘antifascista’. Tale appellativo non sembra in armonia con le informazioni fornite dalla stessa Prefettura. L’attività svolta a Parigi per la costituzione di una ‘Association Internationale pour la lutte contre le crîme’ lo ha portato a contatto di elementi francesi che nutrono sentimenti massonici ed ostili al Regime, ma non avrebbe avuto, per quanto risulta, alcuna attività antifascista.

«26.9.1932 minuta del Ministero Interno: Il Picone, pertanto, è per lo meno politicamente sospetto, provenendo le informazioni fiduciarie da fonti attendibili, e pertanto egli rimane iscritto nel Casellario politico per quei provvedimenti che questo Ministero crederà di adottare sia per la vigilanza all’estero, sia in caso di un suo eventuale rientro nel Regno.

«13 ottobre 1932 Affari Esteri all’Ambasciata a Parigi: Sono evidenti i suoi legami con noti esponenti della massoneria. Provvedimento. ‘da perquisire, segnalare e vigilare’. 3 dicembre 1932: Detto socialista è scomparso da Parigi e sconoscesi dove possa trovarsi. 28 gennaio 1933 Prefettura di Agrigento: L’Ufficio di P.S. di frontiera di Ventimiglia informa che il 26 gennaio ore 22 è entrato di transito nel Regno, diretto a Monaco di Baviera. Avv. Picone Chiodo, iscritto nella rubrica di frontiera, schedina n.° 35132, e  perquisizione ha avuto esito negativo. Idem 2.2.1933: Connazionale avv. Picone Chiodo Calogero, munito passaporto n.° 053285 reg. 1385 rilasciato Questura di Bolzano il 6.8.1928, accompagnato consorte ... è stato perquisito con esito negativo.

«17.3.1933 Affari Esteri, Consolato di Monaco: Ha chiamato il Ciodo per soddisfare il suo debito verso l’editore Schmidt.. Rilascia una lettera a sua difesa [ove si parla di ‘compensazione occulta’ fra debiti e crediti].

«Monaco 8.3.1933 lettera Picone: E’ tuttora pendente un conto che avrebbe dovuto essere definito negli anni 1927-28. Il Drenler .. si vanterà mio ceditore della somma di lire 2.000 ... mi vanto ancora creditore di tutte le provvigioni sugli affari conclusi direttamente dalla ditta con i clienti italiani durante circa sei anni (1920-26 =1927). Non ricordo esattamente Il signor Drenler .. non volle adempiere .. complessivamente non volle liquidare circa lire 4.000 per gli affari da me conclusi.

«23.3.1933 Consolato Monaco di Baviera: L’avv. Picone si è sempre dimostrato un entusiasta del Regime e non ha qui dato motivo a sospetti di antifascismo. Ha fatto anzi domanda per essere iscritto al Fascio di Grasse di recente istituzione. Sarei grato a codesto R. Ministero se volesse comunicarmi in base a quali elementi sono stati formulati i sospetti di antifascismo.

«Minuta M.I. del 4.8.1933: [Accenno ai fatti di Parigi, ma dopo:] ‘questo Ministero prende atto delle favorevoli informazioni fornite dal N.R. Console di Nizza e con provvedimento di pari data dispone la di lui radiazione dal casellario di frontiera e dal novero dei sovversivi.

«8.4.1939: Revoca iscrizione.

«21.12.1940: Picone Chiodo qui domiciliato [Roma] da molti anni in via Compagnoni, 10 non dà luogo a rilievi e nei confronti del Regime mantiene atteggiamento indifferente. Risulta di regolare condotta morale. Esercita la professione di avvocato penale, versa in discrete condizioni economiche.

«28.8.1942: Non dà luogo a rilievi.»

 

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Lo schedato Edmondo Sacerdoti è un avvocato romano, palesemente ebreo, che con Racalmuto ha in comune solo il fatto di esservi casualmente nato. Il padre - ignoriamo il perché - era astretto alle locali carceri e la moglie, che lo aveva seguito in questa sperduta cittadina dell’agrigentino diede alla luce proprio qui a Racalmuto il piccolo Edmondo il 27 aprile 1888: questo dicono gli atti dello stato civile che siamo andati a rintracciare. Il Sacerdoti non fu poi un grosso antifascista: passa una notte in gattabuia, pensiamo per svista della polizia. Lo stesso Mussolini si premura il giorno dopo di farlo mettere in libertà. Ecco quanto annotato nello schedario (15):

«10 dicembre 1929 - Ministero Interno - Polizia Politica: L’avv. Edmondo Sacerdoti, già iscritto nel partito socialista e noto per le cariche che occupò nel partito stesso nella Capitale, si è allontanato da qualsiasi movimento politico. [Scheda intestata a:] Sacerdoti Edmondo di Cesare e fu Fogger Isabella, nato a Racalmuto (Agrigento) il 27.4.1888. Avvocato residente a Roma - Socialista.»

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L’ultimo inquisito - anche in ordine di tempo - dalla polizia fascista ha poco a che fare con

l’antifascismo: sembra un piccolo Sindona anzitempo che cerca di truffare ebrei romani con

promesse di trasferimenti all’estero di capitali per il tramite delle organizzazioni finanziarie

del Vaticano. In combutta con un console della M.V.S.N., il racalmutese Everardo Messana,

trasferitosi a Roma nel 1928, dopo essere messo in congedo dall’Arma dei Carabinieri Reali,

incappa in due ordini di confino politico per tre anni ciascuno nel 1934 e nel 1939 (16).

Questo il profilo ricavabile dai vari rapporti di polizia.  Ecco quello che scrive la Regia

Questura di Roma  in data 10 febbraio 1934:«Messana Everardo fu Angelo e di Marchioni

[rectius: Mantione] Vincenza, nato a Racalmuto (Agrigento) il 16.9.1902, abitante in Roma

Via Principe Eugenio n. 22 - Denunzia per il confino di Polizia.«Questo Ufficio si è testè

interessato [...] della losca attività affaristica svolta da alcuni individui nelle varie ambigue

categorie di tenutari di case di prostituzione, di biscazzieri e di venditori di fumo. Tra questi è

emersa, in pieno, la figura del nominato MESSANA Everardo. Prospettatasi la bbraio

1934:«Messana Everardo fu Angelo e di Marchioni [rectius: Mantione] Vincenza, nato a

Racalmuto (Agrigento) il 16.9.1902, abitante in Roma Via Principe Eugenio n. 22 - Denunzia

per il confino di Polizia.«Questo Ufficio si è testè interessato [...] della losca attività affaristica

svolta da alcuni individui nelle varie ambigue categorie di tenutari di case di prostituzione, di

biscazzieri e di venditori di fumo. Tra questi è emersa, in pieno, la figura del nominato

MESSANA Everardo. Prospettatasi la possibilità di giocare d’azzardo al noto circolo

Casanova della Capitale, il Messana si assunse la garanzia del pacifico esercizio del giuoco,

a condizione che si fosse versato un premio ‘ai suoi amici della Direzione Generale di P.S.’

di L. 200.000 ridotte poi a 150.000. Tale riduzione, però, com’egli fece comprendere

costituiva per lui un grande sacrificio, in quanto ben poco avrebbe avuto di tale somma. Nel

settembre scorso, essendogli stato parlato dell’eventualità dell’istituzione in Acqui di una

casa dell’Interno. Esso Messana ne parlò al dott. Guido Albergo, già confinato da codesta

On. Commissione, che gli aveva detto di far parte dell’O.V.R.A. e di avere forti addentellati

presso la Direzione Generale della P.S. [..]«E’ agevole rilevare quanta speciosità vi sia nelle

dichiarazioni del Messana i cui rapporti coll’Albergo costituiscono una riprova della sua

attività millantatrice, diffamando le Utorità Statali e la Polizia in ispecie, con l’insinuare la

possibilità, se non la certezza, di poter corrompere funzionari di ogni grado. [..]»Abbiamo,

poi, da un rapporto informativo della Legione Territoriale de Carabinieri di Roma del 3 luglio

1939:«Messana Everardo fu Calogero e fu Mantione Vincenza, nato a Racalmuto (Agrigento)

il 6 settembre 1902, vedovo senza prole. Dal 18 aprile [1939] è associato alle locali carceri

giudiziarie. E’ di razza ariana e professa la religione cattolica. Ha prestato servizio militare

nell’Arma dei CC.RR. dal 24 gennaio 1922 al 23 gennaio 1928, data sotto la quale fu inviato

in congedo dalla legione territoriale di Roma, col grado di brigadiere. Il 12 febbraio 1934,

dalla commissione provinciale di Roma, fu assegnato al confino politico, per la durata di anni

3, per avere in Acqui promesso di far ottenere licenza per casa da giuoco, vantando

inesistenti aderenze ed assicurando di essere in grado di corrompere funzionari. Il 10

gennaio 1937, dopo aver scontata la pena, rientrò dal confino. In conseguenza di tale

precedente, con Decreto del Ministero della Guerra n. 21 in data 5 giugno 1935, venne

radiato dai ruoli dell’Arma ed assegnato come soldato di fanteria in congedo del Distretto

Militare di Roma 1°. Il 19 agosto 1938, fu denunziato

 

 

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dal Commissariato di P.S. Celio, per tentata truffa in danno di varie persone, per aver assicurato loro di essere in grado inviarli in A.O.I. in qualità di autisti mediante compenso, ma il relativo processo non è stato ancora discusso. [...] Recentemente ha svolto illecita attività in materia valutaria ed infatti il comando del Nucleo di Polizia Tributaria Investigativa di Milano, in seguito ad indagini eseguite in quella sede, venne a conoscenza che sulla piazza di Roma, venivano offerti ingenti quantitativi di valuta estera provenienti dallo Stato Città del Vaticano, contro versamenti in lire italiane ad un cambio molto superiore a quello ufficiale. [...]

«Sangalli Massimo dichiarò di aver conosciuto casualmente verso la fine dell’anno scorso, certo Angeli Giulio, il quale gli aveva comunicato che lo Stato Vaticano era in possesso di forte quantitativo di divisa estera appartenente all’obolo di S. Pietro, che desiderva convertire in lire italiane, ad un cambio maggiorato di circa 70% rispetto a quello ufficiale. L’operazione di cambio in argomento era, secondo l’affermazione dell’Angeli, completamente legale, perché il cambio veniva eseguito non in Italia ma nello Stato Vaticano, mentre il passaggio della valuta tra il Vaticano e l’Italia era perfettamente libero. Secondo l’Angeli le lire italiane ricevute dal Vaticano in dipendenza di tale attività, sarebbero state versate, sempre da tale Stato a quello italiano, in conto spese di Spagna ed altro. [...]

«Il Sangalli stava quindi, per porre in relazione il supposto procuratore della ditta ‘Lagomarsino’ (che altro non era che il sottoufficiale del Nucleo di P.T.I. di Milano) con certo Messana Everardo, giunto in quel momento accompagnato dall’Angeli, il quale avrebbe dovuto procurare la divisa estera, costituita da sterline per un controvalore di un milione di lire al cambio di 160. [...]

«Successivamente interrogato, il Messana confermò la dichiarazione del Carrara ma precisò che non intendeva eseguire alcuna illecita operazione valutaria in quanto agiva per conto del console della M.V.S.N. sig. Panphili Entico. [...]

«Da quanto sopra è esposto, risulta provato che il Messana Everardo ha esplicato una attività rilevante, diretta a concludere operazioni valutarie per l’importo di un milione di lire italiane, dichiarando ai contraenti cio quali era entrato in rapporto, che la divisa estera doveva essergli fornita dallo Stato Città Vaticano. [..]

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