lunedì 7 marzo 2016

DOTT. FLACCOVIO SALVATORE
TRIBUNALE DI PALERMO
SEZIONE DISTACCATA DI PARTINICO
UDIENZA DEL 04/07/2005
CONTRO
CASARRUBEA GIUSEPPE
R. G. T. 146/2003
Testi:
1- SPANO’ ARISTIDE
2- RUTA CARLO
3-
4-
5-
6-
7-
TOT PAGG. 86 RINVIATO AL
17/10/2005
Depositato il
GIUDICE.
Prego, si accomodi. Legga la formula di impegno e dia le sue generalità.
TESTE SPANO’.
Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
GIUDICE.
Dia le sue generalità.
TESTE SPANO’.
Spanò Aristide, nato a Palermo il 23/3/1928, residente a Parma. Di professione, avvocato.
GIUDICE.
Va bene. Prego, avvocato.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Grazie, Giudice. Professor Spanò, lei si è mai occupato dello studio del periodo storico del dopoguerra in Sicilia e, quindi, in particolar modo, della vicenda relativa alla strage di Portella della Ginestra?
TESTE SPANO’.
Ho fatto una mia personale inchiesta, poi dirò i motivi, naturalmente senza avere poteri ma da libero cittadino che voleva indagare su problemi che riguardavano la permanenza di mio padre in Sicilia in qualità di ispettore generale di pubblica sicurezza con sede a Palermo. C’era un Ispettorato generale per il banditismo. Mi interessai delle vicende siciliane di quel periodo perché mio padre – io, allora, ero appena laureato – è stato inviato in Sicilia in missione in sostituzione del dottor Modica, ispettore generale precedente, dopo la breve parentesi in cui intervenne il dottor Coglitore che stette solo tre giorni e poi se ne volle andare. Aveva capito che era una trappola…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Mi scusi, professore. Lei ci parla di suo padre, di come era arrivato in Sicilia. Ci dica chi era suo padre.
TESTE SPANO’.
Mio padre aveva fatto una rapida carriera in Sicilia negli anni che vanno dal 1912 al 1925 e aveva – diciamo che sto parlando di quella che venne chiamata “Campagna Mori” – assunto la direzione di questi servizi di sicurezza contro il banditismo dell’epoca, che era un banditismo feroce, c’era la mafia del feudo, la tipica mafia del feudo, un’altra mafia, tutta un’altra mafia rispetto a quella di oggi. Una mafia molto radicata, molto forte. Un banditismo molto feroce, se mi è consentito il termine. Mio padre, sin dall’inizio della propria carriera, come delegato di polizia, delegato di pubblica sicurezza, venne inviato prima a Nicastro, dove c’erano briganti di tutte le specie. Dove c’era brigantaggio, era la sua specializzazione, mandavano lui. E in Sicilia svolse un’attività intensissima con conflitti a fuoco perché era a capo di una squadriglia che erano gruppi di carabinieri e poliziotti a cavallo che andavano a cercare in campagna questi delinquenti. Fece quindici anni di Sicilia in quella maniera. A cavallo, con sparatorie, avventure rocambolesche. Si raffinò in quel settore tant’è vero che , ad un certo punto, era riuscito a (?) i rapporti, successivamente, dal ’23 in poi, mandati all’autorità giudiziaria, a descrivere le situazioni, a denunciare i capi di queste bande armate che giravano sulle Madonne e poi, anche, indagando sulla mafia, che allora si chiamava mafia interprovinciale, perché le varie cosche avevano contatti e si scoprì che un avvocato era un po’ al vertice di questa situazione e che poi venne arrestato. Ad un certo punto, nel ’25, venne il prefetto Mori. Tante denunce, tanti processi, tante insufficienze di prove e questi processi finivano sempre così, per ragioni varie che non sto a spiegare. Nel ’25 venne rispolverato il prefetto Mori da una situazione di empasse perché era avvenuto il contrasto con Mussolini per motivi che…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Quindi, se ho capito bene, lei ha detto che suo padre era già venuto in Sicilia con il prefetto Mori e poi, continuando, successivamente, ad operare in Sicilia con un incarico specifico.
TESTE SPANO’.
Dopo vent’anni.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Dopo vent’anni in che periodo, per capirci?
TESTE SPANO’.
Dall’aprile 1948 al gennaio 1949.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Perfetto.
TESTE SPANO’.
Era venuto in missione in Sicilia contro la banda Giuliano.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
A me interessa questo periodo. Che ruolo rivestiva suo padre in quel preciso momento storico.
TESTE SPANO’.
Ispettore generale di pubblica sicurezza. Era stato creato, nel ’46, un Ispettorato speciale contro il banditismo. E, in questo Ispettorato, dapprima ci fu il Modica, il questore Modica che aveva avuto questo incarico che già, con gli alleati in Sicilia, aveva assunto la direzione generale di pubblica sicurezza collaborando con un ufficiale inglese, un certo Snorck. Poi divenne ispettore generale nel quale, appunto, nel ’46, venne istituito questo nuovo organo di Ispettorato generale di pubblica sicurezza che aveva sede in Palermo, nel Palazzo Tagliavia e aveva il compito di battere il banditismo. Non la mafia perché di mafia, in quel periodo, non si doveva parlare. Fino al 1960 il governo si rifiutò di parlare, di usare la parola mafia rispetto agli avvenimenti siciliani. Le opposizioni, ovviamente, avevano fatto molto rumore su tanti episodi di uccisioni di sindacalisti e via dicendo. Ma il governo mai ammetteva che ci potesse essere una mafia…
GIUDICE.
Mi scusi, avvocato. Cerchiamo di andare un po’ più al fatto…
TESTE SPANO’.
Bisogna inquadrare un pochettino la situazione altrimenti è difficile…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Tornando a questo periodo storico in cui suo padre ha operato in Sicilia, con riferimento ai compiti che aveva, e alla attività sua di studio di quel periodo storico in cui suo padre ebbe ad operare in Sicilia, lei, intanto, ha pubblicato dei testi? Ha fatto delle ricerche che poi ha pubblicato?
TESTE SPANO’.
Si. “Faccia a faccia con la mafia”. Molto tardi rispetto alla mia inchiesta. Praticamente ci ho messo vent’anni a ricostruire i fatti siciliani e, facendo l’avvocato, avevo altro da fare e mi ci dedicavo nei ritagli di tempo. E poi questo libro l’avevo messo nel cassetto, l’ho rispolverato nel ’78 e l’ho pubblicato con Mondadori nel ’78 col titolo, appunto, “Faccia a faccia con la mafia”, che erano gli avvenimenti in Sicilia visti dal punto di vista di coloro, delle forze dell’ordine, di coloro che erano stati inviati in Sicilia per risolvere i problemi, con tutti i problemi effettivi che…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Senta, su che documenti ha basato la scrittura e, quindi, la narrazione che è contenuta in questo libro?
TESTE SPANO’.
Io ho praticamente interrogato tutti i generali, i comandanti dei carabinieri, che poi erano diventati vice comandanti generali dell’Arma, con il prefetto Vicari, che poi divenne capo della polizia e che incontrai al Viminale, ispettori generali, collaboratori di mio padre. Tutto proprio per indagare su questi fatti. Ed il motivo c’era, perché mio padre, in Sicilia, trovò una situazione veramente strana.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Che significa?
TESTE SPANO’.
Lui credeva di potere risolvere, come aveva fatto nel ’26, la questione agevolmente ma erano tali gli intrighi, le collusioni e non ci si poteva fidare nemmeno degli uomini dell’Ispettorato perché c’erano quelli che i giornalisti chiamano “talpe”. Cioè, tutti i servizi che lui predisponeva, anche nel massimo segreto, non si sa come, erano comunicati alla banda Giuliano. E preciso sul punto due circostanze importanti. Quando fu ucciso, nel corso di un conflitto, un sanguinario bandito, un certo Passatempo, fu trovato, nelle tasche del bandito, una ordinanza dell’ Ispettorato che disponeva uno schieramento a Cinisi perché a Cinisi era stata segnalata la presenza della banda Giuliano al completo.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
E l’ordinanza era firmata da chi?
TESTE SPANO’.
L’ordinanza non le so dire da chi fosse firmata. So che il Passatempo aveva nelle tasche questo documento.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Lei ha parlato di questo bandito, Passatempo. Io, invece, le chiedo: chi era Frà Diavolo? Lei può parlarci…?
TESTE SPANO’.
Io il libro l’ho basato sulla documentazione, ampia, che aveva mio padre del periodo di Mori sia del periodo successivo, di questi mesi passati in Sicilia.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Che significa “documentazione ampia che aveva mio padre?
TESTE SPANO’.
Lui teneva copia dei rapporti, aveva molti appunti perché lui cercava di ricostruire la mappa della nuova mafia e, quindi, aveva dei documenti in cui segnava “il tizio capomafia di Torretta, quello ha fatto questo e quest’altro”. E, a proposito del…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Dai documenti che aveva suo padre, da questi rapporti che suo padre aveva,…
TESTE SPANO’.
C’era un’annotazione, che io produco anche in copia, un’annotazione in matita rossa, tra le tante, (?) ad un certo punto di Frà Diavolo si diceva, testualmente…. Parlando di un mafioso, uno dei più noti in Sicilia, dei più vicini alla banda Giuliano, di Vincenzo Rimi di Alcamo, si diceva “Fu il fiduciario per l’uccisione di Ferreri perché temeva che Ferreri arrestato potesse parlare”. Io sono partito da questo punto per interessarmi a questo episodio che ho ricostruito attraverso a queste testimonianze che ho raccolto raggiungendo questi personaggi, comandanti di divisione dei carabinieri, di brigata, con rapporti amichevoli perché io, non essendo un giornalista ficcanaso, ma era uno che si presentava come figlio dell’ispettore Spanò, che nell’ambiente godeva di una notevolissima fama e tutti quanti mi hanno aiutato in questa inchiesta rivelandomi anche delle cose che potevano essere anche un po’ riservate, ma ormai era passato del tempo, riservate per modo di dire. Mi hanno rivelato tanti particolari che poi, in buona parte,…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Sulla…
TESTE SPANO’.
Sul Ferreri, sul Ferreri io ho altri riferimenti che ho raccolto nell’inchiesta e che, forse, potrebbero essere quella di colui che fu un certo questore, cioè colui che era stato segretario, praticamente, o meglio capo di gabinetto di tutti gli ispettori generali partendo da Modica e via via Messana, Spanò e anche l’ultimo, che fu…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Il questore Albertini, forse?
TESTE SPANO’.
Il questore Albertini ero questo personaggio di cui sto parlando, che fu capo di gabinetto di tutti gli ispettori generali.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Cosa le disse a proposito del bandito Ferreri e della sua uccisione?
TESTE SPANO’.
Per quanto riguarda la faccenda del Ferreri mi disse che Messana aveva effettivamente come confidente il Ferreri. Gli era stata offerta questa possibilità dal padre di Ferreri, che abitava in Francia e aveva dei contatti con una personalità politica, adesso non ricordo il nome, e questa personalità politica l’ha messo in contatto con Messana e Ferreri aveva dato la disponibilità di essergli fiduciario, come si diceva. Qualcosa che assomiglia un po’ ai pentiti. Cose completamente diverse, forse. Per catturare Giuliano. E ci furono questi rapporti sino al punto che l’ispettore Messana si preoccupò di fare operare di appendicite il suo confidente e – quello che sto per dire sarà una rivelazione perché si sapeva dell’operazione di appendicite ma non si sapeva chi l’aveva effettuata – e mi disse l’Albertini che l’aveva effettuata il figlio del professore Oristano. Il professore Oristano si dice che fosse una persona molto nota a Palermo, personaggio anche con possibilità economiche notevoli, proprietario di una clinica molto rinomata. E mi disse che nella clinica dell’Oristano venne operato di appendicite il bandito Ferreri. Questo, direi, che era inedito fino a quel momento. Si sapeva dell’operazione di appendicite ma si diceva sempre che era stato operato in campagna chissà da chi. Questo è importante perché poi l’autore di questa operazione, il figlio del professore Oristano, venne barbaramente ucciso. Mi pare che nella stessa clinica si presentarono due figuri, si diceva, si era appurato che fossero della banda Giuliano, che, forse volevano uccidere anche il padre perché, nella descrizione dell’accaduto, si dice che il figlio morì facendo scudo col proprio corpo al padre perché non uccidessero il padre. Quindi era, secondo l’Ispettorato, secondo Albertini, era la vendetta del bandito Giuliano perché, attraverso le solite “talpe” dell’Ispettorato, che dicevano anche tutto quello che avveniva in gran segreto nell’Ispettorato, aveva saputo dell’operazione di appendicite e, quindi, del fatto che Frà Diavolo era diventato confidente di Messana. Questo come premessa.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Torniamo un attimo a Frà Diavolo e alla sua uccisione e alle ragioni della sua uccisione.
TESTE SPANO’.
La sua uccisione. Senz’altro, e questo è un fatto storico assodato, non c’è dubbio, Frà Diavolo doveva essere ucciso.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Perché?
TESTE SPANO’.
Per il fatto che lui potesse…. Perché sapeva tutto e aveva partecipato, e questo Messana non lo sapeva inizialmente, alla strage di Portella della Ginestra, e ormai si sapeva che era confidente di Messana per cui Giuliano si era già vendicato uccidendo chi lo aveva operato ed evidentemente il movente, chiarissimo, chi poteva avere interesse ad uccidere il bandito Ferreri, era il bandito Giuliano. Ora, quando si dice bandito Giuliano, si dice poco. Perché bisognerebbe dire tutti i rapporti che Giuliano aveva con la mafia, con i Rimi di Alcamo ed i rapporti che avevano altri elementi dell’Ispettorato, non Messana, con questo Rimi di Alcamo. Per cui le ipotesi sono tantissime. Comunque il fatto chiaro che mai e poi mai sarebbe…, il fiduciario Rimi che, mi pare il capitano Giallombardo, nelle sue dichiarazioni non aveva mai rivelato il nome di Rimi. Prima aveva detto che erano stati fatti mesi di indagini delicatissime, difficili per poter prendere Ferreri e farlo cadere in trappola. Poi, infine, dovette ammettere che, a parte le indagini che aveva fatto, e senz’altro si sarebbe dato da fare per uccidere questo bandito che era un bandito sanguinario e implicato in mille delitti, già condannato all’ergastolo. Però, dico, quella volta aveva avuto una soffiata, come si dice volgarmente, da parte di questo Rimi di cui, naturalmente, non aveva rivelato, fino a che ha potuto, il nome di questo, chiamiamolo, fiduciario. Rimi, naturalmente, non può avergli detto “Arrestami Frà Diavolo”. Sarebbe contro la logica delle cose. Bisognerebbe non conoscere la situazione dell’epoca per fare un’affermazione del genere. Rimi ha voluto tendere una trappola a Ferreri pensando che nell’agguato i carabinieri lo avrebbero ucciso. Quindi l’iniziativa del capitano Giallombardo di pensare di poterlo arrestare, secondo me, era abbastanza fuori dalla realtà nel senso che poteva farlo però, per carità, avrebbero fatto saltare la stazione dei carabinieri con tutte le persone che c’erano dentro. Ma mai avrebbero consentito che Frà Diavolo potesse essere arrestato e si presentasse ai giudici e potesse rivelare i segreti enormi che aveva. Comunque le cose pare che fossero andate in un certo modo. Ecco, come andarono le cose, per carità, sarà difficile contestare una versione fatta da un ufficiale dei carabinieri - e nessuno la vuol fare, per carità. Però che quella versione presentasse lacune e dubbi di ogni genere, questo è un fatto assodato che il Giudice potrà verificare attraverso tutte quelle che saranno le risultanze processuali. Contraddizioni, cose inverosimili, il fatto stesso che si fosse appartato in una caserma dei carabinieri con un pericoloso bandito senza preoccuparsi di nessuna cautela, senza che ci fosse qualcuno, senza essere stato ammanettato, che è la prima regola dei carabinieri che, quando, c’è un detenuto, per prima cosa lo si ammanetta. Era leggermente ferito, individuo pericolosissimo. Si è appartato a tu per tu. Ad un certo punto un pistola, pare che c’era su un tavolo, in un primo tempo, poi nella fondina, sarebbe stata strappata da questo individuo, poi ci sarebbe stata una colluttazione, poi il capitano si sarebbe accorto, avrebbe pensato, si sarebbe ricordato di avere un’altra pistola da un’altra parte, l’ha tirata fuori, in una colluttazione furibonda a cui non parteciparono, mi pare, altri carabinieri – non c’era nessuno, come mai non ha assistito nessuno non si sa – e a un certo punto il Frà Diavolo avrebbe, prima di tutta questa colluttazione, sparato…
GIUDICE.
Scusi. Le eventuali incongruenze del rapporto saranno valutate dal Giudice.
TESTE SPANO’.
Poi diceva di averlo colpito allo stomaco, in un primo tempo, come pare sia stato effettivamente, poi in altre versioni al processo di Viterbo, non ricordo, con due colpi alla tempia.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Quindi, sostanzialmente, lei dice che la ricostruzione ufficiale sostanzialmente fornita, non è convincente alla luce delle sue conoscenze. Io le chiedo… lei ha, sostanzialmente, detto che, mi corregga se sbaglio, il Ferreri, Frà Diavolo, è stato, sostanzialmente, eliminato perché c’erano tante persone che avevano interesse ad eliminarlo.
TESTE SPANO’.
Doveva essere eliminato.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Perché se avesse parlato…
TESTE SPANO’.
Si.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Allora io le chiedo: chi aveva interesse a che venisse ucciso?
TESTE SPANO’.
Tanti. Primo il bandito Giuliano in persona per i motivi che ho detto. E poi…. Bisognerebbe indagare su…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Il Rimi di cui lei ha parlato,…
TESTE SPANO’.
Il Rimi era uno dei fiancheggiatori maggiori della mafia di Giuliano. Era proprio il primo fiancheggiatore mafioso di Giuliano. Il Rimi. Il quale era anche confidente del tenente colonnello Paolantonio, che era il comandante dei carabinieri dell’Ispettorato il quale seguiva una sua strategia personale per la lotta la banditismo. Tant’è vero che venne in contrasto con mio padre, la loro coabitazione divenne incompatibile, ci fu un’inchiesta condotta dal generale dei carabinieri Teddei e dal vice capo della polizia Coglitore e, insomma, a questo punto vennero sostituiti alcuni vertici dei carabinieri dell’Ispettorato con il maggiore Visani, un altro…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Senta, l’ispettore Messana che rapporti aveva con Frà Diavolo e se aveva interesse a che lo stesso Frà Diavolo venisse eliminato.
TESTE SPANO’.
Non aveva alcun interesse. Tant’è vero, mi disse Albertini – queste cose, essendo segretario degli ispettori, le conosceva bene – che, quando apprese della morte di Frà Diavolo, l’ispettore Messana ebbe un gesto di stizza, evidentemente contrariato e, alla fine, però, disse: “Tutto sommato gli sta bene così impara perché lui non mi disse della stage di Portella della Ginestra né prima né dopo”. Era un confidente che era diventato veramente inaffidabile. Questo mi disse Albertini e questo disse…. Alberini disse anche, e questo è confermato, disse quello che Sogiu, nel processo di Viterbo, dichiarò il difensore di uno degli imputati, adesso non ricordo quale, dichiarò che Messana aveva detta ed era convinto che Frà Diavolo fosse stato ucciso assieme agli altri nel corso del conflitto. Ora di questa convinzione di cui ne aveva parlato l’avvocato Sogiu al processo contro la banda Giuliano, mi venne confermata dall’Albertini che veramente Messana era dell’opinione che nel corso del conflitto fu ucciso anche Ferreri. Questo per dire che effettivamente, senza volere, per carità, entrare nel discorso che, giustamente, il Giudice ha detto “Queste cose le valuto io”, per dire che effettivamente c’erano dei dubbi, delle incertezze. Dubbi, per altro, e questo non l’ho detto di importante, che mi furono anche manifestati dal generale dei carabinieri Robino che era il comandante della divisione di Napoli e che io raggiunsi a Torino proprio per parlargli. Mi furono confermati dal generale Polani, che era comandante della sesta brigata di Palermo dei carabinieri e che ebbe questa carica quando mio padre era in Sicilia. Tutti quanti non è che hanno detto che non era vera la versione del Giallombardo. Non potevano dirlo. Però dei dubbi su questo racconto l’avevano avuti. Anche questo io l’ho scritto nel mio libro, naturalmente con tutto il soft necessario perché non posso dire, non posso documentare il contrario, insomma.
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
Non ho altre domande, per ora, Giudice.
GIUDICE.
Va bene. Prego, Pubblico Ministero.
PUBBLICO MINISTERO.
Grazie, Giudice. Buongiorno. Senta, signor Spanò, io volevo cercare di capire una circostanza. Lei ha detto che la fonte delle sue conoscenze sono, soprattutto, interviste e documenti dell’Arma dei carabinieri.
TESTE SPANO’.
Si. Ma anche di polizia.
PUBBLICO MINISTERO.
Benissimo. Delle forze dell’ordine, allora.
TESTE SPANO’.
Il prefetto Vicari era il vice capo della polizia.
PUBBLICO MINISTERO.
Perfetto. Del fatto specifico, e parliamo, ovviamente, della morte di Frà Diavolo, lei ebbe a consultare le dichiarazioni dei soggetti presenti al fatto?
TESTE SPANO’.
Io non so neanche se qualcuno dei presenti ha testimoniato. Non posso saperlo.
PUBBLICO MINISTERO.
Allora mi scusi. È un’analisi limitata.
TESTE SPANO’.
Si capisce. Forzatamente limitata. Io non ho il potere delle autorità giudiziarie di indagare sui vari rapporti. Io potevo sentire i testimoni…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
C’è opposizione, Giudice, per un motivo molto semplice. Noi abbiamo appreso, in questo procedimento, dalle parole dello stesso generale Giallombardo, persona offesa, che, in realtà, presente oltre a lui non c’era nessuno. Solo la moglie. Quindi quali altri soggetti avrebbe dovuto interrogare il teste? Ha consultato rapporti e documenti di cui ha parlato. Altri soggetti che sapevano. Per cui…
GIUDICE.
La domanda del Pubblico Ministero è ammessa perché il Pubblico Ministero ha interesse a sapere qual è la fonte delle informazioni del teste. Prego.
PUBBLICO MINISTERO.
Quindi lei non ebbe a consultare o sentire i testimoni oculari? Ebbe mai modo di parlare direttamente con l’allora capitano Giallombardo?
TESTE SPANO’.
No.
PUBBLICO MINISTERO.
Per quale ragione?
TESTE SPANO’.
Era stato trasferito in Calabria. Anche la Commissione Antimafia diceva che era stato un trasferimento, se mi consentite, di punizione e poi perché è stato detto anche dalla Commissione, l’ho letto negli atti della Commissione Antimafia che è stato trasferito in Calabria a seguito di questo episodio. Sono cose che non sono decisioni delle autorità giudiziarie, ma sono di tipo amministrative. L’Arma dei carabinieri ha ritenuto che fosse una cosa disdicevole…
PUBBLICO MINISTERO.
Mi perdoni. Lei parla di contraddizioni nella relazione, di una relazione quasi romanzesca. Però, dico, lei non si informa con quello che è stato protagonista diretto? La circostanza che era in Calabria mi sembra superficiale.
TESTE SPANO’.
Scusi, signor Pubblico Ministero, ma fino ad oggi non sappiamo fino a che punto si siano fatti dei rapporti precisi, delle autopsie come andavano fatte, eccetera. Per cui non potevo essere di certo io a raccogliere questi elementi. Lo stesso verbale mandato – io l’ho conosciuto dopo, attraverso gli atti – dalla Commissione Antimafia…. Comunque combaciava con quello che era stato detto dai giornali dell’epoca. Quindi, tutto sommato, il quadro era quello. Poi, i particolari, non li avrei mai risolti io.
PUBBLICO MINISTERO.
Mi conferma la circostanza chela sua è una ricostruzione parziale?
TESTE SPANO’.
Certo. Molto parziale. Non so neanche se sono stati sentiti i carabinieri, se c’era qualche testimone oculare. Non lo so.
PUBBLICO MINISTERO.
Benissimo. E si può dire che questo conflitto a fuoco, come lei lo ha appreso dalle fonti che ha consultato, si può considerare un’esecuzione posta in essere dal Giallombardo, un fatto assolutamente criminale?
TESTE SPANO’.
Non da parte del Giallombardo. Il Giallombardo potrebbe essere…. La mia idea è questa: è entrato in un gioco molto più grande di lui. Perché ci sono dei retroscena, che qui non posso neanche dire, che non riguardano proprio questo episodio e che però, nel complesso, sono molto significativi. Era una situazione incredibile, quella che c’era in Sicilia in quel periodo.
PUBBLICO MINISTERO.
Io le faccio una domanda precisa: lei, nel suo libro, in un’intervista, avrebbe mai detto, scritto, che Giallombardo…
DIFENSORE DELL’ IMPUTATO.
C’è opposizione, Giudice. Stiamo chiedendo un’opinione al teste su…
GIUDICE.
La domanda non è ammessa.
PUBBLICO MINISTERO.
Io volevo capire: che interesse, allora, poteva avere il Giallombardo a porre in essere una condotta del genere, ad eliminare il Ferreri per non farlo parlare?
TESTE SPANO’.
Questo è il mistero di questo processo. Anche di questo processo. E non posso mica svelarlo io. Interesse non ne aveva, sicuramente. Era entrato, inconsapevolmente, in un gioco che non sappiamo ancora perfettamente. C’è il discorso di Paolantonio che diceva che aveva tutta una sua strategia. Il Rimi era il suo più noto e stretto confidente. Paolantonio aveva parlato prima col capitano. Il capitano, in un primo tempo, ha negato e poi, se non erro, al processo ha ammesso che aveva parlato con Paolantonio. Mi pare. Per carità, i ricordi adesso sono anche sfumati ed è passato un po’ di tempo. Paolnatonio aveva anche una sua strategia. Non sappiamo quale, non sappiamo…
PUBBLICO MINISTERO.
Va bene. Io non discuto delle strategie perché il processo non verte delle analisi delle strategie ma di un fatto specifico. Dico, quando lei scrive un libro, questo libro “Faccia a faccia con la mafia”, ha consultato gli atti del processo di Viterbo?
TESTE SPANO’.
Li ho seguiti attraverso la stampa.
PUBBLICO MINISTERO.
La stampa?
TESTE SPANO’.
Si.
PUBBLICO MINISTERO.
Non ha consultato le deposizioni, i verbali di trascrizione?
TESTE SPANO’.
Capisce, è anche un discorso di un certo onere. E poi alcuni processi erano secretati. Io sono venuto in Sicilia perché volevo vedere gli atti di quei processi ed il cancelliere della Corte di Appello mi disse che non era possibile. Vidi il numero che c’era di questi processi, erano stati fatti. Ne ho preso nota. Il giorno successivo sono andato per insistere ed erano spariti addirittura i numeri di ruolo dei processi. C’era tutto un sistema…. L’Archivio di Stato, per esempio, che aveva ricevuto questi documenti dall’Ispettorato, questo forse nemmeno la Commissione Antimafia l’aveva appurato, quando fu sciolto l’Ispettorato di polizia, tutti i documenti furono consegnati dall’Albertini all’Archivio di Stato.
PUBBLICO MINISTERO.
Mi perdoni. La sentenza del processo di Viterbo, però, non è stata mai secretata.
TESTE SPANO’.
Ma io non l’ho seguito attraverso le carte. L’ho seguito attraverso la stampa, con resoconti precisi.
PUBBLICO MINISTERO.
Mi perdoni, dottor Spanò. Com’è che rileva una serie di incongruenze in questo fatto del giugno ’47 quando non consulta gli atti ufficiali?
TESTE SPANO’.
Si, ma mi pare che, attraverso quello che si è detto e si è scritto della Commissione Antimafia, queste incongruenze sono state…
PUBBLICO MINISTERO.
Io voglio sapere le ragioni per le quali non ha consultato gli atti ufficiali.
TESTE SPANO’.
Avevo anche delle difficoltà, insomma.
PUBBLICO MINISTERO.
Nessun altra domanda.
GIUDICE.
La difesa di parte civile?
DIFENSORE DI PARTE CIVILE.
Si, Giudice. Buongiorno, dottore Spanò. Da quello che lei ha oggi testimoniato mi sembra di avere capito che Frà Diavolo fosse un confidente di Messana.
TESTE SPANO’.
Chiaro.
DIFENSORE DI PARTE CIVILE.
E, quindi, doveva essere ucciso dal bandito Giuliano. Io non ho capito, e credo che nessuno l’abbia capito. Anzi pongo la mia domanda invitandola a rispondere e a chiarire al Tribunale, al Giudice: la sua tesi – non le chiedo un’opinione – la sua ricostruzione storica, sulla base delle fonti che lei ha avuto, che ha cercato, sulla base di tutte quelle informazioni, quelle lettere, di tutto quel carteggio che ha rinvenuto in quella attività che ci ha oggi descritto, la sua ricostruzione storica, questo le chiedo, della morte del Ferreri, in maniera schematica, qual è, dottore Spanò? Perché non ho chiara la ricostruzione storica che lei ha fatto, se l’ha fatto, della morte del bandito Ferreri.
TESTE SPANO’.
Io dico innanzitutto che non sono uno storico e che non mi sono mai piccato di essere uno storico. Ad un certo punto, molto legato, tra l’altro, a mio padre, ho voluto chiarire alcuni misteri della situazione per il fatto che mio padre, ad un certo punto, ha avuto delle difficoltà strane, tra virgolette “strane”, connesse a situazioni ambientali. Parlava delle “talpe” che c’erano nell’Ispettorato. Parlava di due attentati, di cui uno a mio padre, uno, senz’altro di Giuliano – quello che ho detto che hanno trovato delle carte in tasca, non so se ne ho parlato di questo, dove c’era addirittura la dislocazione di tutti i nuclei mobili dell’Ispettorato Generale – e…. Ho perso il filo del discorso. Stavo dicendo?
DIFENSORE DI PARTE CIVILE.
Io volevo sapere se c’era una sua ricostruzione, sulla base delle fonti da lei consultate, dell’episodio circoscritto, limitato alla morte del bandito Ferreri.

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