giovedì 12 febbraio 2015

La FONDAZIONE questa collabente cattedrale nel deserto racalmutese



13 h · Roma ·



Premesso che io non mi sento Racalmutese DOC, mi piace restare civis romanus. Ma conosco tanti Racalmutesi DOC. L'elenco: comincio da Giovanni Salvo, vado a Vassallo, non mi dispiace Lo Re, né Giuggiu Liotta. Da un po' di tempo ho modo di apprezzare Calogero Restivo. Ma resta in vetta Piero Carbone. E poi per me Carmelo Rizzo è racalmutese DOC. E potrei continuare all'infinito. Vedo che per la prima volta Emilio ha visto il mio post, quello pubblicato. Lui sa bene che cosa voglio dire. Ha tante rogne giudiziarie incombenti. Vuole anche questa: oso pensare di no. Ma diciamolo fra noi, questa è la castagna meno bollente. Secondo voi, non avrà capito che io ho in serbo siluri giudiziari esplosivi? E ora ho visto che Vassallo sornionamente ne insinua molti di maliziosi vizi di legittimità.

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Lillo Taverna Ho visto poi che ho trascurato le donne: mi perdonino. Ne cito allora alcune: dalla Martorana alla Marchese, dalla Merulla a tante altre che mi sfuggono. Un bel colpo farebbe Messana a imporre finalmente una vice presidentessa racalmutese. Le racalmu...Altro...

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Restivo Calogero Mi piace, nonostante gli anni e gli acciacchi, le sorprese che la vita ti presenta e ti costringe ad accettare, nonostante le distanze e tanto altro mi piace, dicevo sentirmi ed essere riconosciuto come cives racalmutensis.


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Lillo Taverna lo sei e tale resterai a maggior gloria tua e di questo ineffabile nostro paese che ci ha dato i natali.

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Piero Carbone E' il radicamento che ci fa DOC. O tutti DOC o nessuno; semplicemente: racalmutesi.


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Lillo Taverna Ribadisco: non sono DOC. Racalmuto è un paese che adoro ma che non amo. Amare un paese poi mi pare stupido, con buona pace per Sciascia. Voi siete DOC. Ho ben presente la vecchia polemica sugli stanziali. Non sono stanziale. Ammiro Racalmuto ma non mi ci ritrovo. Mi forgiò Modena. Quando scoprii un sottosegretario fare la fila per prendere lo stipendio presso le Casse della Tesoreria Provinciale. Ho una forma mentis concreta e sardonica. Non amo nè il sale mistificato dell'ItalKali né lo zolfo diserbante di Gibillini. Forse faccio eccezione per l'alabastro che i racalmutesi DOC trascurano. Non amo la tassazione-rapina che fa trillare i racalmutesi DOC sol perché gliela sminuzzano in mille rate a due euro di soprattassa postale in più.

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Giovanni Salvo Se essere racalmutese DOC vuol dire sforzarsi di discernere le certezze dalle incertezze, non apprezzare eccessivamente i vizi e le virtu' del paese; coglierne la sua ordinaria straordinarieta', opporsi al guizzo degli impostori, pur riconoscendo, umanamente, di poterlo tal volta diventare; se vuol dire disdegnare la falsita' della diplomazia, se principalmente significa non resistere a rendere noto, liberamente, il proprio pensiero, anche a discapito di qualche saluto; se vuol dire sbattersene di passare per polemico e non amare i ruffiani.
Viverlo, cosi' com'e' diventato, sforzandosi di starci lontano.
beh! allora lo sono.
Grazie per l'autorevole riconoscimento.


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Piero Carbone Chiarito ciò, e ringraziando per gli apprezzamenti e le segnalazioni, la coscienza ci impone (DOC e non DOC) di interrogarci e interrogare sul destino della Fondazione, e come racalmutesi (liberi e disinteressati e vigili) lo stiamo facendo: ci vorrebbe anzi un documento scritto da far sottoscrivere in rete e presentarlo al Presidente del Consiglio e a tutti i consiglieri, visto che loro si assumeranno la responsabilità di "scegliere". Ma sceglieranno in base che? In base a coscienza e conoscenza, naturalmente. Penso saranno grati ai cittadini che offriranno le loro, di conoscenze, spinti dal loro stesso amore per il paese. Una su tutte: quando nella terna si propone un nominativo designato da Sciascia nel comitato di Organizzazione e Vigilanza, se costui venisse cooptato nel consilgio di amministrazione (organo esecutivo) chi vigilerà? Vigile e vigilato posoono esere la stessa persona? Etc. etc. Ma Nino Vassallo che "sa" le carte della Fondazione, Giovanni Salvo con l'esperienza e la sensibilità di spassionato e combattivo e produttivo amministratore e Calogero Taverna con le sue conoscenze capaci di radiografare regole regolamenti organismi e orgnaigrmmi, ma anche altri ce ne sarebbero di esperienza, come gli ex assessori alla cultura com Carmelo Mulè ad esempio, e gli ex sindaci, e gli amministratori artefici della Fondazione, tutti costoro potrebbero prtare il loro contributo per la scelta migliore: migliore per la memoria di Sciascia ma soprattutto migliore per il paese poiché questo era quello che voleva Sciascia. Non ricaschiamo negli errori del passato: sarebbe sciocco se non colpevole. Si elimini ogni dubbio, ogni opacità.


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Lillo Taverna Se non si disincaglia la Fondazione dai viluppi familiari codesta già cattedrale nel deserto diverrà un collabente rudere del nulla. Solo se Emilio Messanna, chiedendo conto e ragione di una trentennale dissipazione di fondi pubblici, potrebbe ottenerre dalle AUTORITA' l'indifferibile commissariamento, atto a dotare l'Ente di adeguato Statuto, di democratici organi amministrativi e di idoneità autofinanziatrici. Forse ora è giunto il momento di cistituire fra i tanti RACALMUTESI DOC o NON DOC un gruppo di pressione volto a fare chiarezza e a dare le giusre spinte per una vera palingenesi di questo spreca-soldi pubblici che è stata la brutta metamorfosi di uno stabilimento industriale in un'assurda accozzaglia di pretenziosità culto-letterarie.

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