Contro Andrea Camilleri e contro Tano Savatteri ecco come scrive Sciascia, che in quel periodo visse, che ben sapeva le cose e quanto a scavi psicologici sapeva il fatto suo.




Debbo premettere che Sciascia doveva a quel ciarlato sindaco di stampo mafioso se per l'odio di un capataz del Comitato di Liberazione non fini internato in Africa insieme a Pino Matina e un centinaio di paesani. Vi finirono solo Giuggiu Agrò il maresciallo Craveri e il Vice Podestà fascista Bardiddru.

Allora l'abile Ballassaru Tinevra non aveva fatto in tempo a bloccare a Canicattì la vindice rabbia di un noto dottore di antica famiglia sanguigna. Sciascia era in antipatia al desso perché questi pensava che ne era stato danneggiato come addetto all'Ammasso Obbligatorio.




Ma gustiamoci Sciascia:




" Il sindaco del 44, l'uomo tirato su dagli americani, lo ammazzarono la sera del 15 novembre di quell'anno; era sera di domenica, la piazza piena di gente, gli appoggiarono la pistola alla nuca e tirarono, il sindaco aveva intorno amici, nessuno vide, si fece vuota rosa di paura, intorno al corpo che crollava. Era un uomo che aveva molti nemici, per tutta la vita trascinò liti dalle preture alla cassazione, persino aveva litigato con uno dei capi della mafia siciliana, furono soci in una speculazione mineraria e poi nemici. Gli americani, che subito si abbandonarono ai consigli dei vecchi uomini politici sopravvissuti più ai compromessi che alle persecuzioni del fascismo, designarono quest'uomo a sindaco di Regalpetra, gli rovesciarono davanti un mucchio di am-lire, lo investirono di assoluta autorità. Nonostante le liti  e il resto, forse avrebbe potuto campare fino a morire di apoplessia, ché prevedibilmente  a una simile morte lo portava la sua natura sanguigna e collerica; ma i suoi amici gli amici dei suoi amici e gli americani a più violenta morte lo destinarono chiamandolo a quella carica.
Nel pomeriggio il sindaco aveva avuto briga con un disoccupato, uno zolfataro non privo di precedenti penali, chiedeva lavoro e assistenza, il sindaco in malo modo gli rispose: e poiché lo zolfataro insisteva, un amico del sindaco dovette intervenire a mettere a posto il seccatore. Tre ore dopo il sindaco faceva macchia, nella luce avara che davano le botteghe, sul lastricato: ancora c'era l'oscuramento, si distingueva l'impermeabile chiaro del sindaco sul lastricato scuro di pioggia.


Il maresciallo dei carabinieri era un tipo svelto. a volo capiva le cose, non perse un minuto: andò in casa dello zolfataro e lo tirò fuori dal letto; l'uomo era un pregiudicato, qualche ora prima aveva provocato il sindaco e l'amico del sindaco, era stato messo a posto, subito dunque era corso alla vendetta.


Lo zolfataro sta scontando 24 anni di carcere, che tanti gliene diedero nel processo indiziario che seguì, e io ancora convinto non sono. Ma attraverso gli indizi forse i giudici son giunti a ricostruire il delitto con tale approssimazione da consentire sicura coscienza nella condanna. Io conoscevo l'uomo, ad attribuirgli un furto non avrei avuto dubbio, mai avrei creduto fosse capace di uccidere. Ma tutti possiamo sbagliare, io o i giudici, oso dire che anche un maresciallo  dei carabinieri può sbagliare; perciò tremo al pensiero di dover giudicare, e una volta che mi avevano intombolato nella scelta dei giudici popolari davvero ho tremato, fortuna che sempre avverse mi sono state le tombole.




Si racconta che il sindaco degli americani, dopo aver assunto la carica , abbia detto al ragioniere del Comune - noi dobbiamo semplificare le cose, via tutti 'sti registri, basta un quaderno; lei annota le spese, e i soldi li tengo io. Questo mi dispensa dall'illustrare  i meriti della sua amministrazione, al massimo semplificata tranquillamente trascorse, e un solo incidente la turbò: una sassaiola che la gente, un giorno che il pane più del solito mancava, tenne contro i balconi della sindacale residenza. Dico un solo incidente perché dell'altro il sindaco non fece in tempo ad accorgersi che era già morto.
Accompagnato il sindaco al cimitero, mentre i suoi amici giuravano  sul tabuto la certa punizione del colpevole ed esaltavano le chiare virtù dell'estinto, la gente già si poneva il problema della successione ....."