sabato 2 gennaio 2016


Martedì 9:31

 

La Nuova Alabarda 20 giugno • . APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Mi piaceMi piace • • Condividi . Commenti più in vista Piace a Maria Pia Calapà e altri 8. .. 2 condivisioni . Lillo Taverna Scrivi un commento... . . Lillo Taverna E’ la seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64 della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto: 6 giugno 18.17.40 Lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. Le avevo scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e contraddirmi): La Nuova Alabarda 20 giugno APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Etc. etc. Che ne penserebbe la Cernigoi di un preteso storico che un domani prendesse l’insolente e infondato articolo di Melchiorre Gerbino e lo adducesse come prova indubitabile della denigrabilità della Nostra, procurando anche danni d’immagine sulla sua famiglia? Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me. Calogero Taverna Mi piace • Rispondi • 7 min .. VOGLIAMO RADIOANCHIO E LA RAI SENZA BERLUSCHINI non fatevi intimorire Mi piace • Rispondi • 1 • 21 giugno alle ore 20.52 .. La Nuova Alabarda certo che no! Mi piace • 22 giugno alle ore 8.34 ..

 

Mercoledì 14:27

 

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CIAO CARISSIMO ,SONO RIENTRATA QUESTA MATTINA ,STO LEGGENDO QUANTO HAI SCRITTO SE NON DISTURBO TI CHIAMO DOPO COLAZIONE

 

Sono stato in biblioteca a cercare dati su tuo nonno. Sono rientrato per il pranzo ed ora sono libero. Ben tornata

 

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ti ho chioamato sul cell ora riprovo

 

bene

 

Giovedì 15:19

 

MI SCRIVONO e reitero anonimamente qui quanto sotto, a dimostrazione di quale calunniosa campagna di stampa e cinematografica è stato vittima il gr.uff. comm. Dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ispettore Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Non credo che dopo la gran mole di documenti e ricerche che con qualche merito credo di avere acquisito e pubblicato possano più avere diritto di asilo tante calunniose insinuazioni. Credo che il prof. Casarrubea me ne abbia dato atto. Non così la Cernigoi, una testarda goriziana, che persiste nelle sue denigrazioni dell’intemerato Messana. Credo che abbia voglia di subire querele penali e soprattutto citazioni civili per risarcimento anni. Quanto al Lucarelli non abbiamo avuto modo, né io né la famiglia di contattarlo. Si vedrà. • * * * CREDO CHE QUESTE NOTIZIE L'AVRAI GIA’ LETTE La Resistenza antifascista in Slovenia e l'ispettore Messana casarrubea.wordpress.com Accursio Miraglia Ettore Messana, il braccio destro di Scelba ha un ruolo nella strage di Portella della Ginestra ma anche nell'insabbiamento delle indagini per la morte del sindacalista di Sciacca Accursio Miraglia. Questi fatti sono stati oggetto di Blu notte di Lucarelli, per esempio http://www.youtube.com/watch?v=ipJgrLQLRDQ al minuto 9. Stranamente sono espressi meglio nella voce di wikipedia in inglese che in quella italiana. "He also claimed that police inspector Ettore Messana - supposed to coordinate the prosecution of the bandits - had been in league with Giuliano and denounced Scelba for allowing Messana to remain in office". [Le valutazioni sono di parte e senza fonte.] Ma te prego! IL VIDEO è STAO STATO ELIMINATO BUONA GIORNATA.

 

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www.youtube.com

 

Venerdì 18:23

 

IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente, pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato: A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …» B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…» C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.» Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del 1947. Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno. Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA. [segue]

 

Venerdì 20:02

 

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per le notizie sul'onoreficenza di Maurizio e Lazzaro ho trovato molto sulsitoOrdini dinasticicasa Savoia.it

 

Sabato 0:20

 

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Mi riferivo a questa foto(se la vedi qui).

 

Domenica 0:08

 

Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre. Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre.

 

6 ore fa

 

Non trascorrono molte ore e il cronista nisseno cerca di completare i riferimenti al Giornale di Sicilia sui fatti di Riesi occorsi alle ore 11 del giorno precedente: è il 9 ottobre del 1919. Faticando molto, siamo riusciti a trascrivere il fotogramma del microfilm del giornale siciliano. Vorremmo che foste voi, senza intermediazione alcuna, a trarre il succo da una siffatta concisa ma lucida corrispondenza. Noi ci siamo molto soffermati sul particolare che artefici del bene e del male di quel giorno furono i Carabinieri, coadiuvati da un nucleo sparuto di inesperti soldati. Emerge charissimamente che ad iniziare a sparare contro la folla furono loro: i carabinieri. Stranissimo, in cronache successive, in rievocazioni paesane, nel veemente attacco del Li Causi, nelle celebrazioni di Riesi dei primi anni 2000, negli studi seri del Casarrubea, in quelli pasticciati della Cernigoi, nelle esaltazioni cinematografiche, nelle lugubri messe in scena del Lucarelli televisivo, in tante corrispondenze di aspiranti giornalisti, questo particolare viene del tutto pretermesso. Nessuno infatti può pensare che un giovane commissario si possa permettere di dare ordini alla benemerita arma di aprire il fuoco contro una inerme folla sia pure tumultuante. Non è elemento questo da rendere inaccettabile che ad essere responsabile di quell'esecrabile eccidio fosse il giovanissimo ed imberbe commissario Ettore Messana? Come dire Ettore Messana non c'entrò. Solenne infamia quella di volerlo a tutti i costi calunniarlo. Non è giunto il momento di fare ammenda di tutta la diffamazione a mezzo stampa, blog, cinematografo e lugubri aggettivazioni del Lucarelli (sarà un caso, quella trasmissione del 2005 non ci sta più in You Tube o aggeggi analoghi)? La famiglia Messana ha subìto, sta ancora subendo, danni, disagi, colpevolizzazioni, denigrazioni per una così concertata e martellata diffamazione. Nessuno deve pagare? manco il periferico e pur edotto dei fatti, il giornaletto racalmutese di Sciascia MALGRADO TUTTO? Per aggiunta e suggello, ecco che veniamo a sapere che le mitragliatrici vengono dopo, ad eccidio consumato: nessun ordine poté dare al sottotenentino Di Caro il nostro gr. uff. comm. dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, ispettore generale di P.S., dottore Ettore Messana. Carta canta!!! ------------- Caltanissetta 9, giorno "I fatti i Riesi per quanto su essi siano sulle prime notizie alquanto esagerate pure rivestono una gravità non comune. Ve ne mando i particolari nel modo più succinto. Riesi è stato sempre uno dei centri di questa provincia che ha dato non poche volte da dire alle autorità politiche e di pubblica sicurezza dando sovente campo a noi cronisti di intrattenerci delle condizioni poco tranquille della pubblica sicurezza: difatti reati audacemente rari nella storia criminale sono colà avvenuti e non è la prima volta che dimostrazioni ed agitazioni sono degenerate in conflitto. Le agitazioni minerarie poi hanno sempre trovato modo di allignare e di prosperare anche perché la politica di Riesi deve far capolino in tutto. Tra i maggiorenti anche il disaccordo è regnato sovrano per quanto il deputato del collegio, on. Pasqualino, abbia sempre messo in opera tutti i mezzi perché il pubblico interesse negli uomini pubblici fosse sempre l’ideale da raggiungere. Parecchi anni fa tal Giuseppe Butera, una specie di mattoide, messosi a capo di alquanti incoscienti provocò dei moti gravissimi e si arrivò persino alla proclamazione della repubblica Riesina! Poi venne la guerra e gli odii restarono sopiti mentre Riesi dava un contingente altissimo alla diserzione dando i Tofalo, i Carlino e compagnia bella; bisogna però riconoscere che la maggioranza di quella cittadina è composta di gente per bene, ma intanto basta qualche centinaio di illusi e di sconsigliati perché un intero centro resti in convulsione. Da qualche settimana a Riesi dunque spirava vento di fronda, e ciò nonostante per volere di chi sta in alto tutta la forza disponibile della Provincia di Caltanissetta e el capoluogo era stata distaccata a Roma – a quanto se ne dice – perché l’ordine pubblico della capitale così esigeva. Di modo che i tumulti di ieri hanno trovata la cittadina sguarnita di forza in modo quasi assoluto giacché la forza non si improvvisa specie quando niente affatto tranquilla era la situazione a Caltanissetta, a Terranova, a Castrogiovanni e in molti altri paesi dove l’agitazione agraria è assai intensa e gravida di pericoli. Anzi su proposta del Prefetto pochi giorni fa il Ministero ha mandato qui il comm. Lonardone ispettore generale del Ministero della Agricoltura per la composizione delle vertenze agrarie in Provincia. Intanto così l’on. Pasqualino come l’on. Colaianni e l’on. Lo Piano non avevano taciuto assieme al Prefetto la situazione della Provincia, che ha finalmente bisogno dopo tanti anni di incuria e di indifferenza ogni provvida cura giacché le nostre popolazioni sono assetate di giustizia e di equità. Fatto sta che nelle scorse settimane la situazione a Riesi parve – lo era effettivamente – peggiorata, avvennero degli incidenti gravi la cui trasmissione non ci fu permessa e si procedette all’arresto del Giuseppe Butera e di altri capoccia del socialismo cosi detto ufficiale. Come vi dissi, la politica ha fatto il resto di tal che si è andata rapidamente in questi ultimi giorni creata a Riesi una posizione veramente eccezionale e da destare l’allarme nella cittadinanza e da preoccupare le autorità. L’on. Pasqualino proprio oggi doveva recarsi a Riesi dove egli è tanto benvoluto e stimato, appunto per mettere in opera il suo ascendente presso quella popolazione onde indurla alla quiete ed alla tranquillità. Ma aveva preferito fare prima una corsa a Castrogiovanni per abbracciarsi con l’on. Colaianni che intanto non lascia mezzi intentati per comporre le vertenze di indole economica nei paesi del suo collegio. Dimenticavo dirvi che a Riesi da tempo per dimissioni di parecchi dei suoi membri quel Consiglio Comunale è stato sciolto e l‘amministrazione della cosa pubblica è deposta nelle mani di un R. Commissario, il cav. Scicolone, coadiuvato dal signor Grasso. Si è cercato di togliere ogni pretesto a quelle masse illuse e fuorviate e financo l’approvvigionamento del grano è proceduto in modo assolutamente eccezionale, un vero e proprio trattamento di favore. Ma il pretesto è stato trovato lo stesso e ieri di giorno verso le 11 si iniziarono le prime dimostrazioni che assunsero ben presto il carattere di una violenta ribellione. La pazienza dei pochi carabinieri fu messa a dura prova; qualche soldato fu sputato e preso a sassate e quando fu tentato di disarmarli e quando di certo avrebbero avuto la peggio fecero fuoco e caddero mezza dozzina e forse più di morti. Grida e lamenti dimostrarono che c’erano anche dei feriti e non pochi. La esasperazione della folla inviperita e delle donne raggiunse presto il colmo e la forza impotente dovette ritirarsi lasciando la cittadinanza in balia dei rivoltosi. Sono partiti da qui camions con mitragliatrici e forza in gran numero e si conta di sapere la vera ragione o meglio la causa occasionale della rivolta sanguinosa. Domani e forse oggi stesso l’on. Pasqualino sarà sul posto per spiegare tutta la sua opera autorevole per il ritorno alla tranquillità. Intanto l’autorità giudiziaria ha aperto una inchiesta per accertare le singole responsabilità; parecchi arresti sono stati già operati e pare che moltissimi altri ne seguiranno. Appena noti i nomi dei morti e dei feriti ve ne informerò e vi invierò altri particolari. 0ve sarà il caso. Si sa che i rivoltosi furono poche centinaia di contadini che sono rimasti padroni della città; tutte le comunicazioni, anche quelle telegrafiche, sono interrotte; da Palermo sono stati inviati considerevoli rinforzi La impressione per i fatti avvenuti è delle più dolorose e si spera che l’ordine e la calma possano presto tornare. "

 

4 ore fa

 

Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca. Questa qui non è una intollerabile mistoficzione? https://www.youtube.com/watch?v=PECKVrYtgTk

 

https://fbexternal-a.akamaihd.net/safe_image.php?d=AQCb_2OgktEK_Nyg&w=130&h=130&url=http%3A%2F%2Fi.ytimg.com%2Fvi%2FPECKVrYtgTk%2Fhqdefault.jpg

 


 

www.youtube.com

 

CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA, L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI HomeContenutoRSSCollegatiANPI Palermo "Comandante Barbato"Associazione Nazionale Partigiani d'Italia Cerca: HomeANPI PalermoEVENTIMEMORIA: I Decorati della Resistenza SicilianaOSSERVATORIO DEMOCRAZIASpeciale 27 gennaio. Il dovere della memoria..Articoli correlati ‘Strage di Riesi’ . 92° anniversario assassinio Giovanni Orcel 13 ottobre 2012 . L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda. Giovanni Orcel è una delle figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920. Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945! Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti. Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti. Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni. Il logo del referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto abolendo. Nessun commento » Postato in Anpi notizie, ANTIFASCISMO, EVENTI, Lotte contadine, memoria, Movimento Fasci Lavoratori Siciliani, segnalazioni iniziative Tags: ANPI Palermo Centro Impastato CGIL Ernesto Orcel Ettore Messana Fascio dei Lavoratori siciliani di Cefalù FIOM Giovanni Abbagnato Giovanni Orcel Nicola Barbato Nicolò Alongi Strage di Riesi . . Sito Anpi Nazionale Cerca: agosto: 2014 L M M G V S D « lug 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Siti ANPI ANPI Catania ANPI Enna ANPI Palermo ANPI Palermo ANPI SICILIA ANPInews ARCI Biografie dei deportati internati Militari Italiani CGIL firma contro l'attacco all'impianto antifascista della Costituzione "art. 21" Firma contro l'attacco all'impianto antifascista della Costituzione "petizione Cgil" memorie di Spagna Sito ANPI Nazionale

 

47 minuti fa

 

Registro ora questo filmato per timore che si proceda alla cancellazione dato quello che ho ormai acquisito a dimostrazione dell'incontrovertibile verità che sono solo calunniose le accuse nei confronti dell'incolpevole questore Messana. A suo tempo deluciderò questo assunto e una tesi oggi inespressa sulla base di documenti dell'archivio di stato e della nuova documentazione che sta venendo fuori dagli archivi americani (N.A.R:A). A suo tempo saremo ben più precisi. https://www.youtube.com/watch?v=lAmx2ns17ww

 

https://fbexternal-a.akamaihd.net/safe_image.php?d=AQCDMxp-p0FkwQiZ&w=130&h=130&url=http%3A%2F%2Fi.ytimg.com%2Fvi%2FlAmx2ns17ww%2Fhqdefault.jpg

 


 

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