di Buzzo buono
"L'anima mia è un apostrofo nei confronti del mondo: lo separa da me ma nella sua esistenza trova il senso" (O. Buzzi)
Il dopo “scissione”: per alcuni non è ancora il tempo del rispetto.
Non è stata indolore la separazione: c’è chi era pronto malgrado la grande rabbia e tristezza provata; chi, pur non approvando la linea del Partito vuol restare dentro a “combattere” e chi è ancora in pieno travaglio… Gente in buona fede e persone rispettabilissime che vivono questo momento in modo diverso: a loro, a tutti loro, il mio rispetto e casomai un giudizio politico, mai personale né offensivo.
Invece, mi duole constatare, che da più parti si emettono sentenze di condanna e si continua con polemiche sterili, fino ad arrivare alle offese.
Militanti e dirigenti che apostrofano chi è andato via con un “fate pena”, che indicano i cosiddetti scissionisti come dei mezzi delinquenti e addirittura che catalogano una scelta sofferta come un dispettuccio per vecchi rancori e vecchie beghe personali.
Allora, appare chiaro che non si è compreso nulla.
Uno dei problemi di fondo è stata la mancanza di dibattito e quindi di rispetto delle altrui posizioni.
Vogliamo ricordare il “faccia da c..o” di Giachetti a Speranza e le risatine del presidente e dei vice presidenti del Partito, oltre che dello stesso Renzi?
Ecco, il clima era e resta quello.
Ed è lo stesso che si respira nelle considerazioni di certi giornalisti ed in certi programmi TV dove Cuperlo viene etichettato come “sciacallo”…
Insomma non si è imparato nulla da tutto quanto è successo?
Questo ci fortifica nella nostra scelta di essere andati via. Avvalora il disagio espresso per molto tempo e da più parti.
Non si può liquidare tutto un percorso in questo modo sterile e malsano.
Non notano l’emorragia di militanti, dirigenti locali, consiglieri comunali, ecc. in tutta Italia ed il ritorno di persone allontanate dal PD da comportamenti di tal fatta?
Ignorano che, comunque, un dialogo dovrebbe essere mantenuto, deve essere mantenuto, per tante ragioni non solo elettorali.
Spiegarlo è inutile. Ora per molti di loro l’unico fine è il congresso, un congresso lampo da terminare prima che il malessere dilaghi, prima che le indagini della magistratura portino a galla ciò che sinora era rimasto sul fondo.
Quel fondo che abbiamo toccato, chi volendo e chi per forza.
Avrei desiderato soltanto che almeno a conclusione di un cammino doloroso si fosse mantenuto un decoro.
Noto che alcuni sono affezionati alla macchina del fango e non si staccano da quel giochetto neppure davanti a fatti gravi, nemmeno davanti all’evidenza.
Per quanto mi riguarda ogni scelta fatta con passione e purezza va compresa ed accettata.
A chi conoscevo e rimane nel PD consapevolmente, tutta la mia immutata stima.
A chi ancora sta affrontando il travaglio di una decisone, tutta la mia solidarietà.
Disgusto, invece, per chi offende ed umilia coloro che sono andati via, intraprendendo un percorso altrettanto difficile con la voglia di cambiare rotta e per mettere al centro problemi seri: diseguaglianze sociali, occupazione, innovazione, e tanto altro.
Chiunque metta dinanzi il Paese ha ed avrà sempre il mio rispetto.
Da tutto questo mi auguro che ognuno tragga delle conclusioni che lo portino a fare autocritica, a discutere senza dover per forza umiliare l’avversario.
La Politica è servizio, ascolto, discussione e, ove possibile, sintesi.
Tutto il resto ci ha portato alla confusione generale di oggi.
In questo momento esistono nemici e non avversari; persone da schernire e da liquidare come invidiosi e rancorosi. Esiste l’arroganza, che nell’immediato sembra pagare di più, ma che va giudicata nel lungo termine
Il giudizio storico esige tempi lunghi. Il giudizio politico minor attesa.
Faremo perdere le elezioni al PD? E no, questa è un’analisi (accusa) semplicistica perché i motivi vengono da lontano. C’erano già in quel 25% della ditta e nelle recenti amministrative, ma non si è voluto ragionare su questi aspetti. Prima per la sirena del 40% alle europee, poi per noncuranza e per l’incapacità di comprendere che il primo passo per risanare una ferita è curarla e disinfettarla, anche se fa male.
Quindi ognuno si senta responsabile delle proprie scelte, possibilmente in modo elegante e dignitoso.
Sarebbe il caso di raggiungere questo tipo di maturità, da cui tutti trarremmo giovamento, soprattutto l’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento