giovedì 26 maggio 2016

Lillo Taverna ha condiviso il post di Giuseppe Adamo.
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Giuseppe Adamo La Bambina di cera della Madrice
Rivedo, dopo più di cinquant’anni, la bella statuetta di cera, non più alta di ottanta centimetri, di Maria Bambina. Statua di cera, (o meglio di cera c’è solo la testolina, le manine e i piedini), come tante ancora se
ne vedono, fatte in serie, rivestita d’abbondante seta, tulle e trine, chi sa quante volte sostituiti.
Il mio è una specie di attaccamento devozionale che, col tempo, è cresciuto, per il ricordo antico che ingrandisce le cose, rendendolo ancora più insistente e prezioso.
C’era gran festa l’otto settembre. Liddro Palumbo, che per quasi cinquant’anni fu il sacrestano della Madrice, parava la chiesa con grandi cortine e per l’impresa si aveva almeno otto mila lire. C’era musica, processione e gran fiera di bestiame.
La “scaffa” di vetro che conteneva la Bambina era posta sulla vara della stessa fattura dell’altare maggiore e aveva un esile baldacchino con belle colonnine a torciglione. (Il baldacchino fu venduto ad un rigattiere di cose antiche alla fine degli anni cinquanta). La vara esiste ancora, senza i rabeschi, le dorature e i colori antichi come l’altare maggiore, “restaurata”(!) e ora usata per la processione di un santo in altra chiesa.
La Bambina tutto l’anno era posta in fondo all’altare maggiore, nella bella “scaffa” di vetro, nella nicchia quasi nascosta da una lunga tendina di merletto bianco a due “ferse” legate in basso, che la rendeva un po’ misteriosa.
Era stata posta lì, a metà dell’Ottocento, nella nicchia tuttora affumicata, al posto della seicentesca statua di legno della Madonna di Loreto che in un incendio si bruciò in parte.
(Questa statua fu ritrovata negli anni venti del secolo passato “murata”, poi scomparve di nuovo).
La statua della Madonna di Loreto, alta non più di un metro e cinquanta, era, secondo l’uso del tempo, sopravestita con un lungo abito di seta écru ricamato ad oro e così sempre la si vedeva. Anche il Bambinello che, come dicevano, “sgriddrava “ dalle sue mani era, al solito, sapravestito di bianco. Avevano in testa due coronelle d’argento, documentate nel tempo, così come si vede nelle immaginette e che ancora circolano fatte ristampare da me da un ottocentesco foglio intestato della parrocchia.
Alla fine degli anni cinquanta del millenovecento si comperò la statua dell’Assunta, della scuola di Ortisei, per sostiuire quella antica posta in orizzontale, come ancora in uso nelle chiese orientali, e posta sotto l’altare di S. Giovanni Bosco che aveva preso il posto del quadro di Santa Rosalia. Questo per interessamento dell’indimenticabile signorina Diega Augello-Meo, gloria e paradiso, la cui famiglia da sempre ne curava la quindicina d’agosto e la festa.
Posta l’Assunta sull’altare maggiore, tolta la Bambina, p.Riccobene, per incuria o per prudenza, come allora avveniva per molta parte della suppellettile anche d’oro, la diede in custodia a Concettina e Maria Russo, due anziane sorelle, che sempre venivano in chiesa con il lungo ed elegante scialle nero a pizzo. Ora la Bambina è custodita dalle loro nipoti Bancheri la cui famiglia è di origine sancataldese (1778).
Lillo Taverna Stavo cercando di corredare questo terrificante simulacro di una bambina così addobbata con la grande pagina di cultura, storica, e di costume di questo imprevedibile prete che è padre Adamo. Mi ha preceduto, Ero titubante. Il mio laicismo dispettoso e perfido chissà dove voleva arrivare. Se la religione cattolica è questa, cosi superstiziosa, così inquinata, così persino pedofila, mi rallegro meco per avervi totalmente abiurato. Ma padre Adamo è mente eletta e sa coprire le perversità locali col manto della sua colta erudizione. Diabolica è l'intelligenza di un prete quando trascendxe la mediocrità del curato d'Ars.

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