mercoledì 11 dicembre 2013

Piano piano stiamo scivolando nella cloaca de venti faldoni ancora inesplorati. Sento tintinnio di manette.

Lillo Taverna Lasciamo stare il professore Nalbone che ebbe ad intrufolarsi in una mia iniziativa con tanto di regolare concessione del sindaco Petrotto che qui ringrazio. Quello di andare a sfasciare il lavoro altrui non è cosa nuova. Ma de mortuis nihil nisi bonum. Quanto alla "galera" non so come tu l'hai intesa, ma io nel mio senso la ribadisco e la rimarco e il lavoro non c'entra per nulla. Diversamente mi metto a raccontare la storia delle cognate zie e simili dal culo grosso che andarono per sistemare le carte secondo le direttive del professore di Palermo. Già valide universitarie avevano fatto un buon lavoro. Le "raccomandate" dai capelli appena fatti dal noto parrucchiere di Racalmuto, misero a sedere e darsi ai lavori di uncinetto. Alle contestazioni delle universitarie: candidamente loro dissero che stavano li per avere quei soldi e non potevano né volevano andare a respirare la polvere delle scartoffie. Dissero che erano allergiche. Le universitarie si adeguarono subito. Continuarono tutte a venire pagate sino ad esaurimento dei fondi. Le carte finirono nei noti sacchi neri di monnezza e così poi trasportati a lu cannuni in saloni senza finestre, Andai con mio nipote a consultare qualcosa; siamo dovuti scappare per il gelo: era una giornata di tramontana. Nelle me sortite in materia economica, addito il caso come classico lavoro a produttività negativa. Ma credo che qualcosa sia finita in quei celeberrimi 20 faldoni che gli avvocati interessati mi dicono che non hanno avuto voglia di guardare e che sono ignoti. Ma qualcuno sa. E qualche sezione della Corte dei Conti credo che vi stia rovistando.

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