lunedì 3 ottobre 2016


ALFREDO CARISSIMO – mio diletto figlio selettivo,



ricevo la tua lettera e godo nel vederti ilare e giulivo. Le tue cineapparizioni ti stanno mettendo allegria e mi rallegro con te.





Preciso: le mie scorribande non son finite: dal cicolano alla sicilia, da villa Merycal al Casaletto a Roma e fra qualche settimana, dentista permettendo, chissà dove.



Mi parli del tuo libro: bene. Invero non mi aspetto granché dato che reciterai la solita sinfonia che a me non convince molto. L'ho scritto, lo ripeto, lo ribadisco: TU NON SEI UN ASSASSINO! Se tu uccidevi mio zio Alfonso, non sopravvivevi lo spazio di un mattino. E allora? andresti condannato per autocalunnia. Non so chi devi salvaguardare. Reputo la memoria di un morto.



Quanto all'altro ergastolo e mezzo, per quel mezzo non sono molto informato, ma le mie fonti d'informazione mi dicono che assassino tu non sei stato.



C'è l'ultimo ergastolo: là tu sei vittima. La pseudo cultura della tua “famiglia” ti ha imposto un volante in mano ma non un mitra.



Ci hai creato sopra una tua filosofia e la tua testardaggine si sa è figlia di quel "tenace concetto” nobilitato a sproposito da uno Sciascia male informato sulla morte di un inquisitore.



Cose lugubri, certo.



Ma da qui all'assassinio ce ne corre.



E Tanu? Sì gli ho fatto la pubblicità di questo suo bis della sublime morte a venezia del principe Luchino Visconti. Ma a Tano manca e la corda pazza e l'ipersensibilità perversa per andare al di là di un piacevole non senso.



Ti abbraccio Lillo Taverna

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