martedì 19 gennaio 2016
STRUGGENTE SERENATA DI UN GRANDE TENORE. Luigi Infantino e il dialettologo Salvatore Trovato
Il tenore racalmutese Luigi Infantino nel gotha della lirica
celebrato anche sui rotocalchi anglofoni
ma sempre col dialetto del paese natio nel cuore.
Serenata a Mariuzza
Sugnu darriè la porta, Mariuzza,
nun sacciu si tu duormi o si viglianti.
Du uri ca t'aspettu ccà davanti
e tu crudeli nun t'affacci mai.
Affaccia, Mariuzza, ca nun pozzu stari cchiù
siddru stanotti iu muoru la càmia si tu.
Affaccia, Mariuzza, ca un pozzu stari cchiù.
Siddru stanotti iu muoru la càmia si tu.
Luigi Infantino
Mia traduzione (non alla lettera):
Sono dietro la porta, Mariuzza,
non so se dormi o se vegli.
Da due ore che attendo proprio qui
ma tu, crudele, non ti affacci mai.
Affaccia, Mariuzza, ché non resisto più,
s'io stanotte muoio, causa ne sarai tu.
Il prof. Salvatore Trovato (a sinistra) con il prof. Salvatore Di Marco
al convegno su Meli tenutosi a Palazzo Steri nel dicembre scorso.
Nota
A proposito di dialetto, forse nella parola "Càmia" della serenata, cantata dal racalmutese doc Luigi Infantino nel secolo scorso, sta la risposta alla domanda che il prof. Salvatore Trovato venne a rivolgere agli anziani di Racalmuto qualche tempo fa.
Con più cospicua probabilità, se la parola càmia risulta imparentata con famiàri o camiàri (come ancora dicono a Cianciana) che significa "riscaldare il forno" facendolo infuocare fino a farne diventare il "cielo" (la calotta) bianco.
Da qui forse l'analogia di dire "cotto" qualcuno quando è innamorato.
Ma nella suddetta indagine linguistica più che al senso si cercava un riscontro al suono della parola: favi o havi? cafè o cahè? Havi e hafè come hàmia?
In caso negativo, non fa nulla. Godiamoci senz'altri pensieri e riscontri linguistici la dolce serenata cantata con "grazia" dal tenore Infantino. Anche il prof. Trovato, per la sensibilità e grande umanità che gli riconosco, non dissentirà.
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