martedì 23 febbraio 2016


Voglio scrivere in fretta e furia queste mie ulteriori “cazzate” (così me le definisce il professor Di Grado e io dinanzi al mondo accademico mi annichilo) prima che scorrano di dati della regione Lazio (ove concorre un mio compaesano ex deputato).

Sono “cazzate” che fanno il paio con quelle scritte in CONTRA OMNIA RACALMUTO domenica scorsa, in tempo non sospetto  e in anticipo dei tempi. Credo dj averci azzeccato in pieno. Ma queste d’ora saranno cazzate ancora più vistose e mi aspetto le querimonie dei moderni saggi che danno dell’anima morta a chi sta al vertice del PD. Avrei voglia di rintuzzare: ma voi “intelligenze vive” cosa avete fatto per dare una coscienza civile, una cultura a questo 25% degli italiani che ha scelto DEMOCRATICAMENTE Grillo? Nemo dat quod non habet.

Diciamo che siamo messi male. Non perché vince Grillo e perde Bersani, perde Monti ma vince Berlusconi, vanno a casa Fini, Binetti e Buttiglione ma torna anziché alla camera al più prestigioso senato Scilipoti, mio caro amico; e manco perché liquidati in malo modo Ingroia e Di Pietro ma Nencini dice che loro in parlamento ci vanno lo stesso. Queste sono storie di piccoli uomini: che ci siano o no, significa poco. Sono gli intellettuali collettivi  quelli che contano.

I gai stanno venendo per l’insipienza dei mass media massimi che ripetendo ad ogni piè sospinto che “ha vinto l’ingovernabilità” hanno spinto a pensarla allo stesso modo l’intera stampa internazionale. Addio mercati: i bancari bloccati per eccesso di ribasso. E chi se ne frega! esulteranno i soliti imbecilli cu lu cuocciu di la littra e con l’FB a portata di mano. Già, ma la marea dei titoli pubblici in scadenza (ora invero i nuovi scienziati dell’ispettorato vigilanza sulle aziende di credito do palazzo Koch nota sede sociale del capitale quello di Karl Marx in Italia li hanno esorcizzati denominandoli titoli governativi nazionali) chi li rinnoverà con l’aggiunta degli interessi maturati? Sai che ridere se andiamo incontro ad un flop di cassa della Tesoreria di Stato. Addio stipendi di tanti accademici, primari, archeologi, clinici, giornalisti di stato, professori dal liceo agli asili nido e cialtroni LSU! E qui il felice sarei io, ma non sono cinico sino a questo punto, ma molto mi ci avvicino.

Urge quindi fare un governo che assicuri i mercati della economia globale del terzo millennio. E chi lo a? Lo Stato ormai è hegheliano: basta l’idea e tutto si supera. Un certo Salvemini (mi pare) ebbe a dire non ho mai visto un ente pubblico fallire per una cifra in rosso. E aveva ragione da vendere.

I grillini sono in fase di infantile euforia vincente; hanno vinto, anzi stravinto ma non sanno quello che vogliono e soprattutto cosa ora fare. Il loro dissolvente nichilismo ora è fuori posto. Pare che imporrebbero tre cose: legge contro il conflitto d’interesse, legge contra la corruzione anche minore e riforma elettorale. Per così poco, e Bersani e Berlusconi si precipiterebbero ad accordargliele. Vogliono che l’onestà vada di moda; ma siamo tutti cattolici per promettere tutta la castità politica di questo mondo per un perdono in questo strano confessionale che il parlamento.

Allora? A parlare serio occorre un mese o due sabbatici. Napolitano che abile manovriero è, ma poco concreto in faccende economiche – basti pensare al suo flop quando lo incaricarono di sistemare la faccenda del patrimonio immobiliare di Botteghe Oscure che incautamente avevano intestato agli stati satelliti che erano diventati più capitalisti dei vecchi stati capitalistici. Me ne parlava ,l’on. Varese Antoni.

Napolitano, dicevamo, poco capisce di ‘sti intrecci tra spread, debito pubblico in scadenza e riottosità di mercati speculativi esteri o se italiani estero vestiti.

Se io fossi in Lui, suggerirei di nominare alla Camera Fassina, questo astro nascente, come presidente ed al Senato smacchierei Monti e in quanto senatore a vita sarebbe un pallido presidente del senato, una specie di caffè hag che non agita i nervi, concilia il sonno e non desta preoccupazioni partitiche.

Sistemate le camere, in attesa dell’aprile che spero non sia un tragico pesce d’aprile per l’ascesa al fatidico Colle, farei un governo tecnico e a capo chiamerei il maturo governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Come Einaudi e Ciampi e quasi come con Dini (ma qui il ricordo è melanconico). Alla Banca d’Italia potrebbe ritornare Draghi, se non lo impallinano con ‘sta storia dell’ispezione MPS, oppure mi riconcilierei con santa romana chiesa richiamando la Tarantola e liberandola da quel letto di locuste che è  la presidenza TV.

Quanto ai ministri “tecnici” ce né quanti ne vuoi: la Cancellieri – a mio scorno – potrebbe restare dov’è: è brava, efficiente  e non si impiccia. Quanto ai politici farei solo un’ececzione: D’Alema agli esteri. Ma qui sono inquinato da inveterata simpatia personale. E quanto all’economia, in vena di amore per l’ex istituto di emissione, chiamerei Fazio (Antonio) che i congegni comunitari ben conosce e la Merckel saprebbe frenarla per eccesso di professionalità,  anche se per il momento con chiacchierata integrità giudiziaria.

Quindi, la scelta di Bersani: a destra o a sinistra?

Se a destra, un bell’accordo con Berlusconi. Una votazione dell’Arcorese alla presidenza della Repubblica, previo impegno solenne a non peccare più de sexto e de nono, ed a questa età potrebbe essere un giuramento che rispetterebbe toto corde per impotentia etc.; e naturalmente con l’impegno tra uomini d’onore che il favore verrebbe ricambiato per l’altro scranno presidenziale  a palazzo Chigi.

Se invece a sinistra: povero Bersani dovrebbe fare stavolta lui un passo indietro; l’amaro calice a Vendola che con i movimenti del pentagono stellare sa intendersi; e Vendola potrebbe offrire addirittura a Grillo il ministero delle riforme costituzionali (se non c’è lo si inventi ma con portafoglio) e la navigazione quinquennale potrebbe essere tutta percorribile e persino in  mare calmo.

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