Renzi e la Massoneria: lontano dalle logge fiorentine, in stand by la superloggia di New York
di Ippolito Mauri
Se nell’affare papà-Renzi spunta Verdini, l’ombra della massoneria si allarga nella capitale delle logge italiane. Firenze ne conta cento, come Roma che ha 2 milioni e 270 mila persone in più. Vent’anni fa i cattolici fiorentini (incantati da La Pira e Don Milani) non nascondevano il tormento perché “nelle scelte politiche logge e Chiesa restavano sempre buoni vicini. Per decidere cosa?”. Anni prima di Francesco. Amicizie tenaci nel nascondere chissà quali promiscuità.
Come siamo diversi dalla Francia. L’altro ieri François Hollande, presidente verso l’addio, attraversa la porta del Grande Oriente per rende omaggio al museo che raccoglie le memorie dei franc-maçon, Grandi Maestri accolti con onore all’Eliseo dove tanti “fratelli” (prima e dopo Mitterand) hanno governato senza maschera.
Trasparenza lontana dai misteri italiani: pensiamo al Grande Oriente che rifiuta di consegnare all’Antimafia gli elenchi dei cappucci calabresi e siciliani. Procura costretta a requisirli. Reticenze che non entusiasmano il Gran Maestro Gioele Magaldi, 48 anni, Grande Oriente di palazzo Giustiniani, ricerche antropologiche e culture esoteriche dopo la laurea in filosofia. Due anni fa fonda a Perugia il Movimento Roosevelt di “chiarissima ideologia democratica”. Apre all’impegno pubblico, con fratelli che abbracciano la dottrina di quel lontano presidente Usa, massone senza segreti alla Casa Bianca, moglie che all’Avana inaugura in pompa magna il museo per i fratelli più importante delle due Americhe. E Castro lo rispetta fino all’ultimo respiro.
Torniamo in Italia dove i rooseveltiani di Magaldi provano a far politica senza nascondere la “spiritualità” nelle catacombe delle trame indefinite. Ecco nel 2015 il loro primo sindaco, Giuseppe Pedà alla guida di Gioia Tauro. Chissà come l’ha presa il Grande Oriente che nega i nomi alla povera Bindi.
Un anno prima, Magaldi arriva in libreria con “Massoni a responsabilità illimitata - La scoperta delle Ur-Lodges”, best seller Chiarelettere che si declama tradotto in chissà quante lingue: impossibile controllare. Sventola segreti che in verità nessuno contesta ma che Gianni Barbacetto e Fabrizio D’Esposito (giornalisti de “Il Fatto”) nell’introduzione esaltano come quinto vangelo. Spunta il Renzi degli anni fiorentini: “Aveva avuto a che fare con piccole trame toscane gestite dal massone Denis Verdini e dal non massone Tiziano Renzi in rapporti di vicinanza con diverse realtà latomistiche”, insomma massonerie locali. Arrivato a Roma, l’ex signore di palazzo Chigi si accorge che “soltanto essendo ammesso nelle cabine di regia dell’Europa potrà contare davvero qualcosa”. Per il Gran Maestro (che nessuno ha querelato) un Grande Oriente italiano non gli basta. Renzi guarda in alto: vuol essere iniziato nelle Ur-Lodges supernazionali, le stesse che elencano già fratelli italiani “accolti”, nomi in vetrina ogni giorno in tv e sui giornali. Non perde tempo. Arrivato a Palazzo Chigi (2014) vola a New York per l’assemblea generale Onu e nel suo inglese in rodaggio parla al Council on Foreign Relations, platea di big economia e finanza. Non un caso: da mesi inseguiva l’occasione. Non solo per il faccia a faccia coi padroni del mondo ma per le quattro chiacchiere quasi segrete con Richard Natahan Haas, presidente del Council e Gran Maestro della loggia Leviathan “la più aristocratica del mondo”. Nel racconto di Magaldi (“l’ho saputo da un fratello della Leviathan”) Haas sarebbe disposto ad iniziare Renzi nella cattedrale dei poteri segreti “ma evidentemente non può decidere da solo e non tutti del Leviathan sono d’accordo all’ingresso nella loro officina di un protagonista ancora in cammino. Respinto, per il momento. Aspetta in stand by…”.
Nel frattempo perde provvisoriamente le poltrone che lo facevano grande e l’attesa si allunga.
Ippolito Mauri, giornalista freelance
Nessun commento:
Posta un commento